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Dentifrici, collutori & co.: l’importanza di una corretta igiene orale

Dedicare quotidianamente il giusto spazio all’igiene dentale è fondamentale per la prevenzione di disturbi e patologie a carico di denti e gengive. Si consiglia di optare per uno spazzolino a setole morbide, spazzolare i denti per almeno due-tre minuti e sostituirlo non appena le setole risultino consumate, o comunque ogni tre mesi circa. La placca batterica è un film costituito dai batteri Streptococcus mutans e Lactobacillus acidophilus, strettamente adesi alla superficie dei denti. Se la placca non viene rimossa regolarmente con l’uso di spazzolino e dentifricio, si indurisce, andando incontro a processi di mineralizzazione e portando alla formazione del tartaro. È importante eseguire periodici controlli dall’odontoiatra e programmare una pulizia professionale dei denti almeno una volta all’anno.

La carie è una malattia infettiva dipendente da diversi fattori in cui si osserva una demineralizzazione di smalto e dentina, i tessuti duri del dente. I microorganismi normalmente presenti all’interno della cavità buccale sono in grado di produrre acidi che contribuiscono al processo di demineralizzazione. Nella saliva sono contenute sostanze che regolano il pH e che hanno un’azione antibatterica, tra cui gli enzimi lisozima e lattoferrina, fagociti, cioè cellule in grado di inglobare i batteri, e anticorpi. L’alterazione quali-quantitativa della saliva, la predisposizione genetica, l’impiego di alcuni farmaci, stati fisiologici particolari come la gravidanza e condizioni patologiche, insieme a una scarsa igiene del cavo orale e a una dieta ricca di zuccheri, sono fattori facilitanti la comparsa della carie.

I prodotti indispensabili per l’igiene orale sono i dentifrici, disponibili in pasta e gel, ma anche in polveri o compresse. Nell’elenco degli ingredienti, compaiono sostanze dall’azione umettante che ne prevengono l’essiccamento, come glicerolo, sorbitolo e xilitolo. Quest’ultimo ha anche un’azione edulcorante e, con altri dolcificanti di sintesi come mannitolo e saccarina, viene preferito nella formulazione dei dentifrici in quanto acariogeno. Rientrano nella composizione dei dentifrici anche sostanze abrasive, aromatizzanti, profumate per contrastare l’alitosi, antimicrobiche, quali la clorexidina, da utilizzare soprattutto in seguito ad interventi odontoiatrici. Le stesse sostanze si ritrovano anche nei collutori per effettuare sciacqui dopo lo spazzolamento e permettere la pulizia delle parti del cavo orale meno facilmente raggiungibili con il solo spazzolino. Molti dentifrici sono arricchiti con fluoro, dall’effetto rimineralizzante. Il fluoro agisce anche come ingrediente antimicrobico sulla placca, in particolare contro Streptococcus mutans, di cui inibisce la capacità adesiva e la sintesi di acidi.

Per una pulizia più completa, a dentifricio e collutorio si possono abbinare filo interdentale e/o scovolino. I fili interdentali sono di tipo diverso: quelli cerati facilitano lo scorrimento tra un dente e l’altro prevenendo il rischio di sanguinamento gengivale, quelli espandibili si adattano a spazi differenti e risultano utili nei portatori di apparecchi odontoiatrici e protesi. Gli scovolini hanno misure variabili a seconda delle dimensioni degli spazi interdentali. Il farmacista saprà orientarvi verso i prodotti più adatti, inclusa la scelta di uno spazzolino elettrico o l’acquisto di un collutorio medicato contenente un antinfiammatorio o diverse concentrazioni di disinfettante, a seconda che l’uso sia quotidiano o post-intervento.

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Vitamine del gruppo B per una carica di energia

Stanchezza fisica e mentale, difficoltà di concentrazione, sbalzi di umore, calo dell’appetito, maggiore suscettibilità alle infezioni: sono sintomi aspecifici, ma che potrebbero essere indice della carenza di vitamine del gruppo B. Per contrastarli può essere utile ricorrere a integratori alimentari che le contengano. Si tratta di vitamine idrosolubili che non si accumulano nel corpo umano. È quindi necessario introdurle con la dieta, soprattutto con alimenti di origine animale come carne e frattaglie, pesce, uova, latte e derivati. Si trovano anche in cereali integrali e legumi. Sono contenute in frutta e verdura, ma, essendo molecole termolabili, spesso non si riescono ad assumere in quantità adeguata a seguito dei processi di cottura. Il lievito di birra può essere considerato un integratore completo in quanto contiene tutte le vitamine B. Le vitamine B2, B6 e B8 sono in parte sintetizzate dalla microflora intestinale.

