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Unghie e capelli, le abitudini per mantenerli sani e forti

Unghie e capelli sono spesso sotto stress. Il loro aspetto e la loro salute sono influenzati dal nostro stile di vita, non di rado frenetico, sregolato e caratterizzato da un’alimentazione scorretta. Questi fattori sono già di per sé sufficienti a renderli fragili e con poca vitalità. Il primo passo per migliorare la situazione, quindi, è quello di nutrirli dall’interno, con una dieta ricca di vitamine e sali minerali, che abbondi di vegetali, legumi e cereali integrali. Una carenza di principi nutritivi, infatti, porta a indebolire gli organi periferici e non essenziali, riservando il nutrimento per quelli nobili. È chiaro quindi che un’alimentazione povera non potrà che ripercuotersi sia sui capelli sia sulle unghie. Lo si vede molto bene in caso di carenze importanti, come quella di ferro che, se molto marcata, genera anemia. Le persone anemiche hanno visibilmente capelli spenti, facili a cadere e sfibrati oltre che unghie che si spezzano molto facilmente.

Cure e accorgimenti quotidiani.

Quando le unghie sono fragili si rompono e si scheggiano con una certa facilità, ma possono anche presentare righe verticali, fessure e sfaldamento degli strati. Per prevenire o risolvere queste problematiche, gli esperti dell’Irccs Humanitas sostengono che «l’uso di pomate e lozioni a base di oli vegetali naturali rendono più morbide e idratate le unghie contribuendo a favorire la guarigione». Quanto alle abitudini quotidiane, affermano invece che «può essere utile indossare guanti prima di immergere le mani nell’acqua o smalti speciali per chi si trova frequentemente a contatto con prodotti chimici aggressivi. È bene poi evitare di tenere le unghie troppo tempo in acqua o di applicare smalti e solventi». Quanto ai capelli, è importante proteggerli dallo smog, detergendoli con prodotti adeguati, in grado di rimuovere le polveri e ripristinare il nutrimento naturale della chioma. Ci sono poi trattamenti specifici per rallentare la caduta eccessiva e fortificare i capelli.

Integratori per unghie e capelli.

Se nonostante cure adeguate e una dieta sana, unghie e capelli continuano a mostrare segni di sofferenza, si può ricorrere all’ausilio di integratori alimentari specifici. Ne esistono di diversi tipi in commercio, per cui è sempre bene consultare il proprio farmacista di fiducia per scegliere quelli più adatti alle proprie esigenze. Tra le sostanze più comunemente usate per gli integratori formulati a migliorare l’aspetto di unghie e capelli troviamo anzitutto la biotina, che supporta dall’interno la crescita fin dal bulbo e dalle radici. Il rame accelera invece la crescita dei capelli, mentre zinco e selenio, aumentano lo spessore e la resistenza delle unghie. Infine, per supportare la sintesi della cheratina, sono molto utili le vitamine del gruppo B, mentre il ferro permette l’ossigenazione dei tessuti. Per massimizzarne l’efficacia queste sostanze si trovano spesso già combinate nei giusti quantitativi in prodotti specifici.

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Cisti al seno e rischio di tumore, i risultati di uno studio

Un recente studio scientifico condotto in Spagna e pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health ha evidenziato come l’eventuale presenza di cisti ed escrescenze al seno diagnosticate tramite screening mammografico possa anticipare l’insorgenza di un tumore. I ricercatori hanno esaminato i dati di oltre 778 mila donne fra i 50 e i 69 anni che hanno effettuato almeno una mammografia presso un centro di screening del cancro al seno in Spagna tra il 1996 e il 2015. Nel complesso circa 25 donne su 1.000 con noduli non cancerosi al seno hanno sviluppato un tumore alla mammella rispetto a 15 donne su 1.000 che non li avevano.

Noduli benigni e probabilità di cancro al seno.

Questa ricerca ha seguito alcune delle partecipanti all’esperimento per un massimo di 20 anni, durante i quali hanno manifestato circa il doppio delle probabilità di sviluppare un cancro al seno dopo la diagnosi di cisti mammaria benigna. Marta Román, ricercatrice all’Hospital del Mar di Barcellona e autrice principale dello studio, ha affermato che “I risultati di questa ricerca sono importanti perché suggeriscono che i noduli mammari benigni sono indicativi di un rischio più elevato di cancro al seno. Con ciò s’intende non solo la possibilità che la cisti non cancerogena si trasformi in tumore, ma che il cancro si formi comunque spontaneamente: per esempio, il nodulo benigno si sviluppa in un seno, quello maligno nell’altro”.

Quali cisti benigne favoriscono il cancro al seno?.

