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Sostanze tossiche atmosferiche, cosa sono gli iidrocarburi policiclici aromatici e bifenili policlorurati?

Il particolato atmosferico è formato da particelle sospese nell’aria a cui sono legate molecole di diversa natura, tra cui si ricordano gli idrocarburi policiclici aromatici, abbreviati con la sigla Ipa. Si tratta di sostanze che derivano dalla combustione incompleta di materiali organici. In natura la formazione di Ipa avviene prevalentemente attraverso le reazioni di biosintesi operate da piante e batteri, gli incendi, le emissioni gassose che accompagnano le eruzioni vulcaniche. Ma la sorgente principale è l’uomo con le sue attività, in particolare l’impiego di asfalti e di combustibili fossili. Queste sostanze inquinanti sono infatti associate all’estrazione e alla raffinazione del petrolio e sono contenute nel materiale particolato e nei gas emessi dagli scarichi dei veicoli a diesel. Sono inoltre presenti nei cibi affumicati e grigliati e nel fumo di tabacco. A temperatura ambiente si trovano allo stato solido e sono parzialmente o totalmente insolubili in acqua. In quanto molecole lipofile, gli Ipa vengono quindi assorbiti attraverso l’epitelio polmonare e del tratto gastroenterico, per poi distribuirsi e accumularsi nel tessuto adiposo degli esseri viventi. Il tempo di vita degli Ipa varia a seconda che siano adsorbiti, cioè accumulati sulla superficie, su polveri bianche o scure. Quanto più scuro è il colore delle polveri, tanto più lunga è la vita di questi inquinanti, dal momento che i substrati scuri, assorbendo la luce, inibiscono le reazioni di ossidazione che rappresentano uno dei meccanismi preminenti di degradazione degli Ipa.

Di per sé gli Ipa non sono cancerogeni, ma alcuni intermedi del loro metabolismo, in cui vengono convertiti dall’organismo, possono interagire con varie molecole biologiche, DNA incluso, danneggiandole. I danni a carico del materiale genetico provocano mutazioni che possono essere causa di tumori maligni, soprattutto a livello polmonare e cutaneo. Oltre alla capacità di legarsi ai filamenti di DNA, gli Ipa sono anche in grado di indurre fenomeni di proliferazione cellulare incontrollata e di compromettere la capacità di sorveglianza nei confronti delle cellule neoplastiche da parte del sistema immunitario, con effetto immunosoppressore. Gli Ipa risultano classificati come probabili cancerogeni per l’uomo sulla base di evidenze negli animali da esperimento.

Da processi di combustione e di sintesi chimica derivano inoltre i bifenili policlorurati o policlorobifenili, anche noti come Pcb. Sono sostanze non infiammabili, ottimi isolanti elettrici e buoni conduttori di calore e, commercialmente sfruttati per queste loro proprietà chimico-fisiche fino agli anni Ottanta, negli scorsi decenni sono stati pure impiegati come sigillanti, lubrificanti, componenti di inchiostri, smalti, vernici. Nell’aria la loro degradazione avviene molto velocemente per azione della luce, ma nel suolo e nell’acqua la decomposizione è molto lenta. Essendo molecole lipofile, nei mammiferi si accumulano nell’adipe e nel latte materno. Sono caratterizzate da una bassa tossicità acuta, ma i loro metaboliti attivi possono comportarsi da promotori tumorali. Gli effetti tossici si manifestano con calo ponderale o ritardo nella crescita, deficit di apprendimento, epatomegalia, cioè un ingrossamento patologico del fegato, immunodepressione, tossicità per il feto e cloracne, un’eruzione cutanea provocata dalla reazione dell’organismo a questi composti che può portare alla comparsa di cicatrici permanenti in particolar modo su viso e arti superiori.

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Antibiotici fluorochinolonici, avvertenze importanti dall’Agenzia italiana del farmaco

«Una recente revisione, condotta a livello europeo, ha esaminato i dati più recenti sull’uso degli antibiotici fluorochinolonici e valutato che il rapporto tra i benefici attesi e i potenziali rischi di questi medicinali rimane positivo soltanto per le infezioni gravi, che non si risolvono facendo ricorso ad antibiotici di altre classi».

