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Antibiotico-resistenza, quali comportamenti responsabili per arginarla?

Un uso diffuso e frequente degli antibiotici, oggi impiegati anche in agricoltura e negli allevamenti, conduce, nel lungo periodo, alla capacità dei batteri di resistere all’azione di questa categoria di farmaci. Un processo che può rendere molti antibiotici inefficaci, riducendo così le opzioni terapeutiche per la cura di diverse infezioni. «Negli ultimi anni – si legge nel portale Epicentro dell’Istituto superiore di sanità – il fenomeno dell’antibiotico-resistenza è aumentato notevolmente e ha reso necessaria una valutazione dell’impatto in sanità pubblica, specifica per patogeno, per antibiotico e per area geografica. Il problema della resistenza agli antibiotici è complesso poiché riconosce diverse cause, tra cui l’aumentato uso di questi farmaci (incluso l’utilizzo non appropriato) sia in medicina umana che veterinaria, l’uso degli antibiotici in zootecnia e in agricoltura, la diffusione delle infezioni ospedaliere causate da microrganismi antibiotico-resistenti (e il limitato controllo di queste infezioni), una maggiore diffusione dei ceppi resistenti dovuto a un aumento dei viaggi internazionali e dei flussi migratori».

Le conseguenze della resistenza agli antibiotici.

Secondo quanto riporta l’Istituto superiore di sanità, «l’uso continuo degli antibiotici aumenta la pressione selettiva favorendo l’emergere, la moltiplicazione e la diffusione dei ceppi resistenti. Inoltre, la comparsa di patogeni resistenti contemporaneamente a più antibiotici riduce ulteriormente la possibilità di un trattamento efficace». Di fronte all’impossibilità di trovare farmaci in grado di guarire completamente un’infezione, si possono verificare una serie di conseguenze gravi, che vanno dall’aumento delle patologie, al prolungamento della malattia, alla maggior possibilità di sviluppare complicanze fino alla diffusione di epidemie e al decesso dei pazienti. I rischi sono quindi tali da aver mobilitato sistemi sanitari e istituzioni di tutto il mondo a una sorveglianza speciale dei casi di antibiotico resistenza.

Cosa fare per ridurre il fenomeno.

Il ministero della Salute ha pubblicato alcune indicazioni su come i cittadini possono comportarsi per contribuire ad arginare l’antibiotico-resistenza. La prima regola da seguire è quella di non assumere antibiotici se non su indicazione e prescrizione medica. «Gli antibiotici – spiega il Ministero – sono medicinali efficaci esclusivamente per contrastare le malattie causate da batteri. Non sono utili, invece, per curare infezioni virali, come ad esempio il raffreddore o l’influenza. Possono essere assunti solo dopo valutazione da parte di un medico. Una volta acquistato il farmaco, è indispensabile seguire scrupolosamente le indicazioni del medico su dosaggio, tempistica e durata della terapia. Infatti, ogni antibiotico è specifico per curare solo determinate malattie batteriche. Gli antibiotici sono un bene prezioso che si sta esaurendo nel tempo. Affinché la loro efficacia possa rimanere inalterata in futuro è necessario che tutti contribuiscano attraverso un uso corretto e responsabile». Un’altra raccomandazione importante riguarda la gestione delle dosi di antibiotico non utilizzate. Queste non vanno mai assunte di propria iniziativa, ma sempre dopo aver consultato il medico e, una volta scadute, vanno smaltite negli appositi raccoglitori e mai disperse nell’ambiente.

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L’8 settembre 2021 è la Giornata mondiale della fisioterapia

«Il fisioterapista è il professionista sanitario che risponde alle diverse problematiche di movimento e funzione che insorgono dall’infanzia alla terza età». Questo è in estrema sintesi l’ambito d’azione dei fisioterapisti, come si legge nel sito ufficiale dell’Associazione italiana di fisioterapia (Aifi), che prosegue sottolineando che questo specialista «valuta le disfunzioni presenti o potenziali, aiuta a superarle o a prevenirle, aiuta a recuperare un movimento o una funzione perduta, identifica i dispositivi o gli adattamenti ambientali più utili per favorire la massima autonomia». Le molteplici applicazioni delle terapie studiate e messe in pratica da questo settore sanitario e le sue potenziali evoluzioni future vengono presentate l’8 settembre 2021 in occasione della Giornata mondiale della fisioterapia. «Questo giorno – dichiara l’Aifi – è un’opportunità in tutto il mondo per sensibilizzare il cittadino circa il fondamentale contributo che la fisioterapia dà alla salute delle persone di tutte le età e in moltissime condizioni».

