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Problemi di salute e campi elettromagnetici nelle grandi città, uno studio

Uno studio ha analizzato il legame tra disturbi della salute ed esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza provenienti da stazioni base di telefonia mobile in aree urbane della Francia.

Il primo dicembre, sulla rivista di scienze e salute ambientali Environmental Research, è stata pubblicata la versione non definitiva dell’articolo di Sylvie Martin et al., che potrà subire ulteriori modifiche e revisioni prima della pubblicazione nella sua forma finale, ma a cui è comunque stata data una visibilità anticipata, considerata la rilevanza dell’argomento trattato. Lo studio è stato concepito dal comitato “Radiofrequenze e salute” dell’Agenzia francese per la salute e sicurezza alimentare, ambientale e occupazionale e un consiglio scientifico ha seguito la sua attuazione e revisionato i risultati man mano che venivano ottenuti i dati ai fini della pubblicazione dello studio.

Gli effetti dell’esposizione alle radiofrequenze sulla salute delle persone che vivono vicino a stazioni base di telefonia mobile (Mpbs) sono stati oggetto di numerosi studi a partire dalla metà degli anni Duemila, con risultati contraddittori. Gli autori dello studio in questione si sono posti l’obiettivo di indagare l’associazione tra l’esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza (Rf-Emf) da Mpbs misurata con appositi strumenti e la presenza di sintomi riferiti dalla popolazione, sia aspecifici che legati a disturbi del sonno.

Le tecnologie wireless, come i telefoni cellulari, emerse nelle ultime due decadi hanno portato ad un rapido aumento del numero di Mpbs, in particolare nelle aree metropolitane. Queste sorgenti di campi elettromagnetici sottopongono a un’esposizione bassa ma continua le popolazioni residenti nelle vicinanze della loro installazione, spesso preoccupate dagli effetti sulla salute di queste fonti, più ancora che dall’utilizzo di smartphone e cordless.

Alcuni individui, soggetti ad ipersensibilità magnetica, riferiscono sintomi aspecifici, come astenia, cefalea, disturbi uditivi, dolori muscoloscheletrici, difficoltà di concentrazione, nervosismo, e sintomi legati all’insonnia. Ad oggi, resta ancora da chiarire se la sintomatologia riportata sia una conseguenza dell’esposizione a Rf-Emf o al timore di effetti negativi, per cui si parlerebbe di nocebo.

Tra la fine del 2015 e la metà del 2017 gli autori dello studio in oggetto hanno condotto un’indagine trasversale in cinque grandi città della Francia, coinvolgendo 354 persone che vivevano in edifici situati a una distanza di 250 metri o inferiore da una Mpbs e nel fascio di trasmissione principale delle antenne. I partecipanti considerati idonei per lo studio sono stati contattati telefonicamente per rispondere ad un questionario e fissare un successivo appuntamento per effettuare la misurazione del grado di esposizione al loro domicilio tramite intervento di un tecnico esperto. Ai partecipanti è stato anche chiesto di rispondere a domande specifiche sulla loro percezione del rischio ambientale, per esempio inquinamento atmosferico, inquinamento dell’aria negli ambienti interni, rumore, impiego di prodotti chimici e radiofrequenze.

Dallo studio non è emersa un’associazione diretta tra esposizione a Rf-Emf da Mpbs ed effetti negativi sulla salute della popolazione osservata. Difficoltà nell’addormentamento, risvegli notturni, sonno non riposante erano presenti prevalentemente in coloro che si erano dichiarati preoccupati per le condizioni generali ambientali. Si riveleranno fondamentali studi di coorte per monitorare i disturbi della salute a seguito dell’esposizione a Rf-Emf nelle popolazioni residenti nelle vicinanze di Mpbs, oltre ad indagini su un ipotetico legame con caratteristiche individuali, come stati ansiosi o patologici pregressi.

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