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Vaccinazioni dell’infanzia obbligatorie: difterite, tetano, poliomielite, epatite B

La vaccinazione è una modalità di prevenzione primaria delle malattie da infezione che conferisce una resistenza specifica verso singoli agenti infettivi. I vaccini sono preparati che stimolano il sistema immunitario, portando il soggetto vaccinato a sviluppare un’immunità simile a quella conseguente all’infezione naturale. La durata della protezione varia a seconda del tipo di vaccino.

L’importanza della vaccinazione risiede nella cosiddetta immunità di gregge, che consiste nella protezione della collettività a seguito della ridotta circolazione della malattia infettiva nella popolazione vaccinata. In particolare, le vaccinazioni dell’infanzia si suddividono in obbligatorie e raccomandate. Queste ultime includono morbillo, parotite, rosolia, pertosse, papilloma virus, oltre a pneumococco, meningococco, varicella, influenza, indicate nei soggetti a rischio.

Difterite, tetano, poliomielite ed epatite virale B rientrano invece tra le vaccinazioni pediatriche da effettuare obbligatoriamente. Esistono piani nazionali di prevenzione vaccinale che prevedono il calendario completo delle vaccinazioni offerte alla popolazione generale.

Il vaccino antidiftotetanico è costituito da tossine inattivate, che in questo modo perdono la loro tossicità pur mantenendo il potere antigenico, cioè la proprietà di stimolare le difese immunitarie. La prima dose viene inoculata al terzo mese di vita, la seconda tra il quinto e il sesto, la terza tra l’undicesimo e il tredicesimo. Sono inoltre previste due ulteriori dosi al quinto-sesto anno e tra gli undici e i diciotto anni. Per il mantenimento dell’immunità è necessario effettuare una dose di richiamo ogni dieci anni. In età adulta la vaccinazione è fortemente consigliata a tutta la popolazione e obbligatoria per alcune categorie lavorative.

Per quanto riguarda la vaccinazione antipoliomielitica, sono disponibili due tipologie di vaccino: con virus inattivato, che cioè ha perso l’infettività e la capacità di moltiplicarsi, e con virus attenuato, che mantiene la possibilità di moltiplicarsi stimolando il sistema immunitario, pur essendo privo di virulenza, dunque senza poter provocare la malattia. Il vaccino a virus attenuato, detto Opv dall’inglese Oral poliovirus vaccine o vaccino di Sabin, dal nome del virologo che lo sviluppò, viene somministrato per via orale ed è il più utilizzato a livello mondiale. In Italia il calendario vaccinale prevede la somministrazione del vaccino per via iniettiva Ipv (Injectable poliovirus vaccine) o vaccino di Salk, realizzatore del primo vaccino antipoliomielite.

La vaccinazione contro l’epatite B nel nostro paese è obbligatoria per tutti i nuovi nati dal 1991. Fino al 2003 sono stati vaccinati i bambini appartenenti a due fasce di età: neonati e dodicenni. Così facendo, nell’arco di dodici anni tutta la popolazione di età compresa tra zero e ventiquattro anni, che è anche quella maggiormente esposta all’infezione, è stata resa immune.

L’attuale calendario vaccinale prevede la somministrazione del vaccino anti-epatite B in contemporanea con le altre vaccinazioni obbligatorie dell’infanzia, quindi al terzo mese, tra il quinto e il sesto e tra l’undicesimo e il tredicesimo. Non sono previste dosi di richiamo. Le reazioni locali conseguenti all’inoculo, per esempio rossore e gonfiore, così come quelle generali, tra cui febbre, reazioni di ipersensibilità, shock anafilattico, sono molto rare.

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Ipoacusia: un disturbo dell’udito altamente invalidante

L’udito è il senso preposto a captare i suoni, cioè sensazioni date dalla vibrazione di corpi in oscillazione, e a trasmetterli a una regione del cervello definita corteccia temporale, dove vengono decodificati. L’apparato uditivo è composto da orecchio esterno, medio e interno e dalla porzione di sistema nervoso centrale che riceve e rielabora i suoni.

