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Alimentazione, d’estate menu leggeri e poco calorici

Durante il periodo estivo è importante scegliere alimenti adatti alle temperature elevate e allo stile di vita, che in genere con il caldo e le vacanze rallenta. In questi mesi anche la digestione tende a essere più difficoltosa ed è quindi ancora più raccomandato orientarsi su cibi leggeri e abbandonare le scelte ipercaloriche, che abbondano nelle occasioni conviviali delle vacanze. Le regole da seguire sono quelle tipiche della sana alimentazione che dovrebbero essere mantenute tutto l’anno, quindi fare tre pasti principali e due spuntini, prediligendo frutta e verdura di stagione. Ancora più importante d’estate è poi bere almeno due litri d’acqua ogni giorno per evitare di disidratarsi con i liquidi persi attraverso la sudorazione.

Gli alimenti da prediligere.

Si parte con una buona colazione, alla quale non si dovrebbe mai rinunciare. Per rinfrescarsi e assumere i nutrienti fondamentali per affrontare la giornata, è consigliato il consumo di yogurt al naturale con frutta fresca di stagione, frutta secca e cereali. La dott.ssa Martina Gozza, dietista dell’Humanitas, ricorda poi l’importanza degli spuntini di metà giornata, sottolineando che servono a «mantenere attivo il nostro metabolismo e aiutarci ad arrivare ai pasti senza una fame eccessiva, che potrebbe poi indurci a mangiare più del dovuto assumendo più calorie di quelle che il nostro corpo necessita effettivamente». Ogni pasto deve essere ricco di frutta e verdura, che non appesantiscono la digestione e contribuiscono a reintegrare vitamine e sali minerali, alleviando la spossatezza. «La sudorazione – spiega infatti l’esperta – provoca carenza di sali minerali e vitamine, dunque frutta e verdura, rigorosamente di stagione e in una quantità di circa tre porzioni al giorno, devono essere gli alimenti privilegiati nei mesi estivi». La scelta delle proteine, invece, deve orientarsi su pesce, carni bianche e legumi. In merito ai carboidrati è preferibile consumare le versioni integrali che contengono più fibre e nutrienti di quelle raffinate.

Limitare alcolici e grassi.

Un altro consiglio utile è quello di limitare il consumo di alcolici e bibite analcoliche zuccherate, che dissetano all’apparenza, ma in realtà contribuiscono ad aumentare la disidratazione e apportano troppi zuccheri. Tra gli altri alimenti da evitare o consumare in quantità modeste, i nutrizionisti segnalano anche le carni rosse e i grassi saturi che rallentano la digestione. Lo stesso vale per i fritti e per i cibi troppo elaborati, che apportano troppe calorie. «Al burro – suggerisce la dott.ssa Gozza – si può sostituire l’olio d’oliva, utilizzato a crudo su verdure mangiate al naturale o cotte al vapore, un trucco culinario per mantenere intatte le sostanze nutritive. Da diminuire anche la quantità di formaggi e affettati, che non mancano mai durante gli aperitivi e le occasioni conviviali, e il sale, a cui si deve in ogni caso preferire sempre quello iodato. E il gelato? Ovviamente si può mangiare, ma con moderazione. Si potrebbe pensare che si tratti di un alimento leggero, ma in realtà il gelato è ricco di zuccheri. Consigliamo di preferire al gelato confezionato quello artigianale, in particolar modo i gusti alla frutta e i sorbetti, accompagnati magari da una sola crema».

