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Antibiotico-resistenza in Italia: una pandemia silente da contrastare

L’Italia è uno dei Paesi europei con il maggior consumo di antibiotici e la più alta diffusione di batteri resistenti, con migliaia di decessi ogni anno.

L’antibiotico-resistenza è una delle più gravi minacce per la salute pubblica a livello globale. In Italia, la situazione appare particolarmente critica, con il Paese che si posiziona ai primi posti in Europa sia per consumo di antibiotici che per diffusione di batteri resistenti alle cure. Secondo l’ultimo rapporto di sorveglianza dell’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), nel 2024 si sono verificate in Europa oltre 670mila infezioni da germi antibiotico-resistenti, causando più di 35mila decessi, di cui quasi un terzo in Italia.

L’impatto sul Servizio sanitario nazionale

Nel biennio 2022-2023, ben 430mila ricoverati hanno contratto un’infezione durante la degenza, l’8,2% del totale dei pazienti contro una media Ue del 6,5%. Gli antibiotici vengono somministrati al 44,7% dei degenti italiani, a fronte di una media europea del 33,7%. L’uso massiccio di antimicrobici favorisce la nascita di superbatteri resistenti agli stessi farmaci, generando un circolo vizioso. L’impatto sul Servizio sanitario nazionale è notevole, con 2,7 milioni di posti letto occupati a causa di queste infezioni e un costo che raggiunge i 2,4 miliardi di euro l’anno.

Prevenzione e uso appropriato degli antibiotici

Secondo gli esperti, l’impatto delle infezioni antibiotico-resistenti potrebbe essere ridotto del 30% con maggiore prevenzione negli ospedali e un uso più appropriato degli antimicrobici. Si stima che tra le 135mila e le 210mila infezioni nosocomiali sarebbero evitabili con migliori accorgimenti igienici. Il consumo di antibiotici in Italia è aumentato del 6,4% nel 2023 rispetto all’anno precedente, rendendo urgenti azioni di sensibilizzazione e controllo. È utile ricordare che il consiglio dei farmacisti non intende sostituire il consulto con i medici curanti, ove la problematica presentata dovesse perdurare. È necessario contattare i medici curanti o i medici specialisti di riferimento per una valutazione approfondita della situazione individuale.

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