Categorie
Notizie

Demenza senile: una causa potrebbe essere l’insonnia

Uno studio mette in relazione durata del sonno e disturbi psichiatrici e demenza senile negli anziani.

Quante ore dovrebbe dormire una persona anziana per riposarsi e restare lucida? Circa 7, secondo uno studio pubblicato su Nature Aging, mettendo in relazione la durata del sonno con disturbi psichiatrici e demenze negli anziani. Un riposo notturno insufficiente potrebbe causare deficit di attenzione, difficoltà nel ricordare e imparare nuove cose, risolvere problemi, prendere decisioni. Sette ore di sonno contribuiscono altresì a mantenere in forma lo stato di salute mentale, preservandolo da possibili sintomi di ansia, depressione, malessere dovuti a un eccessivo o ridotto riposo notturno.

“Anche se non possiamo affermare in modo definitivo che dormire troppo o troppo poco causi problemi cognitivi, la nostra analisi sembra supportare questa idea”, ha affermato Jianfeng Feng, professore alla Fudan University in Cina e autore della ricerca pubblicata su Nature. “I motivi per cui le persone anziane dormono poco sembrano essere piuttosto complessi”, spiega lo studioso, “influenzati sia dal corredo genetico che dalla struttura del cervello”. Altre ricerche hanno evidenziato che gli anziani restii ad addormentarsi e che si svegliano spesso durante la notte rischiano di sviluppare forme di demenza. Il declino cognitivo collegato alla scarsità di sonno notturno potrebbe derivare dall’interruzione del cosiddetto “sonno profondo”, ovvero quella fase del riposo in cui il cervello recupera le energie fisiche e mentali, consolida i ricordi e attiva sensibilmente il sistema immunitario. La scarsità di sonno è anche associata all’accumulo di beta-amiloide, una proteina chiave nel processo neurodegenerativo dell’Alzheimer.

Ugualmente un sonno eccessivo può portare a problemi cognitivi, ma ancora non è del tutto chiaro il perché. Bisogna comunque tenere in considerazione la qualità del sonno e non soltanto la sua durata, così come i casi in cui un riposo più lungo o più breve delle 7 ore ideali possa giovare comunque a qualcuno, sulla base di condizioni fisico-mentali specifiche e individuali. Russell Foster, professore all’Università di Oxford e direttore del Sir Jules Thorn Sleep and Circadian Neuroscience Institute, sottolinea: “Quanto a lungo dormiamo, i nostri orari di sonno preferiti e quante volte ci svegliamo durante la notte varia enormemente da individuo a individuo e con l’età. Il sonno è dinamico e tutti abbiamo schemi di sonno diversi. La cosa fondamentale è valutare ciò di cui ha bisogno il nostro organismo, considerato nella sua individualità”.

© Riproduzione riservata