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Caffè e ipertensione: cosa c’è da sapere sul consumo di caffeina

Il caffè è una delle bevande più consumate al mondo, apprezzata per il suo gusto e per la sua capacità di donare energia e migliorare la concentrazione. Tuttavia, molte persone si chiedono se il consumo di caffè possa avere effetti negativi sulla pressione arteriosa, soprattutto in caso di ipertensione. Gli studi scientifici hanno dimostrato che il caffè può causare un aumento temporaneo della pressione arteriosa, soprattutto nelle persone che non ne consumano abitualmente. L’effetto è dovuto alla caffeina, sostanza stimolante che agisce sul sistema nervoso centrale e sul sistema cardiovascolare.

L’effetto del caffè sulla pressione arteriosa dipende da diversi fattori

L’effetto del caffè sulla pressione arteriosa può variare da persona a persona e dipende da diversi fattori: dalla quantità di caffè consumata, frequenza del consumo, passando per la sensibilità individuale alla caffeina, sino ad arrivare alla presenza di altri fattori di rischio per l’ipertensione, come l’obesità, il fumo e lo stress. In generale, si ritiene che un consumo moderato di caffè, ovvero non più di 3-4 tazzine al giorno, non sia dannoso per la salute cardiovascolare nella maggior parte delle persone. Ciò nonostante, le persone che soffrono di ipertensione o che hanno altri problemi cardiovascolari dovrebbero consultare il proprio medico per valutare se il consumo di caffè sia appropriato per loro.

I consigli per un consumo consapevole del caffè

I farmacisti consigliano di limitare il consumo di caffè a non più di 3-4 tazzine al giorno, di evitare il consumo di caffè nelle ore serali per non compromettere il sonno e di optare per alternative decaffeinate o a basso contenuto di caffeina. È importante adottare uno stile di vita sano, con una dieta equilibrata, un’attività fisica regolare e una gestione efficace dello stress, per mantenere la pressione arteriosa sotto controllo. È utile ricordare che il consiglio dei farmacisti non intende sostituire il consulto con i medici curanti, ove la problematica presentata dovesse perdurare. È necessario contattare i medici curanti o i medici specialisti di riferimento per una valutazione approfondita della propria condizione di salute.

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I consigli per ridurre l’esposizione alle radiazioni wireless

Telefoni cellulari, laptop con Wi-Fi e i dispositivi wireless emettono radiazioni a radiofrequenza (Rf). Sebbene siano necessarie ulteriori conferme, secondo alcune ricerche scientifiche, i limiti di esposizione stabiliti potrebbero non essere sufficienti per proteggere la salute. La Commissione internazionale sugli effetti biologici dei campi elettromagnetici (Icbe-Emf) ha consigliato ai governi di rafforzare le normative vigenti e continua a documentare le basi scientifiche per limiti più protettivi. A causa della mancanza di regolamentazioni adeguate che garantiscano la sicurezza, è raccomandabile la riduzione dell’esposizione personale alle radiazioni wireless.

La distanza è fondamentale per ridurre l’esposizione alle radiazioni wireless

Per limitare l’esposizione alle radiazioni wireless, è consigliabile non tenere il cellulare in tasca, nel reggiseno o vicino al corpo quando è acceso. Utilizzare il vivavoce, inviare messaggi o usare un auricolare quando possibile. Evitare di parlare più del necessario al cellulare e ridurre il tempo trascorso in luoghi affollati dove molte persone usano i cellulari, specialmente sui mezzi pubblici. Aspettare di avere un buon segnale prima di effettuare chiamate, poiché un segnale forte richiede meno potenza al telefono e quindi produce meno radiazioni. Minimizzare l’uso del cellulare quando si è circondati da metallo, come in ascensore o durante gli spostamenti in auto, autobus, treno o aereo.