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Alcool, d’estate attenzione a non esagerare

Assumere alcool in grandi quantità ha sempre effetti molto dannosi per la salute. La moderazione è quindi fondamentale quando si parla di bevande alcooliche. «Al contrario di quanto si ritiene comunemente – affermano gli esperti del ministero della Salute – l’alcool non è un nutriente e il suo consumo non è utile all’organismo o alle sue funzioni. Causa invece danni diretti alle cellule di molti organi, soprattutto fegato e sistema nervoso centrale, e in particolare alle cellule del cervello». Limitare il consumo di alcoolici è quindi sempre importante e lo è a maggior ragione d’estate, stagione nella quale non è raro concedersi più occasioni per sgarrare. Talvolta si ritiene erroneamente che le bevande alcooliche abbiano un maggior potere dissetante di altre bevande, ma non è così. Diversi effetti dell’alcool sono nocivi se associati a elevate temperature ed è quindi raccomandato evitare il consumo di alcoolici quando fa molto caldo.

Gli effetti del mix alcool-caldo.

Sono diversi i motivi per i quali è sconsigliato bere troppi alcoolici d’estate. L’apparente effetto dissetante porta anzitutto a un maggior rischio di esagerare con le quantità, al quale bisogna stare particolarmente attenti. Un consumo troppo elevato di sostanze alcooliche con temperature alte provoca infatti diversi problemi. Tra questi c’è il rischio di disidratazione, perché l’alcool ha un forte effetto diuretico e porta a eliminare troppi liquidi che, con l’afa, vanno a sommarsi a quelli persi con il sudore. L’effetto rinfrescante della bevanda viene inoltre vanificato dall’azione vasodilatante dell’alcool che porta ad avvertire ancora più calore. Non per altro c’è la credenza comune che bere alcool d’inverno riscaldi. Ciò rende più esposti ai colpi di calore e contribuisce ad aumentare la confusione mentale provocata dal caldo intenso. Se a ciò si sommano gli effetti mentali dell’ebbrezza alcoolica aumenta anche il pericolo di comportamenti pericolosi.

I danni di un abuso di alcool.

Un consumo eccessivo e prolungato di sostanze alcooliche può portare a crisi di astinenza, con effetti di intensità e durata soggettive, direttamente proporzionali al periodo di assunzione, al tipo e alla quantità di bevande assunte. «L’uso continuativo di alcol in quantità eccessive – spiegano gli esperti del ministero della Salute – produce effetti simili a quelli di altre sostanze psicotrope anche illegali, quali induzione della dipendenza psichica e fisica, assuefazione, craving, compulsività e altri disturbi del comportamento. La crisi di astinenza è caratterizzata da tremori, nausea, vomito, cefalea, sudorazione, ansia, disturbi dell’umore, talvolta crisi epilettiche e può evolvere in certi casi fino al delirium tremens». Un’altra grave conseguenza dell’abuso di alcool è il coma etilico, causato da eccesso di alcool etilico nel sangue. «Questa condizione – proseguono gli esperti – non deve mai essere sottovalutata, potendo il coma provocare danni irreversibili al sistema nervoso o la morte del soggetto». Ci sono poi non poche patologie organiche collegate a un eccessivo consumo di alcoolici che coinvolgono diversi sistemi e apparati. Non ultimo, l’alcool è anche causa concomitante di alcuni tumori maligni.

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Uso degli zuccheri: meglio limitare quelli raffinati

In base alla loro struttura chimica, i carboidrati (o glucidi) possono essere classificati in semplici e complessi. Quelli semplici, comunemente definiti “zuccheri”, includono sostanze quali il glucosio, il fruttosio e il galattosio. I carboidrati complessi sono invece glucidi costituiti da carbonio e acqua, come i cereali. L’Istituto superiore di sanità (Iss) sottolinea il ruolo fondamentale nell’alimentazione umana dei carboidrati, che rappresentano la principale fonte di energia per l’organismo. «Negli alimenti – spiega l’Iss – si possono riconoscere tre categorie principali di carboidrati. Una sono gli zuccheri, carboidrati semplici che si trovano naturalmente in frutta, verdura, latte e latticini, come lo zucchero della frutta (fruttosio), lo zucchero da tavola (saccarosio) e lo zucchero del latte (lattosio). L’amido, invece, un carboidrato complesso costituito da molte unità di zucchero legate insieme, si trova naturalmente in cereali, patate e legumi. La terza categoria è rappresentata dalle fibre, carboidrati complessi che il nostro organismo non è in grado di utilizzare a scopo energetico, ma la cui fermentazione a livello intestinale da parte della flora batterica è essenziale per regolare l’assorbimento e il passaggio dei nutrienti e per proteggere il nostro organismo da numerose patologie. Esse sono presenti naturalmente in frutta, verdura, cereali integrali e legumi».

