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Reazioni avverse ai farmaci, le modalità per segnalarle alle autorità

La farmacovigilanza è l’attività che consente di monitorare nel tempo gli effetti di farmaci e vaccini, in modo da tenere costantemente sotto controllo eventuali rischi e verificare la sicurezza dei medicinali nel tempo. Qualsiasi reazione nociva, sia essa grave, non grave, accertata o sospetta, deve essere segnalata, sia dagli operatori sanitari sia dai cittadini, attraverso una procedura stabilita dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Le modalità disponibili per effettuare la segnalazione sono tre. È possibile anzitutto compilare l’apposita scheda https://www.aifa.gov.it/moduli-segnalazione-reazioni-avverse inviandola al Responsabile di farmacovigilanza https://www.aifa.gov.it/responsabili-farmacovigilanza della propria struttura di appartenenza via e-mail o fax, oppure al titolare dell’Autorizzazione all’immissione in commercio (Aic) del medicinale che si sospetta abbia causato la reazione avversa. La terza opzione disponibile è l’utilizzo del format online https://servizionline.aifa.gov.it/schedasegnalazioni/# dell’Aifa, selezionando l’area degli operatori sanitari o dei cittadini.

Segnalazioni anche per usi impropri.

In merito alla tipologia di effetti indesiderati da segnalare, va precisato che all’espressione “reazione avversa” viene attribuito un significato che include anche le reazioni del medicinale assunto in modo improprio. La definizione ufficiale è infatti “effetto nocivo e non voluto conseguente all’uso di un medicinale”. A tale proposito l’Aifa precisa che «con tale definizione, che è indipendente dal tipo di uso del medicinale, sono oggetto di segnalazione le reazioni avverse, incluse anche quelle derivanti da errore terapeutico, abuso, misuso, uso off label, sovradosaggio ed esposizione professionale. Pertanto si avrà un incremento delle segnalazioni a cui corrisponderà una maggiore attività di monitoraggio». Le segnalazioni raccolte in ogni paese della rete di farmacovigilanza europea confluiscono nel database Eudravigilance con tempistiche diversificate a seconda della gravità della reazione. Le reazioni gravi pervengono entro 15 giorni, mentre le non gravi entro 90 giorni. I dati sono accessibili al pubblico.

La normativa europea.

La farmacovigilanza è soggetta a livello europeo al Regolamento UE 1235/2010 e alla Direttiva 2010/84/UE. Come spiega l’Aifa, queste norme mirano a «rafforzare i sistemi di farmacovigilanza, (ruoli e responsabilità chiaramente definiti per tutte le parti), razionalizzare le attività tra gli Stati Membri ad esempio attraverso una ripartizione delle stesse attività con condivisione del lavoro svolto evitando duplicazioni, incrementare la partecipazione dei pazienti e degli operatori sanitari, migliorare i sistemi di comunicazione delle decisioni prese e darne adeguata motivazione, aumentare la trasparenza».

Il monitoraggio dei dati raccolti nel database Eudravigilance è gestito dall’Agenzia europea dei medicinali (Ema) in cooperazione con gli Stati Membri. «Queste attività – sottolinea l’Aifa – sono finalizzate all’identificazione di cambiamenti di rischi o di nuovi rischi attraverso l’analisi dei segnali, intendendo con questo termine “un’informazione proveniente da una o più fonti, osservazioni ed esperimenti compresi, che lascia supporre l’esistenza di una nuova associazione potenzialmente causale, o di un nuovo aspetto di un’associazione nota, tra un intervento e un evento o una serie di eventi collegati, avversi o benefici, ritenuta sufficientemente probabile da giustificare una verifica”».

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Come far piacere le verdure ai bambini?