Queste vitamine svolgono un ruolo fondamentale per la crescita dell’organismo e per il corretto funzionamento degli enzimi coinvolti nel metabolismo energetico. Come tutte le vitamine, anche quelle del gruppo B sono prive di calorie e non forniscono energia in quanto tali, ma ci consentono di utilizzare l’energia degli alimenti per le principali funzioni vitali. La vitamina B1 è anche detta tiamina ed è importante per la trasmissione degli impulsi nervosi. L’avitaminosi porta all’insorgenza del beriberi, una malattia che provoca serie complicanze cardiovascolari e neurologiche. La vitamina B2 o riboflavina è responsabile del corretto funzionamento di numerose altre vitamine. Le sindromi da carenza sono caratterizzate da un ritardo nell’accrescimento, infiammazioni labiali e orali, congiuntiviti. La vitamina B3, nota anche come niacina o vitamina PP, contribuisce a mantenere in salute cute, sistema nervoso e apparato digerente. La carenza è causa della pellagra, patologia caratterizzata da sintomi a carico di pelle, sistema nervoso centrale e intestino. La vitamina B5 o acido pantotenico è un componente di enzimi. La carenza determina astenia, cefalea, sintomi gastroenterici e neurologici. La vitamina B6, chiamata anche piridossina, contribuisce alla sintesi delle proteine e del glicogeno, la forma in cui il glucosio è immagazzinato nel corpo umano. Un deficit di vitamina B6 determina disordini a livello della sintesi proteica, astenia, dermatiti e disturbi neurologici. La vitamina B8 o biotina ha una funzione rilevante nella biosintesi degli acidi grassi e nella gluconeogenesi, il processo metabolico tramite il quale l’organismo è in grado di convertire composti non glucidici in glucosio. La carenza può provocare dermatiti, astenia, mialgie, nausea, disordini neurologici. La vitamina B9 o acido folico favorisce le funzioni psicologiche e sostiene il sistema immunitario. Partecipa ai processi di sintesi degli aminoacidi e degli acidi nucleici e alla formazione dei globuli rossi. Prima del concepimento e durante la gravidanza se ne consiglia l’assunzione per prevenire difetti nello sviluppo del tubo neurale. I sintomi da carenza comprendono anemia, disturbi neurologici e alterazioni a carico di cute e mucose. La vitamina B12 o cobalamina interviene nella sintesi dei globuli rossi e favorisce le risposte del sistema immunitario. Poiché le fonti sono alimenti di origine animale, la carenza, che provoca diverse forme di anemia e disturbi digestivi e neurologici, si riscontra con una maggior frequenza nei soggetti che seguono una dieta vegana.

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Cosmetici antietà, in che modo contrastare l’invecchiamento cutaneo?

L’invecchiamento della cute è un processo irreversibile del tutto fisiologico, che non può essere prevenuto ma sul quale si può intervenire per attenuarne o ritardarne le manifestazioni. I segni caratteristici sono secchezza, perdita di luminosità e compattezza, comparsa di rughe, ipercheratosi e discromie. Le rughe sono solchi lineari permanenti variamente marcati e in funzione dell’agente predominante che ne ha determinato la comparsa vengono classificate in rughe da gravità, le più frequenti, da posizione, dovute ad abitudini come la postura o il modo in cui si dorme, di espressione, come quelle chiamate comunemente “zampe di gallina”, che fanno da contorno agli occhi, o il cosiddetto “codice a barre” attorno alla bocca, e, infine, rughe da photoaging. Si parla di cronoinvecchiamento quando il processo è dovuto all’età anagrafica e di fotoinvecchiamento quando ci si riferisce all’invecchiamento precoce indotto dall’esposizione alle radiazioni ultraviolette. Anche stress, inquinamento e fumo contribuiscono ad accelerare il fenomeno.

Nell’invecchiamento cutaneo si riduce il contenuto di lipidi dello strato corneo, quello più superficiale, costituito da cellule morte, con un suo ispessimento, a fronte di una riduzione dello spessore di epidermide e derma, formati da cellule vive. A livello dell’epidermide si osserva un rallentamento della capacità proliferativa delle cellule, mentre nel derma si ha una diminuzione delle fibre di collagene ed elastina, proteine che conferiscono rispettivamente resistenza ed elasticità alla pelle. I radicali liberi, che vengono prodotti normalmente nelle reazioni metaboliche cellulari e che aumentano in seguito all’esposizione ai raggi solari, rendono le fibre di collagene più rigide e inibiscono il ruolo dell’acido ialuronico, altro componente fondamentale della pelle, nella promozione dell’idratazione della cute e nella proliferazione degli elementi fibrosi.

Si può intervenire sui diversi aspetti dell’invecchiamento cutaneo con prodotti cosmetici ad hoc. L’uso di esfolianti aiuta a ridurre l’ipercheratosi, eliminando le cellule morte e preparando così la cute a ricevere i trattamenti successivi. Oltre agli esfolianti chimici, esistono quelli fisici che rimuovono meccanicamente gli strati più esterni dell’epidermide. Sono disponibili formulazioni in crema contenenti microgranuli di origine minerale, vegetale o sintetica.

Gli antiossidanti agiscono contrastando i radicali liberi. Tra le sostanze maggiormente impiegate vi sono le vitamine A, C ed E. La vitamina A o retinolo stimola il rinnovamento cellulare e riduce la profondità delle rughe; la vitamina C o acido ascorbico interviene nella sintesi del collagene, ha azione fotoprotettiva e un blando effetto schiarente sulle macchie cutanee; la vitamina E o tocoferolo protegge le membrane cellulari da reazioni dannose di ossidazione. Per mantenere la giusta idratazione cutanea, oltre a introdurre quotidianamente almeno due litri di acqua, si consigliano creme per il viso e il corpo a base di acido ialuronico e urea.

