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Tessera Sanitaria, un documento evoluto con cui accedere a numerosi servizi

«La Tessera Sanitaria (Ts) è un documento personale, rilasciato a tutti i cittadini che hanno diritto alle prestazioni fornite dal Servizio sanitario nazionale (Ssn)». È la descrizione fornita dall’Agenzia dell’entrate dell’importante supporto plastificato. Dal 2011, anno in cui è stata dotata di microchip, si è trasformata in Carta nazionale dei servizi (Cns), permettendo al possessore di utilizzarla per vari scopi anche al di fuori dell’area sanitaria. Da marzo 2021 è uno dei tre strumenti che, assieme alla Carta d’identità elettronica e allo Spid, permette ai cittadini di accedere alle aree riservate dei siti web delle pubbliche amministrazioni. La Carta nazionale dei servizi è abilitata anche per usufruire di prestazioni sanitarie nell’Unione Europea, in Norvegia, Islanda, Liechtenstein e Svizzera, secondo le normative vigenti nei singoli paesi. Le informazioni utili per fruire della carta fuori dell’Italia sono riportate sul retro del documento, che costituisce la Tessera europea assistenza malattia (Team).

I principali usi in ambito sanitario.

I vantaggi e gli usi della Tessera Sanitaria sono molteplici, ma non sempre sono tutti noti ai cittadini che talvolta li sfruttano solo in minima parte. Nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, la Tessera Sanitaria permette di scegliere e cambiare il proprio medico di base e il pediatra, di prenotare ed eseguire visite specialistiche ed esami diagnostici nelle strutture pubbliche e private convenzionate, di visionare i referti sul fascicolo elettronico e di acquistare farmaci mutuabili in farmacia. Dalla metà del 2020 in poi, con il diffondersi della pandemia da Covid-19, si è resa necessaria l’attivazione di numerosi servizi digitali, fruibili grazie all’uso della Carta nazionale dei servizi. Con i dati riportati sulla Tessera è diventato così possibile in varie regioni d’Italia prenotare i test Sars-Cov-2 e visualizzarne i referti sul sito regionale della Sanità anche senza aver attivato il fascicolo elettronico. Sono state inoltre abilitate le ricette mediche dematerializzate, ritirabili in farmacia presentando il codice ricevuto dal medico e la Tessera Sanitaria. Dall’inizio del 2021, con l’arrivo dei vaccini anti-Covid per la popolazione, la Carta ha permesso di velocizzare le prenotazioni e di effettuarle anche autonomamente da casa.

I vantaggi in ambito burocratico-amministrativo.

La Tessera Sanitaria è anche il documento che certifica in modo ufficiale il proprio codice fiscale. Questo è riportato nella parte frontale della carta, assieme ai dati anagrafici e alla data di scadenza. Inoltre, presentando la Tessera in farmacia quando si acquistano farmaci, viene automaticamente rilasciato lo “scontrino fiscale parlante”, valido come certificazione dell’acquisto da utilizzare ai fini della detrazione Irpef. Lo scontrino riporta la quantità e tipologia di farmaci acquistati, oltre al codice fiscale del cliente. Un altro vantaggio della Carta nazionale dei servizi è la possibilità di accedere ai servizi e alle aree riservate della pubblica amministrazione, attraverso un dispositivo, che può essere una chiavetta Usb o una smart card dotata di microchip. Le informazioni di accesso e abilitazione vanno richieste alla regione di appartenenza, presentando la tessera sanitaria e un documento di identità valido.

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Alimentazione, quella sana è ricca di vegetali e non elimina i carboidrati

Seguire un’alimentazione sana è la base per mantenersi in salute e in forma. Non sempre, però, siamo in grado di rispettare questo buon proposito nella vita quotidiana. «L’equilibrio alimentare – spiega l’Istituto superiore di sanità (Iss) nel suo portale Epicentro – non si costruisce su un unico pasto o su un unico giorno ma piuttosto su una continuità settimanale. Non esistono cibi “proibiti” come neanche cibi “miracolosi”, anche se, ovviamente, alcuni alimenti sono considerati più salutari (come la frutta, la verdura, i farinacei, il pesce) e altri meno (come i cibi zuccherati o troppo salati, le carni rosse, i grassi di origine animale)». Una cattiva alimentazione può portare al sovrappeso e all’obesità, ma può anche accrescere il rischio di sviluppare diverse patologie, come ipertensione arteriosa, malattie dell’apparato cardiocircolatorio, malattie metaboliche, diabete tipo 2, e alcune forme di tumori.