Alcuni tipi di malattia benigna della mammella sono associabili più frequentemente di altre a un futuro cancro: i gruppi di cellule proliferanti noti come iperplasia e una serie di lesioni benigne interne alla ghiandola mammaria, il papilloma intraduttale, difficile da percepire sia alla vista che al tatto. Secondo uno studio della Cleveland Clinic in Ohio, altri tipi di formazioni mammarie benigne, come cisti mammarie contenenti liquido e noduli composti da tessuto cicatriziale, non preannunciano alcuna eventuale malformazione maligna.

Quando fare la mammografia.

Le donne fra i 30 e i 40 anni dovrebbero fare ecografie mammarie periodiche, meglio se associate a una consulenza senologica nel caso di specifici rischi individuali. Le donne di età superiore ai 40 anni dovrebbero sottoporsi regolarmente a una mammografia: il rischio di mortalità per cancro al seno si ridurrebbe rispettivamente del 20% e del 40%. I controlli andrebbero fatti annualmente per le donne tra i 40 e i 50 anni, ogni due anni per quelle tra i 50 e i 70. “Se a una donna viene diagnosticata una malattia mammaria benigna e presenta altri fattori di rischio elevato, come una storia familiare di cancro al seno, potrebbe beneficiare di uno screening più frequente”, ha affermato la dott.ssa Román.

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Resistenza agli antibiotici in Italia, presentate diverse iniziative dell’Aifa

L’antibiotico-resistenza è un fenomeno sulla base del quale uno specifico batterio può essere “resistente” all’attività di un farmaco con azione antimicrobica. Il problema è esacerbato dall’uso non mirato di terapie antibiotiche. Lo stesso ministero della Salute ha specificato che «l’antibiotico-resistenza è in aumento in molti Paesi, rendendo problematica la terapia di molte infezioni, ed è aggravata anche dalla mancanza di nuovi antibiotici in commercio o in fase di sperimentazione, che risultano efficaci nel trattamento di infezioni altrimenti incurabili». Il fenomeno per quanto monitorato richiede sempre l’attenzione da parte del paziente che può in ogni caso sentire il proprio medico curante o il farmacista di fiducia.

Manuale antibiotici AWaRe.

In tale ottica, l’Agenzia italiana del farmaco ha presentato le più recenti iniziative del gruppo di lavoro Cts Aifa-Opera per ridurre la resistenza agli antibiotici in Italia. In occasione della giornata di presentazione – nella quale sono intervenuti il direttore generale Nicola Magrini, Evelina Tacconelli (Università di Verona), Patrizia Popoli (presidente della Commissione Tecnico Scientifica, Cts) e Federico Marchetti (U.O. Pediatria e Neonatologia di Ravenna) – l’Aifa ha fatto sapere che «è stato pubblicato il “Manuale antibiotici AWaRe”, edizione italiana del volume presentato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a dicembre 2022 (“The Who AWaRe Antibiotic Book”)».

Le pubblicazioni presentate.

La stessa agenzia inoltre ha sottolineato che «dalle raccomandazioni globali dell’Oms sono state inoltre selezionate, calibrate e adattate al contesto epidemiologico e alla disponibilità dei farmaci in Italia le dieci sindromi di più facile osservazione nell’adulto e nel bambino». Ciò dando vita a due differenti tomi: «I contenuti sono confluiti in due pubblicazioni “Trattamento delle infezioni batteriche comunitarie più frequenti nell’adulto/nel bambino secondo i princìpi del The Who AWaRe Antibiotic Book” (presto disponibili) e saranno liberamente accessibili sul sito dell’Agenzia, anche tramite App».

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Cosa mangiare quando si allatta?

In genere le madri che allattano hanno bisogno di più calorie per soddisfare le loro esigenze nutrizionali, per sé stesse e per il neonato. La dieta seguita prima e durante l’allattamento condiziona i valori nutrizionali del latte materno ma anche la stessa produzione lattea della madre. Se l’apporto calorico giornaliero di una donna di media corporatura è di 2.100-2.200 calorie al giorno, in fase di allattamento dovrà aumentare di 200 calorie.

Quali cibi eliminare durante l’allattamento?.

Gli esperti raccomandano il giusto equilibrio dei nutrienti nella dieta di una madre che allatta. L’obiettivo è duplice: garantire salute e benessere quotidiani sia alla madre che al bambino. Quindi ogni pasto della neomamma che allatta dovrà bilanciare lipidi, proteine, glucidi, frutta e verdura. Qualsiasi cibo si scelga di mangiare va sempre e comunque assunto nelle corrette quantità, limitando o evitando il più possibile dolci, fritti, spezie e, più in generale, un eccesso di grassi. Da eliminare gli alcolici e i superalcolici, che potrebbero limitare la produzione di latte materno nonché alcolizzarlo, provocando effetti sedativi, ipoglicemia, vomito e diarrea nel lattante.

Quali cibi sono sconsigliati durante l’allattamento?.

