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Quale è il ruolo del farmacista nella lotta all’antibiotico-resistenza?

Il farmacista è spesso il primo punto di contatto per i pazienti che necessitano di un trattamento con gli antibiotici e ha una conoscenza approfondita dei farmaci e delle pratiche di prescrizione. Il farmacista può aiutare i pazienti a comprendere la questione della resistenza agli antibiotici e a scegliere l’antibiotico più adeguato per il loro caso, in modo da evitare l’uso eccessivo e inappropriato di questi farmaci. Inoltre, può consigliare pratiche sane per l’uso degli antibiotici, come l’evitare di interrompere il trattamento prima del tempo stabilito dal medico e di conservare gli antibiotici non utilizzati per usi futuri.

Collaborazione tra farmacista e medico.

Il farmacista può anche collaborare con il medico per monitorare l’efficacia degli antibiotici prescritti e per identificare eventuali segni di resistenza. Questo tipo di collaborazione può aiutare a garantire che i pazienti ricevano il trattamento più adeguato e che la resistenza agli antibiotici sia controllata.

Il ruolo del farmacista nella sensibilizzazione.

Il farmacista può svolgere un ruolo attivo nella sensibilizzazione del pubblico sulla questione della resistenza agli antibiotici. Può fornire informazioni sulle pratiche corrette per l’uso degli antibiotici e sulle conseguenze della resistenza agli antibiotici, e può anche partecipare a campagne di sensibilizzazione per informare la popolazione su questo importante problema per la salute pubblica. Il farmacista è un partner importante nella lotta contro la resistenza agli antibiotici e può contribuire a garantire che gli antibiotici siano utilizzati in modo sicuro e adeguato. La sua conoscenza, esperienza e impegno sono fondamentali per prevenire la diffusione della resistenza agli antibiotici e per garantire un futuro più sano per tutti.

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Obesità e perdita di capelli, quale meccanismo?

Un gruppo di ricercatori della Tokyo Medical and Dental University (TMDU) ha scoperto la causa per cui all’obesità si associa spesso la perdita di capelli. Esperimenti effettuati sui topi hanno dimostrato che le cellule staminali all’interno dei follicoli piliferi dei roditori con una dieta ipercalorica si comportavano in modo diverso da quelle dei topi con una dieta standard. I segnali infiammatori nelle cellule staminali hanno condotto a queste differenze, con conseguente diradamento e perdita di capelli.

Obesità e malattie correlate.

L’obesità è legata allo sviluppo di numerose altre malattie. Dalle patologie cardiache al diabete ad altri disturbi, esiste una casistica scientificamente accertata di disturbi derivanti dalla condizione di forte sovrappeso. Tuttavia, non è del tutto chiaro come gli organi del corpo si deteriorino e perdano funzionalità a causa dell’obesità cronica. Fra gli effetti di questo tipo di obesità vi è anche la perdita di capelli, oggetto di studio di un team di ricercatori dell’Università TMDU di Tokyo.

Dieta, diradamento e perdita di capelli.

Lo studio giapponese ha esaminato come una dieta ricca di grassi o l’obesità geneticamente indotta possono influenzare il diradamento e la caduta dei capelli. Gli autori hanno scoperto che l’obesità può portare all’esaurimento delle cellule staminali del follicolo pilifero (HFSC) attraverso l’induzione di alcuni segnali infiammatori, bloccando la rigenerazione del follicolo pilifero fino alla conseguente perdita di follicoli piliferi.

Perché l’obesità causa alopecia?.

“L’alimentazione con una dieta ricca di grassi accelera il diradamento dei capelli esaurendo le cellule staminali dei follicoli piliferi. Queste cellule hanno lo scopo di reintegrare le cellule mature che fanno crescere i capelli, specialmente nei topi anziani”, afferma l’autore principale dello studio Hironobu Morinaga. “Abbiamo confrontato l’espressione genica nelle cellule staminali dei follicoli piliferi di topi alimentati con cibi ipercalorici con quella di topi sottoposti a un regime alimentare equilibrato. Ciò che abbiamo scoperto è che le cellule staminali dei peli dei topi obesi nutriti con cibi grassi si trasformano, tanto che quei topi mostrano una perdita di peli più rapida e follicoli piliferi più piccoli dei topi normopeso”.

Risultati e prospettive.

Questo studio fornisce nuove interessanti intuizioni su specifici cambiamenti cellulari e sulla disfunzione tissutale, anomalie che possono verificarsi a seguito di una dieta ricca di grassi o di un’obesità geneticamente tracciata. La speranza è che i risultati ottenuti e le ulteriori sperimentazioni in corso possano indirizzare la ricerca verso la futura prevenzione e il trattamento del diradamento dei capelli, ma anche di altre patologie, connessi all’obesità.