Problema comune a molti genitori, riuscire a introdurre regolarmente delle verdure nei piatti dei figli più piccoli spesso si rivela una delle imprese più ardue della giornata. Dalla spesa fatta insieme ai bambini per scegliere insieme frutta e verdura alla preparazione di ricette coloratissime a prova di broncio fino agli impiattamenti fiabeschi e sorridenti, la creatività di mamma e papà supera se stessa ogni giorno che passa. Con effetti, purtroppo, non sempre gratificanti. Forse vale la pena tentare un’altra strada: quella della ricompensa.

Secondo un recente studio olandese condotto dai ricercatori dell’Institute for Food, Health & Safety by Design, Maastricht University Campus Venlo, la ricompensa è la giusta chiave per invogliare i bambini a mangiare le verdure. Britt van Belkom, una delle ricercatrici coinvolte nello studio: “È importante iniziare a mangiare verdura fin dalla giovane età. Sappiamo da ricerche precedenti che i bambini piccoli in genere devono provare un nuovo ortaggio da otto a dieci volte prima che gli piaccia e così con questa ricerca abbiamo esaminato se chiedere ripetutamente ai bambini di provare alcune verdure li avrebbe resi più disposti a mangiarle. Ci interessava anche sapere se fornire una ricompensa divertente avrebbe fatto la differenza”. Visti i risultati ottenuti… pare proprio di sì.

Sono stati testati 598 bambini di età compresa fra 1 e 4 anni negli asili nido del Limburgo, Paesi Bassi. Ad alcuni di loro sono state date delle ricompense simpatiche, divertenti, ludiche (ad esempio un adesivo, un giocattolo) ogni volta che provavano delle verdure. Lo studio ha inoltre verificato la conoscenza e il riconoscimento delle verdure proposte nonché la disponibilità dei bambini ad assaggiarle. Se all’inizio dello studio tutti i bambini hanno provato al massimo 5 verdure, al termine, coloro ai quali era stata offerta una ricompensa, hanno assaggiato 7 verdure. Le 14 verdure disponibili nel menu erano: pomodori, lattuga, cetrioli, carote, peperoni, cipolle, broccoli, piselli, cavolfiori, funghi, fagiolini, cicoria, asparagi, zucca.

Il gruppo di bambini ai quali era stato chiesto di provare delle verdure dietro gratificazione ha aumentato sia la disponibilità ad assaggiarne di più sia la conoscenza della varietà di vegetali indicati in lista. Tuttavia i ricercatori ci tengono a sottolineare come la tipologia di gratificazione offerta sia fondamentale circa l’esito della prova. Ciò che conta è che la ricompensa sia divertente per un bambino e che, soprattutto, non si tratti di cibo. Altrettanto indispensabile è la presenza e la varietà di verdure disponibili nelle mense di asili nido e scuole primarie: in questo modo, fin dai primi anni di vita, i bambini si abituano ad alimentarsi in modo corretto e salutare. Anche, perché no?, dietro una piccola ricompensa.

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Alzheimer: esame della retina per predirne il rischio

È ciò che stanno studiando i ricercatori dell’Università di Otago, Nuova Zelanda. Una foto della retina di una persona di mezza età (45 anni) potrebbe suggerire se il soggetto in futuro soffrirà della forma di demenza senile più diffusa. “Nei prossimi anni – ha spiegato la responsabile del progetto Ashleigh Barrett-Young – si spera che con l’uso dell’intelligenza artificiale saremo capaci di leggere un’immagine della retina di un individuo e determinare se questa persona è a rischio di Alzheimer molto tempo prima che i sintomi della demenza compaiano. E quindi quando vi sia ancora la possibilità di una terapia per mitigare la demenza o rallentarne l’insorgenza”. Ricerche precedenti hanno già dimostrato come lo stato di salute dell’occhio, in particolare della retina, testimoni della situazione clinica del cervello.