È quanto sottolinea l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), autorità regolatoria in materia di farmaci in Italia, la quale rende noto che «la revisione ha identificato infatti segnalazioni, riportate con una frequenza molto rara, di effetti collaterali gravi e di lunga durata su tendini, muscoli, articolazioni e nervi in un numero molto limitato di pazienti che avevano assunto fluorochinoloni. A seguito di questa revisione nuove indicazioni, avvertenze e precauzioni d’uso sono state introdotte per gli antibiotici fluorochinolonici disponibili in Italia. I Fogli Illustrativi e i Riassunti delle Caratteristiche del Prodotto di questi medicinali sono in corso di aggiornamento».

Per i citati motivi, l’Aifa suggerisce di «tenere presente quindi queste avvertenze per riconoscere e segnalare rapidamente eventuali effetti collaterali, se dovessero manifestarsi, e intervenire per ridurreil rischio di complicanze».

Per verificare se l’antibiotico prescritto è appartenente alla classe dei fluorochinoloni, l’Agenzia ricorda che «è un fluorochinolone se appartiene a questo elenco: ciprofloxacina, levofloxacina, lomefloxacina, moxifloxacina, norfloxacina, ofloxacina, pefloxacina, prulifloxacina e rufloxacina». In proposito, è possibile «anche consultare la banca dati farmaci AIFA inserendo nella ricerca il nome commerciale del medicinale», raggiungibile al link https://www.aifa.gov.it/trova-farmaco.

Ulteriori informazioni aggiornate possono essere fornite rivolgendosi al proprio medico curante o al farmacista di fiducia.

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Menopausa: come viverla al meglio minimizzandone i sintomi

Con il termine “menopausa” si indica il momento della vita in cui la donna cessa di essere fertile. Solitamente l’entrata in menopausa si verifica tra i 45 e i 55 anni e la diagnosi è confermata dall’assenza di mestruazioni per un periodo di almeno 12 mesi consecutivi. A partire da alcuni anni prima dell’interruzione definitiva del ciclo mestruale quest’ultimo può risultare irregolare. La cessazione dell’attività ovarica determina un calo dei livelli plasmatici di estrogeni ed è responsabile dei sintomi che accompagnano il climaterio, che coinvolgono sia la sfera fisica che psichica: vampate di calore con aumento della sudorazione, secchezza vaginale, riduzione del metabolismo e incremento ponderale, irritabilità, astenia, ansia, insonnia, calo della libido. Oltre a questi disturbi, le donne diventano più facilmente soggette ad eventi cardiovascolari e a patologie osteoarticolari.

Per prevenire l’insorgenza di queste malattie e attenuare la sintomatologia connessa alla diminuzione delle concentrazioni degli ormoni femminili nel sangue, il medico può suggerire la Terapia ormonale sostitutiva o TOS. Il trattamento consiste nella somministrazione di estrogeni e/o progestinici ed è consigliato alle pazienti che presentano sintomi importanti, con un impatto altamente negativo sulla qualità della vita. Gli ormoni devono essere assunti a basse dosi e per il minore tempo possibile, dopo un’attenta valutazione del rapporto rischi/benefici. La TOS è controindicata in caso di tumori alla mammella, all’endometrio, cioè lo strato più esterno della parete uterina, e all’ovaio.

Per alleviare la secchezza vaginale e il prurito e le irritazioni che ne conseguono, oltre a gel contenenti estrogeni da applicare localmente vendibili dietro prescrizione del medico, si consiglia l’utilizzo di pomate a base di acido ialuronico, dall’azione idratante, o di fitoestrogeni. Si tratta di sostanze vegetali simili agli estrogeni che comprendono molecole come gli isoflavoni, che aiutano a preservare il trofismo delle mucose. In caso di dolore durante i rapporti sessuali risultano utili i lubrificanti a base acquosa. I detergenti per l’igiene intima devono avere un pH più alto, vicino alla neutralità, rispetto a quelli adatti in età riproduttiva.

