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Resistenza agli antibiotici in Italia, presentate diverse iniziative dell’Aifa

L’antibiotico-resistenza è un fenomeno sulla base del quale uno specifico batterio può essere “resistente” all’attività di un farmaco con azione antimicrobica. Il problema è esacerbato dall’uso non mirato di terapie antibiotiche. Lo stesso ministero della Salute ha specificato che «l’antibiotico-resistenza è in aumento in molti Paesi, rendendo problematica la terapia di molte infezioni, ed è aggravata anche dalla mancanza di nuovi antibiotici in commercio o in fase di sperimentazione, che risultano efficaci nel trattamento di infezioni altrimenti incurabili». Il fenomeno per quanto monitorato richiede sempre l’attenzione da parte del paziente che può in ogni caso sentire il proprio medico curante o il farmacista di fiducia.

Manuale antibiotici AWaRe.

In tale ottica, l’Agenzia italiana del farmaco ha presentato le più recenti iniziative del gruppo di lavoro Cts Aifa-Opera per ridurre la resistenza agli antibiotici in Italia. In occasione della giornata di presentazione – nella quale sono intervenuti il direttore generale Nicola Magrini, Evelina Tacconelli (Università di Verona), Patrizia Popoli (presidente della Commissione Tecnico Scientifica, Cts) e Federico Marchetti (U.O. Pediatria e Neonatologia di Ravenna) – l’Aifa ha fatto sapere che «è stato pubblicato il “Manuale antibiotici AWaRe”, edizione italiana del volume presentato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a dicembre 2022 (“The Who AWaRe Antibiotic Book”)».

Le pubblicazioni presentate.

La stessa agenzia inoltre ha sottolineato che «dalle raccomandazioni globali dell’Oms sono state inoltre selezionate, calibrate e adattate al contesto epidemiologico e alla disponibilità dei farmaci in Italia le dieci sindromi di più facile osservazione nell’adulto e nel bambino». Ciò dando vita a due differenti tomi: «I contenuti sono confluiti in due pubblicazioni “Trattamento delle infezioni batteriche comunitarie più frequenti nell’adulto/nel bambino secondo i princìpi del The Who AWaRe Antibiotic Book” (presto disponibili) e saranno liberamente accessibili sul sito dell’Agenzia, anche tramite App».

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Cosa mangiare quando si allatta?

In genere le madri che allattano hanno bisogno di più calorie per soddisfare le loro esigenze nutrizionali, per sé stesse e per il neonato. La dieta seguita prima e durante l’allattamento condiziona i valori nutrizionali del latte materno ma anche la stessa produzione lattea della madre. Se l’apporto calorico giornaliero di una donna di media corporatura è di 2.100-2.200 calorie al giorno, in fase di allattamento dovrà aumentare di 200 calorie.

Quali cibi eliminare durante l’allattamento?.

Gli esperti raccomandano il giusto equilibrio dei nutrienti nella dieta di una madre che allatta. L’obiettivo è duplice: garantire salute e benessere quotidiani sia alla madre che al bambino. Quindi ogni pasto della neomamma che allatta dovrà bilanciare lipidi, proteine, glucidi, frutta e verdura. Qualsiasi cibo si scelga di mangiare va sempre e comunque assunto nelle corrette quantità, limitando o evitando il più possibile dolci, fritti, spezie e, più in generale, un eccesso di grassi. Da eliminare gli alcolici e i superalcolici, che potrebbero limitare la produzione di latte materno nonché alcolizzarlo, provocando effetti sedativi, ipoglicemia, vomito e diarrea nel lattante.

Quali cibi sono sconsigliati durante l’allattamento?.

Il vino sarebbe da evitare, ma se proprio non se ne può fare a meno la quantità massima consentita è di uno o due bicchieri a settimana durante un pasto. La birra è ugualmente sconsigliata: al di là del grado alcolico, può rendere il sapore del latte materno amaro e quindi sgradito al bambino. Sconsigliati anche diversi di alimenti, di origine animale e vegetale: cavoli, asparagi, cetrioli, peperoni, aglio, cipolla, fragole, uva, ciliegie, pesche, albicocche, formaggi fermentati (gorgonzola, brie), crostacei, molluschi, selvaggina, dolci cremosi, al cacao o a base alcolica. Come mai? Alcuni potrebbero alterare il gusto del latte materno, altri potrebbero causare allergie. Infine, sono controindicati tutti quegli alimenti per i quali la madre abbia notato una relazione tra la loro assunzione e il rifiuto (o scarso gradimento) del latte da parte del bambino.

Quali cibi mangiare durante l’allattamento?.

