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Clozapina, studio dimostra riduzione dell’efficacia in caso nei fumatori

L’abitudine del fumo di sigaretta è associata a un effetto sostanziale sui livelli nel sangue di clozapina. È quanto evidenziato in uno studio pubblicato, secondo cui in funzione del fumo di sigaretta è necessario modificare, sentendo il parere del medico curante, il dosaggio del farmaco da somministrare.

I ricercatori sottolineano che il fumo di tabacco ha un impatto significativo sui livelli nel sangue di clozapina e inoltre ha implicazioni sostanziali sull’efficacia individuale e sui risultati di sicurezza. Studiando le differenze nei livelli ematici di clozapina nei pazienti fumatori e non fumatori trattati con clozapina, gli studiosi hanno evidenziato delle differenze del livello del farmaco nel sangue.

È bene dunque, alla luce di quanto emerso nello studio, limitare fortemente o sospendere il fumo di sigaretta, che potrebbe compromettere il funzionamento di tale principio attivo. Ove questo non fosse possibile, il medico curante è la figura di riferimento per poter ottenere ulteriori dettagli in merito a questa importante scoperta.

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Pensi di avere un’intolleranza agli agenti chimici? Rispondi a tre domande

Gli studi più recenti suggeriscono che le intolleranze a sostanze chimiche, alimenti e farmaci colpiscano dall’8 al 33% della popolazione, ma sono ancora poche le persone sottoposte ai relativi screening negli studi medici. Per aumentare la consapevolezza sul problema della sensibilità chimica, i ricercatori dell’Health science center dell’Università di San Antonio, Texas, hanno sviluppato e convalidato un questionario di tre domande con risposta chiusa di tipo alternativo sì/no che medici di medicina generale e allergologi, dermatologi e altri specialisti possono utilizzare durante le visite ai pazienti. Il questionario, denominato “Inventario breve dell’esposizione ambientale e della sensibilità”, può essere impiegato anche da ricercatori e associazioni di pazienti e nell’ambito di studi epidemiologici su popolazioni esposte.

Il 16 settembre 2020 i ricercatori hanno riportato sulla rivista scientifica Plos one che il questionario da loro ideato è in grado di predire in maniera accurata i punteggi di un altro questionario composto da cinquanta domande, chiamato “Inventario veloce dell’esposizione ambientale e della sensibilità”. Quest’ultimo è stato introdotto online nel 2014 dal gruppo di ricerca dell’Health science center di San Antonio. Gli studiosi di tutto il mondo lo stanno attualmente utilizzando, rendendolo il nuovo standard per la misurazione dell’intolleranza chimica.

Claudia Miller, medico e professore emerito presso la facoltà di medicina dell’Health science center, riferisce che «gli individui che presentano problemi di salute a causa dell’esposizione a sostanze chimiche […] ottengono punteggi più alti nel questionario veloce», che risulta comunque essere un metodo troppo lungo per screening rapidi ambulatoriali. Carlos Jaén, medico, professore e preside del Dipartimento di medicina generale e di comunità della stessa università, ha esortato quindi il team di ricerca a sviluppare e testare il questionario di screening breve. Si tratta di un questionario focalizzato su tre diverse categorie di esposizione: inalanti chimici, farmaci e alimenti/additivi alimentari. Sono stati arruolati 293 volontari affinché completassero i questionari breve e veloce. Secondo gli autori, «il questionario breve ha mostrato un’alta sensibilità e specificità». Ray Palmer, professore di medicina generale e di comunità dell’Health science center, ha affermato che la squadra sta al momento convalidando il questionario breve attraverso studi di popolazione più ampi negli Stati Uniti e a livello internazionale.

Miller si è dichiarato allarmato dall’abuso di disinfettanti dall’inizio della pandemia di Covid-19, che potrebbe risultare pericoloso per i soggetti sensibili. I prodotti di combustione derivati dagli incendi della California sono un altro motivo di preoccupazione. «È importante soprattutto per le donne incinte sapere se siano affette da intolleranza ad agenti chimici, in modo da evitare esposizioni che potrebbero avere effetti negativi sulla salute delle madri e dei loro figli», ha aggiunto Palmer. «Incoraggiamo i medici ad utilizzare il questionario breve per identificare le donne maggiormente suscettibili, i cui bambini potrebbero essere a rischio di Adhd e autismo». «Il nostro obiettivo è migliorare la comprensione dell’intolleranza chimica attraverso ricerca, istruzione e sensibilizzazione», ha concluso Miller.