Spegnere i dispositivi wireless quando non sono necessari può ridurre l’esposizione

Utilizzare la modalità aereo quando il cellulare non è in uso e disattivare il Wi-Fi e il Bluetooth sui dispositivi quando non sono necessari. Alcuni dispositivi consentono di mantenere attivi il Wi-Fi o il Bluetooth anche in modalità aereo. Spegnere il cellulare, il router Wi-Fi e altri dispositivi wireless durante la notte e in altri momenti in cui non saranno necessari per un periodo prolungato. Quando possibile, optare per connessioni cablate come la fibra ottica, il cavo o l’Adsl per i servizi Internet domestici o aziendali. All’interno di casa o ufficio, utilizzare connessioni Internet cablate come l’Ethernet. Preferire telefoni fissi con cavo invece di cordless wireless, poiché sia il ricevitore che la base emettono radiofrequenze. È utile ricordare che i consigli dei farmacisti non intendono sostituire il consulto con i medici curanti, qualora la problematica presentata dovesse perdurare. In tal caso, è necessario contattare i medici curanti o gli specialisti di riferimento.

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L’inquinamento dell’aria negli ambienti interni: quale impatto sulla salute dei bambini?

L’inquinamento dell’aria negli ambienti interni è una preoccupazione per la salute umana, soprattutto in caso di esposizione prolungata come nel caso di donne, bambini, anziani e malati cronici, che trascorrono la maggior parte del loro tempo in ambienti chiusi. Un gruppo interdisciplinare di esperti si è riunito per valutare le evidenze e discutere i principali fattori di rischio riguardanti l’aria interna e l’impatto sulla salute umana, nonché le sfide relative alle strategie preventive per ridurre l’inquinamento. È quanto emerso nello studio dal titolo “The impact of indoor air pollution on children’s health and well-being: the experts’ consensus”, pubblicato sulla rivista scientifica Italian Journal of Pediatrics.

I principali fattori di rischio per la qualità dell’aria

Gli esperti hanno evidenziato come principali fattori di rischio per la qualità dell’aria interna la scarsa ventilazione, le condizioni climatiche, le sostanze chimiche e lo status socio-economico. Una ventilazione inadeguata può portare a livelli di particolato fine 100 volte superiori ai livelli accettabili, con conseguenti malattie respiratorie come asma e allergie. Temperature e umidità possono influenzare la qualità dell’aria interna e aumentare il rischio di contaminazione virale, batterica e fungina.

Gli ambienti interni presentano una grande quantità di materiali potenzialmente pericolosi

Negli ambienti interni è presente una grande quantità di materiali, con additivi in vernici, colle, tessuti, rivestimenti, arredi, apparecchiature elettroniche. Tra le sostanze pericolose, gli interferenti endocrini sono particolarmente dannosi per bambini e donne incinte, in quanto legati a disturbi riproduttivi e dello sviluppo. Inoltre, un basso status socio-economico, con dispositivi abitativi obsoleti e inadeguati, può rappresentare una delle principali fonti di inquinamento anche nei paesi ad alto reddito.

Esposizione può verificarsi in diversi scenari e contesti

L’inquinamento indoor è responsabile di milioni di morti premature ogni anno a livello globale. Nei bambini, l’esposizione può verificarsi in diversi scenari e contesti, non solo a casa ma anche in asili e scuole primarie. Può quasi raddoppiare il rischio di infezioni delle basse vie respiratorie ed è responsabile di un aumentato rischio di malattie non trasmissibili, tra cui ictus, cardiopatia ischemica, broncopneumopatia cronica ostruttiva e cancro ai polmoni. Inoltre, può contribuire ad aggravare le infezioni trasmesse per via aerea, come evidenziato durante la pandemia di Covid-19.

L’inquinamento indoor può costituire un fattore di rischio anche prima della nascita

L’esposizione pre e post-natale all’inquinamento atmosferico può influenzare negativamente lo sviluppo neurologico, portare a risultati peggiori nei test cognitivi e allo sviluppo di disturbi comportamentali come i disturbi dello spettro autistico e il disturbo da deficit di attenzione e iperattività. È stato evidenziato anche un legame con basso peso alla nascita e ridotta funzione polmonare respiratoria.

Le strategie degli esperti

Gli esperti hanno identificato strategie che possono essere rafforzate per ridurre l’inquinamento interno e prevenirne le conseguenze negative sulla salute a livello nazionale e locale. Tra queste, la pubblicazione di aggiornamenti periodici sui livelli di inquinamento indoor, l’integrazione delle reti sanitarie locali, la creazione di una task force nazionale permanente per la sorveglianza epidemiologica, l’organizzazione di esperienze formative, la pianificazione di interventi preventivi e correttivi, il coinvolgimento di medici sentinella, la formazione universitaria e l’informazione e sensibilizzazione della popolazione attraverso medici di famiglia e pediatri. È utile ricordare che il consiglio dei farmacisti non intende sostituire il consulto con i medici curanti, ove la problematica presentata dovesse perdurare. È necessario contattare i medici curanti o i medici specialisti di riferimento.

