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Il sale “nascosto” nei cibi: come ridurlo per la salute del cuore

Il consumo eccessivo di sale è legato a numerosi rischi per la salute, in particolare per il sistema cardiovascolare. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) raccomanda di non superare i 5 grammi al giorno, ma molti alimenti trasformati contengono quantità elevate senza che sia immediatamente evidente. Riconoscere le fonti “nascoste” è il passo principale per adottare abitudini alimentari più sane.

Come identificare il sale negli alimenti

Leggere le etichette nutrizionali è essenziale per individuare il sale presente nei cibi. Spesso viene indicato come “sodio”, e per calcolare la quantità corrispondente di sale è sufficiente moltiplicare il valore per 2,5. Prodotti come salumi, formaggi stagionati, snack salati e sughi pronti sono tra i principali responsabili dell’eccessivo apporto quotidiano. Anche alimenti considerati salutari, come alcuni cereali o pane, possono contenere quantità di sale.

Strategie per ridurre l’assunzione di sale.

Preferire alimenti freschi e non processati è tra le soluzioni più efficaci per limitare il consumo di sale. Cucinare in casa permette di controllare gli ingredienti e utilizzare alternative come spezie ed erbe aromatiche per insaporire i piatti. Lavare verdure in scatola o legumi sotto acqua corrente può ridurre il contenuto di sodio. Piccoli accorgimenti, come evitare di aggiungere sale a tavola, contribuiscono a migliorare la dieta senza rinunciare al gusto. Le informazioni fornite non sostituiscono il parere del medico curante. In caso di dubbi o sintomi persistenti, è necessario consultare un professionista sanitario.

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Rientro a scuola: i consigli per la salute dei bambini

L’inizio dell’anno scolastico è un momento particolare per gli studenti di ogni età che richiede particolare attenzione anche allo stato di salute generale, affinché la ripresa delle attività didattiche avvenga in condizioni di sicurezza e tranquillità. La complessità del particolare periodo dell’anno interessa sia l’aspetto fisico, quanto quello emotivo e relazionale. La Federazione italiana medici pediatri ha elaborato una serie di raccomandazioni destinate alle famiglie per il supporto concreto nella transizione dal periodo estivo a quello scolastico, promuovendo abitudini corrette e preventive.

Principali aree di intervento per il benessere

Le indicazioni proposte coprono diversi ambiti della vita quotidiana. Attenzione particolare è riservata alla prevenzione vaccinale, considerata fondamentale per la protezione della salute collettiva. Altri aspetti riguardano la necessità di ripristinare gradualmente una routine regolare per quanto concerne il riposo notturno e l’alimentazione. Viene sottolineata l’importanza di un’assunzione bilanciata dei nutrienti, con particolare riferimento alla colazione e agli spuntini. Allo stesso modo, viene raccomandata la pratica costante di movimento fisico e il rispetto delle norme igieniche di base, come il lavaggio delle mani e la cura dentale.

Educazione all’autonomia e alla responsabilità

Il documento include anche riflessioni sullo sviluppo psico-affettivo e sulla gestione della vita quotidiana. Viene evidenziato come il ritorno a scuola possa costituire un’occasione per educare i più giovani all’autonomia, ad esempio nella gestione del materiale scolastico, e al senso di responsabilità. Rientrano anche le raccomandazioni relative a un utilizzo moderato e consapevole della tecnologia digitale, specialmente durante le ore serali. Viene infine posta attenzione alla sfera emotiva, suggerendo un atteggiamento di ascolto e dialogo per affrontare eventuali difficoltà o ansie legate all’ambiente scolastico. È utile ricordare che i consigli forniti dai farmacisti non intendono sostituire il parere del medico curante o dello specialista di riferimento. In caso di malesseri persistenti o dubbi sulla salute dei minori, è necessario contattare il proprio pediatra o un medico.

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Clozapina: aggiornate le regole per il controllo del sangue

Sono state definite le indicazioni aggiornate per il monitoraggio ematologico dei pazienti che assumono clozapina, per gestire in maniera più efficace il rischio di agranulocitosi, condizione rara ma seria caratterizzata dalla riduzione dei globuli bianchi. Le regole hanno introdotto modifiche nella frequenza degli esami del sangue e nei valori di riferimento considerati sicuri per la prosecuzione della terapia.

Parametro principale da monitorare: la conta dei neutrofili

Un cambiamento importante riguarda il parametro ematologico da monitorare. Le precedenti disposizioni prevedevano il controllo dei globuli bianchi totali. Le raccomandazioni aggiornate indicano che il monitoraggio deve basarsi esclusivamente sulla conta assoluta dei neutrofili, abbreviata in Anc. Il valore è ritenuto un indicatore più specifico per valutare il pericolo di agranulocitosi. La semplificazione del processo mira a rendere il monitoraggio più efficiente senza compromettere la sicurezza del paziente. Sono state inoltre aggiornate le soglie di intervento basate sui valori dell’Anc, allineandole alle definizioni standard di neutropenia lieve, moderata e grave. Le soglie si applicano sia alla popolazione generale sia a quei pazienti con una condizione nota come neutropenia etnica benigna, per i quali le indicazioni sono state specificatamente adattate.

