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Capelli, fisiologico e normale perderne di più in autunno

L’autunno è una stagione nella quale non è raro notare un aumento della caduta dei capelli. Questo processo è del tutto fisiologico e, sebbene spesso la quantità di capelli persi sembri davvero notevole, secondo gli esperti non porta a calvizie o diradamenti seri della chioma. «Nelle stagioni di transizione (autunno-primavera) – spiegano gli specialisti della Società italiana di tricologia (Sitri) – la caduta spesso aumenta perché l’uomo conserva una manifestazione ancestrale propria di altri mammiferi pelosi: la muta. Nei periodi aprile-maggio e settembre-novembre alcuni ormoni, informati soprattutto dalle ore di luce, attivano un processo sincronizzato di caduta con un aumento del numero dei capelli che cadono. Si tratta di un fatto fisiologico che non è causa definitiva di calvizie». Il ricambio dei capelli serve a evitare una crescita a dismisura della chioma ed è una fase fisiologica del ciclo che il capello compie regolarmente. «Il ciclo del capello e del pelo – proseguono gli specialisti della Sitri – è quel ricambio necessario a impedire che, in natura, l’annesso cresca indefinitamente e, quindi, a impedire che un individuo di 50 anni abbia peli e capelli lunghi 6 metri».

Altre cause della caduta dei capelli in autunno.

Oltre al ciclo fisiologico, con l’arrivo dell’autunno la caduta dei capelli è accelerata e aggravata anche da altri fattori. Il più comune è determinato dalle condizioni in cui i capelli arrivano alla fine dell’estate, durante la quale sudore, salsedine ed esposizione ai raggi Uv indeboliscono la chioma, facendola arrivare già provata in autunno. Averne cura durante l’estate e cercare di salvaguardarne la salute con cure e attenzioni protettive può diminuire l’impatto della caduta autunnale. C’è poi un altro aspetto che da settembre in avanti va a sfavore del benessere dei capelli ed è il ritorno alla quotidianità dopo le vacanze. Tornando alla ruotine quotidiana, molte persone in autunno si sentono sotto pressione e vivono una fase di tensione emotiva che, se eccessiva e prolungata, innesca a sua volta un processo di caduta dei capelli. «Lo stress fa cadere i capelli – sostengono gli esperti della Sitri – ed è difficile capire i meccanismi per cui un evento stressante possa influire così tanto sulla salute e sull’equilibrio della nostra capigliatura. Uno stress forte e improvviso spesso dovuto a un evento emotivo molto importante può far cadere centinaia di capelli. Finito il momento di stress, però, questi saranno pronti per un nuovo ciclo».

Curare la chioma come la pelle.

Anche i capelli, come la pelle, hanno bisogno di cure. Il loro stato è indice di salute o malessere ed è bene fermarsi a osservare la chioma e correre ai ripari in caso di problemi evidenti. Oltre a una corretta detersione, con uno shampoo adeguato alle caratteristiche del capello, è opportuno capire se questo è secco, grasso, se si spezza facilmente e così via, andando poi a scegliere eventuali trattamenti in grado di fortificare la chioma, che sarà così più resistente anche alla caduta stagionale. Se siamo riusciti a mantenere capelli sani e folti per il resto dell’anno, perderne un po’ di più con l’arrivo dell’autunno non sarà un grande problema. Se però la caduta fosse eccessiva e non dovesse fermarsi dopo un paio di mesi, è importante chiedere un consulto medico, perché può dipendere anche da carenze nutrizionali o problemi di salute da risolvere.

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Glaucoma: patologia oculare dalle molteplici cause

L’umore acqueo è un liquido contenuto nella camera anteriore dell’occhio che, oltre alla funzione riempitiva, serve a trasportare sostanze nutritive e di scarto. La via di deflusso verso il circolo venoso dell’occhio è il cosiddetto canale di Schlemm e quando il drenaggio viene ad essere alterato, a fronte della continua sintesi di umore acqueo, si osserva un aumento della pressione endoculare, che comprime i tessuti molli. In particolare, se la pressione interna all’occhio supera di più del doppio i livelli considerati normali si assiste alla distorsione delle fibre nervose del nervo ottico. A questo punto inizia a verificarsi una progressiva riduzione del campo visivo con conseguenti alterazioni della vista e, se non si interviene prontamente, si può arrivare ad una condizione di ipovisione o, nei casi più gravi, di cecità completa.