Tanti vegetali senza escludere i carboidrati.

«Una dieta sana – raccomanda l’Istituto superiore di sanità – prevede almeno cinque porzioni di frutta e verdura ogni giorno. Per “porzione” si intende l’equivalente di ottanta grammi circa o, per avere un’idea più semplice, la quantità di frutta o verdura cruda che può essere contenuta sul palmo di una mano, oppure mezzo piatto di verdura cotta». È poi fondamentale il consumo quotidiano di alimenti ricchi di amido, come cereali, pane, pasta, patate e polenta. «Mangiare alimenti ricchi di amido è importante – spiega l’Iss – perché contengono i carboidrati complessi che, a differenza di quelli semplici propri dei cibi zuccherati, forniscono energia che il corpo utilizza gradualmente. Si può dunque mangiare questa tipologia di alimenti senza paura di ingrassare purché si usi un condimento leggero e privo di grassi e si eviti di assumere contemporaneamente altri cibi che contengono un’alta percentuale di carboidrati complessi nello stesso pasto. Un uso limitato di pasta, pane e riso va considerato solo in caso di sovrappeso o di obesità». Quanto ai latticini e derivati, sono fondamentali per fornire calcio in forma altamente assorbibile e utilizzabile dall’organismo.

Unica raccomandazione degli esperti: moderare il consumo di formaggi, prediligendo quelli freschi a basso contenuto di grassi.

Pesce, carne e uova una o due volte al giorno In merito alle proteine, l’Iss ricorda che pesce, carne e uova forniscono proteine di alta qualità e carne e pesce apportano anche ferro. Il pesce ha inoltre un effetto protettivo perché ricco di omega-3, che riducono il rischio di malattie cardiovascolari. «Si consiglia di mangiare carne, pesce o uova, una o due volte al giorno – aggiunge l’Istituto superiore di sanità. La scelta dei grassi da condimento, che vanno sempre ridotti, dovrebbe prediligere l’olio extravergine di oliva e in genere gli oli vegetali, limitando l’uso di grassi di origine animale come burro, lardo, strutto e panna, che contengono elevate quantità di grassi saturi. L’eccessivo consumo di grassi aumenta il rischio di sovrappeso e lo sviluppo di malattie cardiovascolari». Si raccomanda infine di limitare l’uso di sale, zuccheri, dolci e bevande zuccherine e di bere grandi quantitativi di acqua, circa 2,5 litri al giorno.

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Idratazione, non fidiamoci solo della sete

L’importanza di assumere tanta acqua per mantenere il corretto livello di idratazione è una raccomandazione che viene fatta spesso e praticamente ovunque: dal medico, dal nutrizionista, nei centri sportivi e persino dai notiziari durante la stagione calda. Il ruolo di questo elemento per le funzioni organiche e il benessere è riconosciuto all’unanimità e comprovato da numerosi studi scientifici. «In funzione delle sue peculiari proprietà chimico-fisiche – spiega il Ministero della Salute (https://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4460&area=acque_potabili&menu=dieta) – l’acqua è coinvolta in quasi tutte le funzioni del corpo umano ed è il suo principale costituente, rappresentando circa il 60% del peso corporeo nei maschi adulti, dal 50 al 55% nelle femmine e fino al 75% in un neonato».

Cosa accade se beviamo troppo poco «Idratarsi – spiega la dottoressa Raffaella Cancello dell’Istituto Auxologico Italiano (https://www.auxologico.it/approfondimenti/corretta-idratazione#:~:text=Circa%20il%2075%25%20del%20nostro,disidratazione%20aumenta%20la%20temperatura)%3B) – significa garantire al corpo la corretta quantità di acqua. Poiché nel corpo umano non sono presenti scorte di acqua, è indispensabile bere».

Una volta introdotta nell’organismo, l’acqua partecipa a numerose funzioni e mantiene la temperatura corporea nella norma, mentre la disidratazione la farebbe aumentare. «Inoltre – continua l’esperta dell’Istituto – una corretta idratazione serve a mantenere elastiche e compatte cute e mucose, a produrre saliva e film lacrimale dell’occhio, a mantenere sani i tessuti liquidi del corpo (sangue, sistema linfatico, liquidi delle pleure, ecc…), a lubrificare articolazioni e tessuti molli. Quando l’assunzione di liquidi è inferiore alla quantità che l’organismo espelle, questo si disidrata e rischia effetti anche seri.

