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Come ridurre il consumo di sodio… con gusto

La maggior parte del sodio che ingeriamo proviene dal sale che mangiamo in alimenti trasformati, confezionati, per lo più di origine industriale. Il limite raccomandato è di 2.300 mg al giorno per persone di età superiore ai 14 anni.

Perché controllare i livelli di sodio nel sangue.

L’eccesso di sodio nel sangue può portare ad aumentarne la pressione. Il sodio attira l’acqua nel flusso sanguigno aumentandone il volume e, di conseguenza, la spinta del fluido dal cuore nelle arterie. Problema che non riguarda soltanto gli adulti ma anche i bambini e gli adolescenti, probabili futuri soggetti ipertesi. L’ipertensione è una condizione in cui la pressione sanguigna resta alta nel tempo, sforza eccessivamente cuore e flusso sanguigno fino a danneggiare organi e arterie. Se incontrollata, può portare a infarto, insufficienza cardiaca, ictus, malattie renali, cecità. Tende ad aggravarsi con l’età, dunque è fondamentale diminuire l’assunzione di sodio anno dopo anno.

I 10 consigli per ridurre il sodio nei pasti.

Diminuire cibi ricchi di sodio (carne e derivati, pizza, panini, snack salati,…), Prima di acquistare un prodotto verificare il quantitativo di sodio riportato sull’etichetta alla voce “Valori nutrizionali”. Confrontare due prodotti simili per categoria ma di marche diverse, per esempio il pane confezionato, Rimanere sotto la soglia giornaliera di sodio consigliata: 5% o meno di sodio a porzione è considerato un valore basso; il 20% o più a porzione è considerato un valore alto, Fare attenzione alle porzioni: la percentuale di sodio indicata su una confezione di cibo già pronto o da cuocere si riferisce in genere a una porzione di quell’alimento o a un certo quantitativo giornaliero minimo o consigliato, Sostituire il sale con le spezie: provare miscele di spezie ed erbe aromatiche che non contengono sale. Evitare gli insaporitori già pronti, sempre ricchi di sale.

A ciò si aggiunge acquistare cibi freschi e controllare se sia stata aggiunta qualche soluzione salina nella confezione, Acquistare verdure in scatola fresche, congelate (senza salsa o condimento) o a basso contenuto di sodio o senza sale. Scegliere condimenti per verdure a basso contenuto di sodio. Preferire olio e/o aceto per le insalate, evitando i condimenti già pronti in monoporzione o le salse per insalate, Sciacquare gli alimenti in scatola contenenti sodio, come fagioli tonno e verdure, prima di mangiarli, Cucinare il cibo da sé senza ricorrere a piatti pronti (confezionati; da ristorazione), Scegliere frutta secca, semi e snack a basso contenuto di sodio o senza sale (come patatine e salatini) oppure sostituirli con carote o bastoncini di sedano.

Da non dimenticare.

Alcuni cibi che non hanno un sapore salato possono, al contrario, contenere parecchio sodio. Affidarsi esclusivamente al sapore dei cibi per selezionare quelli più salati dagli altri non è la scelta migliore. Ad esempio, alcuni cibi ricchi di sodio, come i sottaceti e la salsa di soia, sono salati al palato; altri, come i cereali o i dolciumi, contengono sodio ma non hanno un sapore espressamente sapido. Fare attenzione anche a tutti quei cibi mangiati più volte al giorno: possono aumentare il carico di sodio proprio per un effetto cumulativo delle porzioni, non perché la singola porzione sia di per sé ricca di sodio.

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Apparecchi acustici: cosa c’è da sapere

Più la tecnologia di settore continua a fare progressi, maggiori sono i dettagli e le caratteristiche da considerare nella scelta di un apparecchio acustico adatto alle proprie esigenze. “Le persone che già utilizzano un apparecchio acustico sanno che sceglierne uno non è mai una scelta facile”, afferma Eric Mann, Chief Medical Officer presso l’ufficio della Food and Drug Administration responsabile degli apparecchi acustici. “La perdita dell’udito colpisce le persone in modi diversi. Pertanto, è opportuno scegliere un’apparecchiatura acustica idonea alla propria condizione e al proprio stile di vita”.

Apparecchi acustici: perché usarli.

