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L’Oms esorta i governi a cessare i sussidi alle coltivazioni di tabacco

Il 26 Maggio, in occasione della Giornata mondiale senza tabacco, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha esortato i governi a cessare i sussidi alle coltivazioni di tabacco e a supportare colture più sostenibili che potrebbero nutrire milioni di persone. A causa del tabacco, si verificano 8 milioni di decessi l’anno, nonostante i governi di tutto il mondo spendano milioni per sostenere le coltivazioni di tabacco, come ha dichiarato il direttore generale dell’Oms, Dr. Tedros Adhanom Ghebreyesus. Scegliendo di coltivare cibo anziché tabacco, la salute viene posta come priorità, si preservano gli ecosistemi e si rafforza la sicurezza alimentare per tutti.

La coltivazione del tabacco nel mondo.

Attualmente, più di 300 milioni di persone in tutto il mondo stanno affrontando una grave insicurezza alimentare.

Contemporaneamente, oltre 3 milioni di ettari di terreno in più di 120 paesi vengono utilizzati per coltivare il letale tabacco, anche in paesi in cui le persone stanno soffrendo la fame. Le aziende del tabacco, sfruttando gruppi di agricoltori come fronte per le proprie lobby, esagerano i benefici economici della coltivazione del tabacco, intrappolando gli agricoltori in un ciclo di debito. Un nuovo rapporto dell’Oms, intitolato “Coltiva cibo, non tabacco”, mette in luce le problematiche della coltivazione del tabacco e i vantaggi di una transizione verso colture alimentari più sostenibili per gli agricoltori, le comunità, le economie, l’ambiente e il mondo in generale. La coltivazione del tabacco non solo causa malattie agli stessi agricoltori, ma viene stimato che oltre 1 milione di bambini lavorino nelle piantagioni di tabacco, perdendo l’opportunità di un’istruzione.

La coltivazione del tabacco rappresenta un problema globale.

Fino a ora, l’attenzione si è concentrata prevalentemente in Asia e Sud America, ma i dati più recenti mostrano che le aziende del tabacco stanno espandendosi in Africa. Dal 2005, c’è stato un aumento di quasi il 20% delle terre dedicate alla coltivazione del tabacco in tutto il continente africano. L’Oms, l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura e il Programma Alimentare Mondiale sostengono l’iniziativa Tobacco Free Farms, che fornirà aiuto a più di 5.000 agricoltori in Kenya e Zambia per coltivare cibo sostenibile invece del tabacco. Scegliendo di coltivare cibo invece di tabacco, si dà priorità alla salute, si preservano gli ecosistemi e si aumenta la sicurezza alimentare.

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Antibiotico-resistenza: un fenomeno preoccupante e le implicazioni per i pazienti

L’antibiotico-resistenza rappresenta una sfida emergente nel campo della sanità a livello globale. Questo fenomeno si verifica quando batteri, precedentemente sensibili agli antibiotici, sviluppano meccanismi che li rendono immuni a tali farmaci. Si tratta di una problematica che interessa un’ampia varietà di pazienti, influendo negativamente sulla salute pubblica. Il problema è accentuato dal frequente e spesso inappropriato utilizzo di antibiotici, che promuove l’emergere di ceppi batterici resistenti.

Gli antibiotici non discriminano tra batteri buoni e cattivi.

Il processo di antibiotico-resistenza è generalmente causato dall’uso eccessivo o improprio di antibiotici. Gli antibiotici non discriminano tra batteri buoni e cattivi e possono pertanto distruggere entrambi. Quando un batterio diventa resistente a un antibiotico, continua a moltiplicarsi, contribuendo a diffondere la resistenza. Questa situazione può portare a infezioni prolungate, a maggiori costi sanitari e, in ultima analisi, a un aumento della mortalità. Inoltre, gli individui con infezioni resistenti agli antibiotici hanno un rischio maggiore di sviluppare complicazioni.

Aderire rigorosamente alle prescrizioni mediche quando si assumono antibiotici.

La ricerca di nuovi antibiotici e l’implementazione di strategie di gestione dell’uso degli antibiotici sono due possibili approcci per combattere l’antibiotico-resistenza. Tuttavia, il progresso è lento e le soluzioni non sono immediate. Intanto, è di vitale importanza che ogni paziente aderisca rigorosamente alle prescrizioni mediche quando assume antibiotici. Inoltre, i professionisti della sanità dovrebbero limitare la prescrizione di antibiotici solo quando strettamente necessario. È utile ricordare che questo articolo non intende sostituire il consulto con il medico curante. Se la problematica presentata dovesse perdurare, si raccomanda di ricorrere a un parere medico. Il consiglio del farmacista, sebbene sia importante, non è sostitutivo del consulto con il medico curante.

