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Grafologia e salute: la scrittura può rivelare come stiamo

Si tratta di un innovativo sistema di telemedicina, frutto della ricerca di un team interdisciplinare dell’Università La Sapienza di Roma. La scrittura manuale, spiegano i ricercatori, “è un compito cognitivo e motorio acquisito particolarmente complesso, che consente di osservare alcune funzioni del cervello. Osservare la scrittura consente di individuare eventuali disfunzionalità neurologiche. I disturbi della scrittura emergono spesso in persone con malattie neurodegenerative, come il Parkinson e l’Alzheimer”. L’algoritmo di monitoraggio messo a punto alla Sapienza rileva alcuni “modelli” di scrittura associabili all’invecchiamento fisiologico di soggetti sani e viene proposto come alternativa alla visita ambulatoriale.

Questa ricerca ha coinvolto 156 persone sane e destrimane, suddivise in tre fasce di età: 51 giovani tra i 18 e i 32 anni, 40 adulti fra i 37 e i 57 anni, 63 persone in età adulta avanzata (62-90 anni). A ognuno di loro è stato chiesto di scrivere nome e cognome con una penna a sfera nera per 10 volte su un foglio di carta bianca, quindi di fotografare la propria firma con uno smartphone e inviarla ai ricercatori. “Il principale risultato scientifico del nostro studio – sottolinea Antonio Suppa, coordinatore del progetto – consiste nell’accuratezza dell’analisi automatica della scrittura con algoritmi di intelligenza artificiale, in grado di obiettivare la progressiva riduzione di ampiezza dei caratteri dovuta all’invecchiamento fisiologico e, quindi, di attribuire ogni campione di scrittura a una specifica fascia d’età dell’autore”.

“Sebbene ricerche precedenti avessero già dimostrato cambiamenti nella destrezza della scrittura, legati all’aumento dell’età, per analizzare una grande quantità di dati nell’ambito della telemedicina si rendevano necessari approcci basati su tecniche di analisi più complesse come il machine learning”, sottolinea Suppa. “L’analisi della scrittura con algoritmi di intelligenza artificiale – chiosa Simone Scardapane, co-autore dello studio – è stata svolta grazie all’utilizzo di una rete neurale convoluzionale, ovvero una rete artificiale specializzata per l’elaborazione di immagini e segnali digitali, in grado di convertire automaticamente i caratteri in parametri di interesse”.

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Arresto cardiaco e infarto: che differenze ci sono?

A chiarirne sinteticamente le differenze tra arresto cardiaco e infarto sono Francesca Fumagalli e Giuseppe Ristagno del Laboratorio di Fisiopatologia Cardiopolmonare dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano. L’arresto cardiaco si verifica quando s’interrompono bruscamente il battito cardiaco e l’attività respiratoria, causando perdita di conoscenza dell’individuo. Il cervello, non ricevendo ossigeno dal sangue, può subire danni seri, talvolta irrimediabili, fino all’epilogo più drammatico: il decesso del paziente. L’arresto cardiaco, dunque, comporta la completa interruzione dell’attività del cuore nella sua interezza.

Le differenze tra infarto e arresto cardiaco.

L’infarto riguarda invece lo scompenso di una singola parte del cuore, non dell’intero organo vitale, a causa dell’occlusione di un’arteria coronaria che veicola il sangue al muscolo cardiaco. Il tessuto cardiaco che non riceve flusso sanguigno risulta danneggiato ma la persona colpita da infarto resta comunque cosciente. Molto probabilmente ha avvertito sintomi specifici e premonitori dell’infarto: forti fitte al petto con eventuale irradiazione del dolore al braccio sinistro e alla regione parte sinistra del corpo; dolore alle spalle; dolore alla bocca dello stomaco; dolore alla mandibola; nausea; vomito; ipersudorazione; affanno. A sua volta l’infarto può però essere causa di un arresto cardiaco, come accade nel 70% dei casi.

Quali sono i fattori di rischio che predispongono all’arresto cardiaco?.

Primo fra tutti l’età: di solito l’arresto cardiaco colpisce più gli uomini delle donne e dai 45 anni in su. Altri fattori di rischio sono l’ipertensione arteriosa, l’obesità, il colesterolo alto, il diabete, il tabagismo, lo stress, precedenti casi di infarto, patologie cardiache, aterosclerosi. Non mancano altresì fattori scatenanti l’interruzione cardiaca, come sforzi fisici eccessivi e sollecitazioni emotive particolarmente intense.

Esistono rimedi efficaci contro l’arresto cardiaco?.