«Nelle forme più lievi di disidratazione – spiegano gli esperti del Ministero della Salute – è influenzata la termoregolazione ed è manifesta la sensazione di sete, con il prolungarsi del fenomeno sopraggiungono crampi, apatia, astenia, maggiore irritabilità. Forme più gravi inducono malessere generale e anche allucinazioni fino al rischio di insorgenza del colpo di calore ed effetti letali. Lo stato persistente della disidratazione è associato a un significativo incremento di rischio di molte patologie, anche gravi, in primo luogo a carico del rene».

Non basta bere solo quando si ha sete Sebbene lo stimolo della sete nasca proprio per avvisare l’individuo che l’organismo ha bisogno di liquidi, non tutti lo avvertono correttamente.

Bambini e anziani, per esempio, lo percepiscono meno e tendono quindi a soddisfare il bisogno di idratazione poco e tardivamente. Il gruppo di esperti scientifici della European food safety authority (Efsa), che si occupa di prodotti dietetici, alimentazione e allergie, ha stabilito una serie di parametri di riferimento per un corretto quantitativo di acqua da assumere. In linea di massima, per adolescenti, adulti e anziani sani l’apporto corretto di liquidi si aggira intorno ai due litri quotidiani per le donne e ai due litri e mezzo per gli uomini. L’Efsa, però, fornisce indicazioni più specifiche per condizioni particolari, come lattanti, donne in gravidanza e bambini in crescita (è possibile per esempio fare una ricerca con il sistema https://efsa.gitlab.io/multimedia/drvs/index.htm). Va infine ricordato che la quantità di liquidi da assumere cambia in determinate situazioni, come nel caso di climi caldi, attività fisiche intense o condizioni che inducano disidratazione, come molti disturbi gastro-enterici.

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Tabagismo, smettere di fumare allunga la vita e ne migliora la qualità

«Se smetti di fumare guadagni salute subito e ottieni molti benefici a lungo termine: già dopo pochi giorni migliorano gli scambi gassosi a livello polmonare, migliorano la tosse e altri sintomi respiratori». A dichiararlo è il ministero della Salute in occasione di recenti studi volti a verificare l’impatto del nuovo coronavirus sui fumatori. I danni del fumo sono ormai generalmente noti, eppure i fumatori hanno spesso difficoltà anche solo a effettuare una riduzione del numero di sigarette giornaliere. Consapevoli di questa difficoltà diffusa, gli operatori sanitari e scientifici hanno dato vita a iniziative di vario tipo per offrire sostegno, competenza e accompagnare il fumatore in un percorso graduale alla totale eliminazione del tabacco. L’Istituto superiore di sanità ha attivato un numero verde contro il fumo (800 554088), a cui ci si può rivolgere dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 16. Su tutto il territorio nazionale, poi, sono disponibili i centri antitabacco dove, grazie all’ausilio di specialisti, i fumatori sono affiancati in un percorso di cessazione dal consumo, anche attraverso interventi personalizzati o di gruppo.

I danni provocati dal fumo di sigaretta.

I rischi correlati all’uso del tabacco sono descritti in modo dettagliato in uno studio della Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute. «L’assunzione costante e prolungata di tabacco – si legge nel documento – è in grado di incidere sulla durata della vita media oltre che sulla qualità della stessa: venti sigarette al giorno riducono di circa quattro anni e mezzo la vita media di un giovane che inizia a fumare a venticinque anni». Bersaglio del fumo non sono solo i polmoni. Gli organi colpiti dal tabacco sono infatti diversi, ma i più coinvolti sono quelli degli apparati broncopolmonare e cardiovascolare. Il Center for disease control and prevention – Cdc degli Usa ha individuato ventisette malattie legate al fumo. «La gravità dei danni fisici dovuti all’esposizione (anche passiva) al fumo di tabacco – spiega il Ministero della Salute – è direttamente proporzionale all’entità complessiva del suo abuso. Più precisamente sono determinanti età di inizio, numero di sigarette giornaliere, numero di anni di fumo, inalazione più o meno profonda».