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Strategie e consigli per una respirazione salutare nella vita quotidiana

L’Associazione dei riabilitatori dell’insufficienza respiratoria (Arir), con oltre tre decenni di esperienza nel sostenere individui con affezioni cardiorespiratorie, ha recentemente condiviso una serie di linee guida per migliorare la qualità della respirazione. Queste istruzioni rivestono un ruolo significativo per individui affetti da malattie respiratorie, coloro che sono esposti a inquinamento o condizioni di vita stressanti, e più in generale, per tutti coloro che ambiscono a ottimizzare la propria respirazione e, di conseguenza, il proprio benessere generale.

Comportamenti salubri e semplici per la salute respiratoria.

Arir sostiene che per favorire una respirazione efficace è essenziale adottare uno stile di vita attivo. Tale stile di vita dovrebbe essere basato su comportamenti salubri e semplici, come ad esempio privilegiare l’uso delle scale rispetto all’ascensore o scegliere di spostarsi a piedi o in bicicletta per raggiungere il luogo di lavoro o per brevi spostamenti. In questo senso, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) raccomanda l’effettuazione di almeno 10mila passi al giorno. L’attività fisica regolare è un elemento cruciale per promuovere un sano stato cardiocircolatorio con ripercussioni positive sulla respirazione. Ciò assume ancora più importanza nelle malattie cardiorespiratorie croniche, dove la dispnea può causare limitazioni nelle attività quotidiane. È quindi fondamentale rivolgersi a professionisti sanitari qualificati che possono fornire strategie per migliorare l’autonomia, gestire i sintomi in modo adeguato e non mettere a rischio la salute.

Come si modifica il respiro durante l’attività fisica.

Durante l’attività fisica, il modo di respirare si modifica. Se a riposo è naturale respirare dal naso, quando l’attività fisica intensifica, si tende a fare respiri più profondi e si inizia a respirare più velocemente, aumentando così la frequenza respiratoria. È perfettamente normale cominciare a respirare dalla bocca, in quanto ciò permette un passaggio d’aria più rapido e maggiore. In presenza di varie patologie cardiorespiratorie, la respirazione si adatta alle condizioni fisiopatologiche dell’apparato respiratorio. In molti casi, questo adattamento funzionale alla necessità di respirare e di fare meno sforzo possibile per farlo è un equilibrio vitale. Il fisioterapista cardiorespiratorio, in stretta collaborazione con medici specialisti, è in grado di valutare e suggerire strategie di compensazione o di supporto atte a migliorare i sintomi e proporre programmi di ricondizionamento o allenamento, ove necessario.

L’importanza della postura nella respirazione.

La postura, inoltre, ha un impatto significativo sul processo respiratorio. Il fisioterapista cardiorespiratorio ha il compito di valutare attentamente e identificare strategie compensatorie, posture e regimi di allenamento che aiutano l’individuo a svolgere attività compatibili con la propria condizione, sia che si tratti di una persona sana o affetta da patologie cardiorespiratorie. Come evidente, le linee guida di Arir enfatizzano l’importanza di uno stile di vita attivo, un’attività fisica regolare, un adeguato modo di respirare durante l’esercizio e l’attenzione alla postura per una respirazione ottimale. Le raccomandazioni dell’associazione non solo aiutano a migliorare la qualità della respirazione nella vita quotidiana, ma contribuiscono anche al generale benessere fisico e mentale delle persone.

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Interferenza della biotina con gli esami tiroidei: un’analisi dettagliata

Diverse aziende farmaceutiche, in accordo con l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), hanno diramato una circolare il 1 marzo 2023 ponendo l’attenzione su una problematica emergente: l’interferenza della biotina con gli immunodosaggi tiroidei basati sull’interazione biotina/streptavidina. Tali metodiche sono spesso utilizzate nella pratica clinica per la valutazione della funzionalità tiroidea e per il monitoraggio terapeutico di medicinali a base di levotiroxina. In determinate condizioni, l’assunzione di biotina può influenzare i risultati degli esami, rendendoli falsamente alti o falsamente bassi. Quando la biotina è assunta in dosi elevate, l’interferenza può essere più marcata, con possibili conseguenze sulla gestione del paziente o sulla diagnosi.

Gli studi a supporto delle evidenze.