Gli esperti consigliano una serie di alimenti utili alla madre che allatta per coprire il surplus di fabbisogno di calcio e proteine dovuto alla secrezione lattea. Per esempio, spuntini a base di yogurt, latte o formaggio. Come frutta e verdura preferire quelli di colore giallo-arancio e verde scuro, ricchi di sali minerali e vitamine. Non devono mancare carne, uova, pesce azzurro, legumi, olio di oliva. Da non dimenticare l’acqua: da bere in abbondanza sia nella stagione fredda (almeno 2 liti e mezzo) che in estate (3 litri). Ancora, è consigliabile ridurre l’assunzione di caffeina (caffè, bibite a base di cola, tè) così come di cioccolata.

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Cura delle mani, come proteggere la pelle dal freddo intenso

Quando le temperature si fanno pungenti, l’organismo attira più sangue verso gli organi interni per proteggerli. In tal modo, però, le estremità del corpo, come mani e piedi, avvertono un freddo ancora più intenso. È opportuno quindi coprirsi al meglio. Purtroppo, però, per avere migliore manualità spesso si evita di indossare i guanti o si continua a toglierli e metterli. Così con il passare dei giorni, l’epidermide si secca e si screpola, creando un fastidioso senso di prurito. La pelle, già irritata, diviene ancora più delicata e normali gesti come grattarsi o lavarsi le mani possono provocare fessure e microtagli, aggravando sempre di più la situazione se non s’interviene.

È bene quindi dedicare alle mani una cura speciale, che abbini gli effetti di una detersione delicata al nutrimento di una crema appositamente formulata per ripristinare lo strato protettivo della pelle.

Preparare le mani al freddo.

Una buona cura delle mani riesce a evitare tutti questi problemi. Si comincia dalla detersione, avendo cura di usare acqua tiepida (mai troppo calda) e un detergente delicato e nutriente. In tal modo non si infierisce sull’integrità della pelle che, pulita e nutrita, si manterrà elastica e molto più resistente alle aggressioni esterne. Dopo averla asciugata tamponando delicatamente è sempre bene applicare uno strato di crema emolliente, in modo da eliminare eventuali sensazioni di bruciore e ripristinare lo strato idrolipidico della pelle delle mani. Prurito e fastidio, se non curati, aumentano e inducono la persona a grattarsi in modo persistente rischiando di peggiorare in modo significativo l’irritazione e propagandola in aree estese delle mani. In commercio si trovano prodotti specifici per ogni tipo di pelle e di problematiche. Alcuni detergenti e creme sono formulati per ridurre il prurito, per idratare, nutrire e ripristinare la barriera cutanea. Il livello di azione di ogni prodotto cambia in base ai principi attivi ed è quindi opportuno chiedere un consiglio esperto per non sbagliare e scegliere il rimedio più efficace.

Il rischio di geloni.

Un problema della pelle tipico della stagione fredda è costituito dai geloni. «Si tratta di lesioni della pelle che compaiono su parti del corpo esposte al freddo – spiega l’l’Istituto superiore di sanità -specialmente se sono umide, bagnate o colpite da vento forte. Le parti del corpo maggiormente interessate sono le dita delle mani e dei piedi. La pelle delle dita può presentarsi bianca o giallo-grigia e dare una sensazione di intorpidimento e prurito. Di solito i geloni non causano dolore ma, nei casi più gravi, le zone colpite possono gonfiarsi, arrossarsi e coprirsi di vescicole. In questo caso, bisogna rivolgersi al proprio medico di fiducia». Gli esperti dell’Istituto precisano inoltre che «nel caso in cui si avverta una sensazione di freddo sulla pelle, è importante riscaldarla gradualmente. Infatti, una delle principali cause dei geloni è sottoporre l’epidermide a fonti di calore che la riscaldano troppo velocemente come, ad esempio, mettere i piedi nell’acqua calda o vicino a una stufa».

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Salute e benessere, il ruolo fondamentale della colazione

Nessun pasto è importante quanto la colazione. Non c’è regime dietetico che non concordi su questo principio base. E non potrebbe essere altrimenti, perché la mattina l’organismo è a digiuno da diverse ore e ha assoluta esigenza di ripristinare le riserve alimentari e le energie. Iniziare la giornata con una sana colazione permette di ritrovare le forze, ma anche la concentrazione e il buon umore. Non solo. Va anche sottolineato che il primo pasto della giornata influenza in modo indiretto il regime alimentare che si seguirà per il resto del giorno, perché l’organismo tenderà a compensare eventuali carenze nutrizionali nei pasti successivi. Magiare poco al risveglio o digiunare mette il fisico in condizioni di aver bisogno di molte più energie a pranzo, quando si consumerà inevitabilmente più del dovuto. Impostare bene la colazione ogni giorno, contribuisce quindi a garantire una migliore gestione di tutti gli altri pasti e a sentirsi meglio.

