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Sognare a occhi aperti: quando si esagera diventa un disturbo

Quante volte ci è stato detto “Smettila di sognare a occhi aperti e torna con i piedi per terra!”? Eppure sognare a occhi aperti, come si suol dire, può essere davvero molto utile. Non solo allevia gradevolmente la noia ma la ricerca ha dimostrato che la nostra capacità di allontanarci con la mente dal presente può stimolare la creatività, agevolare la risoluzione di problemi, aumentare la nostra abilità di organizzarci e neutralizzare quel senso negativo di solitudine.

Sogni a occhi aperti: positivi vs disadattivi.

Sognare a occhi aperti fa parte della nostra esperienza quotidiana anche quando non ci facciamo caso. Se considerati come pensieri slegati da ciò che si sta facendo in un dato momento, occupano una buona parte della nostra vita da svegli. Tuttavia si stima che il 2,5% degli adulti sogni troppo a occhi aperti, sperimentando quello che viene definito come disturbo dei “sogni a occhi aperti disadattivi”. I sognatori a occhi aperti disadattivi sognano compulsivamente a occhi aperti, al punto che i loro sogni interferiscono con il normale svolgersi delle attività quotidiane.

Che cos’è un sogno a occhi aperti disadattivo? I sogni a occhi aperti più comuni durano pochi secondi mentre quelli disadattivi possono prolungarsi anche per delle ore. Secondo uno studio, i sognatori a occhi aperti disadattivi trascorrono in media almeno la metà delle loro ore di veglia immersi in queste visioni oniriche costruite appositamente per essere sognate. Sono mondi paralleli spesso fantastici, dalle trame complesse e intricate, capaci di evolversi nel corso del tempo se non addirittura di anni. Si tratta di immaginari gratificanti per chi li sogna, al punto da creare una sorta di dipendenza nei loro confronti. Il sognatore a occhi aperti disadattivo ha bisogno di sognarli tanto che quando viene interrotto o non gli è possibile farlo prova profondo fastidio e nervosismo.

Disadattivo: un sogno che non si può fermare.

La maggior parte dei sognatori a occhi aperti disadattivi trova perfino difficile fermare o ridurre la quantità di tempo da dedicare ai propri sogni. Un sogno a occhi aperti diventa disadattivo quando se ne perde il controllo, quando occupa gran parte del proprio tempo nell’arco di una giornata, avendo la precedenza su tutto ciò che concerne la vita reale. La capacità di creare mondi paralleli da sognare potrebbe avere origine in età infantile e costituire, allora come oggi in età adulta, un rifugio dalle angosce della vita reale, un mondo interiore sicuro e confortevole in cui rifugiarsi.

Perché i sogni a occhi aperti diventano disadattivi.

Sognare a occhi aperti da adulti in questa modalità compulsiva può rivelarsi come una sorta di strategia mentale per distrarsi da fatti spiacevoli, per evitare di affrontare traumi ed eventi difficili della vita, così come un modo per compensare l’isolamento sociale. Eppure, sognare a occhi aperti rischia di diventare un una dipendenza che alimenta gli stessi problemi che intendeva alleviare. Forse non sorprende che i sogni a occhi aperti disadattivi tendano a manifestarsi insieme ad altri disturbi, fra i quali il disturbo da deficit di attenzione, iperattività, ansia, depressione e disturbo ossessivo-compulsivo.

Sogni a occhi aperti disadattivi: conseguenze.

Nel momento in cui i sogni a occhi aperti disadattivi diventano la priorità di chi li sogna, a scapito di bisogni fisici e sociali, ne conseguono inevitabilmente problemi sul lavoro, a scuola, nelle relazioni interpersonali. Molti sognatori a occhi aperti disadattivi affermano di provare disagio psicologico, insonnia e sentimenti di vergogna e, pertanto, non dicono a nessuno di sognare a occhi aperti. Finora gli interventi curativi adottati tendono combinare trattamento psicologico, cognitivo comportamentale e mindfulness ma la scienza ha ancora molta strada da fare per elaborare maggiori, e più mirate, opzioni terapeutiche.

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Anziani e farmaci: il Decalogo per un uso corretto e sicuro

L’utilizzo di farmaci in modo sicuro ed efficace è importante per tutti i pazienti, ma per gli anziani, questo diventa ancora più critico. Gli anziani sono spesso più vulnerabili agli effetti collaterali dei farmaci, e sono più inclini a complicazioni e interazioni tra farmaci. Qui di seguito è il Decalogo per gli anziani che vogliono usare i farmaci in modo corretto e sicuro. Mantieni un registro dei tuoi farmaci: Inizia a tenere un registro dei farmaci che assumi, incluso il nome del farmaco, il dosaggio e il momento in cui lo assumi. Questo può essere utile per il medico in caso di emergenza o per verificare eventuali interazioni tra i farmaci. Segui sempre le istruzioni: Segui sempre le istruzioni del medico o del farmacista e non assumere mai farmaci in dosi superiori o inferiori a quelle prescritte.

