Categorie
Notizie

Il ruolo dei farmacisti nel supportare i pazienti nella gestione del diabete

Uno studio pubblicato nel 2018 sulla rivista scientifica “Frontiers in Pharmacology” ha sottolineato il ruolo cruciale che rivestono i farmacisti nell’aiutare i pazienti affetti da diabete nel seguire in maniera corretta il proprio trattamento farmacologico. Lo studio evidenzia in maniera chiara come sino ad ora studi simili si siano soffermati su quello che è l’influsso proficuo che la categoria dei farmacisti esercita sui pazienti interessati da diabete, senza però approfondire circa un aspetto determinante come quello relativo al concreto supporto che essi forniscono durante la fase di gestione delle cure da seguire.

Il contributo dei farmacisti.

Lo studio è stato portato avanti da ricercatori dell’Università di Groningen e del Netherlands Institute for Health Services Research, i quali hanno rielaborato i dati relativi agli studi simili che sono stati effettuati sino ad adesso focalizzando però la propria attenzione su quello che viene definito il “self-management”, cioè la capacità di auto gestire la patologia da parte del paziente che ne è affetto. L’attenzione dei ricercatori si è concentrata su 24 studi in particolar modo, i quali hanno interessato 3.610 pazienti in totale. Il contributo dei farmacisti ha riguardato per buona parte indicazioni fornite per quel che riguarda potenziali problematiche legate al diabete come pure pareri farmacologici, nonché suggerimenti circa lo stile di vita più indicato e corretto.

I valori rilevati in farmacia.

I ricercatori hanno così focalizzato la propria attenzione su quelli che sono stati i risultati relativi alle terapie che i pazienti hanno seguito, registrando gli effetti positivi di cui si è avvantaggiato chi ha usufruito del supporto di un farmacista. I dati rilevati vanno quindi ad evidenziare il concreto contributo che questi può offrire nell’aiutare a seguire correttamente la terapia, in particolar modo per quanto concerne il livello di emoglobina glicata. Le farmacie italiane in particolar modo, si sono inoltre attivate non soltanto per fornire un valore aggiunto a quanti sono interessati da diabete e seguono il relativo trattamento farmacologico, ma anche per rivestire allo stesso tempo un ruolo determinante in fase di prevenzione. Ad esempio in occasione della campagna DiaDay, una iniziativa per lo screening nazionale del diabete, sono stati scoperti oltre 4.000 casi di diabete non diagnosticato.

Categorie
Notizie

Mangiare una ciotola di rucola al giorno abbassa la pressione

«L’erucina, principio attivo contenuto nella rucola (ma anche nel broccolo e nel cavolo, che fanno parte insieme alla rucola della famiglia delle Brassicacee o crucifere), è un profarmaco capace di rilasciare acido solfidrico, gas dal caratteristico odore di uova marce, lo stesso che, per intenderci, ritroviamo in alcune sorgenti termali e che già i Romani sfruttavano per le sue proprietà benefiche. L’organismo è in grado di produrre acido solfidrico autonomamente ma in alcune situazioni patologiche, come ad esempio l’ipertensione arteriosa, esso risulta carente ed è pertanto necessario assumerlo da fonti esterne». È quanto si legge in una nota della Società italiana di farmacologia (Sif), la quale ha reso noto che tale principio attivo «ha un duplice effetto sul sistema cardiovascolare: da una parte induce la dilatazione dei vasi sanguigni abbassando la pressione arteriosa, dall’altra ha proprietà antiossidanti, quindi protegge la parete dei vasi sanguigni dai fenomeni ossidativi dell’invecchiamento».

Studio cinese e australiano.

Ebbene, secondo quanto evidenziano i ricercatori, «uno studio cinese e uno australiano hanno verificato i parametri cardiovascolari generali su pazienti che erano soliti mangiare rucola, broccolo o cavolo, evidenziando una riduzione significativa delle morti per cause cardiovascolari. Rispetto a cavoli e broccoli, va detto che la rucola ha un vantaggio: dal momento che viene consumata cruda, preserva intatto il principio attivo dal deterioramento conseguente alla cottura, cosa a cui cavoli e broccoli vanno inevitabilmente incontro, trattandosi di verdure che vengono mangiate cotte».

