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Bere poca acqua (o non bere) porta al consumo di bevande caloriche

Con la stagione estiva alle porte e con le prime ondate di calore, garantire il giusto reintegro di liquidi e sali minerali consente all’organismo di preservare le proprie funzionalità, evitare i sintomi della disidratazione ed affrontare con le giuste energie le giornate soleggiate.  Un recente studio pubblicato, tuttavia, ha dimostrato che non bevendo acqua si è più portati a dissetarsi con bevande dall’alto tenore calorico. In particolare, la ricerca ha esaminato il modo in cui l’acqua potabile è stata associata con la quantità di calorie che i bambini, gli adolescenti e i giovani adulti consumano da bevande zuccherate, comprese bevande gassate, bevande alla frutta e bevande sportive.
Tra gli 8.400 partecipanti a un’indagine rappresentativa a livello nazionale (età 2-5, 6-11 e 12-19 anni), circa un quinto ha riferito di non assumere acqua in un dato giorno. Dopo aver considerato i fattori sociodemografici, nessun apporto di acqua è stato associato con l’assunzione di 93 calorie e il 4,5% in più di calorie da bevande zuccherate tra i partecipanti di età compresa tra 2 e 19. L’entità di tale apporto calorico variava per età e gruppi. Per esempio, i bambini che non bevevano acqua consumavano 122 calorie in più dalle bevande zuccherate. I dati dello studio non consentono inferenze sulla causalità, ma i ricercatori riportano che i risultati dimostrano che bambini, adolescenti e giovani adulti dovrebbero bere acqua ogni giorno per evitare di consumare calorie e zucchero in eccesso.

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Insonnia ed ipertensione, studio dimostra probabile legame

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) l’ipertensione arteriosa rappresenta la prima causa di mortalità al mondo, pari al 14%, nonchè di disabilità mondiale, pari al 7%. Sono diversi i motivi che portano allo sviluppo di tale condizione patologica, spesso subdola ed inizialmente asintomatica. Tra questi, familiarità, predisposizione genetica, apporto di sale alimentare o grandi quantità di caffè, invecchiamento, sovrappeso e sedentarietà. In aggiunta a ciò, anche diverse patologie provocano lo stato ipertensivo. Uno studio pubblicato sulla rivista Psychosomatic Medicine, tuttavia, ha evidenziato che alle cause citate può aggiungersi un’altra condizione che favorirebbe lo sviluppo di ipertensione: l’insonnia o cattiva qualità del sonno.
La correlazione tra poco sonno e problemi di salute cardiovascolare prende sempre più piede nella letteratura, nonostante il perché di questo motivo è meno chiaro. Nello studio in questione, i ricercatori hanno osservato 300 uomini e donne, con età compresa tra i 21 e 70 anni, senza particolari problemi cardiaci. Le persone venivano monitorate anche di notte con dei dispositivi utili a monitorare l’efficienza del sonno. Ebbene, è stato evidenziato che coloro con una scarsa qualità del sonno, mostravano un aumento della pressione arteriosa sia durante la notte, sia nel giorno successivo. Per capire bene le cause di questa correlazione, però, sono necessarie ulteriori ricerche. Avere una buona qualità del sonno aiuta dunque a mantenere un migliore stato di salute.

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Lavare bene i denti rimanda lo sviluppo di Alzheimer

La pulizia dei denti rappresenta una parte importante della routine di igiene quotidiana. Lo spazzolino è lo strumento principale per ottenere una corretta pulizia dell’arcata dentale, ma la scelta del dentifricio, filo interdentale e collutorio, possono fare la differenza e garantire l’abbattimento dei residui di cibo che contribuiscono alla proliferazione delle diverse specie batteriche normalmente presenti in bocca. Tuttavia, un recente studio norvegese, ha evidenziato che diversi microrganismi presenti nel cavo orale, responsabili delle malattie gengivali, potrebbero avere un ruolo nello sviluppo del morbo di Alzheimer. Tale patologia, si ricorda, è una forma di demenza degenerativa associata alla presenza di placche amiloidi e ammassi neurofibrillari nel cervello, sebbene la sua origine primaria sia ancora ignota.
Ebbene, giunti al termine dello studio, i ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) svolge un ruolo decisivo nel determinare se una persona sviluppa l’Alzheimer o meno. Nello specifico, già in precedenza diversi studi avevano scoperto che i batteri che causano la gengivite possono spostarsi dalla bocca al cervello dove gli enzimi nocivi che espellono possono distruggere le cellule nervose nel cervello. Ora, per la prima volta, sono state evidenziate le prove del Dna per questo processo da cervelli umani. I batteri, dunque, producono una proteina che distrugge le cellule nervose nel cervello, che a sua volta porta alla perdita di memoria e, infine, al morbo di Alzheimer. Mydel sottolinea che i batteri non causano solo il morbo di Alzheimer, ma la presenza di questi batteri aumenta il rischio di sviluppare la malattia in modo sostanziale e sono anche implicati in una progressione più rapida della malattia. Da qui, l’invito dei ricercatori alla corretta igiene quotidiana, al fine di eliminare la presenza dei batteri nocivi.

