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Intossicazioni pediatriche: attenzione ai pericoli domestici

I dati nazionali raccolti dai Centri antiveleni italiani indicano che una quota rilevante delle esposizioni a sostanze pericolose, pari al quarantaquattro per cento, coinvolge bambini con età inferiore ai sei anni. Le sostanze principalmente implicate sono i comuni prodotti per la pulizia della casa, insieme a combustibili, deodoranti per ambienti e materiali per il fai da te. Sebbene numerosi episodi si risolvano senza conseguenze gravi, permangono situazioni ad alto rischio, specialmente quando entrano in gioco sostanze caustiche, farmaci non custoditi, oppure punture di animali. La complessità del fenomeno è stata al centro del convegno nazionale “Intossicazioni acute in età pediatrica”, svolto all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, con il patrocinio della Società italiana di tossicologia (Sit).

Prevenzione domestica primo baluardo di sicurezza

Con il potenziamento della risposta sanitaria, gli esperti hanno ribadito l’importanza della prevenzione nelle mura domestiche. È necessario conservare farmaci e prodotti chimici in luoghi elevati e chiusi, utilizzando sempre i contenitori originali. È raccomandato evitare di assumere medicinali in presenza di bambini, per non indurre comportamenti di emulazione. I tappi di sicurezza vanno richiusi immediatamente dopo l’uso e i prodotti non devono essere lasciati incustoditi. È bene non definire “medicine” integratori o vitamine, per non confondere i più piccoli. Detergenti e cosmetici devono essere tenuti separati dagli alimenti. In caso di ingestione accidentale, non si deve indurre il vomito. Il contatto immediato con il Centro antiveleni, anche in situazioni di dubbio, permette una prima valutazione telefonica e indica la condotta più appropriata da seguire.

I consigli forniti hanno scopo puramente informativo e non sostituiscono in alcun caso il parere del medico curante o dello specialista. In caso di malessere o sospetta intossicazione, è sempre necessario rivolgersi al proprio medico o contattare tempestivamente un Centro antiveleni o il Pronto Soccorso.

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Obesità: il peso delle disuguaglianze sociali in Italia

Il decimo Rapporto sull’Obesità in Italia, curato dall’Istituto Auxologico, fornisce una fotografia dettagliata della diffusione della condizione nel Paese. I dati evidenziano come l’obesità non sia distribuita in modo uniforme nella popolazione, ma sia invece strettamente correlata a fattori socioeconomici. In particolare, emerge una forte associazione tra il titolo di studio posseduto e la probabilità di sviluppare obesità. Nella fascia di età compresa tra i 25 e i 44 anni, la prevalenza dell’obesità tra le persone con un basso livello di istruzione risulta quasi tre volte superiore rispetto a quella riscontrata tra i laureati. La disparità sottolinea come le condizioni di partenza e il contesto di vita giochino un ruolo nello stato di salute.

Dinamiche di genere e l’impatto del contesto ambientale

L’analisi dei dati rivela che l’impatto del divario educativo si manifesta in tutte le fasce d’età, seppur con dinamiche differenti tra uomini e donne. Per le donne nella fascia centrale, la differenza nella prevalenza dell’obesità tra chi ha un basso titolo di studio e le laureate è particolarmente marcata. Gli esperti indicano che le persone con minori risorse economiche e culturali affrontano ostacoli concreti nella gestione del proprio benessere. Tali ostacoli vedono un accesso più limitato ad alimenti freschi e nutrienti, professioni più logoranti, minore disponibilità di tempo libero e residenze in aree urbane carenti di spazi verdi e sicuri per l’attività motoria. In tali condizioni, aderire a uno stile di vita sano diventa una sfida complessa.

La situazione tra i giovani e le differenze regionali.

Un dato allarmante riguarda la popolazione più giovane. Oltre un quarto dei ragazzi tra i 3 e i 17 anni presenta un eccesso di peso. La distribuzione del fenomeno non è omogenea sul territorio nazionale, ma mostra marcate differenze geografiche. Le regioni del Sud e delle Isole registrano le percentuali più elevate, con valori che in alcuni casi superano di oltre venti punti percentuali quelli delle aree più virtuose, come le province autonome di Trento e Bolzano. La divergenza riflette differenze sistemiche che vanno dal reddito medio disponibile alla qualità e accessibilità dei servizi sanitari territoriali, dalla disponibilità di strutture per lo sport alla presenza di programmi educativi sulla nutrizione nelle scuole.

