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Impatto dell’ictus sulla vita lavorativa: nuovi dati da indagine europea

Un’indagine europea su 500 pazienti post-ictus rivela le sfide lavorative e la necessità di informazioni adeguate per pazienti e familiari.

Un recente studio europeo ha messo in luce le difficoltà incontrate da individui che hanno subito un ictus, nonché dai loro familiari, nel contesto lavorativo e nella gestione quotidiana post-evento. La ricerca, che ha coinvolto oltre 500 pazienti, ha evidenziato come la maggior parte di coloro che erano occupati al momento dell’ictus abbiano riscontrato un impatto negativo sul proprio percorso professionale. In particolare, i dati raccolti mostrano che i giovani adulti, nella fascia d’età compresa tra i 30 e i 44 anni, sono stati i più colpiti: il 34% ha dovuto ridurre le proprie ore lavorative, mentre il 25% ha dovuto interrompere completamente la propria attività lavorativa.

La risonanza dell’ictus nella vita dei familiari. L’indagine ha inoltre acceso i riflettori su come l’ictus non influenzi solamente la vita del paziente, ma anche quella dei suoi familiari. In Italia, il 35% dei partecipanti allo studio ha riferito che un proprio familiare ha dovuto modificare o interrompere la propria attività lavorativa per prestare assistenza. Il 12% ha indicato che tale assenza dal lavoro si è protratta per oltre un anno. I dati sottolineano come sia fondamentale un supporto esteso ai pazienti e ai loro cari che spesso si trovano a dover gestire cambiamenti nella propria vita in seguito all’evento acuto.

Aspettative e informazioni post-ictus. L’aspirazione a un miglioramento della mobilità è stata espressa dal 49% degli intervistati italiani, mentre il 48% ha manifestato il desiderio di prevenire un ulteriore ictus. Altri obiettivi includono il miglioramento delle funzioni cognitive, segnalato dal 36% dei partecipanti, la riduzione del dolore (29%) e il miglioramento del linguaggio (23%). Per quanto concerne l’informazione ricevuta dai medici, circa il 30% degli intervistati ha indicato di aver ottenuto dettagli rilevanti durante le visite di follow-up, sottolineando la necessità di una comunicazione efficace e tempestiva tra specialisti e pazienti.

Garantire interventi e trattamenti riabilitativi tempestivi. Paola Mazzanti, direttore medico di Ipsen Italia, ha evidenziato l’importanza di un coordinamento tra i vari attori coinvolti nella fase post-ictus per garantire interventi e trattamenti riabilitativi tempestivi. Ipsen, con oltre tre decenni di impegno nel trattamento della spasticità post-ictus, si pone come punto di riferimento in questo ambito, considerando che tale condizione colpisce oltre il 30% dei pazienti che superano la fase acuta dell’ictus in Italia. È utile ricordare che le informazioni fornite in questo articolo sono a scopo informativo e non sostituiscono il parere del medico curante. In caso di persistenza dei sintomi o per qualsiasi dubbio relativo alla propria salute, è fondamentale rivolgersi al proprio medico di base o allo specialista di riferimento.

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