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Farmacista territoriale, un professionista sanitario disponibile e competente

La presenza capillare delle farmacie sul territorio è un privilegio di cui non tutti i paesi del mondo godono. In un presidio farmaceutico sono presenti farmacisti laureati, costantemente aggiornati non solo sui medicinali, ma anche sulle principali tematiche di salute. Nell’ultimo decennio la farmacia si è evoluta per andare oltre la dispensazione e il consiglio sul farmaco, inserendo anche numerosi servizi sanitari di cui i cittadini possono usufruire per tenere monitorato il proprio stato di salute con l’assistenza del farmacista. Misurare la pressione arteriosa, la glicemia, effettuare l’autoanalisi delle urine, eseguire un holter pressorio o cardiaco e un elettrocardiogramma sono tutti accertamenti che oggi possono essere effettuati in modo sicuro e pratico in molte farmacie italiane. A questi, si sono aggiunti i servizi legati alla pandemia, come i test antigenici rapidi Covid-19 e i vaccini. Per poter offrire queste prestazioni, i farmacisti sono tenuti per legge a seguire corsi di abilitazione e aggiornamento, che ne garantiscono la competenza e la costante preparazione scientifica. È inoltre obbligatorio anche predisporre i locali della farmacia nei quali si eseguono gli esami in modo appropriato per assicurare al cittadino igiene, sicurezza e tutela della privacy.

Farmaci e consulenza.

Il farmacista è il professionista sanitario con la più approfondita conoscenza dei farmaci, dei loro componenti, dei lori effetti, interazioni e controindicazioni. È quindi buona norma consultare un farmacista ogniqualvolta si cerca un rimedio farmaceutico non prescritto direttamente dal medico, anche se si tratta di un medicinale che non richiede la ricetta. Lo stesso vale per integratori, parafarmaci e fitoterapici. Anche i cosiddetti rimedi naturali contengono principi attivi che possono avere effetti indesiderati o interagire con altri farmaci. Per questo è quanto mai opportuno consultarsi con un farmacista prima di acquistarli e assumerli. In caso di terapia prescritta dal medico, inoltre, il farmacista possiede adeguate competenze per fornire al paziente un’utile consulenza in caso di problematica riscontrate durante l’assunzione di un medicinale. Rivolgersi con fiducia a questo professionista aiuta a curarsi in modo corretto e controllato, evitando il fai da te. Occorre poi sottolineare che la farmacia è sempre aggiornata anche riguardo la disponibilità dei medicinali e le eventuali problematiche relative alle forniture e saprà quindi indicare al paziente cosa fare in caso di carenze di farmaci.

Esami e screening in farmacia.

Da quanto è stata autorizzata la Farmacia dei servizi, i presidi farmaceutici territoriali possono scegliere di inserire nella propria offerta anche una serie di prestazioni sanitarie, quali esami e test diagnostici di vario tipo. Questa possibilità offre ai cittadini grande flessibilità e praticità nell’esecuzione di alcuni accertamenti che prima potevano essere effettuati solo in ambulatorio o in ospedale, con le relative distanze e tempi di attesa. Come già detto, i farmacisti devono seguire corsi di abilitazione e aggiornamento per garantire un elevato livello di preparazione e devono predisporre adeguatamente i locali dove svolgere i servizi nel rispetto della sicurezza e della privacy del cittadino. Tra i servizi oggi disponibili, è possibile eseguire holter pressorio, holter cardiaco ed elettrocardiogramma, i cui esiti vengono inviati a un medico specialista che rinvia in farmacia il referto da consegnare al paziente. È inoltre possibile misurare la pressione arteriosa, la glicemia ed effettuare un’autoanalisi delle urine in pochi minuti. Per conoscere quali servizi sono attivi nella propria farmacia d’interesse, basta chiedere direttamente al farmacista che illustrerà le prestazioni attive.