Webinar online per cittadini e professionisti.

Per l’edizione 2021 della Giornata mondiale della fisioterapia, la Commissione d’albo nazionale (Cdan) dei fisioterapisti, in collaborazione con l’Aifi, organizza un convegno online indirizzato a cittadini, istituzioni e al mondo dell’informazione. L’evento, intitolato “La fisioterapia rimette in moto la vita: le sfide dell’oggi, le proposte del domani, per la salute dei cittadini”, si tiene l’8 settembre dalle 18.00 alle 20.00 in live streaming su Facebook, YouTube e Periscope dell’Aifi. Il programma del webinar, pubblicato sul sito dell’Associazione, prevede in apertura l’intervento “Il mondo della fisioterapia visto con gli occhi dei cittadini”. A seguire Piero Ferrante, presidente nazionale Cdan fisioterapisti, terrà un approfondimento sul tema “Verso l’ordine dei fisioterapisti: per la promozione della professione e a tutela della salute dei cittadini”. Si parlerà poi di un tema molto attuale, ovvero il contributo della fisioterapia nella pandemia da Sars-Cov2 e nella sindrome Long Covid, argomento sviluppato da Michele Cannone, responsabile nazionale Aifi per le relazioni internazionali, con una serie di interventi di professionisti dalle prime linee dell’emergenza Covid-19.

Il futuro della fisioterapia.

Dopo un approfondimento sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e i risvolti che potrebbe avere sul settore della fisioterapia, verranno affrontati gli sviluppi futuri di questa professione, che si affaccia a una serie di possibili nuovi scenari grazie al contributo delle nuove tecnologie e alle evoluzioni dell’inquadramento formativo. Sul primo aspetto è previsto un intervento sulla teleriabilitazione, che rappresenta un modello operativo molto innovativo per i fisioterapisti. In merito invece alla formazione, si terrà un intervento intitolato “Nuovi scenari per la formazione universitaria e la ricerca: verso una laurea a ciclo unico in fisioterapia”.

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Vulvodinia: disturbo femminile invalidante, ma trattabile  

La vulvodinia è una patologia caratterizzata da dolore cronico alla vulva, che è l’insieme degli organi genitali femminili esterni. In passato era considerata una malattia psicosomatica; attualmente vengono prese in considerazione molteplici cause, che hanno un’origine biologica e dipendono da diversi fattori. La diagnosi è complessa sia perché il più delle volte la vulvodinia non è associata a lesioni, infezioni o disordini neurologici che giustifichino il dolore, sintomo soggettivo e dunque difficile da quantificare, sia perché le donne che ne sono affette provano imbarazzo ad affrontare il problema anche con il medico di fiducia.

Oltre al bruciore e al rossore dell’area, peraltro non sempre riscontrabile, uno dei sintomi più tipici è il dolore durante i rapporti sessuali, condizione definita dispareunia. Si tratta di un disturbo tutt’altro che raro, se si pensa che interessa quasi il 15% della popolazione femminile italiana. Nella vulvodinia spontanea il fastidio è percepito anche in assenza di stimolazione; in altri casi, invece, la vulvodinia può essere provocata da uno stimolo anche lieve, che normalmente non sarebbe fonte di dolore, come l’atto di sedersi oppure andare in bicicletta o indossare biancheria intima e pantaloni stretti. Se colpisce l’intera zona vulvare, si parla di vulvodinia generalizzata; qualora il dolore cronico fosse circoscritto, per esempio al clitoride, la vulvodinia è detta localizzata.

La concomitanza di disordini immunitari, iperstimolazione delle terminazioni nervose implicate nella percezione degli stimoli dolorosi, traumi meccanici e infezioni ricorrenti a carico dell’apparato genitourinario può essere all’origine della vulvodinia, soprattutto se le condizioni citate vengono trascurate. Essendo un disturbo che interessa anche la sfera sessuale e che ha forti ripercussioni sulle relazioni interpersonali, le donne che ne soffrono possono andare incontro ad un grande senso di frustrazione o a una depressione vera e propria, che può necessitare del trattamento con farmaci antidepressivi e di un supporto psicologico.