Nell’ambito di uno studio più recente, è stato riportato il rischio di interferenza della biotina con gli immunodosaggi tiroidei. È stato evidenziato come alte dosi di biotina possano interferire in maniera significativa con tali esami. Alcuni test sono particolarmente sensibili a quantità minori di biotina, e anche il momento del prelievo del campione rispetto all’assunzione di biotina può avere un effetto sull’esito dell’esame. Considerando l’uso diffuso di integratori di biotina in dosi elevate e la prevalenza di condizioni come l’ipotiroidismo, che richiedono monitoraggi periodici della funzionalità tiroidea, si può affermare che esista un potenziale rischio di gestione clinica inappropriata basata su risultati fuorvianti degli esami.

Possibile interferenza con la biotina.

L’interpretazione dei risultati degli esami di laboratorio richiede quindi una considerazione attenta della possibile interferenza con la biotina, specialmente se i risultati non coincidono con la presentazione clinica. Il personale di laboratorio dovrebbe essere avvisato nel caso un paziente assuma prodotti contenenti biotina e si sottoponga ad esami della funzionalità tiroidea. L’informazione riguardante l’interferenza della biotina sarà inclusa nelle informazioni di prodotto dei medicinali a base di levotiroxina. È cruciale che i pazienti siano consapevoli di queste informazioni prima di sottoporsi a immunodosaggi tiroidei. È utile ricordare, infine, che il consiglio del farmacista non sostituisce quello del medico curante a cui è necessario sempre far riferimento in caso di problematiche che non accennano a scomparire.

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L’Oms sconsiglia l’uso di dolcificanti non-zuccherini per il controllo del peso

Nel suo ultimo orientamento sui dolcificanti non-zuccherini, rilasciato il 15 maggio 2023, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha messo in guardia sull’uso di dolcificanti non-zuccherini per il controllo del peso o nei casi di riduzione del rischio di malattie non trasmissibili (Ncd). La raccomandazione dell’Oms è basata su un esame sistematico delle prove disponibili. Queste ultime suggeriscono che l’uso di dolcificanti non-zuccherini non fornisce alcun beneficio a lungo termine nella riduzione del grasso corporeo negli adulti o nei bambini. I risultati degli studi condotti hanno evidenziato che potrebbero esserci effetti indesiderati derivanti dall’uso a lungo termine di dolcificanti non-zuccherini, come un rischio aumentato di diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e mortalità negli adulti.

Le modalità alternative nella riduzione l’assunzione di zuccheri.

Francesco Branca, direttore dell’Oms per la Nutrizione e la sicurezza alimentare, ha sottolineato l’importanza di considerare altri modi per ridurre l’assunzione di zuccheri liberi: «Sostituire gli zuccheri liberi con dolcificanti non-zuccherini non aiuta con il controllo del peso a lungo termine. L’invito è di consumare cibi con zuccheri naturalmente presenti, come la frutta, o cibi e bevande non dolcificate. I dolcificanti non-zuccherini non sono fattori dietetici essenziali e non hanno valore nutrizionale. Le persone dovrebbero ridurre la quantità di zuccheri della dieta nel suo complesso, a partire dalla giovane età, per migliorare la loro salute». Secondo quanto evidenziato dall’Oms, la raccomandazione si applica a tutti, a eccezione delle persone con diabete preesistente, e include tutti i dolcificanti non nutritivi sintetici e naturali o modificati che non sono classificati come zuccheri presenti negli alimenti e nelle bevande prodotti industrialmente.

La raccomandazione non si applica ai prodotti per la cura personale.

Nonostante le potenziali preoccupazioni, la raccomandazione dell’Oms non si applica ai prodotti per la cura personale e l’igiene che contengono dolcificanti non-zuccherini, come dentifricio, crema per la pelle e i farmaci, o agli zuccheri a basso contenuto calorico e agli alcolici zuccherini (polioli), che sono zuccheri o derivati dello zucchero contenenti calorie e quindi non considerati dolcificanti non-zuccherini. Poiché il legame osservato tra dolcificanti non-zuccherini e risultati di malattie potrebbe essere confuso dalle caratteristiche di base dei partecipanti allo studio e dai complicati modelli di uso dei dolcificanti non-zuccherini, la raccomandazione è stata valutata come condizionale, seguendo i processi dell’Oms per lo sviluppo di linee guida. Ciò indica che le decisioni politiche basate su questa raccomandazione potrebbero richiedere una discussione sostanziale in specifici contesti nazionali, ad esempio legati all’entità del consumo in differenti fasce d’età. Ulteriori informazioni su questi temi sono disponibili dai farmacisti di fiducia o dal medico curante.