Si può nascere con un senso dell’udito debole o assente. Oppure si può perderlo via via nel corso della vita, causa logoramento interno dell’orecchio dovuto all’età o per anni di esposizione a rumori forti. Talvolta la perdita dell’udito è temporanea, talaltra è permanente ma può essere migliorata grazie agli apparecchi acustici. Si tratta di dispositivi medici indossati dietro o dentro l’orecchio che aumentano la percezione del volume dei suoni.

Apparecchi acustici: come funzionano.

Gran parte di questi strumenti funziona attraverso la conduzione aerea. Conducono, cioè, il suono amplificato nel canale uditivo. Il suono passa attraverso il timpano e le tre minuscole ossa dell’orecchio medio (il martello, l’incudine e la staffa), per poi arrivare all’interno dell’apparato uditivo. Qui il suono viene elaborato e il segnale acustico inviato al cervello. Coloro che invece hanno problemi con l’orecchio esterno o medio utilizzano apparecchi acustici a conduzione ossea: funzionano inviando il suono attraverso il cranio per arrivare all’orecchio interno.

Tipologie di apparecchi acustici.

Apparecchi retroauricolari (BTE): di dimensioni relativamente grandi, sono formati da una custodia in plastica posizionata dietro l’orecchio e contenente la parte elettronica del dispositivo. Una chiocciola anatomica la collega nel condotto uditivo. Adatti a tutte le età.

Apparecchi con ricevitore nel canale (RIC): posizionati dietro l’orecchio ma più piccoli e meno visibili dei BTE. Un dispositivo acustico RIC è fissato a un tubo contenente un filo il cui apice poggia sul condotto uditivo.

Apparecchi intrauricolari (ITE): occupano completamente l’orecchio esterno (la “coppa” dell’orecchio). L’elettronica dell’apparecchio acustico è racchiusa in un guscio su misura.

Ausili nel canale: sono i più piccoli. L’elettronica è contenuta in un piccolo guscio su misura che si inserisce parzialmente (ITC – Apparecchi acustici endoauricolari) o del tutto (CIC – Completamente Interni al Canale) nel condotto uditivo.

Principali funzioni degli apparecchi acustici.

Microfoni direzionali: captano il suono proveniente da una direzione specifica. Aiutano in una conversazione faccia a faccia, per esempio.

Bobine telefoniche: permettono al dispositivo acustico di captare il suono da telefoni o sistemi audio compatibili in luoghi pubblici (cinema, teatri, luoghi di culto, ecc.).

Connettività wireless: il Bluetooth consente agli apparecchi acustici di interagire con TV, cellulari, pc, tablet, ecc.

La perdita dell’udito potrebbe essere segno di un problema facilmente curabile come il cerume accumulato oppure di un problema più grave come un tumore benigno del nervo uditivo. In ogni caso, se la perdita dell’udito aumenta nel breve periodo e/o se si accusano sintomi associati come ad esempio vertigini o dolore all’orecchio è sempre bene rivolgersi al proprio medico di base per un consulto e una prima diagnosi qualificata.

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Salute dell’intestino, fibre e fermenti per regolarizzare il transito

Dieta equilibrata e movimento sono sempre raccomandati per mantenersi in salute e aumentare il livello di benessere psico-fisico. Per la regolarità intestinale queste norme diventano imprescindibili. L’importanza dell’intestino per la salute dell’organismo è tale da considerare questo organo un “secondo cervello”, come conferma il dottor Francesco Negrini, responsabile dell’unità di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva del Policlinico San Marco che, in un’intervista rilasciata al Gruppo San Donato, ha dichiarato: «L’intestino ha il compito di produrre e selezionare ciò che è indispensabile per il corpo e di espellere le scorie. A svolgere queste funzioni in realtà è la flora batterica intestinale o microbiota, ovvero l’insieme di tutti i microrganismi che ‘abitano’ dentro e sulla superficie dell’intestino. Quando sono in equilibrio tra loro, questi miliardi di batteri sono in grado di favorire i processi digestivi e l’assorbimento, difendere l’organismo da agenti patogeni, rafforzare il sistema immunitario, comunicando direttamente con il sistema nervoso centrale. Per questo motivo l’intestino viene spesso chiamato ‘secondo cervello’».