Per prevenire gli episodi dolorosi occorre preferire assorbenti e indumenti in cotone a quelli sintetici, usare lubrificanti durante i rapporti intimi ed evitare i detergenti aggressivi, che nell’elenco degli ingredienti riportano profumi, conservanti, coloranti, tutte sostanze potenzialmente irritanti. Si può anche ricorrere al lavaggio con sola acqua, senza l’impiego di saponi. Sconsigliato è pure l’utilizzo di salviette umidificate per l’igiene intima, lavande, creme depilatorie, deodoranti, assorbenti interni e proteggislip. Può essere d’aiuto l’assunzione di fermenti lattici, in particolare per prevenire le infezioni recidivanti, mentre va limitato il consumo di alimenti zuccherati e lievitati. Meditazione, yoga, altre ginnastiche dolci e tecniche di rilassamento contribuiscono a ridurre lo stato di tensione dei muscoli pelvici.

Lo specialista in ginecologia, dopo avere condotto un’accurata anamnesi ed effettuato una visita anche con introduzione di speculum vaginale che consenta di escludere altre condizioni morbose come causa del dolore, potrà prescrivere antidolorifici per via sistemica e prodotti topici ad azione anestetica come creme e gel a base di lidocaina. Se venisse riscontrata un’ipercontrattilità della muscolatura perineale e/o vulvare, può essere utile rivolgersi al fisioterapista, che insegnerà alla paziente esercizi mirati per la riabilitazione del pavimento pelvico. La fisioterapia aiuta a contrastare gli spasmi muscolari ed eventualmente può essere associata alla somministrazione di medicinali ad azione miorilassante.

 

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Cambio di stagione, come prepararsi all’arrivo dell’autunno?

Tra tutti i cambi di stagione, il passaggio dall’estate all’autunno è senza dubbio uno dei più temuti. Al cambio della temperatura e alla riduzione delle ore di luce si somma la fine delle vacanze estive e il ritorno alle incombenze quotidiane. Un mix che, a detta degli stessi medici, può creare vari disturbi e generare malessere, sia a livello fisico sia psicologico. Dietro a questo stato ci sono diverse ragioni scientifiche ed esserne consapevoli aiuta ad affrontare i disagi in modo corretto. «Il cambiamento stagionale può causare un senso di malessere – scrive in un articolo universitario Luigi Elio Adinolfi, professore ordinario di medicina interna all’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli -, stanchezza, apatia, difficoltà a svegliarsi e problemi digestivi. Inoltre, si può verificare un incremento della caduta dei capelli. L’organismo è esposto a uno stress termico, che riduce l’efficienza del sistema immune e a un disturbo psicofisico causato prevalentemente dalla riduzione delle ore di luce solare». A questo quadro, il professore aggiunge il fatto che il cambio di temperatura e di umidità favoriscono l’insorgere di malattie da raffreddamento.

Dieta sana e lotta alla sedentarietà.

Una volta compreso che molti dei disagi stagionali sono fisiologici e normali, non bisogna subirli passivamente ma prevenirli laddove possibile. «Occorre evitare gli eccessi alimentari – raccomanda il professor Adinolfi -, in particolare il consumo di grassi, di prendere troppi caffè e di saltare i pasti, particolarmente la colazione, tutte condizioni che espongono il nostro organismo ad affaticamento e stress. Al lavoro, bisognerebbe non trascorrere tutta la giornata seduti, quando è possibile fare una passeggiata, magari nei corridoi illuminati dalla luce naturale. Per incrementare l’attività fisica è consigliabile fare le scale a piedi invece di usare l’ascensore. Di grande aiuto è praticare attività fisica all’aria aperta, anche semplicemente camminare per 30-60 minuti, in quanto favorisce la produzione di endorfine che hanno un effetto positivo sull’umore, riducono i dolori, migliorano l’ossigenazione dei tessuti e lo stato di depressione». Qualche riguardo in più serve infine a scongiurare influenze e raffreddori, evitando luoghi troppo affollati, adeguando l’abbigliamento al nuovo clima e tenendo sempre con sé qualcosa per coprirsi in caso di abbassamento improvviso della temperatura. È poi raccomandato mettersi a riposo ai primi sintomi di raffreddamento.

Un periodo delicato anche per l’umore.

