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Menopausa e diabete: un complesso intreccio ormonale e metabolico

La menopausa è una fase naturale della vita di una donna, caratterizzata da una diminuzione dei livelli di ormoni sessuali. Il processo, che in media inizia intorno ai 52 anni, segna la fine della capacità riproduttiva della donna. La menopausa può avere effetti significativi sulla salute generale, in particolare sul cuore e sulle ossa, a causa della perdita della protezione degli estrogeni. La situazione diventa ancora più complessa quando si considera l’interazione tra menopausa e diabete. Nelle donne sane, il sistema ormonale funziona in un equilibrio complesso, come un’orchestra sincronizzata. Tuttavia, nelle donne con diabete, la diminuzione degli estrogeni può causare squilibri. La condizione può portare a una serie di complicazioni, tra cui un aumento della resistenza all’insulina e un peggioramento del diabete di tipo 2.

Diabete e menopausa: un intreccio complesso. Il diabete può influenzare la funzione ovarica e, di conseguenza, l’età della menopausa. In alcune donne con diabete a esordio tardivo, l’aumento di peso può ritardare l’inizio della menopausa. Tuttavia, in altre donne, un controllo non ottimale della glicemia può causare un danno cronico alle pareti interne dei vasi sanguigni, portando a un invecchiamento precoce della riserva ovarica e quindi a una menopausa anticipata. Uno studio ha dimostrato che le donne con diabete preesistente, sia di tipo 1 che di tipo 2, tendono ad entrare in menopausa prima delle donne senza diabete. Inoltre, la presenza di diabete di tipo 2 può triplicare il rischio di menopausa precoce.

Menopausa, diabete e salute generale. La menopausa può essere un fattore di rischio per l’insorgenza del diabete? Non esiste una relazione diretta tra menopausa e sviluppo del diabete di tipo 2. Tuttavia, il declino dei livelli di estrogeni può portare ad un aumento di peso e alla resistenza all’insulina, che predispone alla malattia. Tale rischio è più elevato nelle donne in sovrappeso e obese. Le donne con diabete possono sperimentare sintomi della menopausa più intensi. I livelli elevati di glucosio nel sangue possono aumentare il rischio di infezioni, come infezioni del tratto urinario e infezioni vaginali. La menopausa può causare rapporti sessuali dolorosi a causa dei cambiamenti ormonali che portano alla secchezza vaginale, e il diabete può danneggiare le cellule nervose della vagina, contribuendo all’aumento del dolore.

Possibile insorgenza di aterosclerosi. Infine, sia la menopausa che il diabete possono aumentare il rischio di malattie cardiovascolari e osteoporosi. Durante la menopausa, i cambiamenti ormonali possono aumentare l’infiammazione e favorire l’insorgenza di aterosclerosi, già presente di per sé nella malattia diabetica. Pertanto, il diabete e la menopausa agiscono come un circolo vizioso che deve essere riconosciuto e trattato. È utile ricordare che questo articolo non intende sostituire il consulto con il medico curante. Se la problematica presentata dovesse perdurare, è necessario contattare il medico curante o il medico specialista di riferimento.

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Gestione dell’ipertensione: il ruolo dei medici e dei farmacisti per la salute dei pazienti

L’ipertensione, comunemente nota come “pressione alta”, è una condizione che richiede un monitoraggio costante e un’adeguata gestione per prevenire complicazioni a lungo termine. Nella fase di esordio di tale condizione, infatti, l’ipertensione potrebbe non presentare sintomi evidenti. In questo contesto, il ruolo dei medici e dei farmacisti è fondamentale. I professionisti sanitari non solo forniscono le necessarie prescrizioni mediche, ma offrono anche un supporto informativo e consulenziale indispensabile per la corretta gestione della malattia. I medici, in particolare, sono responsabili della diagnosi dell’ipertensione e della prescrizione del trattamento più adatto al singolo paziente. Monitorano costantemente l’andamento della pressione arteriosa e, se necessario, aggiustano il trattamento in base all’evoluzione della condizione.