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Microclima, ambienti troppo umidi danneggiano la salute

Il tasso di umidità nell’ambiente è un fattore molto importante per la salute. Ambienti eccessivamente umidi, infatti, determinano varie conseguenze per la salute ed è quindi importante seguire una serie di regole per riportare l’umidità a livelli ottimali. Non di rado abitazioni ed edifici di altro tipo, nei quali si trascorre la maggior parte del tempo, specie in inverno, presentano elevati livelli di umidità, provocando la formazione di muffe, dannose per l’apparato respiratorio. «Uno dei problemi più fastidiosi e dannosi per il comfort abitativo è quello legato all’umidità – si legge in un opuscolo del ministero della Salute dedicato a questo tema -. La presenza di acqua nelle murature può provocare inconvenienti come la diminuzione del comfort termico, il degrado dei materiali a causa di reazioni chimiche distruttive e la comparsa di muffe». Con il termine “muffe” si indicano microrganismi fungini, in grado di proliferare a grande velocità, disseminando le loro spore ovunque.

I danni delle muffe.

Come spiegano gli esperti del Ministero, le muffe «si trovano soprattutto dove è presente umidità in eccesso e scarsa ventilazione e tendono a svilupparsi più rapidamente con un clima caldo umido, come in estate e in luoghi poco illuminati, su oggetti e materiali umidi, in umidificatori o sistemi di condizionamento d’aria, non sottoposti a regolare pulizia e manutenzione». L’esposizione a muffe e umidità domestica causa diversi disturbi respiratori, come asma e tosse. I soggetti più colpiti sembrano essere i più piccoli. Secondo il Ministero, «i risultati complessivi di studi trasversali su bambini di 6-12 anni hanno confermato la relazione positiva tra la muffa visibile e la tosse notturna e diurna dei bambini e, nelle famiglie più affollate, la relazione con asma e sensibilizzazione ad allergeni inalanti».

Gli accorgimenti per ridurre l’esposizione.

Ci sono vari metodi per limitare i danni dell’umidità e delle muffe. Si può anzitutto verificare se muri esterni, fondamenta, sottotetti e attico siano isolati e sufficientemente ventilati. In casa è invece importante fare in modo che il tasso di umidità non superi il 50%. Da evitare poi l’uso di tappeti o moquette in bagno, cucina e lavanderia. È inoltre sconsigliato stendere il bucato umido in ambienti chiusi poco ventilati. In caso vi siano macchie di muffa visibili, è opportuno rimuoverle con prodotti specifici, come le tinture speciali antimuffa a base di acqua. Un’altra importante raccomandazione è quella di eseguire periodicamente la manutenzione di umidificatori, condizionatori e del sistema di ventilazione meccanica, pulendo o sostituendo i filtri. Una pulizia regolare va fatta anche alle guarnizioni dei frigoriferi. Infine, gli esperti segnalano che i depuratori di aria muniti di filtri adeguati possono essere efficaci nel rimuovere le spore fungine.

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Come mantenere la salute del cuore con uno stile di vita attivo

Molti fattori che influiscono sulla salute del cuore possono essere controllati attraverso uno stile di vita attivo. Ecco alcuni consigli per mantenere il cuore in salute. Mantenere un peso sano: Il sovrappeso o l’obesità possono aumentare il rischio di malattie cardiovascolari. Mantenere un peso sano può aiutare a prevenire queste malattie e a mantenere la salute del cuore. Esercizio fisico regolare: L’esercizio fisico regolare è uno dei modi più efficaci per mantenere la salute del cuore. L’esercizio fisico aiuta a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e migliora la funzione del cuore. Si consiglia di fare almeno 30 minuti di esercizio fisico moderato al giorno, come camminare, nuotare o andare in bicicletta.

Alimentazione sana: Un’alimentazione sana è importante per mantenere la salute del cuore. Si consiglia di mangiare una dieta ricca di frutta, verdura, cereali integrali e proteine magre. Si dovrebbe evitare di consumare grandi quantità di grassi saturi, sale e zuccheri. Ridurre lo stress: Lo stress può avere un impatto negativo sulla salute del cuore. È importante trovare modi per gestire lo stress, come la meditazione, lo yoga o la pratica della respirazione profonda. Smettere di fumare: Il fumo è una delle cause principali di malattie cardiovascolari. Smettere di fumare può aiutare a prevenire queste malattie e a mantenere la salute del cuore. Evitare l’abuso di alcol: L’abuso di alcol può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari. Si consiglia di limitare il consumo di alcol a un massimo di un bicchiere al giorno per le donne e di due bicchieri al giorno per gli uomini. Dormire a sufficienza: Dormire a sufficienza è importante per mantenere la salute del cuore. Si consiglia di dormire almeno 7-8 ore a notte per mantenere una buona salute del cuore.

