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Coronavirus, quali sono le fonti valide per informarsi?

La situazione di emergenza sanitaria legata alla diffusione dell’epidemia di coronavirus ha determinato la nascita di sentimenti di preoccupazione tra la popolazione, accompagnati dal conseguente bisogno di reperire informazioni per far fronte ai disagi che le restrizioni disposte dagli ultimi decreti comportano. Per questo motivo, giornali, telegiornali e siti web dedicano la loro attenzione quasi esclusivamente all’emergenza che stiamo vivendo.

In parallelo all’avanzata del coronavirus si diffondono spesso notizie prive di fondamento scientifico e di dubbia provenienza, catalogate come ‘fake news’. Queste hanno contribuito a creare un clima di confusione generale. È utile osservare che la circolazione di notizie provenienti da fonti non verificate potrebbe generare un allarmismo in aggiunta alle sensazioni di impotenza, spaesamento, angoscia, ansia. Per orientarsi in uno scenario di continuo cambiamento, è bene dunque fare riferimento a comunicazioni provenienti da fonti accreditate e riconosciute.

I siti istituzionali prevedono spazi dedicati alla popolazione che è libera di esaminare contenuti facilmente comprensibili e aventi per oggetto notizie dell’ultima ora, ai fini di acquisire una maggiore conoscenza degli eventi. Quali sono le fonti originarie su cui poter fare affidamento?Tra i siti in lingua inglese, è utile consultare quelli dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), più in particolare e dell’area europea, al link https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019 e http://www.euro.who.int/en/health-topics/health-emergencies/coronavirus-covid-19. Comunicazioni rilevanti vengono pubblicate anche dallo European center for disease control (Ecdc), agenzia dell’Unione europea in materia di diffusione e controllo delle malattie, reperibili al portale https://www.ecdc.europa.eu/en/novel-coronavirus-china.

Quanto alle fonti in italiano, diversi sono i punti dove potersi mantenere correttamente informati. Tra questi, i siti del ministero della Salute e della Protezione civile, consultabili rispettivamente ai link http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus e http://www.protezionecivile.gov.it/attivita-rischi/rischio-sanitario/emergenze/coronavirus, insieme al portale EpiCentro dell’Istituto superiore di sanità (ISS), al link https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/.

In ultimo, tenendo conto dell’autonomia delle singole regioni in materia di assistenza sanitaria, è utile considerare la sezione dedicata alla sanità presente sul sito della Regione di residenza o in cui si ha il domicilio, che si compone come segue: https://www.regione.nomedellaregione.it. Un ulteriore supporto di non poco conto, soprattutto su tematiche legate alla salute, può essere fornito dal proprio medico curante o dal farmacista di fiducia: entrambi potranno supportare il cittadino mediante l’apporto di notizie affidabili e quanto più aggiornate.

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L’inquinamento atmosferico è uno dei rischi per la salute più pericolosi del mondo

L’aria inquinata è un pericolo per la salute pubblica che non può essere eluso. È noto che l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico aumenta i rischi di malattie cardiovascolari e respiratorie. Gli scienziati del Max Planck Institute for Chemistry e del University Medical Center Mainz hanno calcolato in un nuovo studio che l’aspettativa globale e pubblica della perdita di vita causata dall’inquinamento atmosferico è superiore a molti altri fattori di rischio come fumo, malattie infettive o violenza.

L’inquinamento atmosferico ha causato 8,8 milioni di morti premature in tutto il mondo nel 2015. Ciò corrisponde a una riduzione media dell’aspettativa di vita pro capite di 2,9 anni. In confronto, il fumo di tabacco riduce l’aspettativa di vita in media di 2,2 anni (7,2 milioni di morti), l’HIV / AIDS di 0,7 anni (1 milione di morti), le malattie parassitarie e trasmesse da vettori come la malaria – di 0,6 anni (600.000 morti) .

«L’inquinamento atmosferico – sostengono i ricercatori – supera la malaria come causa di morte prematura di un fattore 19; supera la violenza di un fattore di 17 e l’HIV / AIDS di un fattore di 9. Dato l’enorme impatto sulla salute pubblica e sulla popolazione mondiale, si potrebbe dire che i nostri risultati indicano una pandemia di inquinamento atmosferico».

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Ulipristal acetato, autorità raccomandano interruzione assunzione

«Il Comitato per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza dell’EMA (Prac) ha raccomandato alle pazienti di interrompere l’assunzione di ulipristal acetato 5 mg (Esmya e medicinali equivalenti) per i fibromi uterini mentre la revisione di sicurezza è in corso». È quanto rende noto l’Agenzia italiana del farmaco in un comunicato diramato lo scorso 17 marzo 2020. La stessa agenzia sottolinea che «nessuna nuova paziente deve iniziare il trattamento con tali medicinali che saranno temporaneamente sospesi nell’Unione Europea durante la revisione».