Prevenzione e accesso alle cure come elementi centrali

Di fronte a tale scenario, gli specialisti sottolineano l’importanza della prevenzione. Sebbene esistano terapie farmacologiche efficaci, la sostenibilità del sistema sanitario passa attraverso un investimento strutturale sull’educazione alla salute. Le proposte avanzate comprendono il riconoscimento dell’obesità nei Livelli essenziali di assistenza e l’implementazione di programmi di educazione alimentare a partire dalle scuole primarie, unitamente a una formazione specifica per gli operatori sanitari, per un approccio multidisciplinare che garantisca equità di accesso alla prevenzione e alle cure, affrontando i fattori ambientali e sociali che favoriscono l’insorgenza della patologia.

I consigli e le informazioni fornite dai farmacisti non intendono sostituire il rapporto con il medico curante. In caso di problematiche persistenti, è necessario consultare il proprio medico o lo specialista di riferimento.

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Corretta idratazione, ecco i segnali quando il corpo richiede più acqua

L’acqua è l’elemento centrale per il corretto funzionamento dell’organismo perché è coinvolta in tutti processi fisiologici. L’insufficiente apporto di liquidi può interferire con tutte le funzioni vitali. Il corpo umano ha meccanismi per segnalare la necessità di integrare i liquidi, manifestando segni che spesso non vengono immediatamente associati alla disidratazione. La percezione della sete è il campanello d’allarme più noto, ma non è l’unico indicatore a cui prestare attenzione. È quindi bene imparare a riconoscere tutti i segnali per intervenire in modo tempestivo.

I segnali di scarsa idratazione

Anche altri segnali lasciano pensare a carenza di acqua: ridotta produzione di urina, unita a un colore più scuro e a un odore più intenso del solito, è un indicatore frequente. Anche la secchezza della pelle e delle mucose, in particolare della bocca, può essere correlata allo stato. Sensazioni di affaticamento, mal di testa e difficoltà di concentrazione sono ulteriori manifestazioni che possono indicare uno squilibrio idrico. In alcuni casi, anche vertigini o stitichezza sono conseguenze di un apporto di acqua non adeguato alle esigenze dell’organismo.

Buone pratiche per una corretta idratazione quotidiana

Mantenere un equilibrio idrico appropriato è una pratica che richiede attenzione costante. È consigliabile distribuire l’assunzione di liquidi durante l’intero arco della giornata, senza aspettare lo stimolo della sete. È possibile assumere liquidi anche attraverso tisane non zuccherate, brodi e consumando alimenti ricchi di acqua come frutta e verdura. Le esigenze idriche individuali variano in base a fattori come l’età, l’attività fisica svolta e le condizioni climatiche. È quindi opportuno adeguare di conseguenza il proprio consumo di liquidi per garantire all’organismo il giusto apporto. Il presente articolo ha scopo puramente informativo e non sostituisce il parere del medico. In caso di sintomi persistenti o dubbi, è necessario rivolgersi al proprio medico curante o a uno specialista.

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Gli alberi e il loro effetto benefico sulla salute

Si è celebrata il 21 novembre 2025 la Giornata nazionale degli alberi, momento di riflessione sull’importanza degli alberi e delle aree verdi negli spazi urbani. La ricorrenza regala l’opportunità di considerare il ruolo che la vegetazione ha nell’equilibrio ambientale e per la salute della collettività. La presenza di piante e boschi va oltre la semplice funzione estetica o ricreativa. L’interazione con gli spazi naturali può dare benefici alle condizioni fisiche e psicologiche delle persone. L’osservazione scientifica dei fenomeni consente di comprendere meglio come l’ambiente costruito, quando integrato con il verde, possa diventare alleato per il benessere.

L’impatto del verde sulla sfera fisica e mentale

La vicinanza a parchi, giardini e viali alberati produce effetti documentati sulla salute fisica. La vegetazione migliora la qualità dell’aria che viene respirata, trattiene polveri sottili e inquinanti e rilascia ossigeno. Il processo porta a un ambiente più salubre, con ripercussioni positive sull’apparato respiratorio e cardiovascolare. La possibilità di svolgere attività motoria in aree verdi – anche una semplice camminata – favorisce il movimento e lo stile di vita attivo. La frequentazione di zone alberate influenza la sfera psicologica ed emotiva. Il contatto visivo e fisico con la natura è associato alla riduzione delle tensioni nervose e al miglioramento dell’umore. Gli ambienti sono percepiti come luoghi di quiete, regalando appunto una pausa rigenerante dallo stress della vita quotidiana e dal rumore.

