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Gli effetti negativi della luce blu prima di dormire

L’uso di smartphone e tablet nelle ore serali è diventato un’abitudine diffusa. La luce blu emessa dagli schermi può interferire con il naturale processo di addormentamento. Si tratta di una tipologia di luce che inibisce la produzione di melatonina, ormone responsabile della regolazione del ciclo sonno-veglia. Studi scientifici hanno dimostrato che l’esposizione prolungata alla luce blu nelle ore precedenti al riposo può ritardare l’insorgenza del sonno e ridurne la qualità.

Conseguenze sulla qualità del sonno e sulla salute

La luce blu può modificare la durata e la profondità del riposo. Un sonno insufficiente o frammentato può avere ripercussioni sulla concentrazione, sull’umore e sulle prestazioni quotidiane. A lungo termine, la carenza di riposo adeguato è associata a un aumento del rischio di sviluppare disturbi metabolici e cardiovascolari. È quindi importante considerare l’impatto che l’uso serale e notturno di dispositivi elettronici può avere sul benessere generale.

Come limitare l’esposizione alla luce blu

Per ridurre gli effetti negativi della luce blu è possibile impostare la funzione “filtro luce blu” disponibile su molti dispositivi: può attenuare l’emissione di questa lunghezza d’onda. Un’altra strategia efficace consiste nell’evitare l’uso di smartphone e tablet almeno un’ora prima di coricarsi. Meglio preferire attività rilassanti come la lettura di un libro cartaceo. Mantenere una routine regolare per il sonno può migliorare la qualità della vita. Il consiglio dei farmacisti non intende sostituire il consulto con i medici curanti, ove la problematica presentata dovesse perdurare. È necessario contattare i medici curanti o i medici specialisti di riferimento per una valutazione approfondita.

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L’importanza della corretta idratazione (anche) in primavera

L’idratazione è un aspetto per il benessere dell’organismo, indipendentemente dalla stagione. Con l’aumento delle temperature e delle attività all’aria aperta tipiche della primavera, è importante prestare attenzione all’assunzione di liquidi ed evitare la disidratazione e le problematiche ad essa correlate.

Acqua e le funzioni nell’organismo

L’acqua costituisce circa il 60% del peso corporeo ed ha numerose funzioni essenziali per il corretto funzionamento dell’organismo. Contribuisce al mantenimento della temperatura corporea, al trasporto di nutrienti e ossigeno alle cellule, all’eliminazione delle sostanze di scarto attraverso urine e sudore, oltre a lubrificare le articolazioni e a mantenere la pelle elastica e idratata.

Corretta idratazione per prevenire disturbi

Assumere la quantità adeguata di liquidi durante la giornata consente di prevenire disturbi quali mal di testa, affaticamento, secchezza delle fauci e delle mucose, oltre a favorire la concentrazione e le performance fisiche e mentali. Gli esperti raccomandano di bere almeno 1,5-2 litri di acqua al giorno, aumentando tale quantità in caso di attività fisica intensa o di esposizione prolungata al sole.

Bere acqua a piccoli sorsi

È consigliabile bere acqua a piccoli sorsi durante l’arco della giornata, evitando di assumere grandi quantità in un’unica soluzione. È possibile integrare l’apporto di liquidi attraverso il consumo di alimenti ricchi di acqua, come frutta e verdura fresche, zuppe e tisane. Il consiglio dei farmacisti non intende sostituire il consulto con i medici curanti, ove la problematica presentata dovesse perdurare. In caso di persistenza dei sintomi o di dubbi riguardo al proprio stato di salute, è necessario contattare i medici curanti o gli specialisti di riferimento.

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Pm10 e Parkinson: studio conferma legame con inquinamento atmosferico

Una ricerca condotta dall’Irccs Neuromed di Pozzilli, in provincia di Isernia, in collaborazione con diverse università e istituzioni italiane, ha analizzato la relazione tra l’esposizione cronica al particolato Pm10 e l’aumento del rischio di malattia di Parkinson. Lo studio, pubblicato sulla rivista npj Parkinson’s Disease, ha coinvolto un campione di oltre 23mila adulti residenti in Molise, monitorati per due decenni nell’ambito del Progetto Moli-sani. Con modelli geostatistici, sono stati ricostruiti i livelli di inquinamento atmosferico nelle aree di residenza dei partecipanti, incrociandoli con i casi di Parkinson insorti nel periodo.

Nesso tra esposizione prolungata e insorgenza della patologia

I risultati indicano che un incremento delle concentrazioni di Pm10 nell’aria è associato a un maggior rischio di sviluppare la malattia neurodegenerativa, indipendentemente da fattori come età, sesso o condizioni occupazionali. Un elemento rilevante emerso dall’analisi riguarda la lipoproteina(a), coinvolta nel metabolismo del colesterolo, la quale interagisce con l’alfa-sinucleina, proteina implicata nella patogenesi del Parkinson. Tale interazione potrebbe spiegare parte del meccanismo biologico alla base del legame tra inquinamento e malattia, sebbene siano necessari ulteriori approfondimenti per confermare questa ipotesi.