Ad oggi sono soltanto due: il primo soccorso con manovre di rianimazioni salvavita e la defibrillazione precoce. Ciò nonostante, meno del 10% delle persone colpite da arresto cardiaco riesce a superarlo restando in buone condizioni di salute. La maggior parte dei pazienti che è riuscita a sopravvivere e ad essere dimessa dall’ospedale riscontra danni neurologici di vario genere: insufficienze cognitive, deficit mnemonici,… fino ad arrivare ai casi più gravi di stato vegetativo irreversibile e morte cerebrale. All’Istituto di ricerca Mario Negri è in fase di validazione clinica l’impiego di un gas nobile, l’argon, per il trattamento delle anomalie neurologiche successive alla fase di rianimazione del paziente.

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Ipertensione arteriosa: quando e perché preoccuparsi

«Oltre 15 milioni di ipertesi in Italia e solo una persona su quattro ha la pressione ben curata. Circa 1 miliardo e mezzo di ipertesi nel mondo. Ogni anno muoiono per malattie cardiovascolari dovute alla pressione alta: 280.000 persone in Italia su un totale di 8,5 milioni di persone nel mondo». Sono i dati Istat riportati dalla Società italiana dell’ipertensione arteriosa (Siia) in occasione della Giornata mondiale contro l’ipertensione che nell’edizione 2022 si è svolta martedì 17 maggio. La stessa Siia ricorda che tale condizione, se non presa per tempo, può portare a diverse malattie tra cui infarto cardiaco, scompenso cardiocircolatorio, fibrillazione atriale, ictus cerebrale, insufficienza renale, sfiancamento/rottura dell’aorta, occlusione delle arterie degli arti inferiori, deficit cognitivo e demenza su base vascolare. Si tratta di patologie altamente invalidanti che rendono indispensabile prevenire l’ipertensione e, quando presente, intervenire in tempi brevi con il supporto del proprio medico curante e degli specialisti di riferimento.

Come prevenire l’ipertensione.

In occasione della Giornata, la Siia ha sottolineato come sia necessario prevenire l’ipertensione. Tra gli atteggiamenti da mettere in atto «attenzione a non ingrassare», «riduci il peso con la dieta e l’attività fisica se sei in sovrappeso od obeso», «riduci l’assunzione di sale evitando i cibi salati e l’uso di sale a tavola», «limita il consumo di alcool» e infine «fai attività fisica regolare», camminando «a passo svelto o vai in bicicletta almeno 30 minuti al giorno, almeno quattro volte la settimana». Come evidente, si tratta di una serie di comportamenti da mettere in atto tutti i giorni e che riguardano principalmente le abitudini alimentari. Ulteriori suggerimenti riguardano semplici abitudini da mettere in atto. La stessa Siia suggerisce: «Mangia pesce e verdura, evita i cibi ricchi di grassi animali e di colesterolo, non fumare, limita il consumo di sale (cloruro di sodio), limita il consumo di caffè a un massimo di 2 o 3 tazzine al giorno, misura la pressione anche a casa».

Cosa fare in caso di ipertensione.

Quanto alle possibili soluzioni da mettere in atto in caso di ipertensione, ebbene, il primo passo è il monitoraggio attivo e costante dei valori pressori. In tale direzione può essere d’aiuto il farmacista di fiducia, nella farmacia più vicina sotto casa, in cui è possibile monitorare con frequenza la pressione arteriosa con strumentazione professionale. Il farmacista può leggere i risultati e interpretarli, fornendo il miglior suggerimento del caso. Ove si sospetti ipertensione, la Siaa suggerisce: «Non sottovalutare il problema, misura periodicamente la pressione per verificare che sia sotto controllo, abituati a misurarla anche a casa e/o in farmacia, segui scrupolosamente le indicazioni del medico, adotta una dieta adeguata, fai regolare attività fisica, non fumare, prendi i farmaci tutti i giorni e agli stessi orari, non sospendere mai la terapia, non modificare la terapia senza il consenso del medico» e infine «sottoponiti a una visita e a un esame del sangue almeno una volta l’anno».

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Cambiamento climatico e salute: aumento delle temperature e resilienza climatica

Tale probabilità cresce con il passare del tempo, secondo il più recente aggiornamento sull’andamento delle temperature globali pubblicato dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO). Parimenti, esiste una probabilità del 93% che un anno tra il 2022 e il 2026 diventi il più caldo mai registrato, scalzando il 2016 dalla prima posizione. È dal 2015 che la possibilità di varcare la famigerata soglia di +1,5°C è aumentata in modo costante. Basti pensare che fra il 2017 e il 2021 una simile eventualità era pari al 10%; nel periodo 2022-2026 è aumentata di quasi il 50%.

