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“Diabulimia”, un disturbo poco notato ma diffuso tra i giovani diabetici

Un fenomeno in crescita che mette a rischio la salute di chi soffre di diabete di tipo 1, con una prevalenza che tocca il 10% tra gli adolescenti.

La diabulimia emerge come un disturbo del comportamento alimentare particolarmente insidioso e meno conosciuto rispetto ad altri, nonostante la sua significativa presenza tra i giovani affetti da diabete di tipo 1. La condizione, che vede una prevalenza tra il 30 e il 40% nei giovani diabetici e il 10% in quelli tra i 12 e i 19 anni, si caratterizza per la riduzione volontaria o l’omissione delle dosi di insulina necessarie per il controllo glicemico. A fare un focus sul problema è stata la Società italiana di diabetologia (Sid). Il comportamento trova le sue radici nelle insicurezze tipiche dell’adolescenza, che – in presenza di una malattia cronica come il diabete di tipo 1 – trovano un terreno fertile per manifestarsi. La problematica, tuttavia, non è limitata all’età adolescenziale ma può persistere o manifestarsi anche in età adulta, interessando anche il genere maschile. Un’analisi ha evidenziato che il 21% degli adulti con diabete di tipo 1 omette la terapia insulinica, mettendo a serio rischio la propria salute.

La salute a rischio: le conseguenze della non aderenza alla terapia

La mancata somministrazione dell’insulina comporta gravi rischi per la salute, tra cui l’alterazione dei valori di emoglobina glicata e il pericolo di episodi di chetoacidosi diabetica, che possono richiedere il ricovero ospedaliero. Le complicanze a lungo termine sono ancora più preoccupanti: il mancato controllo dei livelli di glucosio nel sangue può portare a iperglicemia cronica, chetoacidosi diabetica, complicanze cardiovascolari e renali, neuropatia e retinopatia. La professoressa Raffaella Buzzetti, presidente eletto Sid, ha acceso i riflettori sull’alta incidenza dei disturbi del comportamento alimentare in questa popolazione, con cause che spaziano dallo stress legato alla malattia alla gestione delle restrizioni alimentari, fino alle insicurezze legate all’immagine corporea.

Strumenti di diagnosi e l’importanza di un approccio multidisciplinare

Per l’identificazione dei disturbi del comportamento alimentare, si utilizzano questionari specifici, come il “modified eating disorder inventory” e il “diabetes eating problem survey”, che esplorano sia aspetti generali dei disturbi alimentari sia quelli specifici legati al diabete. La dottoressa Marilena Vitale evidenzia l’importanza di valutare il rischio di diabulimia in particolari categorie di pazienti, per poi attivare un supporto strutturato che coinvolga psicologi, dietisti e diabetologi. Tuttavia, pochi centri dispongono di una squadra multidisciplinare adeguata per affrontare efficacemente questo disturbo. Il consiglio del farmacista è fondamentale per fornire supporto e orientamento ai pazienti, ma non deve sostituire il consulto con il medico curante. In caso di persistenza dei sintomi o delle problematiche presentate, è essenziale contattare il proprio medico di base o lo specialista di riferimento.

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