Sia il questionario breve che quello rapido sono accessibili gratuitamente al link www.tiltresearch.org/qeesi-2/ [1]. I ricercatori interessati all’impiego dei questionari nei loro studi possono contattare il Tilt research programme alla pagina www.tiltresearch.org/contact/ [2].

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Mal di gola e raffreddore: farmaci sintomatici e consigli per la convalescenza

I cambiamenti di temperatura repentini tipici della stagione autunnale sottopongono l’organismo ad uno stress che non sempre si è in grado di fronteggiare. Oltre agli sbalzi termici, anche la secchezza dell’aria negli ambienti riscaldati, la maggiore permanenza in ambienti chiusi senza ricambio d’aria e l’inquinamento sono fattori predisponenti alle infezioni, soprattutto virali ma anche di origine batterica, che interessano le prime vie aeree.

La faringite è un’infiammazione del canale situato nella parte posteriore della gola, con formazione di piccole lesioni superficiali che provocano bruciore e dolore, soprattutto alla deglutizione. Per attenuare la sensazione di secchezza si può ricorrere a spray orali o pastiglie da sciogliere in bocca a base di acido ialuronico, dall’azione idratante, o di estratti vegetali lenitivi, quali altea, piantaggine, malva, oppure miele e propoli. In caso di afonia, il rimedio naturale più indicato è l’erisimo, anche noto come erba dei cantanti. Per i primi sintomi del mal di gola trovano impiego spray, caramelle e collutori disinfettanti. Se la gola fosse molto irritata, meglio ricorrere ad un antinfiammatorio che agisca localmente, come flurbiprofene o ketoprofene, a scelta tra spray, pastiglie e collutori.

Un altro sintomo fastidioso da raffreddamento è il naso chiuso, caratterizzato dalla contemporanea presenza di un’infiammazione della mucosa che riveste le cavità nasali, di un’eccessiva secrezione di muco e di rinorrea, cioè scolo di muco dalle narici. Per fluidificare il muco in eccesso possono essere impiegate soluzioni ipertoniche in fiale per aerosol o spray, con cui effettuare lavaggi meccanici delle fosse nasali. Molto utilizzati sono gli spray contenenti farmaci vasocostrittori, per esempio fenilefrina, oximetazolina e nafazolina, di cui però bisognerebbe limitare l’uso per scongiurare una congestione da rebound al termine della terapia. La fenilefrina entra anche a far parte della composizione di prodotti da assumere per via orale, in forma di compresse rivestite o effervescenti e granulati da sciogliere in acqua. I decongestionanti nasali sono in ogni caso da evitare nei pazienti ipertesi.

Se mal di gola e raffreddore fossero accompagnati da intensa spossatezza e dolori muscolari e articolari, si consiglia l’assunzione di farmaci antinfiammatori come acido acetilsalicilico, ibuprofene, naprossene, ketoprofene. Se comparisse febbre, il farmaco antipiretico di elezione è il paracetamolo, ma anche acido acetilsalicilico e ibuprofene aiutano ad abbassare la temperatura corporea. Gli antibiotici vanno assunti solo con la certezza che l’infezione sia di natura batterica ed esclusivamente dietro consiglio del medico.

Per mantenersi idratati è bene introdurre molti liquidi, alternando all’acqua succhi di frutta, tisane, minestre. Si raccomanda di coprire sempre naso e bocca con un fazzoletto usa-e-getta quando si starnutisce e successivamente di lavare accuratamente le mani con sapone, di cambiare frequentemente l’aria della stanza in cui ci si trova, di restare a riposo fino alla scomparsa dei sintomi in un luogo riscaldato ma non troppo secco, eventualmente utilizzando un umidificatore. Nella fase di convalescenza l’organismo è debilitato: risulta fondamentale curare l’alimentazione privilegiando cibi leggeri ma nutrienti e consumando frutta e verdura in abbondanza e, se la dieta non fosse sufficiente a contrastare la prostrazione, potrebbero essere d’aiuto supplementi a base di sali minerali e vitamine.