Erucina studiata da più di 10 anni.

Alma Martelli, professoressa associata di Farmacologia presso il dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa e membro della Società Italiana di Farmacologia ha spiegato che «studiamo l’erucina da più di 10 anni prima attraverso test in vitro, poi su colture di cellule umane provenienti dalla parete dell’aorta e dell’endotelio, poi sui vasi isolati degli animali e, infine, su animale integro sano e iperteso. Attualmente, grazie alla collaborazione con il dipartimento di medicina interna dell’Università di Pisa, stiamo studiando gli effetti dell’erucina sui vasi umani di pazienti obesi, prelevati durante gli interventi di chirurgia bariatrica. Dopo questa fase, si passerà alla sperimentazione clinica con somministrazione, quindi, di erucina ai pazienti. I dati ottenuti finora sono molto promettenti, ma mancano ancora dati su un numero significativo di pazienti». Ciò sebbene l’erucina «non per tutti quelli che soffrono di ipertensione, però, è indicato assumere rucola attenzione se si assume warfarin (Coumadin) o si soffre di problemi alla tiroide».

Categorie
Notizie

Come ridurre il consumo di sodio… con gusto

La maggior parte del sodio che ingeriamo proviene dal sale che mangiamo in alimenti trasformati, confezionati, per lo più di origine industriale. Il limite raccomandato è di 2.300 mg al giorno per persone di età superiore ai 14 anni.

Perché controllare i livelli di sodio nel sangue.

L’eccesso di sodio nel sangue può portare ad aumentarne la pressione. Il sodio attira l’acqua nel flusso sanguigno aumentandone il volume e, di conseguenza, la spinta del fluido dal cuore nelle arterie. Problema che non riguarda soltanto gli adulti ma anche i bambini e gli adolescenti, probabili futuri soggetti ipertesi. L’ipertensione è una condizione in cui la pressione sanguigna resta alta nel tempo, sforza eccessivamente cuore e flusso sanguigno fino a danneggiare organi e arterie. Se incontrollata, può portare a infarto, insufficienza cardiaca, ictus, malattie renali, cecità. Tende ad aggravarsi con l’età, dunque è fondamentale diminuire l’assunzione di sodio anno dopo anno.

I 10 consigli per ridurre il sodio nei pasti.

Diminuire cibi ricchi di sodio (carne e derivati, pizza, panini, snack salati,…), Prima di acquistare un prodotto verificare il quantitativo di sodio riportato sull’etichetta alla voce “Valori nutrizionali”. Confrontare due prodotti simili per categoria ma di marche diverse, per esempio il pane confezionato, Rimanere sotto la soglia giornaliera di sodio consigliata: 5% o meno di sodio a porzione è considerato un valore basso; il 20% o più a porzione è considerato un valore alto, Fare attenzione alle porzioni: la percentuale di sodio indicata su una confezione di cibo già pronto o da cuocere si riferisce in genere a una porzione di quell’alimento o a un certo quantitativo giornaliero minimo o consigliato, Sostituire il sale con le spezie: provare miscele di spezie ed erbe aromatiche che non contengono sale. Evitare gli insaporitori già pronti, sempre ricchi di sale.

A ciò si aggiunge acquistare cibi freschi e controllare se sia stata aggiunta qualche soluzione salina nella confezione, Acquistare verdure in scatola fresche, congelate (senza salsa o condimento) o a basso contenuto di sodio o senza sale. Scegliere condimenti per verdure a basso contenuto di sodio. Preferire olio e/o aceto per le insalate, evitando i condimenti già pronti in monoporzione o le salse per insalate, Sciacquare gli alimenti in scatola contenenti sodio, come fagioli tonno e verdure, prima di mangiarli, Cucinare il cibo da sé senza ricorrere a piatti pronti (confezionati; da ristorazione), Scegliere frutta secca, semi e snack a basso contenuto di sodio o senza sale (come patatine e salatini) oppure sostituirli con carote o bastoncini di sedano.

