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Salute e benessere, il ruolo fondamentale della colazione

Nessun pasto è importante quanto la colazione. Non c’è regime dietetico che non concordi su questo principio base. E non potrebbe essere altrimenti, perché la mattina l’organismo è a digiuno da diverse ore e ha assoluta esigenza di ripristinare le riserve alimentari e le energie. Iniziare la giornata con una sana colazione permette di ritrovare le forze, ma anche la concentrazione e il buon umore. Non solo. Va anche sottolineato che il primo pasto della giornata influenza in modo indiretto il regime alimentare che si seguirà per il resto del giorno, perché l’organismo tenderà a compensare eventuali carenze nutrizionali nei pasti successivi. Magiare poco al risveglio o digiunare mette il fisico in condizioni di aver bisogno di molte più energie a pranzo, quando si consumerà inevitabilmente più del dovuto. Impostare bene la colazione ogni giorno, contribuisce quindi a garantire una migliore gestione di tutti gli altri pasti e a sentirsi meglio.

Evitare i picchi glicemici.

Un altro motivo fondamentale per organizzare la giornata alimentare correttamente fin dalla prima colazione è quello di evitare troppi sbalzi glicemici. Se si inizia la giornata a digiuno, la glicemia resterà molto bassa e con i primi sforzi i livelli scenderanno ulteriormente mettendoci in condizione di cercare fonti di cibo ad alto contenuto di zucchero per sentirci subito meglio. In tal modo però s’innesca un ciclo vizioso, per cui alti livelli di zuccheri nel sangue porteranno l’insulina ad abbassarli in fretta, facendo percepire nuovamente fame ed esigenza di mangiare. Così si finisce per ingerire molte più calorie del dovuto oltre a generare un’altalena continua di fasi superenergetiche e fasi di debolezza. Per questo dopo il digiuno notturno è fondamentale fare una colazione con una moderata quantità di carboidrati e zuccheri semplici, uniti a proteine e grassi, in modo da ripristinare adeguatamente le energie e non avere troppa fame prima di pranzo.

Le regole di una colazione salutare.

Come detto sopra, dopo ore di digiuno il fisico ha bisogno di mangiare, ma anche, e non meno importante, di bere. A volte ci si dimentica che l’organismo al risveglio non riceve liquidi da diverso tempo ed è quindi molto importante idratarsi. Per questo a colazione è consigliata l’assunzione di bevande, come latte, tè o spremuta d’arancia. Quanto al dibattito sulla scelta di una colazione dolce o salata, l’importante è seguire il buon senso. Per evitare i picchi glicemici non è opportuno mangiare solo dolci, ma è sempre preferibile scegliere carboidrati integrali aggiungendo marmellata o miele, per esempio. La colazione poi dovrebbe coprire il 20-25% del fabbisogno nutrizionale anche per quanto riguarda proteine, grassi, vitamine e sali minerali, che possono essere assunti alternando proteine animali o frutta secca e frutta fresca.

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Attività fisica adattata, domande per il credito d’imposta dal 15 febbraio 2023

Dal 15 febbraio al 15 marzo 2023 è possibile inoltrare l’istanza per il riconoscimento del credito d’imposta a favore delle persone fisiche che, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022, sostengono o hanno sostenuto spese documentate per fruire di attività fisica adattata. Questa, secondo quanto prevede l’articolo 2 del Dlgs n. 36/2021, consiste in «esercizi fisici, la cui tipologia e la cui intensità sono definite mediante l’integrazione professionale e organizzativa tra medici di medicina generale, pediatri e medici specialisti, e calibrate in ragione delle condizioni funzionali delle persone cui sono destinati, che hanno patologie croniche clinicamente controllate e stabilizzate o disabilità fisiche. L’attività può essere esercitata anche in gruppo sotto la supervisione di un professionista dotato di specifiche competenze, in luoghi e in strutture di natura non sanitaria, come le “palestre della salute”, al fine di migliorare il livello di attività fisica, il benessere e la qualità della vita e favorire la socializzazione».

Modalità di presentazione delle istanze.

Con provvedimento dell’11 ottobre 2022, firmato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, sono state definite le modalità, i termini di presentazione e il contenuto dell’istanza. Le domande possono essere inoltrate solo per via telematica, direttamente dall’interessato oppure tramite un soggetto incaricato della trasmissione delle dichiarazioni, attraverso il servizio web disponibile nell’area riservata del sito Internet dell’Agenzia delle Entrate. L’istanza deve contenere l’importo delle spese agevolabili, sostenute dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022.

Definizione del credito fruibile.

La percentuale del credito d’imposta riconosciuta agli aventi diritto sarà comunicata dall’Agenzia entro dieci giorni dalla scadenza del termine di presentazione delle richieste. «Detta percentuale – spiega l’Ente – è ottenuta rapportando la somma stanziata (1,5 milioni di euro per l’anno 2022) all’ammontare complessivo dei crediti d’imposta richiesti. Il bonus sarà assegnato senza tagli, nel caso in cui i tax credit risultino inferiori alle risorse disponibili. La somma è utilizzabile nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta nel quale sono state sostenute le spese in diminuzione delle imposte dovute. L’eventuale ammontare non utilizzato potrà essere fruito nei periodi di imposta successivi».