Il contributo dei farmacisti nel monitoraggio dell’ipertensione. Allo stesso tempo, i farmacisti possono svolgere un ruolo nel monitoraggio dell’ipertensione. Essi, infatti, sono il primo punto di contatto per i pazienti e possono fornire consigli utili sulla gestione quotidiana della malattia. I farmacisti possono aiutare i pazienti a comprendere meglio le indicazioni mediche e a seguire correttamente il piano terapeutico prescritto. Inoltre, possono fornire informazioni preziose sui possibili effetti collaterali dei farmaci per l’ipertensione e su come gestirli. I farmacisti possono anche consigliare i pazienti su stili di vita salutari che possono contribuire a mantenere la pressione arteriosa sotto controllo, come una dieta equilibrata e l’attività fisica regolare.

La collaborazione tra medici e farmacisti per la salute dei pazienti. La collaborazione tra medici e farmacisti è fondamentale per garantire la migliore gestione possibile dell’ipertensione. L’approccio cosiddetto “integrato” permette di fornire ai pazienti un supporto completo, che va dalla diagnosi alla gestione quotidiana della malattia. È importante ricordare che, nonostante il ruolo dei medici e dei farmacisti, la gestione dell’ipertensione richiede anche un impegno attivo da parte del paziente. Seguire attentamente le indicazioni mediche e adottare uno stile di vita sano sono passaggi fondamentali per mantenere la pressione arteriosa sotto controllo. Il consiglio del farmacista non intende sostituire il consulto con il medico curante. Qualora la problematica presentata dovesse perdurare, è necessario contattare il medico curante o il medico specialista di riferimento.

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Prodotti per medicina estetica e diabete, l’Aifa: «Non vanno acquistati da canali non autorizzati»

L’8 settembre 2023 l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha diramato una nota informativa importante in cui ha spiegato di aver rilevato un aumento delle segnalazioni di prodotti pericolosi acquistati attraverso canali non autorizzati. Le segnalazioni riguardano principalmente prodotti utilizzati nei trattamenti di medicina estetica e farmaci a base di semaglutide, indicati per il trattamento del diabete mellito di tipo 2. Mentre, nel campo della medicina estetica, le segnalazioni di vendita illegale e/o di falsificazione riguardano prevalentemente soluzioni iniettabili per il viso, come la tossina botulinica e i filler dermici a base di acido ialuronico. Tali prodotti, pubblicizzati su siti web o su piattaforme social, sono stati utilizzati da personale privo di abilitazione in numerose cliniche non autorizzate sul territorio nazionale.

Tossina botulinica e filler dermici: uso e abuso. La tossina botulinica è un farmaco soggetto prescrizione medica e deve essere somministrato da medici con specifiche competenze professionali. Anche i filler dermici, pur essendo dispositivi medici e non medicinali, devono essere prescritti e somministrati da medici abilitati. Come sottolineato dall’Aifa, i prodotti non possono essere acquistati online, né da parte di strutture sanitarie né da privati cittadini. Le analisi effettuate sui prodotti acquistati online hanno rilevato la loro falsificazione. Per quanto riguarda i farmaci a base di semaglutide, la loro falsificazione rappresenta un’ulteriore casistica emergente e altrettanto pericolosa. In Italia, il principio attivo semaglutide è contenuto in un medicinale commercializzato con obbligo di prescrizione medica e quindi non vendibile o acquistabile online.

Il caso del medicinale a base di semaglutide. Un aumento della domanda di un farmaco a base di semaglutide ha determinato stati di carenza e, di conseguenza, un aumento dell’offerta illegale sul web del prodotto non originale. In Svizzera, sono stati registrati numerosi ricoveri causati dall’assunzione di versioni falsificate del medicinale contenente semaglutide, acquistate dai pazienti attraverso siti web non autorizzati alla vendita di medicinali. Anche le autorità di Croazia, Polonia, Brasile e Sudafrica hanno diramato alert e comunicazioni in seguito al rinvenimento di confezioni falsificate di farmaci a base di semaglutide. I prodotti, acquistati illegalmente online, sono un serio pericolo per la salute, in quanto non è possibile stabilire la loro provenienza, chi li ha prodotti e come siano stati conservati. È utile ricordare che questo articolo ha come scopo primario quello di assicurare una informazione trasparente sui fenomeni illegali, nella consapevolezza che la corretta comunicazione rappresenti un importante strumento a tutela della salute pubblica e di ogni cittadino-paziente. Il consiglio del farmacista non intende sostituire il consulto con il medico curante. Se la problematica presentata dovesse perdurare, è necessario contattare il medico curante o il medico specialista di riferimento.