Pianificazione dei controlli e gestione delle situazioni

La frequenza dei prelievi di sangue per il controllo dell’Anc è stata ridefinita in base alla durata del trattamento e alla storia clinica individuale. Nei primi diciotto settimane di terapia, il monitoraggio è previsto con cadenza settimanale. Successivamente, per le successive trentaquattro settimane, i controlli diventano mensili. Per i pazienti che non manifestano episodi di neutropenia durante il primo anno, la frequenza può essere ridotta a una volta ogni dodici settimane. Dopo due anni di trattamento senza eventi, il controllo dell’Anc può essere effettuato annualmente. In caso di sintomi che possano indicare un’infezione, come febbre o mal di gola, è necessario eseguire un esame del sangue immediatamente.

Se necessario, contattare il medico curante e lo specialista

Le raccomandazioni includono anche protocolli specifici per la ripresa del trattamento dopo un’interruzione, che variano a seconda della durata della sospensione e della storia del paziente. Le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e non sostituiscono in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista. Il consiglio del farmacista non intende sostituire il rapporto diretto tra paziente e medico. In caso di dubbi o se la situazione persiste, è necessario contattare il proprio medico di riferimento.

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Prurito notturno: i fattori scatenanti e come alleviarlo

Il prurito che si intensifica durante le ore notturne è un fenomeno comune, legato a diversi fattori fisiologici e ambientali. Nella notte la riduzione degli stimoli esterni può far percepire maggiormente il fastidio. La pelle tende a perdere più acqua a causa della minore attività delle ghiandole sebacee, aumentando la secchezza cutanea. Alcune condizioni, come dermatiti, allergie o patologie sistemiche, possono peggiorare il disagio.

Fattori che influenzano il prurito notturno

Il rilascio notturno di citochine pro-infiammatorie può accentuare la sensazione di prurito. Anche l’aumento della temperatura corporea dovuta alla posizione supina o all’utilizzo di coperte troppo pesanti può peggiorare il problema. Altri elementi da considerare sono l’esposizione ad acari della polvere o a detergenti aggressivi, che possono irritare la pelle durante il riposo.

Ridurre il fastidio e favorire il riposo

Per attenuare il prurito notturno, è consigliabile mantenere l’idratazione della pelle con creme emollienti prima di coricarsi. Scegliere indumenti di cotone leggeri e regolare la temperatura della stanza può aiutare a evitare un’eccessiva sudorazione. In caso di allergie, è utile lavare frequentemente le lenzuola con detergenti ipoallergenici. Se il problema persiste, è opportuno valutare con un professionista l’eventuale necessità di trattamenti specifici. I consigli forniti dai farmacisti non sostituiscono il parere del medico curante. In caso di prurito persistente o associato ad altri sintomi, è necessario consultare un medico o uno specialista di riferimento.

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Detrazione fiscale per le spese veterinarie: ecco cosa sapere

La presentazione della dichiarazione dei redditi è un appuntamento importante per i contribuenti. I modelli precompilati, come il 730 e il Redditi persone fisiche, contengono già una serie di dati relativi a varie tipologie di spese detraibili, tra cui la voce dedicata ai costi sostenuti per la cura degli animali domestici. L’agevolazione fiscale permette di recuperare parte delle somme spese per le necessità sanitarie dei propri animali. La norma prevede specifiche condizioni che è necessario rispettare per poter accedere al beneficio, delineando con precisione quali spese possono essere considerate e quali sono escluse.

Quali spese veterinarie sono detraibili

L’agevolazione concerne esclusivamente le spese per la cura di animali legalmente detenuti per compagnia o per attività sportive. Sono incluse nel beneficio le prestazioni professionali del medico veterinario, l’acquisto di medicinali, sia quelli ottenuti con prescrizione che quelli acquistati senza ricetta presso farmacie o esercizi autorizzati, e le spese per analisi di laboratorio o interventi chirurgici effettuati in cliniche veterinarie. Un elemento fondamentale riguarda la modalità di pagamento, che deve avvenire in modo tracciabile – ossia mediante bonifico, carta di credito o debito, o bollettino postale –. La documentazione fiscale, come lo scontrino o la fattura, deve riportare il codice fiscale di chi ha sostenuto la spesa, la natura dei prodotti acquistati e il codice di autorizzazione del farmaco.

Limiti di reddito e calcolo della detrazione

Il beneficio fiscale consiste in una detrazione dall’imposta lorda pari al diciannove per cento delle spese veterinarie sostenute. L’importo massimo delle spese che può concorrere al calcolo è fissato in cinquecentocinquanta euro, al netto di una franchigia di centoventinove euro e undici centesimi. La detrazione massima ottenibile è quindi di ottanta euro. L’importo è valido per ogni contribuente, indipendentemente dal numero di animali posseduti. L’agevolazione è riconosciuta per intero ai titolari di un reddito complessivo non superiore a centoventimila euro. Superata la soglia, il beneficio diminuisce progressivamente fino ad annullarsi al raggiungimento di 240mila euro di reddito. È opportuno verificare attentamente i limiti per una corretta compilazione del modello. Il presente articolo ha scopo puramente informativo e non sostituisce in alcun modo il parere di un consulente fiscale o commercialista. Per quesiti relativi alla propria situazione contributiva è necessario sempre fare riferimento alle guide ufficiali dell’Agenzia delle entrate o rivolgersi a un professionista abilitato.