È facile che nel corso della terza età il cervello umano abbia già subito diversi scompensi e la demenza, o la fragilità cognitiva, potrebbero essere ormai processi irreversibili. Di qui il test oculare su persone più giovani per individuare eventuali segnali di futuri deficit cerebrali. I ricercatori hanno studiato le condizioni cognitive di 865 persone di 45 anni di età ponendoli in relazione con la retina dei loro occhi, più precisamente con la base della retina, l’elemento collegato alle terminazioni nervose dell’occhio. Ciò che hanno rilevato è che il buono stato di salute della retina è direttamente proporzionale ad una migliore performance cognitiva. Viceversa, un assottigliamento della retina si associa a peggiori prestazioni cognitive già all’età di 45 anni. Saranno necessari ulteriori prove scientifiche per determinare un collegamento incontrovertibile tra riduzione della retina e Alzheimer in età avanzata.

Le malattie della vecchiaia, come l’Alzheimer, di solito vengono diagnosticate quando le persone iniziano a dimenticare le cose o ad agire in modo diverso da quello abituale. “Attualmente la diagnosi precoce è possibile attraverso la risonanza magnetica o altre immagini del cervello, ma si tratta di esami costosi e poco pratici per la maggior parte dei pazienti. In futuro – ha precisato Barrett-Young – grazie all’uso dell’intelligenza artificiale si potrà interpretare una tomografia ottica fatta da un oculista insieme ad altri dati clinici del paziente per determinarne il rischio di sviluppare l’Alzheimer”. E tutto questo molto tempo prima del manifestarsi della malattia. “Dato che non siamo stati in grado di curare l’Alzheimer avanzato e che la prevalenza globale della malattia è in aumento, poter identificare futuri malati di Alzheimer già in fase preclinica, quando potremmo ancora avere la possibilità di intervenire, è davvero importante”, ha aggiunto la dott.ssa Barrett-Young.

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Controllo del peso, tanti modi per fare movimento d’estate

L’estate è spesso la stagione dei controsensi. C’è più tempo a disposizione ma, complici il caldo e il clima vacanziero, è molto facile abbandonarsi alla pigrizia. Benchè non ci sia niente di male nel riposarsi quando possibile, è importante non trascurare l’attività fisica che giova a molti aspetti della salute e contribuisce a mantenere il peso forma. Nella bella stagione, infatti, diversi fattori possono portare a un aumento di peso. Si tende per esempio a dormire di più e a consumare pasti fuori casa, dove è più difficile controllare l’introito calorico. Molte formule di accoglienza turistica all inclusive propongono la possibilità di mangiare ricchi menu ogni giorno, merende e fuori pasto, che diventano spesso difficili da smaltire se non si fa un po’ di movimento. Anche se le temperature elevate non invogliano a dedicarsi all’attività fisica, l’estate e le vacanze offrono diversi vantaggi per evitare di trascorrere le giornate in modo troppo sedentario.

Ci si può muovere in tanti modi diversi.

Cercando sempre di limitare le attività più intense alle ore più fresche della giornata, d’estate ci sono molti modi per tenersi sempre in movimento. E questo è un vantaggio tipico della bella stagione, di cui approfittare perché offre la possibilità di fare attività diverse senza annoiarsi. Chi si trova al mare potrà ovviamente beneficiare del nuoto, ma anche fare lunghe passeggiate in spiaggia al tramonto o camminare la sera dopo cena. Nelle località turistiche, poi, vengono spesso organizzate anche attività motorie, delle quali si può approfittare con molta più praticità di quanto non si riesca a fare d’inverno, nella frenesia quotidiana. Anche la montagna offre l’occasione di fare camminate salutari, spesso con temperature contenute anche d’estate. Chi invece resta in città, può approfittare del traffico ridotto per muoversi in bicicletta o optare per una corsa al parco in prima mattinata o in serata. Anche chi non è abituato a fare movimento, può iniziare proprio durante l’estate a creare l’abitudine di praticare attività fisica con regolarità.

Accorgimenti da non dimenticare.