Il processo metabolico.

I processi digestivi permettono a zuccheri e amidi contenuti negli alimenti di essere scomposti in glucosio che viene prima assorbito dall’intestino per poi riversarsi nel flusso sanguigno. «Da qui – proseguono gli esperti dell’Iss – grazie all’azione dell’insulina prodotta dal pancreas, il glucosio entra nelle cellule del corpo dove viene utilizzato per produrre energia. Il glucosio eccedente viene immagazzinato sotto forma di glicogeno, nel fegato e nei muscoli, per un uso successivo o, se in eccesso, convertito in grasso. Il contenuto di zuccheri nel sangue è detto glicemia. Carboidrati diversi hanno una diversa capacità di determinare l’aumento della glicemia quando consumati, questa proprietà si esprime con l’indice glicemico». Affinchè la glicemia non salga troppo rapidamente nel sangue, è raccomandato un consumo moderato di alimenti ad alto indice glicemico come gli zuccheri e i carboidrati raffinati. Questi sono quelli trattati industrialmente al fine di togliere la parte esterna dello zucchero, che diviene così molto bianco e dal sapore meno grezzo, ma più povero di proteine e fibre a livello nutrizionale.

Perché limitare gli zuccheri raffinati?.

Le raccomandazioni alimentari dei nutrizionisti insistono da anni sull’importanza di prediligere zuccheri integrali rispetto a quelli raffinati. Il motivo risiede sempre nel metabolismo di queste sostanze. Se l’indice glicemico è elevato, come nel caso dei carboidrati raffinati, la glicemia nel sangue si alza repentinamente, scatenando un’immediata reazione da parte dell’insulina, che la farà riabbassare altrettanto in fretta. Questo processo crea un circolo vizioso perché, non appena la glicemia nel sangue si abbassa, l’organismo percepirà un intenso senso di fame e sentirà il bisogno di introdurre altri zuccheri, riattivando il medesimo meccanismo che per molte persone diviene un’abitudine quotidiana. Nel tempo, da un lato s’impoverisce l’introito di sostanze nutritive primarie, come vitamine, sali minerali e fibre, di cui gli zuccheri raffinati sono molto carenti se non privi. Dall’altro aumenta l’assunzione di calorie con conseguente aumento di peso e tutti i rischi che questo comporta per la salute. I carboidrati integrali, invece, sono molto più ricchi di sostanze nutritive e mantengono la glicemia a livelli costanti, evitando picchi duranti il giorno.

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Occhi e sole: proteggersi sempre dalle radiazioni ultraviolette

Secondo l’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-Iapb Italia onlus, «l’eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti del sole, in assenza di adeguata protezione, è alquanto dannosa a livello oculare, così come lo è per la pelle. Uno dei problemi più comuni è legato ai luoghi in cui è presente molto riverbero (spiaggia o piste da sci)». In questi casi il rischio è quello di sviluppare cheratocongiuntivite attinica, un’infiammazione acuta della congiuntiva e della cornea. L’Agenzia spiega che tra i sintomi di questa patologia possono insorgere «lacrimazione, dolore, gonfiore alle palpebre, sensazione di sabbia negli occhi, vista annebbiata o ridotta». È sempre bene, poi, ricordare che il sole non va mai fissato direttamente, perché si rischia una maculopatia fototraumatica, un danno che potrebbe essere permanente e causare una cicatrice sulla retina nella zona maculare con perdita temporanea o permanente della visione centrale. Infine, negli anni l’esposizione prolungata ai raggi ultravioletti può anche portare a formazioni tumorali.