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Come le scarpe condizionano la salute

Scarpe strette, troppo rigide, soffocanti o che comprimono in modo innaturale la normale forma del piede possono incidere sulla salute generale di una persona anche per diversi anni. Per le donne è essenziale scegliere le calzature giuste, della taglia corretta, in base al peso, all’altezza e al livello di comfort desiderato.

Effetti delle scarpe sbagliate sulla salute.

Le calzature sbagliate, cioè quelle che comprimono il piede, non forniscono un supporto sufficiente, non completano l’arco naturale del piede, possono arrecare gravi effetti collaterali ai piedi ma non solo. Forti mal di schiena, problemi di postura, dolori all’anca e alla zona lombare (la parte bassa della schiena) solo per citare alcuni esempi. Ancora, nel caso di scarpe con tacco alto queste tendono a spingere la regione del bacino in avanti e i fianchi indietro influenzando persino, in alcuni casi, il ciclo mestruale e la fertilità.

Scarpe col tacco: quali scegliere?.

Chi ha difficoltà a camminare con i tacchi alti o chi è di statura elevata ma ama le scarpe col tacco può optare per le scarpe a mezzo tacco o kitten heels, di altezza compresa fra i 3 e i 7 cm. Le zeppe sono invece ideali per le donne che cercano slancio ma senza dolori o costrizioni di sorta. I tacchi a zeppa si differenziano dai tacchi convenzionali perché il peso è equamente distribuito sulle suole, rendendo confortevole la camminata. Ci sono poi le scarpe con tacchi a clessidra, ideali per chi ha iniziato da poco a camminare sui tacchi. Sono larghi in alto e in basso ma stretti al centro, il che agevola trovare l’equilibrio ad ogni passo.

Qual è l’altezza di tacco ideale?.

Comodità ed estetica si fondono in un tacco la cui altezza può variare dai 5 agli 8 cm. Il peso del corpo si distribuisce uniformemente su tutto il piede e non solo sulla parte anteriore, come succede, viceversa, nelle scarpe dal tacco superiore agli 8 cm. Scarpe con tacco 5-8 cm sono portabili sia dalle principianti che da esperte di calzature con tacco, il che le rende ancora più appetibili sul mercato. Per abituarsi ai tacchi medio-alti si possono alternare scarpe dal tacco basso (3 cm) ad altre dal tacco medio (5-8 cm). Quali scarpe fanno camminare in modo equilibrato? Quelle in cui il peso del corpo è o dovrebbe essere distribuito sul piede in modo simmetrico: 50% sul tallone, 50% sull’avampiede. Le scarpe col tacco disarmonizzano questo equilibrio ma in maniera differenziata in base all’altezza e alla consistenza del tacco.

Qual è la scarpa giusta?.

Le calzature e le nostre condizioni generali di salute sono strettamente collegate. Le aziende calzaturiere e i brand di settore offrono svariate tipologie di scarpe con tacco, di altezze e stili differenti, allo scopo di proporre più opzioni possibili ai clienti e soddisfare tutte le loro esigenze, dall’occasione d’uso all’estetica al comfort. Spetta poi a ciascuno di noi saper scegliere la scarpa giusta, ovvero quella in grado di garantire ai nostri piedi un’impronta naturale.

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Prediabete e stile di vita, si può parlare di “reversibilità”?

Ricevere una diagnosi di prediabete, noto anche come intolleranza glucidica, ci rivela che la glicemia, cioè la percentuale di glucosio nel sangue, è superiore ai livelli di normalità ma non al punto da classificarlo come diabete. Fortunatamente siamo di fronte a una condizione di salute ancora reversibile e, soprattutto, ad un campanello di allarme per chi ne soffre. Una serie di cambiamenti nello stile di vita contribuiranno ad evitare di ammalarsi seriamente di diabete.

Sintomi del prediabete.

Non esistono sintomi sempre e comunque evidenti del prediabete ma alcune condizioni di partenza o pregresse possono contribuire a svilupparlo. Ad esempio, avere più di 45 anni ed essere in sovrappeso, oppure essere sotto i 45 anni di età ma presentare ulteriori fattori di rischio da sommare al sovrappeso. Altre concause che possono favorire l’insorgere del prediabete sono la scarsa attività fisica, un parente stretto già diabetico, aver sofferto di diabete gestazionale o aver avuto un figlio di peso superiore ai 4 Kg al momento della nascita, soffrire di pressione alta, trigliceridi alti, colesterolo HDL basso.

Come curare il prediabete.

Il prediabete può essere arginato e trattato apportando modifiche alla dieta e allo stile di vita. Chi soffre di prediabete dovrebbe, prima di tutto, muoversi di più. È noto come la sedentarietà aumenti il rischio di diabete di tipo 2. L’attività fisica regolare aiuta a tenere sotto controllo i livelli di glucosio nel sangue, a migliorare la sensibilità all’insulina e a mantenersi in forma. Il sovrappeso è infatti uno dei principali fattori di rischio del diabete di tipo 2. A fronte di una diagnosi di prediabete, perdere il 5-10% del proprio peso corporeo può ritardare o invertire la comparsa del diabete.

