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Fattura elettronica, per il medico nessun obbligo di emissione per il 2019

Il 1 gennaio 2019 è entrato in vigore, per milioni di attività in Italia, l’obbligo di emissione di fatturazione elettronica tra aziende e tra privati. Le farmacie, per la parte relativa all’emissione dei documenti in formato elettronico nei confronti dei pazienti, sono state esentate per tutto il 2019, in quanto i dati fiscali relativi alle transazioni sono già trasmessi al ministero dell’Economia e delle Finanze attraverso il “Sistema Tessera Sanitara”.
Cosa accade invece nel caso dei medici convenzionati Asl, ovvero per i medici di famiglia? A fornire delucidazioni in merito è stata l’Agenzia delle Entrate che, in risposta alla richiesta di chiarimento, ha sottolineato come «le disposizioni normative che hanno previsto, dal 1° gennaio 2019, l’entrata in vigore dell’obbligo generalizzato della fattura elettronica non hanno modificato le previsioni della disciplina IVA in materia di certificazione delle operazioni». Pertanto, «se l’obbligo di emettere una fattura non sussisteva prima, lo stesso non può ritenersi sussistente ora».
Secondo quanto specificato da Federfarma in una circolare, «per il periodo d’imposta 2019, i soggetti tenuti all’invio dei dati per l’elaborazione della dichiarazione dei redditi precompilata non possono emettere fatture elettroniche con riferimento alle fatture i cui dati devono essere trasmessi al Sistema TS (cfr articolo 10-bis, DL 119/2018)». Pertanto, conclude, «i medici di base non sono tenuti a emettere fatture elettroniche né per le prestazioni eseguite nei confronti dell’ASL né, ma solo limitatamente all’anno 2019, per quelle nei confronti dei pazienti e comunicate al Sistema TS».

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5G e salute, alla Camera un convegno sui possibili rischi

Si terrà martedì 26 Febbraio 2019 alle ore 13:00 presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati in Roma (Palazzo Montecitorio, Via della Missione 4, la conferenza stampa dell’alleanza italiana denominata “Stop 5G”, «per rinnovare la richiesta di una moratoria per la tecnologia 5G, il wireless di quinta generazione privo di studi preliminari sul rischio per la salute pubblica, fortemente criticato da ampia parte della comunità medico scientifica internazionale, non ultimo dal Comitato Scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti (SCHEER) della Comunità Europea che ne evidenzia i pericoli per ecosistema e popolazione civile». È quanto si legge in una nota divulgata dalla testata “Ilmamilio.it”.
«Con l’occasione – prosegue la nota – verrà presentato alla stampa anche il programma e le finalità del 1° meeting nazionale Stop 5G di Sabato 2 Marzo 2019 a Vicovaro (Roma) dal titolo ‘Emergenza politica di precauzione’ a cui, finora, col sostegno dei cittadini hanno aderito parlamentari, consiglieri regionali, sindaci, assessori, partiti e movimenti politici, associazioni base e di malati, ecologisti e ambientalisti».
Fiorella Belpoggi, direttrice dell’area ricerca del Centro per la ricerca sul cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini, dichiara che «l’introduzione senza cautela del 5G, nonostante gli allarmi, sembra non aver insegnato nulla ai governi rispetto alle lezioni del passato». Per questo motivo, «i governi – sottolinea la scienziata – dovrebbero prendere tempo in attesa di valutazioni accurate sulla pericolosità di questa tecnologia innovativa con studi sperimentali appropriati».

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Salute cardiovascolare, quali sono gli elementi che la mettono a rischio?

Perdita ciclica e guadagno di peso, pressione arteriosa, colesterolo e zuccheri nel sangue, potrebbero essere associate con un maggior rischio di infarto, ictus e morte di qualsiasi causa, se comparata con le persone con migliori valori in tal senso. È in sintesi quanto riportato da uno studio osservazionale portato a termine, pubblicato sulla American Heart Association’s journal Circulation. Il primo studio in tal senso a suggerire che l’alta variabilità di tali fattori di rischio può avere un impatto negativo sulle persone relativamente sane.
In sostanza, comparate a coloro che avevano valori più stabili, durante un periodo di controllo di più di 5 anni, le persone con valori più alti, avevano il 127% in più la probabilità di morire, il 43% in più di avere un attacco cardiaco ed il 41% in più di avere un ictus.
Il Dr. Lee, capo autore dello studio “Yo-yoing weight, blood pressure, cholesterol and blood sugar readings may raise heart attack and stroke risk” e professore di endocrinologia, ha sottolineato che «i fornitori di assistenza sanitaria dovrebbero prestare maggiore attenzione alla variabilità delle misurazioni della pressione sanguigna, del colesterolo e dei livelli di glucosio del paziente e del peso corporeo». Inoltre, sottolinea, «cercare di stabilizzare queste misurazioni può essere un passo importante per aiutarli a migliorare la loro salute».