Le norme da seguire per proteggersi.

La protezione più immediata e sicura sono gli occhiali scuri, dotati di filtri a norma di legge. «In particolare – afferma Iapb Italia – gli occhiali da sole avvolgenti sono quelli che proteggono meglio gli occhi perché bloccano i raggi nocivi provenienti anche lateralmente. Inoltre, un cappello a tesa larga offre un certo grado di protezione. Bisogna ricorrere a tali protezioni in tutte le situazioni in cui ci sia una forte esposizione ai raggi ultravioletti (mare, montagna o lampade e lettini abbronzanti). Qualora compaiano fastidi, quali bruciore, rossore e fotofobia (intolleranza alla luce), visione offuscata, macchie scure sulla parte bianca del bulbo (simili a nei), è consigliabile recarsi dall’oculista che, una volta formulata l’esatta diagnosi, quando necessario prescriverà la terapia idonea».

Rimedi in caso di disturbi oculari.

Per recare sollievo agli occhi arrossati e secchi, è possibile usare le lacrime artificiali come automedicazione. Questo rimedio è particolarmente consigliato a chi indossa lenti a contatto, in quanto il rischio di irritazione e secchezza è ancora più forte. In caso però, a seguito di esposizione al sole, si avvertano disturbi più seri, è bene consultare l’oculista e farsi prescrivere rimedi mirati. Come infatti sottolinea Iapb Italia, «in presenza di una cheratocongiuntivite (congiuntivite associata a una cheratite), l’uso di un collirio errato potrebbe persino peggiorare il quadro clinico».

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Lenti a contatto al mare: si rischiano danni alla cornea

In estate chi va al mare o in piscina dovrebbe fare ancora più attenzione all’igiene delle proprie lenti e alla salute dei propri occhi. Come mai proprio in estate? Perché sulle lenti a contatto, in particolare su quelle morbide, possono facilmente proliferare germi come l’Acanthamoeba, patogeno diffuso soprattutto in acqua e responsabile di gravi cheratiti. In Italia si stima che sia causa di oltre 400 cheratiti all’anno, in continuo aumento per la maggiore aggressività del parassita e per l’utilizzo ormai diffusissimo delle lenti a contatto. Della pericolosità dei parassiti d’acqua a danno degli occhi ne hanno parlato diversi esperti, riuniti nei giorni scorsi a Firenze in occasione del XX Congresso dell’International Society of Cornea, Stem Cells and Ocular Science (SICSSO). Il loro messaggio è chiaro: l’acqua di piscine, mari, fiumi, laghi e anche della doccia del bagno potrebbe essere contaminata da parassiti molto dannosi per i nostri occhi.

“In Italia si stima che si verifichi oltre un caso al giorno di queste cheratiti – afferma Vincenzo Sarnicola, presidente Siccso -. Purtroppo le terapie mediche non riescono sempre a eradicare l’infezione che non risponde agli antiamebici, difficili anche da reperire nelle farmacie italiane. Il microrganismo ha così il tempo di penetrare nella cornea e danneggiarla al punto di richiedere un trapianto nel 12-50% dei casi. Il trapianto di cornea classico fallisce in oltre la metà dei casi e nel 40% dei pazienti si sviluppa un glaucoma, i rigetti sono frequenti e in alcuni casi si arriva perfino a dover enucleare l’occhio.

Risultati migliori sono possibili con un trapianto di cornea lamellare anteriore, in cui non viene sostituita tutta la cornea ma solo lo strato intermedio. Ma la migliore terapia è la prevenzione”. Suggerimenti per chi porta lenti a contatto: meglio utilizzare le monouso che riducono il rischio di infezione da Acanthamoeba. Se si usano contenitori portalenti, mantenerli puliti e sostituirli regolarmente.