Il termine glaucoma indica un insieme di patologie oculari che hanno in comune il danneggiamento del nervo ottico ed è tra le principali  cause di cecità al mondo, secondo solo alla cataratta. Nella maggior parte dei casi non si riesce a stabilire la causa della malattia; sono stati comunque individuati numerosi fattori di rischio, tra cui, oltre all’elevata pressione intraoculare, si ricordano l’età, la predisposizione familiare e disturbi di natura vascolare. Infatti, la popolazione di età superiore ai quarant’anni è la più colpita, alcuni geni predispongono allo sviluppo della malattia e nei soggetti diabetici e ipertesi la frequenza di glaucoma risulta più alta.

La forma che si riscontra con la maggiore frequenza è il glaucoma ad angolo aperto. L’espressione si riferisce all’angolo di drenaggio: sebbene questo resti aperto, il passaggio dell’umore acqueo è troppo lento. Meno comune è il glaucoma ad angolo chiuso, provocato da una serie di meccanismi che bloccano il drenaggio del fluido, risultando in un’ipertensione oculare. Quest’ultima può pure essere la conseguenza di una farmacoterapia, per esempio può essere legata all’utilizzo prolungato e ad alti dosaggi di corticosteroidi.

La misurazione della pressione endoculare è tra i primi test a cui il medico specialista in oftalmologia sottopone il paziente qualora sospetti la diagnosi di glaucoma, che ad ogni modo non necessariamente si sviluppa in caso di valori pressori elevati. Esistono ulteriori esami che consentono di mettere in evidenza eventuali danni al nervo ottico e sono maggiormente rilevanti ai fini diagnostici, come l’analisi della testa del nervo stesso, detta papilla ottica, e lo studio del campo visivo.

Il trattamento consiste nella somministrazione locale di farmaci in forma di colliri che provocano vasocostrizione della pupilla e tensione del margine dell’iride, in modo da rendere la superficie impermeabile all’umore acqueo. Per favorire il drenaggio si può inoltre intervenire chirurgicamente perforando la camera anteriore, anche attraverso tecniche relativamente recenti che si avvalgono dell’uso del laser. In ogni caso, le lesioni già presenti a livello del nervo ottico non possono essere riparate e le terapie hanno il solo scopo di prevenire ulteriori danni, riducendo la sintesi o aumentando l’escrezione di umore acqueo.

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Come vincere la pigrizia e iniziare a praticare attività motoria?

L’estate rappresenta per molti un’ottima occasione per svolgere attività fisica: le giornate più lunghe, le ferie, le alte temperature che invogliano a trascorrere la maggior parte del tempo all’aperto riescono a spingere anche i più sedentari ad alzarsi dal divano per concedersi una passeggiata al parco, praticare lo sport preferito e provare nuove discipline. Per altri, invece, la stagione estiva altro non è che un pretesto per abbandonarsi alla pigrizia, con il clima troppo caldo e lo stacco dal lavoro che diventano alibi per prendersi una pausa anche dal moto.

Come fare dunque a mantenere i benefici tratti dal movimento estivo o a ripartire con le sane abitudini sportive adottate nei primi mesi dell’anno? Innanzitutto mettendo da parte il pensiero della mancanza di tempo: per trarre giovamento dall’attività fisica sono sufficienti 20-30 minuti al giorno, che non devono necessariamente prevedere il sollevamento di pesi, ma possono anche consistere in una camminata a passo sostenuto negli spazi verdi del quartiere. Anzi, nel caso in cui si parta da una condizione di sedentarietà cronica, iniziare a porsi piccoli obiettivi garantirà grandi soddisfazioni e scongiurerà l’abbandono precoce delle buone intenzioni.

Settembre è il mese simbolo della ripartenza in tutti gli ambiti, dalla riapertura delle scuole al ritorno alle attività lavorative, dunque perché non stilare un elenco dei buoni propositi proprio come molti sono soliti fare a gennaio, all’inizio dell’anno civile? Diverse attività, come la camminata, lo stretching, lo yoga e altre ginnastiche dolci, sono alla portata di quasi tutti, possono essere praticate ovunque, non necessitano di particolari attrezzature e quindi di investimenti economici ingenti e consentono di apprezzare i risultati, in termini di benessere e di appagamento, entro tempi relativamente brevi.