Stress e prediabete.

Tra le varie conseguenze psicosomatiche dello stress c’è anche la possibilità di stimolare lo sviluppo del prediabete o di peggiorarne la condizione. Uno squilibrio degli ormoni dello stress – cortisolo e adrenalina – può infatti far aumentare i livelli di glucosio nel sangue. Per evitare tutto questo bisogna trovare del tempo da dedicare solo a sé stessi per rilassarsi, ridere, stare in compagnia di buoni amici e famigliari, controbilanciare le situazioni stressanti della vita quotidiana. Inoltre, varrebbe la pena pianificare delle passeggiate, delle attività di svago, delle ore da investire in uno o più hobby per recuperare energie positive.

La dieta di un prediabetico.

Chi soffre di prediabete deve apportare qualche aggiustamento alla composizione dei pasti quotidiani. Una porzione sana per un prediabetico dovrebbe essere composta per metà da verdure non amidacee e verdure a foglia verde, per l’altra metà di proteine magre, cereali integrali, carboidrati sani. Un buon apporto di fibre terrà a bada i livelli di glicemia senza appesantire l’organismo ma anzi saziandolo in modo sano. Noci e frutta sono ottime opzioni per spuntini e fuori pasto: sono sì zuccherini ma in modo naturale. Da evitare, invece, le bevande gassate e zuccherate, bibite energetiche, bibite analcoliche, sciroppi e dessert liquidi: tutte fonti di zuccheri particolarmente dannose per un prediabetico. La ricerca afferma che la sostituzione di queste bevande con alternative a basso contenuto calorico abbassa il rischio di diabete dal 2 al 10%.

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Cuore sano da adulti se l’infanzia è stata serena

A novembre è stato pubblicato sullo European Heart Journal il più ampio studio condotto finora sul rapporto tra avversità infantili e malattie cardiovascolari (CVD). Studi precedenti hanno dimostrato che vivere situazioni stressanti da bambini come la privazione materiale, la perdita della famiglia, tensioni tra familiari (le cosiddette “avversità infantili”) sono associate a un maggiore rischio di CVD tra le persone di mezza età e gli anziani. Con “privazione materiale” s’intendono la povertà familiare e la disoccupazione di lunga durata dei genitori. La perdita o la minaccia di perdita riguardano la malattia somatica e la morte dei genitori e dei fratelli. Le tensioni e le dinamiche familiari comprendono i collocamenti in affidamento, le malattie psichiatriche di qualche famigliare, l’abuso di alcol e droghe da parte dei genitori e la separazione materna.

La novità e i risultati della ricerca danese.

Pochissimi studi hanno indagato la connessione tra avversità infantili e CVD evidenti nella prima età adulta. Questo progetto di ricerca, realizzato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Copenaghen, ha preso in esame quasi 1,3 milioni di bambini nati tra gennaio 1980 e dicembre 2001, fino al 2018. Nel corso del periodo considerato, 4.118 bambini hanno sviluppato un qualche disturbo cardiovascolare tra i 16 e i 38 anni di età, in particolare malattie cardiovascolari, cardiopatie ischemiche e malattie cerebrovascolari.

Effetti cardiovascolari delle avversità infantili.

“Rispetto ai giovani adulti che hanno vissuto poche avversità durante l’infanzia, abbiamo riscontrato un rischio maggiore di circa il 60% di sviluppare malattie cardiovascolari tra i giovani adulti che hanno vissuto avversità” – dichiara Naja Hulvej Rod, coordinatrice del progetto. “Ciò era particolarmente vero per coloro che avevano sperimentato malattie gravi, come cancro, malattie cardiache o polmonari, o morte in famiglia, e per coloro che avevano sperimentato livelli elevati di avversità nell’infanzia. In numeri assoluti, ciò corrisponde a 10-18 casi di CVD in più ogni 100.000 persone. Per confronto, l’incidenza di CVD nelle persone di 30 anni è di circa 50 casi di CVD per 100.000 persone”.

Perché un’infanzia difficile incide sulla salute del cuore?.

“L’associazione che abbiamo riscontrato tra avversità infantili e CVD nella prima età adulta – evidenzia Rod – può essere spiegata in parte da comportamenti che possono influire sulla salute, come il consumo di alcol, il fumo e l’inattività fisica. L’infanzia è un periodo delicato, caratterizzato da un rapido sviluppo cognitivo e fisico; l’esposizione frequente e cronica alle avversità nell’infanzia può influenzare lo sviluppo della risposta fisiologica allo stress, e ciò può fornire un’importante spiegazione dei meccanismi alla base di questi risultati”. Questi risultati suggeriscono che interventi mirati alle origini sociali delle avversità e fornendo supporto alle famiglie colpite possono avere effetti cardioprotettivi a lungo termine.