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Forza muscolare, allenamento regolare per stare meglio oggi e domani

Quando si intraprende un’attività fisica, si possono scegliere sport o esercizi mirati a specifici risultati. Uno di questi è il miglioramento della forza muscolare. L’allenamento studiato per questa finalità è chiamato anche “di resistenza”, perché consiste nello svolgimento di esercizi che portano i muscoli a un’intensa contrazione provocata da una forza, in genere determinata da pesi, che oppone resistenza. Questa può anche essere generata dal corpo stesso, come avviene eseguendo flessioni, addominali o piegamenti sulle gambe (squat). L’allenamento di resistenza non migliora solo la forza dei muscoli ma anche la loro flessibilità. Se l’esercizio è regolare, si ottengono anche benefici cardiovascolari, come confermano gli esperti del manuale Msd: «In base alla modalità dell’esercizio, l’allenamento di forza può recare un beneficio lievemente inferiore ai fini della forma cardiovascolare, rispetto all’esercizio aerobico. Tuttavia, un’attività regolare, ad alta intensità, finalizzata ad allenare la forza può essere tanto favorevole quanto l’esercizio aerobico in termini di beneficio cardiovascolare». Un altro vantaggio che si può ottenere allenando la forza con costanza è la riduzione del peso. «A lungo termine – confermano gli esperti – l’aumento della massa muscolare aiuta a dimagrire e perdere grasso corporeo, perché il muscolo utilizza una maggiore quantità di calorie, anche a riposo, rispetto agli altri tipi di tessuto, in particolare quello lipidico».

Gli esercizi da eseguire.

L’allenamento per migliorare la forza muscolare prevede solitamente la ripetizione di vari esercizi volti a far lavorare muscoli o gruppi muscolari specifici. «In genere – spiegano gli esperti – si inizia dalle gambe, per poi allenare la parte superiore della schiena, il torace, le spalle e quindi le braccia. Di norma, esercizi particolari vengono eseguiti in serie. Ogni serie comprende 8-12 ripetizioni dell’esercizio, eseguito di continuo». L’allenamento di forza deve sempre prevedere adeguati tempi di recupero tra una seduta e l’altra e, a volte, può essere utile alternare anche le fasce muscolari da allenare. «La frequenza di allenamento è un fattore essenziale – si legge sul manuale Msd -. I muscoli cominciano a strapparsi quando sottoposti a sforzo intenso con una frequenza superiore a ogni due giorni. Il giorno dopo un carico di lavoro adeguato, sono presenti lesioni microscopiche e sanguinamento a carico delle fibre muscolari, che è probabilmente il motivo del dolore muscolare. Questo indolenzimento stimola i muscoli a ripararsi spontaneamente e ad aumentare di massa per adattarsi a un più elevato stato di funzionalità. Chi si allena deve assicurare alla muscolatura almeno 48 ore circa di riposo dopo l’esercizio. Dopo un allenamento molto intenso, un gruppo muscolare può richiedere parecchi giorni per recuperare completamente, e pertanto diventare più forte. Di conseguenza, nell’allenamento di forza, è solitamente meglio alternare i gruppi muscolari da allenare».

Benefici a lungo termine.

Una buona forza muscolare porta diversi benefici anche nel lungo periodo. Gli esperti sostengono infatti, che chi ha mantenuto nel tempo un buon livello di forza muscolare con esercizi adeguati, ha maggiori possibilità di invecchiare meglio. «Una maggiore massa muscolare significa anche una maggiore capacità funzionale negli anni successivi, che aiuta a rimanere indipendenti con l’avanzare dell’età. Negli anziani, in particolare nei soggetti fragili come gli ospiti delle case di cura, un aumento della massa muscolare migliora il recupero da patologie critiche fornendo all’organismo riserve di proteine necessarie per la guarigione».

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Dieta post-vacanze, le regole per un’alimentazione detox

Finite le feste natalizie, la gran parte delle persone si ritrova stanca e appesantita. Questo dipende in genere da tre fattori concomitanti, molto ricorrenti durante le festività invernali. Il primo è rappresentato dagli eccessi alimentari e alcolici, che in questo periodo dell’anno raggiungono l’apice. Fattore a cui si unisce la generale maggior sedentarietà di chi, in vacanza, dorme di più e passa molto più tempo a casa, non di rado proprio seduto a tavola tra pranzi e cenoni. Terzo fattore che influenza l’aumento di peso è la tipologia degli alimenti che si consumano tipicamente durante le ricorrenze natalizie, solitamente molto ricchi, conditi ed elaborati. Il risultato di una o più settimane con questo tenore alimentare, non compensato da una moderata attività fisica, è non solo qualche chilo di troppo, ma anche una sorta di apatia. Ciò accade perché l’organismo ha accumulato troppe tossine, per cui diviene importante depurarsi. Come dichiara la biologa nutrizionista Manuela Mapelli, che svolge la sua professione al Palazzo della salute Wellness Clinic, «Le tossine sono i rifiuti che si accumulano nell’organismo. Se diventano eccessive, si possono presentare segnali come stanchezza, difficoltà digestive, aumento di peso, gonfiore addominale associato a stipsi e ridotta capacità nel perdere peso».