L’orecchio esterno è formato dal padiglione auricolare, che corrisponde alla parte visibile, e dal condotto uditivo. Queste strutture convogliano le onde sonore verso il timpano, la membrana che separa l’orecchio esterno da quello medio. Quest’ultimo trasmette le vibrazioni timpaniche all’orecchio interno attraverso tre ossicini concatenati chiamati martello, incudine e staffa.

L’orecchio interno comprende la coclea, che partecipa al senso dell’udito, e il vestibolo con i canali semicircolari, coinvolti invece nell’equilibrio. L’orecchio interno amplifica l’informazione uditiva e la traduce in messaggio nervoso. L’apparato uditivo centrale è costituito dal nervo acustico, che trasmette il suono all’encefalo in forma di impulso nervoso, e dalla già citata corteccia temporale.

Le orecchie, organi pari, ci permettono non solo di localizzare la direzione di provenienza del suono, ma anche di distribuirne il volume.

Se un qualsiasi componente di questo complesso sistema dovesse subire un danno, si svilupperebbe una condizione di ipoacusia.

Tra le numerose cause del calo dell’udito, si segnala l’invecchiamento: con l’avanzare dell’età non è raro perdere la capacità di sentire soprattutto i suoni acuti. Vi sono poi la predisposizione genetica, la calcificazione della staffa, che è il più piccolo dei tre ossicini presenti nell’orecchio medio, l’assunzione di farmaci dotati di ototossicità, stili di vita errati come l’abitudine al fumo di sigaretta o il consumo di bevande alcoliche. Il trauma acustico conseguente all’esposizione prolungata a forti rumori, tipica di alcune categorie di lavoratori, senza l’utilizzo di dispositivi di protezione come cuffie o tappi può essere motivo di un abbassamento temporaneo ma anche permanente della soglia uditiva.

La perdita dell’udito ha un impatto fortemente negativo sulla qualità della vita di chi ne è affetto. Nelle prime fasi l’ipoacusia si manifesta con una riduzione della comprensione delle parole. Alle prime avvisaglie di disturbi uditivi, magari grazie alla segnalazione della difficoltà da parte di persone vicine, si consiglia di rivolgersi allo specialista in otorinolaringoiatria per sottoporsi ad un esame audiometrico.

Poiché i deficit dell’udito rappresentano condizioni invalidanti, dopo aver effettuato le indagini specifiche può rivelarsi necessario adottare protesi acustiche, al giorno d’oggi più discrete ed efficaci di un tempo. Si tratta di piccoli dispositivi medici elettronici, sia esterni che interni, che consentono agli individui ipoacusici di recuperare parte dell’udito.

L’utilizzo degli apparecchi acustici limita una serie di fattori sfavorevoli associati allo stato di sordità, quali la riduzione della capacità di concentrazione e della memoria, l’isolamento sociale e la depressione che ne può conseguire. Inoltre, la correzione del difetto sensoriale diminuisce il rischio, maggiore nell’anziano, di sviluppare deficit cognitivi, inclusa la demenza, più frequenti rispetto ai normoudenti.

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Herpes labiale: una fastidiosa infezione che colpisce le labbra, ma non solo

L’herpes labiale è una malattia infettiva che colpisce cute e mucose, causata dal virus Herpes simplex di tipo 1. L’infezione si manifesta con la comparsa di vescicole pruriginose piene di liquido sieroso soprattutto sulle labbra, ma può presentarsi anche in altre sedi, per esempio all’interno delle narici o a livello oculare. La trasmissione del virus avviene per contatto diretto o attraverso la condivisione di oggetti utilizzati da persone infette, quali bicchieri, posate, prodotti cosmetici, asciugamani.

La formazione delle caratteristiche lesioni vescicolari può essere preceduta da una sensazione di formicolio e accompagnata da dolore, bruciore e calore oltre che da sintomi generali, come malessere, cefalea, febbricola. Nel giro di pochi giorni piccole croste prendono il posto delle vescicole, per seccare e cadere nell’arco di una decina di giorni, di solito senza lasciare cicatrici.

Per facilitare la guarigione e scongiurare la diffusione dell’infezione a parti diverse del corpo o ad altre persone, occorre evitare di toccare le vescicole. Se le vescicole scoppiassero, la pelle risulterebbe inoltre maggiormente esposta al rischio di sovrainfezioni.