Da non dimenticare.

Alcuni cibi che non hanno un sapore salato possono, al contrario, contenere parecchio sodio. Affidarsi esclusivamente al sapore dei cibi per selezionare quelli più salati dagli altri non è la scelta migliore. Ad esempio, alcuni cibi ricchi di sodio, come i sottaceti e la salsa di soia, sono salati al palato; altri, come i cereali o i dolciumi, contengono sodio ma non hanno un sapore espressamente sapido. Fare attenzione anche a tutti quei cibi mangiati più volte al giorno: possono aumentare il carico di sodio proprio per un effetto cumulativo delle porzioni, non perché la singola porzione sia di per sé ricca di sodio.

Categorie
Notizie

Apparecchi acustici: cosa c’è da sapere

Più la tecnologia di settore continua a fare progressi, maggiori sono i dettagli e le caratteristiche da considerare nella scelta di un apparecchio acustico adatto alle proprie esigenze. “Le persone che già utilizzano un apparecchio acustico sanno che sceglierne uno non è mai una scelta facile”, afferma Eric Mann, Chief Medical Officer presso l’ufficio della Food and Drug Administration responsabile degli apparecchi acustici. “La perdita dell’udito colpisce le persone in modi diversi. Pertanto, è opportuno scegliere un’apparecchiatura acustica idonea alla propria condizione e al proprio stile di vita”.

Apparecchi acustici: perché usarli.

Si può nascere con un senso dell’udito debole o assente. Oppure si può perderlo via via nel corso della vita, causa logoramento interno dell’orecchio dovuto all’età o per anni di esposizione a rumori forti. Talvolta la perdita dell’udito è temporanea, talaltra è permanente ma può essere migliorata grazie agli apparecchi acustici. Si tratta di dispositivi medici indossati dietro o dentro l’orecchio che aumentano la percezione del volume dei suoni.

Apparecchi acustici: come funzionano.

Gran parte di questi strumenti funziona attraverso la conduzione aerea. Conducono, cioè, il suono amplificato nel canale uditivo. Il suono passa attraverso il timpano e le tre minuscole ossa dell’orecchio medio (il martello, l’incudine e la staffa), per poi arrivare all’interno dell’apparato uditivo. Qui il suono viene elaborato e il segnale acustico inviato al cervello. Coloro che invece hanno problemi con l’orecchio esterno o medio utilizzano apparecchi acustici a conduzione ossea: funzionano inviando il suono attraverso il cranio per arrivare all’orecchio interno.

Tipologie di apparecchi acustici.

Apparecchi retroauricolari (BTE): di dimensioni relativamente grandi, sono formati da una custodia in plastica posizionata dietro l’orecchio e contenente la parte elettronica del dispositivo. Una chiocciola anatomica la collega nel condotto uditivo. Adatti a tutte le età.

Apparecchi con ricevitore nel canale (RIC): posizionati dietro l’orecchio ma più piccoli e meno visibili dei BTE. Un dispositivo acustico RIC è fissato a un tubo contenente un filo il cui apice poggia sul condotto uditivo.

Apparecchi intrauricolari (ITE): occupano completamente l’orecchio esterno (la “coppa” dell’orecchio). L’elettronica dell’apparecchio acustico è racchiusa in un guscio su misura.

Ausili nel canale: sono i più piccoli. L’elettronica è contenuta in un piccolo guscio su misura che si inserisce parzialmente (ITC – Apparecchi acustici endoauricolari) o del tutto (CIC – Completamente Interni al Canale) nel condotto uditivo.

Principali funzioni degli apparecchi acustici.

Microfoni direzionali: captano il suono proveniente da una direzione specifica. Aiutano in una conversazione faccia a faccia, per esempio.