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I consigli per un San Valentino perfetto

Come ogni anno, il 14 febbraio, si festeggia San Valentino, la festa degli innamorati per eccellenza. In occasione di tale evenienza molte coppie italiane andranno a cena fuori, al cinema, o magari resteranno a casa per una serata a lume di candela. L’Associazione nazionale farmaci di automedicazione (Assosalute), al fine di rendere piacevole e senza intoppi questa giornata, ha pubblicato una serie di consigli da seguire. Il primo riguarda il nervosismo in vista della serata. In particolare, spiega l’associazione, «non lasciare che tensioni muscolari e mal di testa ti impediscano di viverla al meglio». Un secondo consiglio riguarda la cena. A tal proposito Assosalute raccomanda di dare un occhio alle porzioni, soprattutto in presenza di cibi pesanti o quantità eccessive, che, associate a qualche bicchiere di vino, «possono infatti rallentare la digestione provocando senso di pesantezza, nausea, sonnolenza, acidità».
In caso di cibi afrodisiaci, l’associazione suggerisce di moderare il piccante, facendo attenzione a non esagerare. Occhio anche al bacio. Assosalute spiega infatti che «alcune insidie possono nascondersi anche nel più tenero dei gesti», con riferimento all’herpes labiale, quest’ultimo «facile da trasmettere con il bacio quanto impossibile da debellare totalmente». Qualora si scelga di andare a cinema, si eviti la sensazione degli occhi secchi, soprattutto dopo una giornata di lavoro, passata al pc o sui libri.
«Infine – conclude Assosalute -, un ultimo, fondamentale, consiglio: anche se fervono i preparativi per San Valentino, è importante riconoscere i farmaci di automedicazione. Come? Grazie al bollino rosso che sorride sulla confezione. Questi medicinali sono autorizzati dalle Autorità Sanitarie a essere dispensati senza ricetta medica perché contengono principi attivi, o loro associazioni, di cui sono già state approfondite l’efficacia e la sicurezza e sono di impiego medico ben noto e largamente utilizzati in terapia».

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Dal caffè un possibile aiuto al Parkinson e alle cellule nervose

La caffeina, in sinergia con un’altra sostanza, tra le centinaia contenute nel caffè, può proteggere contro i danni delle cellule nervose, migliorare il comportamento del morbo di Parkinson e nella demenza da corpi di Lewy (o Dlb), quest’ultima malattia ad esso correlata. È quanto scoperto dai ricercatori della Rutgers Robert Wood Johnson medical school, nell’ambito di uno studio finanziato dal National center for complementary and integrative health (Nccih).
Secondo i ricercatori dello studio, infatti, la caffeina sembra agire da agente protettivo, correlato alla riduzione del rischio del morbo di Parkinson. Tuttavia, molte prove evidenziano che la caffeina non è l’unico agente nel caffè. Ci sono infatti altre sostanze che giocano un ruolo altrettanto significativo. Entrambe le malattie sono associate a depositi abnormi di alfa-sinucleina, proteina presente nel cervello. Tali quantitativi incidono sulla chimica dell’encefalo, causando cambiamenti che indeboliscono il pensiero e i movimenti. Se gestite separatamente, né la caffeina né la eicosano-5-idrossitriptamina (Eht) mostrano benefici. Al contrario, se somministrate insieme, gli effetti osservati sulle cavie sono positivi.
I ricercatori hanno inoltre dimostrato che il caffè è una complessa miscela chimica contenente oltre un centinaio di sostanze differenti. Queste componenti aggiuntive possono giocare un ruolo protettivo contro i cambiamenti dovuti al Parkinson e nella demenza da corpi di Lewy (o Dlb). A tal proposito, gli studiosi sostengono che «la somma di varie sostanze specifiche nel caffè dipende dalle condizioni della produzione e coltivazione della pianta, dal metodo di tostatura dei chicchi e infine dal procedimento di estrazione e preparazione della bevanda».