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Vitamina C, studio: «Kiwi può migliorare sensazione di vitalità»

Ingerire vitamina C attraverso frutti interi come il kiwi può conferire una sensazione di vitalità. Gli effetti osservati sono stati più marcati rispetto a una popolazione corrispondente che assumeva vitamina C prevalentemente attraverso una compressa supplementare. I ricercatori del Dipartimento di Psicologia di Otago (Dunedin) e del Center for Free Radical Research di Christchurch hanno eseguito un intervento controllato con placebo per verificare se aumentare la vitamina C attraverso la frutta intera o le compresse può migliorare i sentimenti di vitalità o gioia di vivere.

I risultati hanno mostrato che i livelli di vitamina C sia nel gruppo dei kiwi che nel gruppo delle compresse di vitamina C sono aumentati alla normalità entro due settimane. Non c’era effetto placebo. Una scoperta chiave, tuttavia, sono stati i benefici extra per la vitalità riportati dal gruppo che assumeva i kiwi. La vitamina C ha molte funzioni nel corpo e nel cervello e aumenta la produzione di numerosi ormoni e neurotrasmettitori. Questi includono l’adrenalina, la serotonina e l’ossitocina che controllano i livelli di stress, regolano l’umore e promuovono sentimenti di benessere.

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Immunostimolanti naturali: echinacea, uncaria, astragalo

L’autunno ci porta a trascorrere gran parte del tempo in luoghi chiusi e riscaldati, per poi costringerci ad affrontare un clima rigido non appena ci troviamo all’aria aperta. Il cambio di stagione coi suoi sbalzi termici sottopone l’organismo ad un notevole stress, esponendolo al potenziale attacco di microrganismi patogeni, come virus e batteri, responsabili di raffreddori, laringiti, tracheiti, bronchiti, tosse secca e/o grassa. Oltre alla corretta alimentazione e ad un’attività fisica regolare, è possibile aiutare il sistema immunitario nel coadiuvare la prevenzione e fronteggiare le insidie tramite rimedi fitoterapici usati da tempo immemore.

L’echinacea rappresenta la droga immunostimolante più diffusa. Il genere comprende nove specie diverse: si tratta di piante erbacee perenni originarie dell’America settentrionale, di cui si utilizza la radice e talvolta anche le parti aeree. Il pool di sostanze contenute è in grado di sostenere le fisiologiche difese dell’organismo e trattare le infezioni delle vie aeree superiori. Oltre all’effetto di stimolazione del sistema immunitario, l’echinacea è anche dotata di una blanda azione antibatterica e antivirale diretta. Può essere impiegata durante la gravidanza e l’allattamento e nel bambino. Nonostante la maneggevolezza e la sicurezza dei supplementi a base di echinacea, non andrebbe utilizzata per periodi superiori a due mesi consecutivi. Si suggerisce quindi di alternare cicli di trattamento a periodi di sospensione, mentre l’uso è sconsigliato nei soggetti affetti da patologie autoimmuni o in terapia con immunosoppressori. Alcuni composti contenuti nella pianta possono inoltre interferire con il metabolismo di diversi farmaci, potenziandone gli effetti tossici a carico del fegato.

L’uncaria, nota anche come “unghia di gatto”, è un arbusto rampicante tipico dell’Amazzonia contenente sostanze che favoriscono la funzionalità del sistema immunitario. Si utilizzano la radice, più ricca di principi attivi, e la corteccia. All’azione immunostimolante va sommato l’effetto analgesico, che la rende una pianta particolarmente adatta per il trattamento delle infezioni respiratorie. Non va impiegata durante la gestazione in quanto potrebbe determinare contrazioni della muscolatura uterina e, a causa dell’azione antiaggregante piastrinica di cui è dotata, è da evitare l’associazione con farmaci antiaggreganti e anticoagulanti, poiché aumenterebbe il rischio di pericolosi sanguinamenti. A dosi elevate può provocare diarrea. L’astragalo è una pianta erbacea perenne diffusa nella Cina settentrionale. Si utilizza la radice, in cui si trovano abbondanti polisaccaridi che nell’uomo stimolano il naturale sistema di difesa. L’astragalo viene spesso associato ad echinacea e uncaria all’interno di preparati erboristici e integratori alimentari, per un’azione sinergica. Poiché gli studi a disposizione sulle sostanze in esso contenute sono scarsi, se ne sconsiglia l’uso nella donna gravida e che allatta al seno e in età pediatrica.