È utile evidenziare che lo stesso Ulipristal acetato è utilizzato anche per la contraccezione di emergenza, per la quale le agenzie sottolineano che «non vi è alcuna preoccupazione sul danno epatico con questi medicinali».

Infine, l’Agenzia europea per i medicinali rende noto che «se sta assumendo ulipristal acetato per fibroma uterino, contatti il suo medico curante per un consiglio sulle alternative terapeutiche». In aggiunta a ciò, «consulti il suo medico o il farmacista se ha dei quesiti o dubbi sul suo trattamento» oppure «contatti il suo medico immediatamente se si manifestano sintomi di danno epatico come stanchezza, perdita di appetito, dolore addominale, ingiallimento della pelle, oscuramento delle urine, nausea e vomito».

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Coronavirus, Iss: «Nei fumatori il rischio di finire in terapia intensiva è più del doppio»

La salute dei fumatori potrebbe essere messa a serio rischio con la diffusione del coronavirus. Oltre ad essere un pericolo per la salute, il virus rende ancora più vulnerabili i soggetti che non riescono a rinunciare alla consueta fumata. Ad accendere i riflettori sulla problematica è uno studio citato sul portale ufficiale dell’Istituto superiore di sanità (Iss). «Non ci stupisce –  si legge nell’articolo – che recentissimi studi relativi al Covid-19 abbiano evidenziato un rischio di malattia più severa tra i fumatori».

Più nel dettaglio, spiegano i ricercatori dell’Iss, «un terzo in più dei fumatori positivi al Covid-19 presentava all’atto del ricovero una situazione clinica più grave dei non fumatori e per loro il rischio di aver bisogno di terapia intensiva e ventilazione meccanica è più che doppio». In aggiunta a ciò, «questi studi ipotizzano anche che la condizione di fumatore spieghi la differenza di genere nel tasso di letalità riscontata che sarebbe del 4,7% negli uomini contro il 2,8% nelle donne. Infatti, la prevalenza di fumatori in Cina è molto elevata e supera il 50% mentre quella delle donne è inferiore al 3%».

Per questo motivo, avverte l’Iss, «cessare di consumare qualsiasi prodotto del tabacco è perciò oggi ancor più importante». Proprio in merito alla cessazione del fumo, l’Istituto ricorda che «smettere di fumare è possibile In Italia abbiamo i Centri antifumo, presenti su tutto il territorio nazionale, dove operano specialisti in grado di aiutare i fumatori nel percorso della cessazione dal consumo dei prodotti del tabacco anche attraverso interventi personalizzati». Per fruire dei servizi ad essi correlati è possibile chiamare il «Telefono Verde contro il fumo 800 554088, attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 16 per informazioni e sostegno nel cambiamento».

Per ulteriori informazioni su quanto descritto in questo articolo è possibile far riferimento al medico curante o al proprio farmacista di fiducia.

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Coronavirus, i consigli dell’Iss su «cosa non fare»

La diffusione del coronavirus in Italia mette la vita di ogni individuo di fronte allo stravolgimento delle normali abitudini quotidiane. A ciò si aggiungono le recenti restrizioni che impongono la necessità di restare al proprio domicilio, con la finalità di ridurre al minimo le possibilità di contagio e quindi la diffusione dell’infezione virale. In merito agli atteggiamenti da adottare in situazioni come queste, l’Istituto superiore di sanità (Iss) ha pubblicato lo scorso febbraio una serie di misure che i cittadini non devono seguire, pur essendo in una situazione di emergenza.

Si tratta di tre consigli il primo dei quali riguarda l’approvvigionamento di generi alimentari. L’Iss specifica che «non è necessario fare scorte di generi alimentari. Gli esercizi commerciali, nelle zone che attualmente non sono sede di focolai epidemici, sono normalmente aperti e garantiscono il rifornimento di tutti i prodotti». In aggiunta a ciò, la stessa organizzazione ricorda che «il lavaggio con acqua e sapone, se ben effettuato, garantisce una perfetta igiene delle mani». Per questo motivo, sottolinea l’Iss, «non è necessario dunque andare a caccia di gel o soluzioni disinfettanti quando le farmacie e altri punti vendita rimangono sprovvisti di questi prodotti».

Infine, un ultimo suggerimento riguarda gli animali da compagnia. L’Iss evidenzia in merito che «al momento non ci sono evidenze scientifiche sulla trasmissione del nuovo coronavirus dagli animali di compagnia». Ne consegue che, alla luce di quanto evidenziato, «è comunque una buona regola igienica, per proteggersi da altri patogeni più comuni, lavarsi le mani con acqua e sapone dopo avere accudito gli animali».