Fibre e liquidi agevolano il transito.

Le fibre sono senza dubbio l’alleato numero uno per mantenere un intestino sano, perché aumentano la massa delle feci e aiutando il loro transito. Questo significa consumare ricche porzioni di frutta e verdura assieme a tanti liquidi, preferibilmente acqua. «Occorre un apporto di fibre adeguato (in genere da 15 a 20 grammi al giorno) al fine di garantire una consistenza delle feci corretta – si legge nel manuale Msd -. Verdura, frutta e crusca sono eccellenti fonti di fibre. Molti soggetti trovano conveniente consumare 2 o 3 cucchiaini di crusca grezza con cereali o frutta ad alto contenuto di fibre 2 o 3 volte al giorno. Per avere un effetto benefico, le fibre devono essere consumate con molti fluidi». Per aiutare il movimento dell’intestino, è inoltre fondamentale ridurre le ore di sedentarietà e favorire quanto più possibile l’attività fisica.

Fermenti, gli alleati della flora batterica intestinale.

L’irregolarità intestinale può derivare anche da uno squilibrio della flora batterica. «A volte stress, dieta disordinata e farmaci possono rompere l’equilibrio della flora – sottolinea lo specialista – provocando non solo disturbi intestinali, ma contribuendo anche ad abbassare le difese immunitarie e ad aumentare il rischio d’insorgenza di patologie. Per l’equilibrio del microbiota intestinale fondamentali sono una dieta bilanciata, uno stile di vita sano, uniti ad attività fisica regolare. Inoltre, per ripristinare le normali condizioni possono essere utili probiotici e prebiotici». I probiotici sono fermenti lattici viventi e attivi, contenuti in alimenti o integratori in grado di rafforzare l’ecosistema intestinale. «I prebiotici sono invece sostanze non digeribili di origine alimentare che, se assunte in quantità adeguata, promuovono la crescita nel colon di una o più specie batteriche, già presenti nel tratto intestinale, utili allo sviluppo della microflora» – affermano gli specialisti del Gruppo San Donato.

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Obesità, uno dei maggiori problemi di salute pubblica

Venerdì 4 marzo è stata la Giornata mondiale dell’obesità che nell’edizione 2022 ha avuto lo slogan «Everybody Needs to Act». A ricordare l’importanza di questa tematica è stato l’Istituto superiore di sanità (Iss) il quale ha sottolineato che «l’obiettivo dell’edizione 2022 era puntare l’attenzione sulla necessità di agire in modo comune e collettivo contro l’obesità, uno dei maggiori problemi di salute pubblica. Nel mondo, si stima che circa 800 milioni di persone vivano in questa condizione riconosciuta come patologia e altri milioni sono a rischio di svilupparla. È ormai acquisito come le radici dell’obesità siano profonde e, nello scenario attuale, l’unica via perseguibile per ottenere progressi è quella data dall’impegno congiunto e dalla collaborazione di tutti i settori e le forze sociali».

Tra i principali punti della giornata sono stati evidenziati i diversi aspetti che caratterizzano questa condizione con cui è necessario fare i conti. In particolare «l’obesità è un problema globale, una questione che può essere affrontata solo attraverso il lavoro congiunto di tutte le parti sociali, qualcosa di cui nessuno dovrebbe soffrire da solo e sentirsi vittima di stigma». Lo stesso Iss ricorda la diffusione dell’obesità in Italia. In particolare «i dati riferiti dagli intervistati PASSI (18-69enni) e PASSI d’Argento (ultra 65enni) relativi a peso e altezza portano a stimare l’Indice di Massa Corporea (IMC) e definire persona obesa chi ha IMC ≥ 30». Inoltre «dai dati 2017-2020 dei sistemi di sorveglianza PASSI e PASSI d’Argento, emerge che l’obesità riguarda l’11% dei 18-69enni e il 14% degli ultra 65enni, e che il profilo di salute e la qualità della vita delle persone in condizione di obesità sono più compromessi rispetto al resto della popolazione che non ne soffre».