Non esiste un medicinale che elimini completamente il virus dall’organismo. Per accelerare la guarigione si impiegano farmaci antivirali, come aciclovir e penciclovir, in forma di pomate da applicare sulle zone interessate. Il trattamento sarà tanto più efficace quanto più precocemente verrà iniziato, avendo cura di ripeterlo più volte al giorno e prestando particolare attenzione all’igiene delle mani, da lavare scrupolosamente sia prima che dopo l’applicazione della crema. Per proteggere la zona colpita e ridurre il rischio di trasmissione dell’infezione, si possono impiegare appositi cerottini da applicare sulle lesioni, che in genere si riuniscono a grappolo.

Si tratta di un virus che, dopo l’infezione primaria, rimane silente, annidandosi all’interno di alcune strutture nervose dette gangli. Può tuttavia riattivarsi nei periodi di intenso stress psicofisico, quando tende a verificarsi un concomitante calo della risposta immunitaria. Può essere utile, al fine della prevenzione delle recidive, sostenere le difese con integratori a base di vitamine del complesso B.

La riattivazione del virus può pure verificarsi in contemporanea con altri processi infettivi, durante la fase perimestruale nella donna in età fertile o a seguito dell’esposizione alle radiazioni solari o a lampade abbronzanti. Per la prevenzione, in commercio sono disponibili stick specifici formulati con filtri anti-Uva e anti-Uvb. In inverno, si consiglia di mantenere le labbra e l’intera regione periorale ben idratate con burrocacao o creme emollienti idonee per il contatto con le mucose, in quanto le screpolature sono un fattore predisponente negli individui soggetti a recidive.

Nei pazienti immunodepressi a causa di patologie come l’Aids o di trattamenti con immunosoppressori l’herpes simplex può provocare lesioni anche estese, per le quali potrebbe essere necessaria una terapia antivirale sistemica dietro prescrizione medica.

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La psoriasi, malattia infiammatoria cronica della pelle

La psoriasi è una patologia infiammatoria cronica che colpisce la cute e non è raro che si presenti in concomitanza con altre malattie immunomediate, come l’artrite psoriasica, le malattie infiammatorie croniche dell’intestino, la celiachia, il diabete. La psoriasi non è ereditaria, ma è caratterizzata da una forte predisposizione genetica e insorge prevalentemente in due fasce di età: tra i 16 e i 22 anni e tra i 50 e i 60 anni. L’esordio prima dei 16 anni è di solito associato a forme più gravi. Oltre alla componente genetica, nonostante le cause esatte che scatenino la psoriasi non siano note, sembra essere implicata la produzione di autoanticorpi rivolti verso componenti dei tessuti cutanei.

La psoriasi volgare o a placche è la forma più frequente ed è caratterizzata da placche eritematose di forma arrotondata di colore rosa-rosso, ricoperte da squame biancastre. Le placche possono interessare qualsiasi distretto corporeo, ma regioni tipiche sono gomiti e ginocchia, tronco e cuoio capelluto, con una localizzazione spesso simmetrica. Le lesioni possono provocare prurito e bruciore anche intensi e coinvolgere le unghie.

Nella psoriasi inversa sono tipiche le chiazze rosse situate nelle pieghe cutanee. La psoriasi guttata è caratterizzata da macchie rossastre a forma di goccia localizzate in particolare nel tronco e negli arti, compare nei bambini e negli adolescenti a seguito di faringotonsilliti da streptococco e può risolversi spontaneamente o evolvere in psoriasi volgare. Nella psoriasi pustolosa si sviluppano pustole ripiene di materiale purulento su tutta la superficie corporea, ma possono anche concentrarsi a livello del palmo delle mani e della pianta dei piedi. Nella psoriasi eritrodermica si osservano eritema ed edema diffusi, condizioni che possono richiedere l’ospedalizzazione per disidratazione e infezioni secondarie.

La condizione di infiammazione cronica determina un’iperproliferazione dei cheratinociti, che rappresentano la tipologia di cellule più abbondante nell’epidermide, ossia lo strato più superficiale della pelle. I sintomi della malattia possono essere tenuti sotto controllo tramite trattamenti locali a base di analoghi della vitamina D e corticosteroidi, utili soprattutto nella psoriasi di grado lieve. Si rivela d’aiuto anche la fototerapia, cioè l’esposizione al sole o a radiazioni ultraviolette selezionate emesse da particolari apparecchiature.