“Questo studio mostra – con un alto livello di competenza scientifica – che ci stiamo avvicinando notevolmente al raggiungimento temporaneo dell’obiettivo più basso dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. La cifra di 1,5°C non è una statistica casuale. È piuttosto un indicatore del punto in cui gli impatti climatici diventeranno sempre più dannosi per le persone e in effetti per l’intero pianeta “, ha dichiarato il segretario generale del WMO, il professor Petteri Taalas. “Finché continueremo a emettere gas serra, le temperature continueranno a salire. E insieme a ciò, i nostri oceani continueranno a diventare più caldi e più acidi, il ghiaccio marino e i ghiacciai continueranno a sciogliersi, il livello del mare continuerà a salire e il nostro clima diventerà più estremo. Il riscaldamento dell’Artico è sproporzionatamente elevato e ciò che accade nell’Artico colpisce tutti noi”, ha aggiunto Taalas.

“Entro i prossimi cinque anni, tutti sulla Terra dovrebbero essere protetti da sistemi di allerta precoce contro condizioni meteorologiche e cambiamenti climatici sempre più estremi” ha dichiarato recentemente il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. “Dobbiamo aumentare il potere di previsione per tutti e costruire la loro capacità di agire. Gli allarmi precoci e l’azione tempestiva sono strumenti critici per ridurre il rischio di catastrofi e supportare l’adattamento climatico”. Ma che cos’è un “allarme precoce”? Un sistema di allerta precoce per inondazioni, siccità, ondate di calore o tempeste è un impianto integrato di dati e procedure che informa i cittadini sul prossimo verificarsi di eventi meteo/climatici pericolosi. Quindi prepara governi, comunità e singoli individui su come possono agire per ridurne al minimo gli impatti imminenti. Questo sistema consente di monitorare eventi atmosferici violenti in tempo reale sia sulla terraferma sia in mare, facendo anche delle previsioni su fenomeni futuri grazie all’utilizzo di modelli numerici computerizzati avanzati.

A febbraio l’EEA, l’Agenzia Europea dell’Ambiente, ha pubblicato i dati sulle conseguenze degli eventi climatici estremi negli ultimi 40 anni (1981-2020) in Europa: 140 mila morti, 520 miliardi di danni economici. Ondate di calore, ondate di gelo, tempeste, siccità, inondazioni, incendi…: più dell’85% delle vittime è stata colpita da un’ondata di calore. In Italia, gli eventi estremi degli ultimi 40 anni hanno causato la morte di 21 mila persone e 90 milioni di euro di danni. Ecco perché i sistemi di allerta precoce devono includere piani di intervento e reazione a simili eventi, concordati tra governi, comunità e persone, allo scopo ridurne al minimo gli effetti. Un sistema di allerta precoce completo deve includere anche le lezioni apprese dal passato, al fine di migliorare continuamente le risposte, allenando singoli e comunità alla resilienza climatica, in vista del futuro che ci aspetta.

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Bactrim, l’Aifa informa della sostituzione con Bactrimel

«L’attuale formulazione di Bactrim 80 MG/5 ML + 400 MG/5 ML sospensione orale non può più essere prodotta a causa dell’indisponibilità a lungo termine di uno dei suoi componenti», per questo motivo «Una nuova formulazione è ora disponibile: Bactrimel 40 MG/ML + 8 MG/ML sospensione orale». È quanto ha fatto sapere l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) in una nota pubblicata il 12 maggio 2022. La stessa Aifa puntualizza che «il dosaggio del principio attivo della nuova formulazione è dimezzato rispetto alla formulazione precedente. Si dovrà prestare particolare attenzione alla concentrazione del nuovo medicinale in modo che il paziente riceva sempre il regime appropriato».

Nella stessa nota si legge che «Bactrimel sospensione orale è indicato negli adulti, negli adolescenti, nei bambini e nei lattanti di età superiore alle 6 settimane per le seguenti indicazioni : infezioni delle vie urinarie superiori, infezioni complicate delle vie urinarie inferiori, prostatite, infezioni gravi che hanno origine nelle vie urinarie, riacutizzazione di bronchite cronica, shigellosi, febbre tifoide e paratifoide, trattamento delle infezioni causate da Pneumocystis jirovecii; profilassi delle infezioni causate da Pneumocystis jirovecii, in particolare in pazienti immunocompromessi». Per ulteriori chiarimenti è bene rivolgersi al proprio medico di famiglia o al farmacista di fiducia.