I dieci consigli degli esperti per smettere di fumareIl ministero della Salute ha raccolto alcuni suggerimenti degli esperti per chi vuole smettere di fumare. Eccone dieci da tenere presenti: ricorda che smettere di fumare è possibile, il desiderio impellente della sigaretta dura solo pochi minuti, i sintomi dell’astinenza si attenuano già nella prima settimana, già dopo venti minuti dalla cessazione del fumo si hanno i primi effetti benefici, non tutti ingrassano quando si smette di fumare e comunque l’incremento di peso è moderato (2-3 Kg), quando si smette di fumare è bene bere abbondantemente, aumentare il consumo di frutta e verdura e muoversi di più, se non si riesce a smettere da soli è bene farsi aiutare, alcuni farmaci e un supporto psicologico sono validi aiuti per mantenere le proprie decisioni, le ricadute non devono scoraggiare, ogni tentativo di smettere fa acquistare consapevolezza e può costituire uno stimolo per riprovare ancora.

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Giornata mondiale dell’ipertensione, imparare a misurarla e prevenirla

Si è svolta il 17 maggio la Giornata Mondiale dell’Ipertensione 2021, un appuntamento promosso dalla World Hypertension Leage, di cui fa parte anche la Società italiana dell’ipertensione arteriosa (Siia) – Lega italiana contro l’ipertensione arteriosa. Il tema di quest’anno è stato declinato in tre ambiti d’azione: il primo è sintetizzato dal motto: “Misura la pressione sanguigna accuratamente, controllala, vivi più a lungo”, il secondo sottolinea l’importanza di dedicarsi anche a diffondere la consapevolezza dei rischi legati all’ipertensione, specialmente nelle aree a reddito medio-basso. Terzo focus è, invece, rappresentato dall’importanza di eseguire correttamente la misurazione della pressione, con metodi accurati e strumenti adeguati.

Cos’è la pressione arteriosa?.

La pressione arteriosa è la forza esercitata dal sangue circolante sulle pareti arteriose a seguito della spinta data dal cuore. Si definisce pressione massima o sistolica quella rilevata al momento della contrazione cardiaca, mentre per pressione minima o diastolica ci si riferisce a quella misurata nel momento di riposo del cuore. Come spiega la Siia, un individuo ha una pressione alta, quando la massima è uguale o superiore a 140 mmHg e la minima a 90 mmHg. Livelli elevati di pressione arteriosa possono favorire l’insorgere di patologie cardiovascolare. «Nella maggioranza dei pazienti – spiega la Siia – la causa dell’elevazione pressoria è sconosciuta, mentre sono noti alcuni fattori, oltre all’età, che aumentano le probabilità di essere ipertesi o di diventarlo». Tra questi, possiamo menzionare: uno o entrambi i genitori ipertesi, eccessivo consumo di sale, sovrappeso e obesità, sedentarietà, uso di farmaci o sostanze che possono aumentare la pressione. Per evitare di diventare ipertesi si possono mettere in atto alcune misure di prevenzione, come mantenere un peso adeguato, ridurre il consumo di sale e cibi salati, limitare gli alcoolici, praticare regolarmente attività fisica.

La corretta misurazione della pressione.

Per dare ai pazienti uno strumento in più sulla corretta gestione dell’ipertensione, in occasione di questa ventisettesima Giornata mondiale contro l’Ipertensione, la Siia ha realizzato una brochure informativa con il patrocinio di Assofarm, della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani e dell’Unione tecnica italiana farmacisti (Utifar), a sostegno della Campagna mondiale di sensibilizzazione per la lotta all’ipertensione arteriosa. «Solo la misurazione regolare e precisa della pressione arteriosa – si legge sulla brochure – permette di diagnosticare l’ipertensione e di verificare l’efficacia della terapia nella prevenzione delle complicanze cardiovascolari». Ma come si misura correttamente la pressione? La Siia lo spiega punto per punto: occorre essere in condizioni di riposo da almeno cinque minuti, senza aver fumato, bevuto alcool, caffè o te, mangiato pesantemente o fatto attività fisica, non bisogna parlare nè muoversi, ma stare seduti con la schiena appoggiata e il braccio su un tavolo all’altezza del cuore. Si raccomanda di effettuare ogni volta almeno due misurazioni consecutive con un apparecchio validato, utilizzando un bracciale di dimensioni adeguate al proprio braccio. In caso di pazienti come donne in gravidanza, diabetici, anziani, obesi, ecc., si consiglia l’utilizzo di apparecchi specificatamente validati.