Non interrompere mai un farmaco senza consultare il medico: Anche se ti senti meglio, non interrompere mai un farmaco senza prima consultare il medico. Alcuni farmaci richiedono una graduale riduzione del dosaggio per evitare effetti collaterali. Informa il medico di tutti i farmaci e integratori che assumi: Assicurati di informare il medico di tutti i farmaci e gli integratori che assumi, compresi quelli senza prescrizione medica. Evita l’alcol: Evita di bere alcolici mentre assumi farmaci, poiché questo può aumentare il rischio di effetti collaterali o di interazioni tra farmaci. Non condividere i farmaci: Non condividere mai i tuoi farmaci con altre persone, poiché i farmaci possono essere pericolosi se presi senza prescrizione medica o in dosi sbagliate.

Conserva i farmaci correttamente: Conserva i tuoi farmaci in un luogo fresco e asciutto e seguendo le istruzioni sulla conservazione specifiche riportate sull’etichetta del farmaco. Non assumere farmaci scaduti: Non assumere mai farmaci scaduti, poiché potrebbero non essere efficaci o addirittura dannosi. Controlla sempre l’etichetta del farmaco: Controlla sempre l’etichetta del farmaco per verificare il dosaggio e le istruzioni per l’uso corretto. Chiedi aiuto: Se hai dubbi o preoccupazioni sui tuoi farmaci, chiedi sempre aiuto al medico o al farmacista. Medico e farmacista sono sempre disponibili a chiarire i dubbi sull’uso dei farmaci.

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Quale musica aiuta a prendere sonno più facilmente?

Ascoltare musica per addormentarsi è una pratica piuttosto comune. Tuttavia non è così scontato che la musica che ascoltiamo sia quella giusta per agevolare il sonno. I ricercatori dello studio pubblicato su Plos One hanno esaminato circa un migliaio di playlist musicali su Spotify proposte appositamente dai loro autori per conciliare il riposo notturno.

Quali sono le musiche più ascoltate per addormentarsi?.

In base alla loro analisi delle playlist di Spotify i ricercatori hanno evidenziato che quelle più ascoltate per addormentarsi erano le musiche ambientali. Tuttavia altrettanto abbondantemente ascoltate erano tracce pop e brani indie o rap. Come mai? Sembrerebbero brani troppo vivaci per poterci cullare e invitarci al sonno. La spiegazione sta, secondo gli studiosi, nei meccanismi di funzionamento del nostro cervello. Esso infatti lavora, non solo ma anche, attraverso il riconoscimento di schemi.

Canzoni pop vs ninna nanne.

Se per esempio le canzoni pop che ascoltiamo sono strutturare in modo simmetrico e prevedibile, senza particolari o improvvisi cambiamenti di ritmo e/o melodia, potrebbero fungere da ninna nanna, proprio come quelle che ci canticchiavano mamma e papà da bambini. Un altro elemento che favorisce il sonno è la familiarità con il pezzo in ascolto, al di là del suo genere musicale. Qualsiasi novità, qualunque canzone nuova o poco conosciuta, non sortirebbe lo stesso effetto. Tutto ciò che in qualche modo risulta “sconosciuto” manterrà sveglio il cervello.

Perché ascoltiamo musica per addormentarci.

La musica che ascoltiamo la sera per favorire il sonno ha un effetto rilassante, calmante, talvolta meditativo e contemplativo dentro noi stessi. Può essere ascoltata anche al buio o con poca luce diffusa, per esempio quella di un abat-jour, il che aiuta ulteriormente a chiudere gli occhi e a riposare. Se abbiamo bisogno di ascoltare musica una vota coricati molto probabilmente è proprio perché ci aiuta a chiudere gli occhi e lasciarci andare al riposo notturno.

I consigli degli esperti.

Meglio ascoltare musica senza cuffie prima di addormentarsi o ricordarsi di rimuoverle. È preferibile utilizzare uno sleep timer per spegnere automaticamente la riproduzione sonora e, in linea di massima, seguire le buone pratiche per dormire bene, evitando di guardare schermi digitali (TV, pc, tablet, smartphone). Possibilmente, andare a letto sempre alla stessa ora. La prima regola di un buon riposo notturno è un rigido programma sonno-veglia. Sembra semplice da rispettare ma nella pratica non lo è affatto. Un trucco per abituarsi a una sana routine del sonno è quello di individuare un segnale che regolarmente la faccia scattare: in altre parole, un alert riconoscibile dal nostro cervello, come potrebbe essere, ad esempio, proprio la musica che ascoltiamo.

