Il decimo Rapporto sull’Obesità in Italia, curato dall’Istituto Auxologico, fornisce una fotografia dettagliata della diffusione della condizione nel Paese. I dati evidenziano come l’obesità non sia distribuita in modo uniforme nella popolazione, ma sia invece strettamente correlata a fattori socioeconomici. In particolare, emerge una forte associazione tra il titolo di studio posseduto e la probabilità di sviluppare obesità. Nella fascia di età compresa tra i 25 e i 44 anni, la prevalenza dell’obesità tra le persone con un basso livello di istruzione risulta quasi tre volte superiore rispetto a quella riscontrata tra i laureati. La disparità sottolinea come le condizioni di partenza e il contesto di vita giochino un ruolo nello stato di salute.
Dinamiche di genere e l’impatto del contesto ambientale
L’analisi dei dati rivela che l’impatto del divario educativo si manifesta in tutte le fasce d’età, seppur con dinamiche differenti tra uomini e donne. Per le donne nella fascia centrale, la differenza nella prevalenza dell’obesità tra chi ha un basso titolo di studio e le laureate è particolarmente marcata. Gli esperti indicano che le persone con minori risorse economiche e culturali affrontano ostacoli concreti nella gestione del proprio benessere. Tali ostacoli vedono un accesso più limitato ad alimenti freschi e nutrienti, professioni più logoranti, minore disponibilità di tempo libero e residenze in aree urbane carenti di spazi verdi e sicuri per l’attività motoria. In tali condizioni, aderire a uno stile di vita sano diventa una sfida complessa.
La situazione tra i giovani e le differenze regionali.
Un dato allarmante riguarda la popolazione più giovane. Oltre un quarto dei ragazzi tra i 3 e i 17 anni presenta un eccesso di peso. La distribuzione del fenomeno non è omogenea sul territorio nazionale, ma mostra marcate differenze geografiche. Le regioni del Sud e delle Isole registrano le percentuali più elevate, con valori che in alcuni casi superano di oltre venti punti percentuali quelli delle aree più virtuose, come le province autonome di Trento e Bolzano. La divergenza riflette differenze sistemiche che vanno dal reddito medio disponibile alla qualità e accessibilità dei servizi sanitari territoriali, dalla disponibilità di strutture per lo sport alla presenza di programmi educativi sulla nutrizione nelle scuole.
Prevenzione e accesso alle cure come elementi centrali
Di fronte a tale scenario, gli specialisti sottolineano l’importanza della prevenzione. Sebbene esistano terapie farmacologiche efficaci, la sostenibilità del sistema sanitario passa attraverso un investimento strutturale sull’educazione alla salute. Le proposte avanzate comprendono il riconoscimento dell’obesità nei Livelli essenziali di assistenza e l’implementazione di programmi di educazione alimentare a partire dalle scuole primarie, unitamente a una formazione specifica per gli operatori sanitari, per un approccio multidisciplinare che garantisca equità di accesso alla prevenzione e alle cure, affrontando i fattori ambientali e sociali che favoriscono l’insorgenza della patologia.
I consigli e le informazioni fornite dai farmacisti non intendono sostituire il rapporto con il medico curante. In caso di problematiche persistenti, è necessario consultare il proprio medico o lo specialista di riferimento.