Il consiglio è quindi quello di porsi dei traguardi facilmente conquistabili, alzando via via l’asticella della difficoltà. Se, infatti, si decidesse di intraprendere un cammino troppo impegnativo, non adatto per età, condizioni di salute e preparazione di base, si rischierebbe di abbandonarlo troppo in fretta, in preda a sentimenti di frustrazione per il mancato raggiungimento degli obiettivi. In aggiunta a ciò, iniziare a praticare qualsiasi tipologia di sport ad un livello altamente superiore alle proprie capacità fisiche finirebbe per provocare stanchezza e dolori muscolari, oltre al rischio di incorrere in traumi e infortuni vari.

Scendere due fermate di autobus prima della meta da raggiungere per proseguire a piedi, scegliere le scale piuttosto che salire sull’ascensore, preferire la bicicletta all’automobile, sono già dei punti di partenza per l’inguaribile sedentario. Per superare pigrizia e mancanza di stimoli che spingano ad avviarsi con convincimento verso un percorso di riattivazione motoria può essere d’aiuto farsi trascinare dalla compagnia di amici. Iscriversi in palestra per affidarsi ad un personal trainer che tenga conto dei limiti di chi non è avvezzo alla pratica di attività sportive può servire a motivare per proseguire gli allenamenti con la giusta costanza, correggere posture o movimenti sbagliati e sottolineare i miglioramenti continui. Non ultimo, la pratica di attività motoria ha ripercussioni positive anche sull’equilibrio emotivo, aiutando a rilassarsi, sgombrando la mente dai pensieri della vita quotidiana, favorendo il riposo notturno.

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Disturbi del comportamento alimentare: anoressia e bulimia  

I disturbi del comportamento alimentare (Dca) comprendono un insieme di patologie psichiatriche in cui il soggetto manifesta un’eccessiva preoccupazione per il peso corporeo, atteggiamento che lo porta ad alterare le abitudini alimentari. L’insorgenza coincide in genere con l’adolescenza, anche se non mancano casi nell’infanzia e in età adulta. Il sesso maggiormente colpito è quello femminile, ma sono sempre più frequenti le diagnosi tra la popolazione maschile. Questi disturbi sono diffusi in prevalenza nei paesi industrializzati, dove l’ideale di bellezza e di perfezione corporea è associato alla magrezza, anche estrema.

Il disagio di chi soffre di Dca si esprime con il rifiuto di mangiare o con l’ingestione di grandi quantità di cibo in un breve lasso di tempo senza averne il controllo, con l’autoinduzione del vomito, l’assunzione di lassativi e diuretici e la pratica eccessiva di attività fisica finalizzate a contrastare l’aumento di peso.

I principali disturbi dell’alimentazione sono anoressia nervosa e bulimia nervosa. L’individuo anoressico, sebbene tipicamente dia l’impressione di una personalità forte, determinata e risoluta, presenta, al contrario, una bassa autostima ed è assalito da dubbi e ansie, che cerca di placare attraverso il controllo del cibo. Nel corso delle crisi bulimiche, invece, il soggetto si abbuffa perdendo il controllo, introducendo una grande quantità di alimenti, soprattutto dolci o grassi, in un arco di tempo limitato.

Situazioni stressogene, eventi traumatici o diete dimagranti autoprescritte possono essere cause scatenanti di anoressia e bulimia. Come nell’anoressia, anche nella bulimia il paziente, di indole perfezionista, è preoccupato in maniera costante dall’aspetto fisico e riserva un’attenzione esagerata al peso e alla forma del proprio corpo. Se alcune persone provano un piacere momentaneo a seguito delle crisi bulimiche, il più delle volte sono assalite da senso di frustrazione, fallimento e angoscia dovuti alla perdita di controllo. Ciò porta il bulimico ad adottare metodi compensatori, come l’induzione del vomito.

L’ossessione per la linea, la paura di ingrassare, la visione distorta della propria immagine e il pensiero costante del cibo rendono difficili le relazioni e hanno forti ripercussioni sullo svolgimento delle attività quotidiane. Oltre ad essere spesso associati ad altre malattie psichiatriche, quali depressione, ansia, disturbi ossessivo-compulsivi, attacchi di panico, autolesionismo, abuso di sostanze, i Dca possono provocare danni importanti a livello fisico, compromettendo la funzionalità di numerosi organi e, nei casi più gravi, portare alla morte.