Gli isoflavoni, abbondanti nella soia e nel trifoglio rosso, possono essere utilizzati anche per bocca dalle donne che non vogliono o non possono assumere ormoni. Queste molecole proteggono dalle patologie cardiovascolari, aumentando i livelli di colesterolo “buono” HDL e riducendo quello “cattivo” LDL, e favoriscono il mantenimento della giusta densità ossea, prevenendo l’osteoporosi. Contrastano inoltre il disagio provocato dalla fastidiosa sensazione di aumento della temperatura corporea. I lignani sono un’altra classe di fitoestrogeni, sono prodotti del metabolismo delle piante e la fonte principale è rappresentata dai semi di lino.

Contro ansia e nervosismo si può ricorrere ad un’integrazione con vitamine del gruppo B, melissa, passiflora, tiglio, biancospino, abbinando questi supplementi a prodotti contenenti melatonina, valeriana, lavanda, luppolo, camomilla nel caso in cui agli sbalzi di umore si sommi una scarsa qualità del sonno. Se il problema non si risolvesse con l’aiuto dei rimedi naturali, il medico potrebbe prescrivere farmaci sedativi e ipnoinducenti. Una dieta varia ed equilibrata e la pratica di un’attività fisica leggera ma costante costituiscono una terapia più che valida per affrontare questo periodo della vita con una maggiore serenità e mantenere uno stato di benessere generale.

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Tiroide, ghiandola di piccole dimensioni ma dalle fondamentali funzioni

La tiroide è una ghiandola situata nella parte anteriore del collo, deputata alla secrezione di tre ormoni: la tiroxina o T4, la triiodotironina o T3 e la calcitonina. Quest’ultima è implicata nel controllo dei livelli sierici di calcio, mentre T4 e T3 svolgono un ruolo di primaria importanza nel metabolismo, nei processi di accrescimento, nello sviluppo del sistema nervoso e a livello del muscolo cardiaco. L’attività tiroidea è regolata dall’ipofisi, una ghiandola che si trova nella scatola cranica e che produce l’ormone stimolante la tiroide, abbreviato con l’acronimo TSH e chiamato anche tireotropina. Altro fattore che influenza la funzionalità tiroidea è la concentrazione plasmatica di ioni ioduro. Una dieta povera di iodio determina la riduzione della sintesi dell’ormone T4 e l’aumento della secrezione di TSH.

Il TSH stimola la produzione degli ormoni tiroidei T4 e T3, che inducono un aumento del metabolismo cellulare, portando a un maggiore consumo di ossigeno e alla produzione di energia. La produzione di calore risulta particolarmente rilevante nella risposta del corpo umano alle basse temperature. Gli ormoni tiroidei stimolano anche la sintesi proteica e facilitano l’utilizzo dei carboidrati. Per quanto riguarda crescita e sviluppo, la tiroide già nel feto è coinvolta nella differenziazione delle cellule cerebrali. Nel miocardio, gli ormoni secreti dalla ghiandola esercitano un’azione regolatoria sulla forza di contrazione e sulla frequenza cardiaca.

Le patologie tiroidee sono tra le malattie endocrine più diffuse. Nel caso di un malfunzionamento della ghiandola in eccesso si parla di ipertiroidismo o tireotossicosi, mentre se la tiroide funziona in difetto si determina un quadro di ipotiroidismo. L’ipertiroidismo è caratterizzato da un incremento del metabolismo energetico, con sudorazione e insofferenza al caldo, irritabilità, tremori, tachicardia, aumento dell’appetito associato a perdita di peso. Il gozzo tossico diffuso o malattia di Graves è una patologia autoimmune e il segno caratteristico è l’esoftalmo, cioè la protrusione dei bulbi oculari. Il gozzo nodulare tossico è invece provocato da neoplasie benigne e non si manifesta esoftalmo. La carenza di iodio nella dieta può essere causa del gozzo semplice o non tossico, in cui si osserva un accrescimento delle dimensioni della ghiandola ma solitamente la funzione tiroidea è normale. Il trattamento farmacologico dell’ipertiroidismo prevede la somministrazione per via orale di iodio radioattivo e di medicinali appartenenti alla classe dei tiourileni, che diminuiscono la sintesi degli ormoni tiroidei. Lo iodio, convertito nell’organismo a ioni ioduro che inibiscono il rilascio degli ormoni della tiroide, viene utilizzato prevalentemente per la preparazione alla resezione chirurgica, che si esegue ad esempio nel caso in cui vi sia una compressione della trachea a causa dell’aumento di volume della ghiandola.