Cosa fare contro l’obesità e come muoversi per un approccio alla problematica? La figura di riferimento è il medico che, in qualità di professionista sanitario, può aiutare, attraverso un approccio multidisciplinare, ad avviare un percorso in tal senso. Il medico può rivedere la tua storia di peso, gli sforzi per perdere peso, l’attività fisica e le abitudini di esercizio, i modelli alimentari e il controllo dell’appetito, quali altre condizioni hai avuto, farmaci, livelli di stress e altri problemi sulla tua salute. Il medico può anche rivedere la storia sanitaria della tua famiglia per vedere se potresti essere predisposto a determinate condizioni. Anche il farmacista può aiutare ad approcciare a guidare la persona in tal senso. Ciò mediante una serie di suggerimenti che possono guidare il paziente e motivarlo a un percorso più strutturato.

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Farmacovigilanza, cos’è e come inoltrare le segnalazioni di reazioni avverse

Con il termine “farmacovigilanza” s’intende un insieme di attività volte a monitorare, sotto vari aspetti, la sicurezza dei medicinali. A coordinare le iniziative e a raccogliere e valutare i dati è l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), che spiega: «Le iniziative di farmacovigilanza sono finalizzate all’identificazione, valutazione, comprensione e prevenzione degli effetti avversi o di qualsiasi altro problema correlato all’uso dei medicinali, per assicurare un rapporto beneficio/rischio favorevole per la popolazione». Ogni reazione avversa o dubbia correlata all’assunzione di un farmaco è oggetto di studi clinici, letteratura scientifica, rapporti inviati dalle industrie farmaceutiche, ecc. «L’Aifa – prosegue l’Agenzia – promuove programmi e studi di farmacovigilanza attiva con l’obiettivo di aumentare le conoscenze sui medicinali e definire meglio la loro sicurezza d’uso, migliorare le modalità con cui vengono utilizzati, stabilire un profilo di sicurezza che meglio corrisponda alla reale pratica medica e descrivere in maniera più realistica le caratteristiche dei pazienti in trattamento».

La normativa europea.

La farmacovigilanza è organizzata e regolamentata da una normativa europea, che stabilisce ruoli e responsabilità precisi per tutte le parti, al fine di razionalizzare le attività tra gli Stati Membri anche attraverso una ripartizione delle attività con condivisione del lavoro svolto, evitando duplicazioni. La normativa è anche volta a incrementare il coinvolgimento dei pazienti e degli operatori sanitari, migliorando i sistemi di comunicazione delle decisioni prese e la trasparenza. All’interno della European medicines agency (Ema) opera il “Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza” (Prac) in cui sono rappresentati tutti gli Stati membri. «Esso – precisa l’Aifa – segue tutti gli aspetti della gestione dei rischi derivanti dall’utilizzo dei medicinali per uso umano, anche per quanto riguarda l’individuazione, la valutazione, la riduzione e la comunicazione relativi al rischio di reazione avverse».

Le segnalazioni dei pazienti.

In questo processo anche i pazienti svolgono un ruolo importante, in quanto chiamati in prima persona a riferire eventuali reazioni sospette sperimentate a seguito dell’assunzione di un farmaco. Per reazione avversa s’intende un effetto nocivo, e non voluto, conseguente all’uso di un medicinale. Come precisa l’Aifa, «sono oggetto di segnalazione anche reazioni derivanti da errore terapeutico, abuso, misuso, uso off label, sovradosaggio ed esposizione professionale». Per effettuare le segnalazioni esiste una procedura europea e nazionale. «In tutti i paesi dell’UE – dichiara l’Agenzia – i pazienti possono segnalare direttamente le sospette reazioni avverse. In Italia questa possibilità è già prevista da anni mediante modulo cartaceo, ma d’ora in avanti, in accordo anche alla nuova direttiva, le segnalazioni potranno essere effettuate anche via web. Tutte le segnalazioni di reazioni avverse confluiranno nel database europeo Eudravigilance ma con una tempistica diversificata a seconda della gravità della reazione (entro 15 giorni per le segnalazioni gravi ed entro 90 giorni per quelle non gravi) e saranno accessibili al pubblico». In Italia è possibile compilare la scheda di segnalazione e inviarla al Responsabile di farmacovigilanza della propria struttura di appartenenza via e-mail o fax (https://www.aifa.gov.it/responsabili-farmacovigilanza) o fare la segnalazione direttamente online sul sito VigiFarmaco seguendo la procedura guidata.