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Ansia e insonnia da emergenza sanitaria: strategie per affrontarle

L’ansia, una normale reazione difensiva, diventa patologica se si presenta indipendentemente dagli eventi esterni. Ecco come gestire il problema durante l’emergenza sanitaria da Covid.

L’ansia è un meccanismo fisiologico che l’organismo attua in risposta a sollecitazioni esterne. Situazioni inattese che creino disagio inducono uno stato d’allerta, con attivazione di riflessi autonomi, secrezione di corticosteroidi ed emozioni negative. Quando queste reazioni avvengono in maniera indipendente dall’esposizione ad eventi stressogeni, si parla di stati d’ansia patologici, caratterizzati da sintomi che interferiscono con le normali attività. Dall’inizio della pandemia di Covid il mondo intero si trova ad affrontare un evento imprevisto che crea indubbie difficoltà e, alla paura del contagio, si somma una serie di preoccupazioni legate più o meno direttamente all’emergenza sanitaria, come la perdita di persone care o l’esperienza della malattia, situazioni lavorative precarie, aumento del carico di lavoro domestico nel caso di figli piccoli da accudire con le scuole chiuse, magari sperimentando modalità di telelavoro che richiedano una ripianificazione dell’organizzazione famigliare. Al tutto va aggiunta l’impossibilità di fare progetti per il futuro e di dedicarsi ai propri interessi al di fuori delle mura domestiche, con l’assenza o comunque la forte riduzione della vita sociale.

Queste condizioni hanno contribuito a creare nella popolazione un senso di incertezza, portando le persone più predisposte a provare un senso di timore anche di fronte alle comuni situazioni della vita, sperimentando scarsa concentrazione e talvolta insonnia. Ai sintomi mentali si possono accompagnare quelli fisici, con tachicardia, palpitazioni, difficoltà respiratorie, sensazione di dolore al torace, nausea, sudorazione, debolezza e affaticabilità, secchezza delle fauci.

Secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, si parla di ansia generalizzata quando vi è un costante stato d’ansia immotivata; gli attacchi di panico sono crisi di paura improvvise con manifestazioni fisiche marcate; le fobie sono forti paure che si verificano in specifiche circostanze; nel disturbo ossessivo-compulsivo l’ansia si manifesta con atteggiamenti ripetitivi; nei disturbi da stress post-traumatico l’ansia è invece causata dal ricordo di esperienze stressanti.

Per contrastare l’ansia lieve e i disturbi del sonno ad essa associati possono essere impiegati preparati a base di estratti vegetali, per esempio valeriana, melissa, passiflora, luppolo, lavanda. Per le forme più severe il medico di base o lo specialista in psichiatria potranno prescrivere farmaci ansiolitici e ipnotici. La classe di ansiolitici più largamente utilizzata è quella delle benzodiazepine, che comprendono alprazolam, lorazepam, lormetazepam, triazolam, diazepam, facilmente assorbite per bocca e distinte sulla base della durata d’azione.

Quest’ultima condiziona la scelta del farmaco, che varia a seconda dell’uso clinico: la molecola scelta per trattare un’ansia grave accompagnata da aggressività sarà quindi diversa da quella usata per indurre il sonno o una riduzione del tono muscolare nella cefalea conseguente a uno stato ansioso.

Un’alternativa alle benzodiazepine è il buspirone, che risulta meno efficace ma non provoca sedazione né dipendenza. Vi sono infine farmaci ipnoinducenti non benzodiazepinici, come lo zolpidem, verso i quali non è stata descritta dipendenza, e antidepressivi a cui è utile ricorrere per trattare l’ansia cronica associata a stati depressivi. Si tratta in ogni caso di farmaci poco maneggevoli, con numerosi effetti collaterali anche importanti, pertanto la terapia deve essere seguita dal medico. Il trattamento delle manifestazioni d’ansia severa prevede inoltre l’affiancamento della psicoterapia alla terapia farmacologica.

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