Nelle forme più severe e in caso di artrite la terapia prevede l’impiego di immunosoppressori come metotrexato e ciclosporina, eventualmente associati all’acitretina, principio attivo che contrasta la proliferazione cellulare. Insieme alla corretta assunzione della terapia farmacologica, occorre mantenere la pelle idratata e impiegare prodotti cosmetici a base di agenti cheratolitici, per esempio urea, acido salicilico e acido glicolico. Per i lavaggi si suggerisce di utilizzare acqua tiepida e detergenti delicati dal pH neutro. È necessario evitare di grattare le placche e di sfregarle con l’asciugamano, mentre per l’abbigliamento sono da preferire tessuti naturali che non irritino la pelle.

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Secca o grassa? Rimedi diversi per le due tipologie di tosse

La tosse è un meccanismo riflesso che ha la funzione di rimuovere le sostanze estranee e il muco in eccesso presenti nell’apparato respiratorio. La secrezione eccessiva di muco può essere indice di infezione delle vie respiratorie e si parla in questo caso di tosse grassa o produttiva, mentre è definita tosse secca quella provocata dall’irritazione delle vie aeree. L’infiammazione può avere natura infettiva, virale o batterica, rappresentare un sintomo dell’asma o del reflusso gastroesofageo, essere la conseguenza dell’abitudine al fumo.

La tosse persistente è anche un effetto collaterale associato all’assunzione di farmaci antipertensivi appartenenti alla classe degli Ace-inibitori. Se l’utilizzo di farmaci soppressori della tosse è fondamentale nel trattamento della tosse secca dolorosa associata al carcinoma bronchiale, vi sono casi in cui il loro impiego andrebbe evitato perché potrebbe peggiorare il quadro clinico, per esempio rischiando di andare incontro ad ispessimento e ritenzione dell’espettorato nei casi di infezione polmonare cronica o a depressione respiratoria nell’asma.

Tutti gli oppioidi hanno azione antitussiva a dosi inferiori a quelle usate in terapia antalgica. La codeina è un oppiaceo debole con modesta attività antitussiva a cui è associato un rischio di dipendenza decisamente inferiore rispetto agli altri analgesici narcotici.

L’effetto indesiderato principale conseguenza della sua assunzione è la costipazione. Destrometorfano, diidrocodeina e folcodina hanno minori effetti collaterali e rientrano nella composizione di gocce, pastiglie da sciogliere lentamente in bocca e sciroppi sedativi della tosse. Il butamirato è più indicato nel paziente anziano in quanto, non essendo di natura oppioide, non determina soppressione del centro del respiro. Tra i rimedi naturali che calmano la tosse stizzosa si ricordano gli estratti di piante come altea, piantaggine, malva, aloe, che contengono mucillagini. Queste sostanze, formando un film protettivo sulle mucose irritate, svolgono un’azione emolliente e lenitiva.

Gli estratti di grindelia e drosera hanno sia attività espettorante che antitussiva, rivelandosi quindi utili nella tosse mista. Anche l’olio essenziale di timo è ottimo contro entrambe le tipologie di tosse, oltre a possedere proprietà antimicrobiche; può però risultare irritante sulla mucosa orale quando impiegato per gargarismi. Altri oli essenziali, come quello di eucalipto, svolgono localmente un’azione anestetica, balsamica e antisettica più o meno marcata, pertanto possono essere sfruttati per gargarismi e inalazioni.

Se la tosse è accompagnata da secrezioni catarrose, sono indicati farmaci espettoranti o mucolitici. Sciroppi, pastiglie, compresse, granulati per soluzioni orali contenenti N-acetilcisteina, ambroxolo e guaifenesina facilitano la liberazione dal muco di bronchi e bronchioli.

I primi due principi attivi sono disponibili anche in fiale per aerosol.

Il niaouli, l’olio essenziale che si ottiene da una specie di melaleuca, e il balsamo del Perù e del Tolù fluidificano in modo naturale le secrezioni bronchiali. Per un consiglio mirato si rimanda al farmacista di fiducia o al medico curante, che a seconda del tipo di tosse sapranno indicare il rimedio più adatto.