Aiutare il fegato nella depurazione dell’organismo.

Come spiega la dottoressa Mapelli, è il fegato il principale organo deputato alla detossificazione di tossine e scorie. «Nonostante sia un organo caratterizzato dalla capacità di autoripararsi, a volte può succedere che la quantità di tossine risulti superiore alla normale possibilità di smaltimento. Questo può verificarsi, ad esempio, se si è abituati a un’alimentazione eccessiva e non equilibrata che va a sbilanciare le capacità detox del fegato e influisce negativamente sul metabolismo degli zuccheri e dei grassi». Per aiutare la funzionalità del fegato e la sua azione detossificante, è utile fare un periodo di dieta detossinante, che andrà a ripristinare l’equilibrio fisiologico. Una scelta saggia specie se l’eccesso alimentare e alcolico si è protratto per tutte le vacanze natalizie e si avverte pesantezza e difficoltà digestiva.

Quali alimenti scegliere.

La dieta detox non è un regime restrittivo, ma uno schema alimentare che va a selezionare prevalentemente ingredienti con funzione detossinante. La dottoressa Mapelli segnala tra questi l’importanza delle fibre, specie se solubili, come verdura, frutta, cereali integrali e legumi, e degli Omega 3, come pesce azzurro, frutta secca e semi oleosi. Da evitare invece le farine bianche, gli zuccheri semplici, i fritti, le carni grasse, gli insaccati e i formaggi stagionati. Per raggiungere un vero effetto detox è poi fondamentale idratarsi, bevendo almeno due litri di acqua o tisane, in quanto l’acqua veicola le tossine verso gli organi depuratori e ne favorisce l’eliminazione. È infine fondamentale praticare attività fisica con regolarità, così da smaltire i chili di troppo e beneficiare dell’effetto salutare del movimento.

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Colesterolemia sotto controllo, l’apparato cardiovascolare ringrazia

Nei paesi industrializzati le dislipidemie, cioè alterazioni dei livelli ematici di lipidi, rappresentano uno dei principali fattori di rischio per l’insorgenza di patologie cardiovascolari. I lipidi implicati sono colesterolo e trigliceridi, trasportati nel torrente circolatorio da specifiche proteine, con cui formano complessi di grosse dimensioni definiti lipoproteine. Nello specifico, il colesterolo è trasferito dai tessuti al fegato tramite lipoproteine ad alta densità (HDL). Quando si trova combinato in questa forma, si sente spesso parlare di “colesterolo buono”. Le lipoproteine a bassa densità (LDL) sono invece deputate al trasporto del colesterolo dal fegato ai tessuti e, nel linguaggio comune, il colesterolo legato a queste proteine viene indicato come “colesterolo cattivo”. L’ipercolesterolemia può essere ereditaria, e in questo caso non è strettamente correlata alle abitudini alimentari, o non ereditaria, dipendente da fattori esterni come l’eccessiva introduzione di lipidi con la dieta o l’impiego di alcuni farmaci, così come dalle complicanze di certe malattie. Nelle farmacie che offrono il servizio è possibile misurare i livelli plasmatici di colesterolo attraverso una semplice, rapida e indolore procedura di autoanalisi. I livelli di colesterolo totale devono essere inferiori a 200 mg/dl, quelli del colesterolo LDL inferiori a 100 mg/dl e HDL superiori a 60 mg/dl.

L’incremento della concentrazione del colesterolo totale è direttamente implicato nello sviluppo dell’aterosclerosi. A livello dell’epitelio di rivestimento dei vasi sanguigni di grande e medio calibro, il deposito di colesterolo, insieme ad altri lipidi e sostanze di diversa natura, porta alla formazione della placca ateromatosa. Ciò determina una riduzione del diametro dei vasi con calo dell’afflusso di sangue ai tessuti irrorati. Si può arrivare a un distacco della placca con occlusione parziale o totale del vaso, che può provocare infarto del miocardio, ictus, aneurismi.