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Alcool e farmaci: le interazioni da conoscere per evitare rischi

L’interazione tra alcool e farmaci è un tema non sempre affrontato, sebbene l’uso sia comune specie a tavola. L’etanolo, principio attivo delle bevande alcoliche, può influenzare il metabolismo e l’azione di numerosi medicinali. L’interazione può manifestarsi in diversi modi, a seconda del tipo di farmaco e della quantità di alcool assunta.

L’alcool può potenziare o ridurre l’effetto dei farmaci

In alcuni casi l’alcool può potenziare l’effetto di determinati farmaci. È il caso degli antidolorifici oppioidi, i sedativi e gli ansiolitici, in cui l’uso combinato può portare a eccessiva sedazione, sonnolenza, difficoltà di concentrazione, e coordinazione motoria, con rischio aumentato di incidenti o cadute. In altri casi, l’etanolo può ridurre l’efficacia di alcuni medicinali, come gli antibiotici, gli anticoagulanti e gli antidiabetici orali, compromettendo il raggiungimento degli obiettivi terapeutici.

È fondamentale informare il medico e il farmacista

Per prevenire potenziali interazioni negative tra alcool e farmaci, è essenziale informare il medico curante e il farmacista riguardo le abitudini di consumo di bevande alcoliche. In tal modo, sarà possibile valutare i rischi e i benefici dell’assunzione di un determinato medicinale, considerando anche eventuali alternative terapeutiche. È sempre opportuno leggere attentamente il foglietto illustrativo dei farmaci e seguire le indicazioni fornite dal personale sanitario in merito all’assunzione di alcool durante il trattamento.

Consigliabile rivolgersi al proprio medico o al farmacista

In caso di dubbi o perplessità, è sempre consigliabile rivolgersi al proprio medico o al farmacista per ricevere informazioni personalizzate e adeguate alla propria situazione clinica. Il consiglio dei farmacisti non intende sostituire il consulto con i medici curanti, ove la problematica presentata dovesse perdurare. È necessario contattare i medici curanti o i medici specialisti di riferimento per una valutazione approfondita della propria condizione di salute.

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Pressione arteriosa e stagione fredda: cosa sapere per evitare problemi

Le basse temperature invernali possono avere degli effetti sulla pressione arteriosa, causando ulteriori problemi di salute per molte persone. Il freddo può provocare una vasocostrizione. Si tratta di un restringimento dei vasi sanguigni che a sua volta può portare ad un aumento della pressione arteriosa. Il fenomeno può essere problematico per coloro che soffrono già di ipertensione o di altre patologie cardiovascolari.

Sintomi da tenere sotto controllo

È importante prestare attenzione ai sintomi che possono indicare un problema di pressione arteriosa, come mal di testa, vertigini, sensazione di stanchezza o difficoltà respiratorie. Se si manifestano i sintomi, è consigliabile misurare la propria pressione arteriosa e, se necessario, consultare un medico. Durante la stagione fredda, è bene proteggere adeguatamente il proprio corpo dal freddo, indossando abiti caldi e evitando di esporsi a temperature rigide per periodi prolungati.

Stile di vita sano e alimentazione equilibrata

È importante mantenere lo stile di vita sano, con alimentazione equilibrata, ricca di frutta e verdura. A ciò si aggiunge la necessità di limitare – meglio eliminare – il consumo di sale e di alcolici. È consigliabile praticare regolarmente attività fisica, anche se moderata, per favorire la circolazione sanguigna e mantenere il cuore in salute. Per coloro che assumono farmaci per la pressione arteriosa, è fondamentale seguire scrupolosamente le indicazioni del medico e non interrompere mai la terapia senza consultarlo. È necessario ricordare che il consiglio dei farmacisti non intende sostituire il consulto con i medici curanti, ove la problematica presentata dovesse perdurare. In caso di sintomi persistenti o preoccupanti, è necessario contattare i medici curanti o i medici specialisti di riferimento.