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Dna, farmaci e loro effetti collaterali: uno studio europeo

I risultati di un progetto di ricerca pluriennale in farmacogenetica messo a punto al CRO – Centro di Riferimento Oncologico di Aviano sono stati pubblicati in questi giorni dalla rivista scientifica The Lancet. Si è trattato uno studio di respiro europeo che ha coinvolto circa 7.000 pazienti in sette Paesi UE. Scopo della ricerca è stato quello di dimostrare che le peculiarità genetiche di ciascun paziente interagiscono con i farmaci somministrati e con conseguenti variazioni negli eventuali effetti collaterali.

Genetica e reazioni ai farmaci.

I ricercatori di Aviano hanno mappato il Dna di 1.232 pazienti ed esaminato 12 geni direttamente coinvolti negli effetti avversi ai farmaci. Quello che hanno scoperto è che i pazienti ai quali è stata somministrata una terapia farmacologica compatibile con le loro caratteristiche genetiche hanno manifestato una notevole riduzione degli effetti collaterali dei farmaci, a differenza dei pazienti ai quali era stata prescritta una terapia standard.

Farmaci oncologici ed effetti collaterali.

Questo studio, finanziato dal programma Horizon 2020, ha analizzato in particolare le reazioni avverse ai farmaci utilizzati nelle terapie oncologiche con l’obiettivo di prevenirle attraverso un attento esame genetico dei pazienti. In base alla mappa genetica del paziente, la scelta del farmaco da somministrare e il suo relativo dosaggio possono abbassare significativamente il rischio di effetti collaterali.

L’importanza dei test genetici.

I test del Dna per delineare una terapia farmacologica a misura di paziente diventano pertanto fondamentali. E non solo per migliorare le strategie di cura e la salute dei pazienti, ma anche per le ripercussioni economiche collegate ai costi sociali che le reazioni avverse ai farmaci possono causare. A ciò si aggiungono i promettenti sviluppi futuri della farmacogenetica e delle raffinate tecnologie analitiche che richiede. Basti pensa che, per esempio, nel 2010 presso il Polo Tecnologico di Pordenone è stata fondata la prima start-up dedicata alla farmacogenetica, alla medicina personalizzata basata sul Dna e all’avanzamento tecnologico di queste discipline.

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Disponibile la guida Aifa «Cosa fare quando “manca” un farmaco?»

Le carenze di farmaci sono un problema che colpisce il sistema sanitario italiano e che richiede una gestione attenta e puntuale. L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha adottato una serie di procedure per affrontare le carenze di approvvigionamento di farmaci e garantire la disponibilità di farmaci essenziali per i pazienti. Il primo passo nella gestione delle carenze di farmaci è la segnalazione tempestiva all’Aifa da parte dei produttori di farmaci. Questa segnalazione deve contenere informazioni dettagliate sulla carenza, inclusi i motivi, la durata prevista, la quantità di prodotto disponibile e le misure adottate per mitigare l’impatto della carenza sui pazienti.

Garantire la continuità della cura per i pazienti.

L’Aifa, dopo aver ricevuto la segnalazione, valuta la situazione e adotta una serie di misure per garantire la continuità della cura per i pazienti. In primo luogo, l’Aifa può cercare di reperire il prodotto mancante da altri fornitori nazionali o internazionali. In caso contrario, può autorizzare l’importazione di farmaci equivalenti da altri paesi dell’Unione Europea o di altre parti del mondo. In alternativa, l’Aifa può autorizzare l’uso di farmaci alternativi o la modifica delle modalità di somministrazione del farmaco per garantire la continuità della cura per i pazienti. In ogni caso, l’Aifa lavora in collaborazione con le autorità sanitarie regionali per garantire che i pazienti ricevano la terapia adeguata.

Comunicazione efficace sulle carenze di farmaci.

Per garantire la trasparenza e la comunicazione efficace sulle carenze di farmaci, l’Aifa pubblica sul suo sito web un elenco aggiornato dei farmaci che sono soggetti a carenze di approvvigionamento. L’elenco include informazioni sulla durata prevista della carenza, le misure adottate dall’Aifa e le modalità di gestione della carenza. La gestione delle carenze di farmaci è una priorità per l’Aifa e per tutto il sistema sanitario italiano. Le procedure adottate dall’Aifa garantiscono la continuità della cura per i pazienti, anche in situazioni di carenza di approvvigionamento di farmaci. La collaborazione tra l’Aifa e le autorità sanitarie regionali è fondamentale per garantire la disponibilità di farmaci essenziali per tutti i pazienti che ne hanno bisogno. Si rimanda alla sezione “Documenti allegati” per le istruzioni operative.