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Carta Reddito di cittadinanza, l’uso è possibile anche in farmacia

Come è noto, la Carta Reddito di Cittadinanza è una misura economica di sostegno introdotta con il decreto legge 28 gennaio 2019, n. 4 convertito nella legge 28 marzo 2019. Questa modalità prevede la sua “spendibilità” in diverse attività commerciali, ma anche per il pagamento di servizi come bollette elettriche e del gas presso gli uffici postali. Tra le attività dove è possibile usare la Carta Reddito di Cittadinanza, rientrano anche le farmacie. Nello specifico, le oltre 5.000 attività dislocate sul territorio nazionale aderenti alla convenzione della Social Card (Carta Acquisti), possono in ogni momento accettare pagamenti dai beneficiari del Reddito di cittadinanza, se vengono effettuati con il relativo supporto magnetico.
Attraverso la Carta Reddito di Cittadinanza, dunque, è possibile saldare gli importi relativi a farmaci, parafarmaci, complementi nutrizionali, ticket ed eventuali servizi erogati in farmacia. È utile ricordare, inoltre, che alla Carta Reddito di Cittadinanza non si applicano le stesse condizioni previste per la Carta Acquisti, vale a dire la misurazione gratuita della pressione arteriosa e/o del peso corporeo e la riduzione del 5% sull’importo finale, ad eccezione degli acquisti di farmaci e del pagamento di ticket.

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Detergenti antibatterici? La Fda: «Meglio acqua e saponetta»

Il 5 maggio di ogni anno si celebra la Giornata mondiale del lavaggio delle mani, iniziativa curata dall’organizzazione mondiale della sanità, con l’intento di ricordare l’importanza di un gesto semplice, quanto estremamente efficace, per prevenire le infezioni trasmissibili nell’ambiente domestico ma soprattutto negli ambienti ospedalieri e di cura. Il lavaggio delle mani è dunque un atto fondamentale con il quale senza il minimo sforzo si può limitare la diffusione di germi e batteri. Negli ultimi anni ha preso piede la vendita e l’utilizzo di saponi arricchiti con diverse sostanze definite “germicide”, etichettati come “antibatterici”. Tali prodotti promettono di garantire un ulteriore livello di pulizia delle mani. Tuttavia, secondo quanto emerso da una recente analisi della Food & Drug Administration (Fda), ente di controllo governativo statunitense per la sicurezza di alimenti e farmaci, le promesse garantite da tali prodotti, non sembrerebbero essere mantenute.
Secondo la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti, infatti, non ci sono abbastanza elementi per dimostrare scientificamente che i saponi antibatterici da banco (Otc) usati in ambito domestico, siano più efficaci rispetto ad acqua e sapone, nella prevenzione della trasmissione malattie. A quanto riferito dall’ente, «i benefici dell’utilizzo di sapone per le mani antibatterico non sono stati dimostrati». Non solo. L’uso di tali detergenti solleverebbe anche la questione relativa a potenziali effetti negativi sulla salute. In sostanza, la Fda avrebbe chiesto la relativa documentazione  di tali saponi antibatterici alle aziende produttrici e le stesse non sarebbero state in grado di produrre dati utili a confermare – o smentire – la comprovata efficacia. «Seguire semplici pratiche di lavaggio delle mani – spiega Theresa M. Michele, della Divisione di prodotti farmaceutici senza prescrizione della Fda – è uno dei modi più efficaci per prevenire la diffusione di molti tipi di infezioni e malattie a casa, a scuola e altrove. Non possiamo non consigliarlo abbastanza. È semplice e funziona».