Bobine telefoniche: permettono al dispositivo acustico di captare il suono da telefoni o sistemi audio compatibili in luoghi pubblici (cinema, teatri, luoghi di culto, ecc.).

Connettività wireless: il Bluetooth consente agli apparecchi acustici di interagire con TV, cellulari, pc, tablet, ecc.

La perdita dell’udito potrebbe essere segno di un problema facilmente curabile come il cerume accumulato oppure di un problema più grave come un tumore benigno del nervo uditivo. In ogni caso, se la perdita dell’udito aumenta nel breve periodo e/o se si accusano sintomi associati come ad esempio vertigini o dolore all’orecchio è sempre bene rivolgersi al proprio medico di base per un consulto e una prima diagnosi qualificata.

Categorie
Notizie

Salute dell’intestino, fibre e fermenti per regolarizzare il transito

Dieta equilibrata e movimento sono sempre raccomandati per mantenersi in salute e aumentare il livello di benessere psico-fisico. Per la regolarità intestinale queste norme diventano imprescindibili. L’importanza dell’intestino per la salute dell’organismo è tale da considerare questo organo un “secondo cervello”, come conferma il dottor Francesco Negrini, responsabile dell’unità di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva del Policlinico San Marco che, in un’intervista rilasciata al Gruppo San Donato, ha dichiarato: «L’intestino ha il compito di produrre e selezionare ciò che è indispensabile per il corpo e di espellere le scorie. A svolgere queste funzioni in realtà è la flora batterica intestinale o microbiota, ovvero l’insieme di tutti i microrganismi che ‘abitano’ dentro e sulla superficie dell’intestino. Quando sono in equilibrio tra loro, questi miliardi di batteri sono in grado di favorire i processi digestivi e l’assorbimento, difendere l’organismo da agenti patogeni, rafforzare il sistema immunitario, comunicando direttamente con il sistema nervoso centrale. Per questo motivo l’intestino viene spesso chiamato ‘secondo cervello’».

Fibre e liquidi agevolano il transito.

Le fibre sono senza dubbio l’alleato numero uno per mantenere un intestino sano, perché aumentano la massa delle feci e aiutando il loro transito. Questo significa consumare ricche porzioni di frutta e verdura assieme a tanti liquidi, preferibilmente acqua. «Occorre un apporto di fibre adeguato (in genere da 15 a 20 grammi al giorno) al fine di garantire una consistenza delle feci corretta – si legge nel manuale Msd -. Verdura, frutta e crusca sono eccellenti fonti di fibre. Molti soggetti trovano conveniente consumare 2 o 3 cucchiaini di crusca grezza con cereali o frutta ad alto contenuto di fibre 2 o 3 volte al giorno. Per avere un effetto benefico, le fibre devono essere consumate con molti fluidi». Per aiutare il movimento dell’intestino, è inoltre fondamentale ridurre le ore di sedentarietà e favorire quanto più possibile l’attività fisica.

Fermenti, gli alleati della flora batterica intestinale.

L’irregolarità intestinale può derivare anche da uno squilibrio della flora batterica. «A volte stress, dieta disordinata e farmaci possono rompere l’equilibrio della flora – sottolinea lo specialista – provocando non solo disturbi intestinali, ma contribuendo anche ad abbassare le difese immunitarie e ad aumentare il rischio d’insorgenza di patologie. Per l’equilibrio del microbiota intestinale fondamentali sono una dieta bilanciata, uno stile di vita sano, uniti ad attività fisica regolare. Inoltre, per ripristinare le normali condizioni possono essere utili probiotici e prebiotici». I probiotici sono fermenti lattici viventi e attivi, contenuti in alimenti o integratori in grado di rafforzare l’ecosistema intestinale. «I prebiotici sono invece sostanze non digeribili di origine alimentare che, se assunte in quantità adeguata, promuovono la crescita nel colon di una o più specie batteriche, già presenti nel tratto intestinale, utili allo sviluppo della microflora» – affermano gli specialisti del Gruppo San Donato.