Di rado i soggetti affetti da Dca si rivolgono allo psichiatra o allo psicologo di propria iniziativa, in quanto tendono a negare il problema che li affligge nel caso dell’anoressia o a vergognarsi e a sentirsi in colpa nella bulimia. Il più delle volte sono quindi le persone che fanno parte della loro rete sociale a spingerli a chiedere aiuto. La terapia cognitivo-comportamentale aiuta il paziente anoressico o bulimico a tornare ad abitudini alimentari sane, a gestire lo stress e le proprie emozioni, ad individuare i pensieri distorti. Lo psicoterapeuta può suggerire al proprio assistito di tenere un diario alimentare, strumento utile per monitorare i comportamenti errati e poterli correggere. Nei casi più severi, risulta indispensabile il ricorso a una terapia farmacologica o il ricovero ospedaliero.

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Alimentazione, carote benefiche non solo per l’abbronzatura

Tra le proprietà delle carote, la capacità di accentuare l’abbronzatura d’estate è quella più conosciuta. Benchè sia un innegabile merito di questo ortaggio, la ricchezza di carotenoidi, rendono la carota preziosa anche per molti altri motivi. I carotenoidi sono di diverso tipo e non si trovano solo nelle carote. Quelli presenti in questo ortaggio sono alfa-carotene, beta-carotene, luteina e zeaxantina. I benefici dei carotenoidi sono numerosi. Ne parla in modo esteso l’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti (Inran), che fa parte del Centro di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Cra-Nut). «Le proprietà fisiologiche dei carotenoidi sono moltissime – sostengono gli esperti dell’Inran -. Si tratta di sostanze importantissime che contengono numerose proprietà benefiche per l’organismo umano che le introduce mediante l’alimentazione». Tra i carotenoidi, la carota è particolarmente ricca di beta-carotene, precursore della vitamina A ovvero di retinolo. «Questa caratteristica – spiegano gli specialisti – è molto importante, ed è tipica del beta-carotene, molto utile al nostro organismo (…). L’alfa carotene, invece, è il responsabile della formazione della vitamina A ed ha proprietà antiossidanti».

La funzione protettiva delle carote.

Finora abbiamo visto le funzioni provitaminiche dei carotenoidi, ma queste sostanze hanno anche funzioni in grado di proteggere l’organismo da alcune malattie. «Bisogna sottolineare – affermano gli esperti dell’Inran – come gran parte dei carotenoidi hanno proprietà protettive rispetto alcune patologie, grazie in particolar modo alla neutralizzazione delle sostanze aggressive, quelli che tutti noi conosciamo come i radicali liberi, ovvero i maggiori responsabili dell’invecchiamento cellulare. Tali molecole si generano normalmente nell’organismo, specie in risposta a eventi di forte stress, come radiazioni, fumo, agenti inquinanti, esposizione ai raggi Uv, stress emotivo e fisico, additivi chimici, attacchi da parte di virus o batteri. Un altro importante carotenoide è la luteina, che si è dimostrato molto efficace nella prevenzione della degenerazione maculare senile, ovvero una malattia molto importante che colpisce la retina fino a provocare la completa cecità. Nutrirsi di alimenti che contengono i carotenoidi, significa inoltre contribuire a migliorare la nostra pelle e a proteggerla da radiazioni solari, conferendole un colorito bronzeo».

Altri benefici.

Le carote presentano anche benefici e soluzioni a vari disturbi di minore entità. Oltre a regolarizzare le funzioni intestinali, la loro azione diuretica è utile in caso di cistiti o problemi urinari. La ricchezza di vitamina A favorisce la salute degli occhi e della vista, oltre a migliorare lo stato della pelle. Questo ortaggio vanta poi anche proprietà antisettiche, proteggendo quindi l’organismo da vari tipi di infezioni e patogeni. Oltre ai carotenoidi, le carote sono anche ricche di vitamine e sali minerali, quindi preziose per raggiungere il fabbisogno giornaliero di questi nutrienti e trarne i relativi benefici per la salute. Tra i micronutrienti presenti in maggior quantità ricordiamo le vitamine A, C, E, K e varie vitamine del gruppo B. Per quanto riguarda invece i sali minerali, la carota contiene potassio, sodio, fosforo, calcio, magnesio, manganese e zinco. Non manca poi un buon contenuto di fibre, che ne fanno un alimento sano e saziante anche come spezza-fame nell’arco della giornata.