Il 5 maggio di ogni anno si celebra la Giornata mondiale del lavaggio delle mani, iniziativa curata dall’organizzazione mondiale della sanità, con l’intento di ricordare l’importanza di un gesto semplice, quanto estremamente efficace, per prevenire le infezioni trasmissibili nell’ambiente domestico ma soprattutto negli ambienti ospedalieri e di cura. Il lavaggio delle mani è dunque un atto fondamentale con il quale senza il minimo sforzo si può limitare la diffusione di germi e batteri. Negli ultimi anni ha preso piede la vendita e l’utilizzo di saponi arricchiti con diverse sostanze definite “germicide”, etichettati come “antibatterici”. Tali prodotti promettono di garantire un ulteriore livello di pulizia delle mani. Tuttavia, secondo quanto emerso da una recente analisi della Food & Drug Administration (Fda), ente di controllo governativo statunitense per la sicurezza di alimenti e farmaci, le promesse garantite da tali prodotti, non sembrerebbero essere mantenute.
Secondo la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti, infatti, non ci sono abbastanza elementi per dimostrare scientificamente che i saponi antibatterici da banco (Otc) usati in ambito domestico, siano più efficaci rispetto ad acqua e sapone, nella prevenzione della trasmissione malattie. A quanto riferito dall’ente, «i benefici dell’utilizzo di sapone per le mani antibatterico non sono stati dimostrati». Non solo. L’uso di tali detergenti solleverebbe anche la questione relativa a potenziali effetti negativi sulla salute. In sostanza, la Fda avrebbe chiesto la relativa documentazione di tali saponi antibatterici alle aziende produttrici e le stesse non sarebbero state in grado di produrre dati utili a confermare – o smentire – la comprovata efficacia. «Seguire semplici pratiche di lavaggio delle mani – spiega Theresa M. Michele, della Divisione di prodotti farmaceutici senza prescrizione della Fda – è uno dei modi più efficaci per prevenire la diffusione di molti tipi di infezioni e malattie a casa, a scuola e altrove. Non possiamo non consigliarlo abbastanza. È semplice e funziona».
Autore: L'Incontro
Il servizio informativo per i pazienti del Centro "L'Incontro" a Teano (CE).
Mantenere alta l’attenzione sulla dipendenza dal fumo, ma anche concedere la possibilità di restare 24 ore senza fumo e magari tentare un’uscita definitiva dal vizio. Sono queste le principali motivazioni che alla base della ricorrenza della Giornata mondiale senza tabacco. La celebrazione, indetta dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) il 7 aprile 1988, vedrà nell’edizione dell’anno in corso lo slogan “Non lasciare che il tabacco ti tolga il respiro”. Frase emblematica e che non lascia spazio all’immaginazione sulle conseguenze negative che il fumo, seppur in maniera subdola e graduale, porta alla salute dell’uomo. Come è noto infatti, anche a causa del gran numero di sostanze derivanti dalla combustione del tabacco, il fumo rappresenta una tra le principali cause del cancro al polmone, ma anche di problemi alla salute derivanti dal danneggiamento dell’apparato respiratorio. Si parte da irritazione, aumento del muco, bronchite acuta ed enfisema polmonare, per poi proseguire ed estendersi ad altri distretti ed apparati, passando dunque ad impotenza nell’uomo, declino mentale, invecchiamento precoce della pelle. Nelle donne, i danni coinvolgono anche l’utero, provocano la menopausa anticipata, diminuisce la fecondità, aumentando il rischio di aborti, parti prematuri e nascite sottopeso. Per non parlare dei problemi come aumento l’incidenza di gengiviti, ulcere gastro-duodenali.
Difficoltà che, per la loro gravità, non giustificano in alcun modo la dipendenza dal fumo di sigaretta. Scegliendo di smettere, il fumatore potrà sin da subito percepire di vantaggi immediati. Tosse e catarro si riducono drasticamente, si riduce il numero di affezioni, bronchiti croniche, migliora la qualità del sonno, migliora lo stato di pelle e capelli, l’alito diventa più gradevole, sino a ridurre il rischio di tumore, migliora la circolazione e l’efficienza fisica. Cosa fare per smettere di fumare? In primo luogo è necessario darsi una motivazione e quindi provare ad interrompere il fumo di sigaretta. Se non si ha la possibilità di vincere da soli questa partita, è possibile ascoltare il proprio medico o farmacista di fiducia al fine di avere delucidazioni su quali rimedi possono aiutare in questo frangente. Al momento esistono sul mercato prodotti sostitutivi della nicotina, che comunque contengono nicotina, nonché diversi farmaci che bloccano l’azione della nicotina sui recettori. Per questi ultimi è necessaria la prescrizione del medico curante. In tutti i casi, un primo passo per tentare la liberazione dalla dipendenza da nicotina e stare per almeno 24 ore senza accendere una sigaretta. Passo che può essere seguito da ulteriori mosse per smettere definitivamente di fumare.
La resistenza agli antibiotici è un fenomeno in base al quale il batterio responsabile di un’infezione diventa forte e vigoroso al punto da non essere più soggetto all’azione dei vari farmaci per combatterlo. La resistenza può essere provocata, tra gli altri motivi, da un uso non moderato di antibiotici, soprattutto nei casi in cui vengono somministrati in una situazione di mancato bisogno, come ad esempio nelle infezioni da virus o nelle più comuni patologie transitorie non legate ai batteri. In aggiunta a ciò, a contribuire al fenomeno dell’antibiotico-resistenza è l’uso continuo di antibiotici in agricoltura, al punto che, in futuro, non sarà possibile più combattere le infezioni con i farmaci attualmente disponibili.
Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Advanced Science fornisce prove che i mirtilli potrebbero anche aiutare nella lotta contro i batteri. Quando vengono trattati con molecole derivate da mirtilli, i batteri patogeni diventano più sensibili a dosi più basse di antibiotici. Inoltre, i batteri non sviluppano resistenza agli antibiotici, secondo i risultati dei ricercatori della McGill University e dell’INRS (Institut national de la recherche scientifique) di Montreal.
Data la credenza popolare che bere succo di mirtillo è utile contro le infezioni del tratto urinario, i ricercatori hanno cercato di scoprire di più sulle proprietà molecolari della bacca trattando vari batteri con un estratto di mirtillo. I batteri selezionati per lo studio erano quelli responsabili delle infezioni del tratto urinario, della polmonite e della gastroenterite (Proteus mirabilis, Pseudomonas aeruginosa ed Escherichia coli).
Ebbene, le analisi hanno dimostrato che l’estratto di mirtillo aumenta la sensibilità batterica agli antibiotici agendo in due modi. In primo luogo, rende la parete cellulare batterica più permeabile all’antibiotico e, in secondo luogo, interferisce con il meccanismo utilizzato dai batteri per pompare fuori l’antibiotico. Di conseguenza, l’antibiotico penetra più facilmente e i batteri hanno un tempo più difficile per liberarsene, il che spiega perché il farmaco sia efficace a dosi più basse.
Il fumo è stato a lungo collegato a un aumentato rischio di malattie cardiovascolari e gravi eventi cardiaci come infarti e ictus. Tuttavia, un recente studio portato a termine da un gruppo di ricercatori della Nanjing Medical University di Jiangsu, in Cina, ha fatto luce su come il fumo influisca negativamente sul rischio di un secondo ictus, nei pazienti che ne avevano già uno. Nello specifico, è stato evidenziato che «i fumatori hanno avuto un rischio più elevato di un secondo ictus rispetto alle persone che non hanno mai fumato affatto, anche se sono riusciti a smettere dopo il primo ictus». Tuttavia, i fumatori che hanno smesso dopo il primo ictus avevano il 29% in meno di probabilità di avere un secondo rispetto alle persone che continuavano a fumare.
Ne consegue che, spiega Allan Hackshaw, ricercatore all’University College di Londra nel Regno Unito non coinvolto nello studio, secondo quanto riportato da Reuters, «fumare dopo un ictus ha gli stessi effetti sul corpo di prima del primo ictus». In aggiunta a ciò, il fumo «può portare a problemi con il flusso di sangue nel cervello, e contribuire a formare coaguli nei vasi sanguigni – e uno di questi aumenta la possibilità di avere un ictus». Per questo motivo, è bene eliminare completamente il fumo dopo un primo ictus. Ciò anche perché la sola diminuzione del fumo ridurrebbe il rischio, tuttavia, lo studio ha dimostrato che «smettere completamente ha una grande riduzione del rischio di un secondo ictus».
Il 16 marzo 2019 è entrata in vigore la ricetta elettronica veterinaria. Come per i medicinali ad uso umano, anche quelli per animali di compagnia e di grande taglia dovranno essere prescritti attraverso l’emissione del documento in forma digitale. Una volta dal medico veterinario, se necessario, verrà prescritto il farmaco e rilasciato in fase di prescrizione un promemoria di ricetta elettronica con un codice univoco ed il Pin. A quel punto, in farmacia si potrà ritirare il farmaco necessario. Il farmacista comunicherà l’avvenuta spedizione della ricetta in tempo reale al ministero della Salute. Questo nuovo meccanismo consentirà di monitorare con attenzione le prescrizioni e allo stesso tempo intervenire se e quando necessario. È il caso degli antibiotici: un utilizzo attento infatti, derivante da uno stretto monitoraggio, consentirebbe una maggiore sicurezza sia per gli animali che per esseri gli umani.
Ad un mese dall’avvio della ricetta elettronica veterinaria nonostante i primi disservizi segnalati relativi ad una lentezza di erogazione della prescrizione, ma anche in fase di spedizione della ricetta, il ministero della Salute fa sapere che tali problematiche sono quasi del tutto rientrate. Inoltre, da quando la prescrizione è diventata obbligatoria, sono state prescritte «586mila ricette con una punta di 34.988 il 6 maggio», coinvolgendo ben 7.880 tra farmacie, parafarmacie e depositi autorizzati alla vendita diretta. In aggiunta a ciò, il dicastero evidenzia che «in ogni caso, resta al medico veterinario la facoltà di decidere sul proprio onorario, in piena autonomia, senza alcun tipo di interferenza e secondo quanto previsto dalle norme vigenti e la deontologia professionale. Il medico veterinario, dunque, non può essere obbligato né alla gratuità, né a tariffe fisse per l’emissione di una ricetta. La ricetta del medico veterinario può essere gratuita o a pagamento, secondo la stessa libertà di onorario che pre-vigeva all’introduzione della ricetta elettronica veterinaria».