Gli effetti del verde per la salute

La consapevolezza dei benefici degli alberi dovrebbe tradursi in scelte concrete di pianificazione urbanistica e di comportamento individuale. Le amministrazioni locali possono promuovere politiche di forestazione urbana, aumentando il numero di piantumazioni e la cura del patrimonio verde esistente. La creazione di aree verdi accessibili a tutta la popolazione è un investimento sulla salute pubblica. Dal canto loro, le persone possono trarre vantaggio da una frequentazione consapevole e regolare di parchi e giardini. Integrare momenti di sosta o di passeggio in contesti naturali nella routine settimanale costituisce un accorgimento semplice per favorire il proprio benessere generale. La valorizzazione degli spazi verdi, sia pubblici che privati, si conferma dunque una strategia utile per migliorare la vivibilità delle città.

I consigli e le informazioni fornite dai farmacisti hanno uno scopo puramente informativo e non intendono in alcun modo sostituire il rapporto con il medico curante. Ove un disturbo o una problematica di salute dovesse persistere, è necessario consultare il proprio medico di base o lo specialista di riferimento.

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Bronchiti: nell’80% dei casi origine virale, no ad antibiotici

La stagione fredda è caratterizzata dall’aumento di patologie a carico dell’apparato respiratorio: bronchiti, tonsilliti e infezioni delle prime vie aeree. La maggior parte presenta una eziologia virale e tende a risolversi spontaneamente senza necessità di ricorrere a terapie antibiotiche. Le forme – definite autolimitanti – hanno durata media compresa tra i cinque e i dieci giorni. Gli agenti patogeni più frequentemente coinvolti sono rinovirus, virus parainfluenzali e alcune varianti di coronavirus non pandemiche. Il decorso tipico della bronchite acuta inizia spesso con una tosse di tipo secco, per evolvere successivamente verso una fase caratterizzata da tosse produttiva.

Come riconoscere le infezioni virali e quando consultare il medico

Esistono segni clinici che permettono di orientare la diagnosi verso una forma virale: febbre di modesta entità e non continua, produzione di muco di aspetto trasparente e un arrossamento limitato alla mucosa della gola. Situazioni differenti, come la persistenza di febbre elevata, la presenza di catarro denso di colore giallastro o verdognolo, o placche biancastre sulle tonsille, sono indicatori che rendono opportuna una valutazione medica. In tali circostanze, il medico curante potrebbe ritenere necessario effettuare un approfondimento diagnostico, come l’esecuzione di un tampone, per escludere la presenza di un’infezione batterica e, se necessaria, prescrivere la terapia più appropriata.

Misure di prevenzione e la gestione dei sintomi

La trasmissione dei virus respiratori può essere contenuta adottando una serie di accorgimenti. Risultano utili la frequente e accurata igiene delle mani, evitare di frequentare luoghi affollati in presenza di sintomi, l’uso di mascherine di protezione per i soggetti più vulnerabili, e il mantenimento di una distanza interpersonale in ambienti con alta densità di persone. Per quanto riguarda la gestione della sintomatologia, è sconsigliato l’impiego autonomo di farmaci. Gli antipiretici trovano indicazione solo in caso di febbre che supera i 38 gradi e preferibilmente dopo consulenza medica.

Rimedi naturali: corretta idratazione e alimentazione

Misure non farmacologiche, come una corretta idratazione con assunzione di almeno due litri di acqua al giorno, il consumo di frutta contenente vitamina C, un’alimentazione equilibrata e una regolare attività fisica, danno benefici generali. Rimedi tradizionali, quali l’assunzione di latte con miele, possono esercitare un effetto calmante sull’irritazione della gola. I pazienti fragili, affetti da patologie croniche, diabete, bronchopatie, condizioni oncologiche o stati di immunodepressione, devono richiedere un parere medico alla prima comparsa dei sintomi, a causa di un potenziale maggiore rischio di complicanze.

I consigli forniti dai farmacisti non intendono sostituire il rapporto con il medico curante. Qualora i sintomi persistano, è necessario consultare il proprio medico di medicina generale o lo specialista di riferimento.