Il calo di peso e l’attività fisica incrementano il colesterolo HDL. Si consiglia quindi di approfittare della clemenza del clima per inserire in agenda una bella passeggiata quotidiana. La dieta deve prevedere una riduzione non solo dei cibi contenenti colesterolo, ma anche degli acidi grassi saturi. Vanno privilegiati gli acidi grassi monoinsaturi, presenti ad esempio nell’olio di oliva, e polinsaturi, in particolare ω-3. La più importante fonte di ω-3 di origine animale è l’olio ricavato dal fegato di alcuni pesci, come il merluzzo, che si può trovare in commercio concentrato all’interno di pratiche capsule molli, mentre la principale sorgente vegetale di questi acidi grassi è l’olio di semi di lino. Via libera anche a cereali integrali, legumi, frutta, verdura e pesce. Carni magre, uova e latte vanno consumati con moderazione; burro, lardo, strutto e margarina andrebbero banditi dalla tavola.

Per tenere sotto controllo il colesterolo, oltre alla dieta si possono impiegare integratori contenenti fitosteroli, che si ricavano dagli oli vegetali, proteine della soia e monacolina K. Quest’ultima è una statina naturale ed è disponibile in farmacia nei prodotti a base di riso rosso fermentato. Se l’alimentazione e l’uso di supplementi dietetici non fossero sufficienti ad ottenere un’apprezzabile riduzione dei livelli di colesterolo nel sangue, potrebbe essere necessaria una terapia farmacologica, su prescrizione medica.

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Rosacea, disturbo dermatologico piuttosto frequente

La rosacea fa parte dei disturbi dermatologici che interessano il viso, con il tipico rossore, capillari ben visibili e talvolta la comparsa di brufoletti, che si distinguono dall’acne per l’assenza di comedoni o punti neri e di contenuto purulento. I segni caratteristici si manifestano prevalentemente sulla cute di guance e naso, sebbene non siano rari i casi in cui ad essere colpite siano altre parti del volto, come le palpebre e le congiuntive, oppure il cuoio capelluto.

La malattia, di cui ad oggi le cause restano ignote, si presenta soprattutto nei soggetti di età compresa tra i trenta e i cinquant’anni, colpendo in prevalenza il sesso femminile; è stata inoltre riscontrata una certa predisposizione famigliare. Lo specialista in dermatologia può effettuare la diagnosi dall’osservazione dei segni clinici sopra citati, anche se a volte la rosacea può provocare lesioni molto simili a quelle acneiche e risultare difficile da riconoscere, in particolar modo negli individui dalla carnagione scura.

Si possono individuare quattro stadi di dermatite. La fase iniziale è definita pre-rosacea e il paziente riferisce una sensazione di pizzicore alla pelle. Nel secondo stadio, detto vascolare o di couperose, oltre all’eritema compaiono gonfiori localizzati e ingrossamenti dei piccoli vasi sanguigni superficiali, definiti teleangectasie. La fase successiva viene chiamata infiammatoria per la presenza di papule e pustole. La quarta ed ultima fase, nota come tardiva, non sempre si presenta: se si interviene per tempo con trattamenti adeguati è possibile prevenire questo stadio della malattia, nel corso del quale i tessuti diventano iperplastici, cioè aumentano di dimensioni, e si può formare il cosiddetto rinofima, un ingrandimento del naso dovuto alla tumefazione delle ghiandole deputate alla secrezione del sebo.

Tra gli agenti scatenanti, si ricordano l’assunzione di bevande calde o alcoliche e di alimenti piccanti, l’esposizione alle radiazioni solari, al vento e a caldo e freddo estremi, così come gli sbalzi termici improvvisi, la pratica di attività sportive intense, stress psicofisici e l’impiego di alcune classi di farmaci, tra cui l’antiaritmico amiodarone e i cortisonici per via nasale o topica.

Poiché la rosacea è una malattia a decorso cronico, non esiste una terapia farmacologica che consenta la completa guarigione, ma i sintomi possono essere tenuti sotto controllo evitando i fattori scatenanti, utilizzando antibiotici per bocca o da applicare localmente prescritti dal medico, impiegando prodotti cosmetici appositamente formulati per ridurre l’arrossamento cutaneo, che il farmacista di fiducia saprà consigliare al meglio. In caso di teleangectasie è utile il ricorso a sedute di laserterapia, mentre nelle fasi avanzate di rinofima potrà essere necessaria l’asportazione del tessuto eccedente per mezzo della dermoabrasione, una tecnica che trova impiego in dermatologia e in medicina estetica.