Affinché l’attività fisica sia piacevole e non crei problemi alla salute, è sempre bene ribadire le regole per affrontare il calore estivo senza rischi. Facendo movimento la sudorazione aumenta ed è quindi fondamentale bere spesso per mantenere un’idratazione ottimale, oltre a mangiare molta frutta e verdura per reintegrare vitamine e sali minerali. Occorre poi scegliere con cura l’abbigliamento, perché sia traspirante e leggero. Particolare attenzione per chi corre o cammina va data alle calzature e alla cura dei piedi, che con caldo e sfregamenti potrebbero formare vesciche o calli. In tutti i casi, anche all’ombra, è inoltre opportuno usare una protezione solare per i raggi ultravioletti, in modo da evitare scottature e danni alla pelle. Non va infine dimenticato di usare un cappello per proteggere la testa dal sole o, per chi nuota, di bagnare la testa frequentemente.

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Raggi solari, proteggersi con cura dall’eccesso di radiazioni e calore

Troppo sole fa male, specie se ci si espone in orari in cui l’intensità di radiazioni e calore è al culmine. Alla base di questa raccomandazione, che ricorre da sempre durante i mesi estivi, ci sono consolidate motivazioni scientifiche, che partono dallo studio degli effetti delle radiazioni solari sull’organismo. Quando il sole è forte e vicino alla terra, questo emana grandi quantità di raggi infrarossi e ultravioletti Uva e Uvb, responsabili di diversi rischi per la salute. «I raggi infrarossi – spiegano gli specialisti della Fondazione Airc per la ricerca sul cancro – hanno la capacità di riscaldare, ma proprio per questo possono dilatare i capillari e i vasi superficiali, favorendo la formazione di inestetismi cutanei come la couperose e facilitando o peggiorando le vene varicose delle gambe. La luce visibile, indispensabile per la vita sulla Terra, può favorire, soprattutto con le sue componenti blu-violette ad alta energia che si avvicinano agli ultravioletti, la degenerazione maculare della retina, prima causa di cecità negli anziani dei Paesi più sviluppati».

L’azione dei raggi ultravioletti.

Secondo l’American cancer society, «non esistono raggi Uv sicuri». Gli Uva costituiscono circa il 95% delle radiazioni ultraviolette che raggiungono la terra. Sono in grado di raggiungere gli strati profondi della pelle, stimolando l’abbronzatur, ma danneggiando le fibre elastiche, così da accelerare invecchiamento cutaneo e rughe. Inoltre, come ricorda l’Airc, «possono causare danni indiretti al Dna delle cellule e quindi favorire alcuni tumori della pelle». I raggi Uvb, invece, sono poco presenti sulla terra, perché in gran parte trattenuti dalla fascia di ozono che protegge il pianeta che, come sappiamo, si sta assottigliando. «Gli Uvb – dichiarano gli esperti dell’Airc – catalizzano la produzione di vitamina D nella pelle, ma sono anche causa delle scottature solari. Un’eccessiva esposizione a questi raggi è associata a diverse patologie tumorali, e non solo, della pelle e degli occhi». A tale proposito si ricorda l’importanza di usare anche occhiali da sole con lenti protettive.

Come proteggersi.

Oltre a seguire le regole del buon senso, come esporsi al sole in orari non eccessivamente caldi e rinfrescarsi di frequente, è fondamentale applicare alla pelle di viso e corpo una crema solare di buona qualità. Questa deve essere in grado di filtrare sia i raggi Uva sia gli Uvb. Il livello di protezione è indicato da una scala europea secondo la quale è considerata bassa una protezione che va da 6 a 10, media una che va da 15 a 25 e alta da 30 a 50. La protezione 50+ è considerata molto alta. Ogni crema deve essere riapplicata ogni 2-3 ore. Nel corso degli anni questi prodotti sono molto migliorati. Molti sono in grado di resistere più a lungo all’acqua e diverse marche hanno introdotto anche formulazione con l’aggiunta di vitamine e altre sostanze benefiche per la pelle. La scelta è quindi ampia e in farmacia è possibile anche trovare prodotti specifici e sicuri per pelli con problemi dermatologici e balsami labbra con filtro solare.