Secondo psichiatri e psicologi, a partire dall’autunno si ravvisa un peggioramento nell’umore di molti individui, tanto che nei casi più gravi si parla di Seasonal affective disorder (Sad), un’espressione tradotta in Italiano con “disordine affettivo stagionale”. Per risollevare il tono dell’umore, Angelos Halaris, psichiatra della Loyola University Health System, citato in un articolo dall’Istituto superiore di sanità, consiglia di «riempire le relazioni di sostanza, agire per raggiungere obiettivi pratici, vantaggiosi per se stessi, soddisfacenti e gratificanti. Occorre poi fare attività fisica ma anche riposare e prendersi cura di sè, bisogna riconoscere i propri limiti e imparare a vivere con i propri difetti, ed essere consapevoli che la depressione, l’esaurimento e la perdita di interessi nella vita possono essere un segnale del disordine affettivo stagionale, causato anche dalla carenza di luce solare. Bisogna uscire di casa anche se il tempo non ce lo consente, esporre gli occhi alla luce naturale per un’ora al giorno e aprire le tende per fare entrare la luce solare in casa».

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Igiene orale, cura quotidiana per una bocca bella e in salute

Trasmettere ai più piccoli le principali operazioni quotidiane legate all’igiene orale aumenta sensibilmente la probabilità di preservare nel tempo una bocca sana. E anche da adulti, nonostante la vita frenetica e il gran tempo trascorso fuori casa, attenersi ai consigli del dentista scongiura conseguenze negative nel lungo periodo. Ogni disturbo legato al cavo orale, infatti, anche se non grave, causa inevitabilmente disagio sia a livello fisico sia estetico. «La prevenzione quotidiana è la base imprescindibile della salute della bocca – spiega Carlo Ghirlanda, presidente dell’Associazione nazionale dentisti italiani (Andi) – e prevede il lavaggio, almeno due volte al giorno, dei denti, sia per i bambini che per gli adulti, utilizzando un dentifricio contenente fluoro, quale importante presidio anti-carie. Lo spazzolino elettrico, secondo i dati più recenti, è più efficace, in virtù del suo movimento rotatorio prestabilito e costante, ma anche il classico spazzolino manuale, se utilizzato correttamente, garantisce una pulizia adeguata. È però necessario sostituirlo idealmente ogni mese, comunque non oltre tre mesi, per garantire l’azione efficace delle setole nella rimozione della placca. La placca non rimossa, formata dai batteri che vivono intorno al dente, induce la formazione del tartaro, che rappresenta un ulteriore ostacolo alla pulizia dei denti».

Detersione dopo i pasti per due-tre minuti.

L’igiene dei denti e della bocca richiede cura e tempo. Gli esperti raccomandano di lavare i denti dopo ogni pasto e comunque mai meno di due volte al giorno. Affinché la detersione sia efficace, è auspicabile spazzolare i denti per almeno due-tre minuti a ogni lavaggio. La scelta dello spazzolino deve essere ponderata: forma e durezza delle setole, impugnatura e dimensioni della testina vanno scelte in base alle caratteristiche personali, come l’età, la sensibilità dei denti e delle gengive ed eventuali situazioni individuali (presenza di apparecchi ortodontici, problemi di smalto, allineamento dei denti…). È in genere consigliato l’uso di una testina medio-piccola in grado di raggiungere tutte le zone della bocca. Non bisogna poi dimenticarsi di accertare il buono stato del proprio spazzolino e sostituirlo se consumato e comunque al massimo ogni due-tre mesi. Le arcate dei denti devono essere accuratamente spazzolate in ogni zona e l’igiene va completata con l’uso del filo interdentale per eliminare la placca batterica dalle zone interdentali che non possono essere raggiunte dalle setole dello spazzolino.

Al di là della carie.

In genere si pensa esclusivamente alla carie come fonte di dolore e di estetica compromessa. Ma a questa patologia sono associati altri tipi di problemi, che possono essere evitati grazie a una corretta igiene. «Le patologie orali colpiscono nel mondo quasi quattro miliardi di persone – dichiara Evangelista Giovanni Mancini, presidente di Fondazione Andi -. Una buona prevenzione e una corretta igiene orale sono fondamentali per evitare di sviluppare malattie che possono influire pesantemente sulla salute della bocca e su quella generale. Le conseguenze della carie possono andare ben oltre il dolore e l’estetica. Infatti, proprio tra i più giovani, è spesso alla base di un minor rendimento scolastico rispetto ai coetanei, così come, se non curata, la carie può creare gravi difficoltà di alimentazione e sonno. Dunque, non è mai troppo insistere sull’importanza del ruolo della prevenzione, attraverso una corretta igiene orale e visite periodiche di controllo».