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Corticosteroidi a uso inalatorio: le indicazioni per la corretta conservazione

Il 15 settembre 2023, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha ricordato le istruzioni per la conservazione dei medicinali contenenti beclometasone dipropionato e formoterolo fumarato diidrato, presenti nella forma farmaceutica soluzione pressurizzata per inalazione. L’Aifa ha voluto ribadire le corrette modalità di conservazione di questi farmaci, basandosi sulle indicazioni riportate nel foglio illustrativo, nel paragrafo “Come conservare il medicinale”. Per quanto riguarda la Confezione singola contenente un contenitore da 120 erogazioni, l’Aifa ha sottolineato che il medicinale non deve essere utilizzato per più di 3 mesi dopo l’acquisto in farmacia e mai oltre la data di scadenza indicata sulla confezione e sull’etichetta. Inoltre, l’inalatore non deve essere conservato a una temperatura superiore ai 25°C.

Dettagli per la conservazione delle confezioni doppie. Per la confezione doppia contenente due contenitori da 120 erogazioni, le indicazioni sono leggermente diverse. Prima dell’uso, l’inalatore deve essere conservato in frigorifero (tra 2 °C e 8 °C). Dopo il primo utilizzo, l’inalatore non deve essere conservato a una temperatura superiore ai 25°C per un periodo massimo di 3 mesi. Le informazioni fornite in questo articolo non intendono sostituire il consiglio del farmacista o del medico curante. Se i sintomi persistono, è necessario contattare il medico curante o il medico specialista di riferimento.

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Uso del digitale, i pediatri Fimp: «Non prima dei 9 anni di età»

L’accesso controllato e consapevole ai dispositivi digitali può contribuire allo sviluppo della coordinazione visuo-motoria nei bambini, stimolando la loro creatività e la capacità di risolvere problemi. Tuttavia, è essenziale che l’uso di tali strumenti sia moderato e inizi non prima dei 9 anni, evitando l’uso dei social network. Fino a questa età, è cruciale non privare i bambini delle interazioni dirette con i genitori, i coetanei e l’ambiente circostante, fondamentali per un corretto sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale.

Le raccomandazioni dei pediatri. Queste sono le raccomandazioni contenute nella Guida “Bambini e adolescenti in un mondo digitale”, prodotta dalla Federazione italiana medici pediatri (Fimp) e presentata durante il congresso nazionale 2023. Nel congresso, è stata data particolare importanza al corretto uso delle tecnologie digitali, con un focus sulle sfide educative per le famiglie del terzo millennio e sul delicato tema della prevenzione e del contrasto di maltrattamento e abuso sui minori. La guida dei pediatri Fimp identifica specifiche fasi di età in cui si consiglia ai genitori se, quando e come introdurre l’uso delle tecnologie digitali, con l’obiettivo di sostenere una crescita sana e proteggere bambini e adolescenti dai rischi psico-sociali come il cyberbullismo. Il pediatra di famiglia svolge un ruolo educazionale per i genitori, nel supportarli nella mediazione del rapporto dei propri figli con le tecnologie digitali.

Indicazioni per le diverse fasce d’età. Secondo la guida, prima dei 3 anni è opportuno evitare il più possibile l’uso degli schermi, in quanto il bambino ha bisogno di costruire i suoi riferimenti spazio-temporali. Dai 3 ai 6 anni, è importante incoraggiare il gioco con i coetanei e scoprire tutte le possibilità sensoriali e manuali, evitando l’uso di smartphone o tablet personali. Dai 6 ai 9 anni, età in cui si scoprono le regole del gioco sociale, è consigliabile limitare l’uso di Internet. Infine, dai 9 ai 12 anni, quando il ragazzo inizia a rendersi autonomo dai riferimenti familiari, il web può rappresentare un valido strumento per esplorare nuovi contenuti adatti alla sua età, sotto la supervisione dei genitori, ma si consiglia di evitare la partecipazione diretta ai social network. I pediatri, dunque, suggeriscono ai genitori di porre domande ai propri figli per stimolare riflessioni su quello che hanno visto o letto online, il che contribuisce anche a instaurare un rapporto di maggiore confidenza e alleanza. I genitori, d’altro canto, hanno il compito di monitorare l’uso dei dispositivi e verificare l’eventuale dipendenza dallo schermo, che può essere spesso il sintomo e non la causa di un malessere psicologico o sociale.