Il vino sarebbe da evitare, ma se proprio non se ne può fare a meno la quantità massima consentita è di uno o due bicchieri a settimana durante un pasto. La birra è ugualmente sconsigliata: al di là del grado alcolico, può rendere il sapore del latte materno amaro e quindi sgradito al bambino. Sconsigliati anche diversi di alimenti, di origine animale e vegetale: cavoli, asparagi, cetrioli, peperoni, aglio, cipolla, fragole, uva, ciliegie, pesche, albicocche, formaggi fermentati (gorgonzola, brie), crostacei, molluschi, selvaggina, dolci cremosi, al cacao o a base alcolica. Come mai? Alcuni potrebbero alterare il gusto del latte materno, altri potrebbero causare allergie. Infine, sono controindicati tutti quegli alimenti per i quali la madre abbia notato una relazione tra la loro assunzione e il rifiuto (o scarso gradimento) del latte da parte del bambino.

Quali cibi mangiare durante l’allattamento?.

Gli esperti consigliano una serie di alimenti utili alla madre che allatta per coprire il surplus di fabbisogno di calcio e proteine dovuto alla secrezione lattea. Per esempio, spuntini a base di yogurt, latte o formaggio. Come frutta e verdura preferire quelli di colore giallo-arancio e verde scuro, ricchi di sali minerali e vitamine. Non devono mancare carne, uova, pesce azzurro, legumi, olio di oliva. Da non dimenticare l’acqua: da bere in abbondanza sia nella stagione fredda (almeno 2 liti e mezzo) che in estate (3 litri). Ancora, è consigliabile ridurre l’assunzione di caffeina (caffè, bibite a base di cola, tè) così come di cioccolata.

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Cura delle mani, come proteggere la pelle dal freddo intenso

Quando le temperature si fanno pungenti, l’organismo attira più sangue verso gli organi interni per proteggerli. In tal modo, però, le estremità del corpo, come mani e piedi, avvertono un freddo ancora più intenso. È opportuno quindi coprirsi al meglio. Purtroppo, però, per avere migliore manualità spesso si evita di indossare i guanti o si continua a toglierli e metterli. Così con il passare dei giorni, l’epidermide si secca e si screpola, creando un fastidioso senso di prurito. La pelle, già irritata, diviene ancora più delicata e normali gesti come grattarsi o lavarsi le mani possono provocare fessure e microtagli, aggravando sempre di più la situazione se non s’interviene.

È bene quindi dedicare alle mani una cura speciale, che abbini gli effetti di una detersione delicata al nutrimento di una crema appositamente formulata per ripristinare lo strato protettivo della pelle.

Preparare le mani al freddo.

Una buona cura delle mani riesce a evitare tutti questi problemi. Si comincia dalla detersione, avendo cura di usare acqua tiepida (mai troppo calda) e un detergente delicato e nutriente. In tal modo non si infierisce sull’integrità della pelle che, pulita e nutrita, si manterrà elastica e molto più resistente alle aggressioni esterne. Dopo averla asciugata tamponando delicatamente è sempre bene applicare uno strato di crema emolliente, in modo da eliminare eventuali sensazioni di bruciore e ripristinare lo strato idrolipidico della pelle delle mani. Prurito e fastidio, se non curati, aumentano e inducono la persona a grattarsi in modo persistente rischiando di peggiorare in modo significativo l’irritazione e propagandola in aree estese delle mani. In commercio si trovano prodotti specifici per ogni tipo di pelle e di problematiche. Alcuni detergenti e creme sono formulati per ridurre il prurito, per idratare, nutrire e ripristinare la barriera cutanea. Il livello di azione di ogni prodotto cambia in base ai principi attivi ed è quindi opportuno chiedere un consiglio esperto per non sbagliare e scegliere il rimedio più efficace.

Il rischio di geloni.

Un problema della pelle tipico della stagione fredda è costituito dai geloni. «Si tratta di lesioni della pelle che compaiono su parti del corpo esposte al freddo – spiega l’l’Istituto superiore di sanità -specialmente se sono umide, bagnate o colpite da vento forte. Le parti del corpo maggiormente interessate sono le dita delle mani e dei piedi. La pelle delle dita può presentarsi bianca o giallo-grigia e dare una sensazione di intorpidimento e prurito. Di solito i geloni non causano dolore ma, nei casi più gravi, le zone colpite possono gonfiarsi, arrossarsi e coprirsi di vescicole. In questo caso, bisogna rivolgersi al proprio medico di fiducia». Gli esperti dell’Istituto precisano inoltre che «nel caso in cui si avverta una sensazione di freddo sulla pelle, è importante riscaldarla gradualmente. Infatti, una delle principali cause dei geloni è sottoporre l’epidermide a fonti di calore che la riscaldano troppo velocemente come, ad esempio, mettere i piedi nell’acqua calda o vicino a una stufa».