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Ritmi circadiani alterati: come riequilibrarli con sonno e pasti

I ritmi circadiani regolano diversi processi fisiologici, tra cui il ciclo sonno-veglia, la temperatura corporea e la produzione di ormoni. Ritmi che possono subire alterazioni a causa di abitudini irregolari, esposizione prolungata a dispositivi luminosi o variazioni negli orari dei pasti. Le conseguenze includono affaticamento, difficoltà di concentrazione e disturbi del riposo. Per il ripristino naturale dei cicli biologici, è opportuno adottare strategie che coinvolgono sia la gestione del sonno sia l’organizzazione dei pasti.

Sonno e alimentazione: elementi interdipendenti per l’equilibrio interno

Il primo passo per sincronizzare i ritmi circadiani consiste nel definire orari fissi per il riposo notturno e il risveglio, mantenendoli costanti anche durante il fine settimana. Parallelamente, è utile programmare i pasti in modo regolare, evitando di saltare la colazione o consumare cene abbondanti a ridosso del sonno. Studi hanno evidenziato come l’assunzione di nutrienti in momenti non congrui con i ritmi biologici possa interferire con la digestione e il metabolismo, riducendo la disponibilità energetica giornaliera.

Esposizione alla luce e la scelta dei nutrienti come fattori determinanti

L’esposizione alla luce naturale nelle prime ore del giorno contribuisce a resettare l’orologio interno, segnalando all’organismo l’inizio della fase attiva. Al contrario, è consigliabile limitare l’utilizzo di schermi luminosi nelle ore serali. Dal punto di vista alimentare, privilegiare cibi ricchi di triptofano, magnesio e vitamine del gruppo B supporta la produzione di melatonina, favorendo un riposo qualitativamente migliore. Al contempo, è preferibile evitare sostanze eccitanti come caffeina o alcol nelle ore serali. Il consiglio dei farmacisti non intende sostituire il consulto con i medici curanti. In caso di sintomi persistenti, è necessario rivolgersi al proprio curante o a uno specialista di riferimento.

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Qualità dell’aria in casa: i consigli per un ambiente sano e sicuro

La maggior parte delle attività quotidiane si svolge in spazi chiusi: abitazioni, uffici e mezzi di trasporto. In particolare, le mura domestiche sono l’ambiente in cui si trascorre la quota più ampia del tempo, rendendo la qualità dell’aria interna elemento centrale per il benessere. L’Istituto superiore di sanità (Iss) ha ribadito lo scorso ottobre 2024 l’importanza di garantire condizioni abitative sicure e salubri, con particolare attenzione alla riduzione degli agenti inquinanti presenti negli ambienti confinati.

Fattori critici per la salubrità degli ambienti chiusi

L’aria interna può contenere sostanze dannose originate da più fonti: materiali edilizi, prodotti per la pulizia, combustioni e attività quotidiane come la cottura dei cibi. Elementi che, se non gestiti correttamente, danno il deterioramento progressivo della qualità dell’aria, con ripercussioni su patologie respiratorie, cardiovascolari e immunitarie. La presenza di soggetti vulnerabili, come bambini o persone affette da malattie croniche, amplifica la necessità di adottare misure preventive.

Strategie pratiche per ridurre l’esposizione agli agenti nocivi

Tra le principali raccomandazioni del Gruppo di studio nazionale Inquinamento indoor dell’Iss è emersa l’importanza dell’adeguato ricambio d’aria con l’apertura frequente delle finestre, specialmente durante attività che generano inquinanti, come cucinare o pulire. L’uso di cappe aspiranti e la preferenza per prodotti a basse emissioni chimiche durante ristrutturazioni sono ulteriori accorgimenti utili. È consigliabile limitare l’impiego di deodoranti ambientali, candele profumate e insetticidi, optando per detergenti privi di composti volatili aggressivi.

Conclusioni e indicazioni operative

La corretta gestione degli ambienti domestici richiede consapevolezza e attenzione alle fonti di inquinamento. Evitare di fumare all’interno, aerare gli indumenti trattati in lavanderia e controllare l’umidità per prevenire la formazione di muffe sono pratiche essenziali. L’Iss ha infine messo in luce l’inefficacia delle piante nel purificare l’aria, invitando a privilegiare soluzioni validate scientificamente. È utile ricordare che i contenuti pubblicati dai farmacisti non sostituiscono il parere del medico curante. In caso di sintomi persistenti o patologie preesistenti, è necessario consultare uno specialista di riferimento per una valutazione personalizzata.