Evitare i picchi glicemici.

Un altro motivo fondamentale per organizzare la giornata alimentare correttamente fin dalla prima colazione è quello di evitare troppi sbalzi glicemici. Se si inizia la giornata a digiuno, la glicemia resterà molto bassa e con i primi sforzi i livelli scenderanno ulteriormente mettendoci in condizione di cercare fonti di cibo ad alto contenuto di zucchero per sentirci subito meglio. In tal modo però s’innesca un ciclo vizioso, per cui alti livelli di zuccheri nel sangue porteranno l’insulina ad abbassarli in fretta, facendo percepire nuovamente fame ed esigenza di mangiare. Così si finisce per ingerire molte più calorie del dovuto oltre a generare un’altalena continua di fasi superenergetiche e fasi di debolezza. Per questo dopo il digiuno notturno è fondamentale fare una colazione con una moderata quantità di carboidrati e zuccheri semplici, uniti a proteine e grassi, in modo da ripristinare adeguatamente le energie e non avere troppa fame prima di pranzo.

Le regole di una colazione salutare.

Come detto sopra, dopo ore di digiuno il fisico ha bisogno di mangiare, ma anche, e non meno importante, di bere. A volte ci si dimentica che l’organismo al risveglio non riceve liquidi da diverso tempo ed è quindi molto importante idratarsi. Per questo a colazione è consigliata l’assunzione di bevande, come latte, tè o spremuta d’arancia. Quanto al dibattito sulla scelta di una colazione dolce o salata, l’importante è seguire il buon senso. Per evitare i picchi glicemici non è opportuno mangiare solo dolci, ma è sempre preferibile scegliere carboidrati integrali aggiungendo marmellata o miele, per esempio. La colazione poi dovrebbe coprire il 20-25% del fabbisogno nutrizionale anche per quanto riguarda proteine, grassi, vitamine e sali minerali, che possono essere assunti alternando proteine animali o frutta secca e frutta fresca.

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Attività fisica adattata, domande per il credito d’imposta dal 15 febbraio 2023

Dal 15 febbraio al 15 marzo 2023 è possibile inoltrare l’istanza per il riconoscimento del credito d’imposta a favore delle persone fisiche che, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022, sostengono o hanno sostenuto spese documentate per fruire di attività fisica adattata. Questa, secondo quanto prevede l’articolo 2 del Dlgs n. 36/2021, consiste in «esercizi fisici, la cui tipologia e la cui intensità sono definite mediante l’integrazione professionale e organizzativa tra medici di medicina generale, pediatri e medici specialisti, e calibrate in ragione delle condizioni funzionali delle persone cui sono destinati, che hanno patologie croniche clinicamente controllate e stabilizzate o disabilità fisiche. L’attività può essere esercitata anche in gruppo sotto la supervisione di un professionista dotato di specifiche competenze, in luoghi e in strutture di natura non sanitaria, come le “palestre della salute”, al fine di migliorare il livello di attività fisica, il benessere e la qualità della vita e favorire la socializzazione».

Modalità di presentazione delle istanze.

Con provvedimento dell’11 ottobre 2022, firmato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, sono state definite le modalità, i termini di presentazione e il contenuto dell’istanza. Le domande possono essere inoltrate solo per via telematica, direttamente dall’interessato oppure tramite un soggetto incaricato della trasmissione delle dichiarazioni, attraverso il servizio web disponibile nell’area riservata del sito Internet dell’Agenzia delle Entrate. L’istanza deve contenere l’importo delle spese agevolabili, sostenute dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022.

Definizione del credito fruibile.

La percentuale del credito d’imposta riconosciuta agli aventi diritto sarà comunicata dall’Agenzia entro dieci giorni dalla scadenza del termine di presentazione delle richieste. «Detta percentuale – spiega l’Ente – è ottenuta rapportando la somma stanziata (1,5 milioni di euro per l’anno 2022) all’ammontare complessivo dei crediti d’imposta richiesti. Il bonus sarà assegnato senza tagli, nel caso in cui i tax credit risultino inferiori alle risorse disponibili. La somma è utilizzabile nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta nel quale sono state sostenute le spese in diminuzione delle imposte dovute. L’eventuale ammontare non utilizzato potrà essere fruito nei periodi di imposta successivi».