In conclusione, mantenere la salute del cuore è importante per una vita lunga e sana. Uno stile di vita attivo che comprende un’alimentazione sana e regolare esercizio fisico, la gestione dello stress, l’evitare il fumo e l’abuso di alcol e il dormire a sufficienza può aiutare a prevenire le malattie cardiovascolari e a mantenere il cuore in salute. Inoltre, è importante che i pazienti visitino regolarmente il loro medico per un controllo della pressione arteriosa, dei livelli di colesterolo e di zucchero nel sangue e per eseguire eventuali esami del cuore se necessario.

Un altro consiglio importante è quello di evitare situazioni o situazioni che causano un aumento improvviso del battito cardiaco o una maggiore pressione sul cuore, come l’esposizione a temperature estreme, il sovraccarico fisico o l’uso di alcuni farmaci. Inoltre, è importante che i pazienti siano educati sui segni e i sintomi delle malattie cardiovascolari e che conoscano la propria storia familiare. Se ci sono antecedenti familiari di malattie cardiovascolari, è importante che i pazienti siano sottoposti a un controllo più frequente da parte del medico e che prendano ulteriori precauzioni per mantenere la salute del cuore. In definitiva, mantenere la salute del cuore è una responsabilità che richiede impegno e consapevolezza. Ma seguendo questi semplici passi e lavorando con il proprio medico, i pazienti possono prendersi cura del loro cuore e vivere una vita lunga e salutare.

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Piangere fa bene al corpo e alla mente

Gli esseri umani piangono per molteplici ragioni: in risposta al dolore, alla paura, alla tristezza, alla gioia… Si piange anche guardando un film che ci commuove, davanti a un biglietto di auguri affettuoso e inaspettato. Si piange, è il caso di dirlo, anche tagliando delle cipolle a fettine. Qualcuno piange persino per rabbia. Al di là della causa specifica, il ribollire delle emozioni che si provano sfocia in lacrime di pianto.

Tipi di pianto.

A stimolare le lacrime possono essere forti emozioni ma anche altro, agenti esterni dai quali gli occhi si difendono lacrimando. Il cosiddetto pianto basale è la lacrimazione costante, fatta di “lacrime basali” antibatteriche e ricche di proteine. Mantengono idratato l’occhio ogni volta che si aprono e chiudono le palpebre. Il pianto riflesso è innescato da sostanze irritanti portate dal vento, pollini, polvere, fumo e allinasi, per esempio, la sostanza rilasciata da una cipolla mentre la si affetta. Questo tipo di pianto ha lo scopo di proteggere l’occhio e produce lacrime in buona quantità. Il pianto emotivo è quello conseguente a uno stato emozionale negativo o positivo. Le lacrime “emotive” contengono un elevato livello di ormoni dello stress a differenza degli altri tipi di lacrimazioni.

Piangere fa bene?.

Se a scatenare il pianto possono concorrere le emozioni più diverse, c’è da chiedersi se faccia davvero bene piangere. I ricercatori hanno scoperto che piangere apporta benefici fisici e mentali e che questi si manifestano già alla nascita, con il primo vagito di un bambino appena nato. Si piange più spesso di quanto si creda, e lo fanno sia donne che uomini. Negli Stati Uniti è stato calcolato che le donne piangono in media 3,5 volta al mese, gli uomini 1.9. Vediamo nel dettaglio perché piangere fa bene e quali sono i vantaggi fisici ed emotivi.

Piangere fa bene al corpo.

Le lacrime proteggono gli occhi da eventuali agenti irritanti e aiutano a mantenere idratati i bulbi oculari. Sono utili anche a “calmare” il dolore, poiché quando si piange aumenta la produzione di endorfine e ossitocine, sostanze che aiutano ad alleviare il dolore sia fisico che emotivo. Il pianto aiuta i bambini a respirare. Una volta partorito, il bambino appena nato deve adattarsi al mondo esterno a cominciare dalla respirazione fuori dall’utero. Piangere lo aiuta a farlo e a eliminare qualsiasi liquido in eccesso nei polmoni, nel naso e nella bocca.

Piangere fa bene alla mente e all’umore.

Il pianto può essere uno dei migliori meccanismi anti-stress. Studi scientifici hanno evidenziato che piangere attiva il sistema nervoso parasimpatico, quello che aiuta il corpo a riposare e a digerire. I vantaggi non sono però immediati: potrebbero servire diversi minuti di lacrimazione prima di ottenerne i benefici calmanti successivi. Dunque gli effetti anti-stress si riscontrano dopo aver pianto, lacrime che nel frattempo hanno lenito dolori fisici ed emotivi. A ciò si collega l’effetto catartico del pianto. Alcune ricerche hanno affermato che il pianto emotivo ammorbidisce un intenso stato emotivo ed evapora quel carico di energie negative che potrebbero trasformarsi in un problema di salute mentale. Piangere è molto utile ad affrontare l’esperienza del lutto: il pianto è espressione del dolore e fa parte del processo di elaborazione di un lutto. Piangere quando si è felici è invece un modo dell’organismo per riequilibrare lo stato emotivo in essere, riprendendosi da uno shock seppur positivo.