L’ipotiroidismo ha un’origine immunologica e i sintomi comprendono riduzione del metabolismo con aumento del peso corporeo, astenia, confusione mentale, sensibilità al freddo, bradicardia e, nei casi più gravi, ispessimento della pelle con edema sottocutaneo. La diminuzione dell’attività tiroidea durante l’accrescimento, che può essere determinata da uno sviluppo incompleto della ghiandola, causa il cretinismo, caratterizzato da ridotta crescita fisica e ritardo mentale. Per trattare l’ipotiroidismo si ricorre alla terapia sostitutiva con assunzione degli ormoni tiroidei per via orale.

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Resistenza agli antibiotici, cosa è e come si presenta il problema del nostro tempo

Gli antibiotici sono farmaci di vitale importanza che comprendono numerose classi di molecole. Si distinguono in batteriostatici, in grado di impedire la riproduzione dei batteri, e battericidi, che hanno la capacità di ucciderli. L’impiego smodato di questi medicinali o il loro uso improprio, per esempio nel trattamento di infezioni provocate da virus, su cui non sono attivi, ha provocato nel tempo l’instaurarsi di fenomeni di resistenza, cioè la possibilità che i microorganismi diventino insensibili alla terapia a cui in precedenza rispondevano.

I meccanismi con cui un batterio perde sensibilità verso una data molecola sono molteplici. Dopo frequenti esposizioni a un determinato antibiotico, a livello del batterio si possono verificare modificazioni che interessano il sito bersaglio del farmaco. Il gene che presiede alla sintesi della molecola target va incontro a mutazioni e l’antibiotico non riconosce più la porzione a cui legarsi per poter esplicare la propria azione. A seguito di una mutazione genica il bersaglio molecolare potrebbe anche essere iperespresso e dunque presente in più copie, rendendo l’agente patogeno immune all’antibioticoterapia. Il patogeno potrebbe sintetizzare enzimi capaci di inattivare il medicinale. In altri casi si verifica una riduzione della permeabilità dell’agente infettivo al farmaco attraverso la produzione di trasportatori di membrana che riconoscono l’antibiotico e ne impediscono l’ingresso. Potrebbero inoltre essere attivati sistemi di efflusso dell’antibiotico, una volta che questo sia riuscito a penetrare all’interno della cellula batterica.

Per prevenire l’antibiotico-resistenza, che purtroppo rende vane tante terapie essenziali, occorre ricordare innanzitutto che spesso l’organismo possiede la capacità di superare un’infezione provocata da batteri senza la necessità di ricorrere all’utilizzo di farmaci antibatterici. Vi sono stati patologici, come la comune influenza stagionale, che sono causati da virus e pertanto non sono ricettivi nei confronti di questa tipologia di medicinali. È assolutamente da evitare il fai-da-te: la decisione di assumere autonomamente un antibiotico per via sistemica non è mai una buona idea. Ciò che ha funzionato in passato per risolvere sintomi che sembrano analoghi a quelli di cui soffriamo oggi può non essere indicato. Ogni caso è a sé stante e la scelta di un’eventuale terapia antibiotica deve essere effettuata dal medico di volta in volta, dopo una visita accurata e un’attenta analisi della sintomatologia, meglio ancora se suffragata da un antibiogramma. Per individuare la molecola più adatta il medico può infatti avvalersi di questo esame, che consente di valutare la sensibilità ai diversi antibiotici del batterio presente nel materiale biologico prelevato dal paziente, come urine, feci, sangue, muco.

È necessario attenersi scrupolosamente alla posologia affinché la terapia risulti efficace, debellando l’infezione e scongiurando il rischio di ricadute. Rispettare dosi, modi e tempi di assunzione è quindi un’altra norma fondamentale per impedire la comparsa di antibiotico-resistenza. Si ricorda infine che il problema in questione in parte è dovuto alla somministrazione di antibatterici in ambito veterinario come promotori dell’accrescimento degli animali da allevamento. Come conseguenza di questa pratica, vietata negli stati membri dell’Unione europea, alcuni ceppi hanno sviluppato resistenza agli antibiotici somministrati agli animali destinati all’alimentazione umana, divenendo causa di infezioni nell’uomo che non risultano più curabili con gli antibiotici abitualmente prescritti.