Le cause dell’iperpigmentazione possono essere la melanocitosi, cioè un aumento del numero di melanociti, le cellule deputate alla sintesi del pigmento cutaneo detto melanina, o la melanosi, un incremento della melanina stessa. Tra gli agenti depigmentanti si ricordano l’acido cogico, prodotto metabolico di alcune specie di funghi; l’acido azelaico, che all’azione schiarente unisce un’attività cheratolitica; il resveratrolo, sintetizzato da diverse piante per proteggersi da batteri e funghi. Nei depigmentanti spesso si ritrovano estratti di tè verde, camomilla, uva ursina.

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Antiacidi, antisecretori, citoprotettori contro dispepsia e iperacidità gastrica

Diversi sono i disturbi e le patologie a carico dello stomaco, causati da uno squilibrio tra fattori gastroprotettivi (lo strato di muco che ripara l’epitelio delle pareti gastriche) e gastrolesivi (stimolazione dei terminali nervosi da parte di acido cloridrico ed enzimi digestivi). Questo sbilanciamento può essere dovuto a stress prolungato, all’impiego di alcuni medicinali, soprattutto antinfiammatori, al fumo di sigaretta, che aumenta la secrezione acida gastrica, all’infezione da Helicobacter pylori, un batterio che, quando colonizza la mucosa gastrica, determina una condizione di infiammazione. Si avvertono quindi dispepsia, cioè difficoltà nella digestione, sensazioni di bruciore e dolore alla bocca dello stomaco, pesantezza dopo i pasti, eruttazioni. Può presentarsi un’esofagite da reflusso e, nei casi più gravi, si arriva alla formazione di ulcere gastriche e/o duodenali, con erosione della parete gastrica.

Tra i farmaci utilizzati per trattare la gastrite si ricordano gli antiacidi, che neutralizzano l’acidità gastrica. Si tratta di molecole di natura basica, come bicarbonati, carbonati, idrossidi, in particolare di alluminio e di magnesio. Poiché i sali di alluminio hanno un effetto costipante e quelli di magnesio lassativo, esistono antiacidi che contengono entrambi per evitare spiacevoli effetti collaterali. L’antiacido è un farmaco puramente sintomatico, da prendere al bisogno, e ha una durata d’azione limitata alla sua permanenza nello stomaco, motivo per cui l’effetto viene meno dopo 1-2 ore dall’assunzione.

Per trattare disturbi più severi si può ricorrere a farmaci antisecretori, quali ranitidina e famotidina. Sono usati in caso di ulcere gastroduodenali, nel reflusso gastroesofageo, nella prevenzione dell’ulcera iatrogena, provocata cioè da farmaci, e nell’eradicazione dell’Helicobacter pylori, associati ad antibatterici. Tra gli antisecretori, ancora più efficaci e potenti sono omeprazolo, lansoprazolo, pantoprazolo, rabeprazolo, esomeprazolo. Si possono assumere 20-30 minuti prima della colazione o alla sera prima di coricarsi e l’effetto dura 24 ore. Si tratta di farmaci ben tollerati, la terapia è di solito breve e gli effetti collaterali, non frequenti, consistono per lo più in disturbi gastroenterici. In generale, tutti i farmaci che innalzano il pH gastrico possono interferire con l’assorbimento di altri medicinali, per cui la somministrazione andrebbe dissociata nel tempo, e predisporre al rischio di infezioni gastrointestinali. Infatti, la funzione dell’acidità del succo gastrico, oltre a favorire la digestione, è anche quella di abbattere la carica microbica che introduciamo con gli alimenti. In seguito all’uso prolungato di gastroprotettori è stato inoltre osservato un rischio aumentato di fratture ossee a causa di un malassorbimento del calcio e un incremento della carenza di ferro e vitamina B12 derivante da protratta ipoacidità gastrica.

Esistono infine farmaci in grado di aumentare la sintesi endogena di ioni bicarbonato, di natura basica, e di muco, dall’azione protettiva sulle cellule della parete dello stomaco. Tra questi medicinali, si citano il misoprostolo, controindicato in gravidanza per il rischio di aborto; il sucralfato, che può provocare stipsi dal momento che contiene alluminio; i derivati del bismuto, che possono conferire una colorazione scura alla lingua e alle feci; gli alginati, che al pH gastrico formano gel altamente viscosi dall’azione protettiva sulla mucosa e possono essere associati con simeticone, una sostanza antischiumogena che riduce il gonfiore.

In tutti i casi sopra esposti medico curante e farmacista sono sempre disponibili ad offrire il miglior supporto alla comprensione e all’approccio alle problematiche.

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Disturbi del ciclo mestruale, in che modo alleviare i sintomi?

Per molte donne in età fertile la primavera, così come l’autunno, rappresenta una stagione difficile per quanto riguarda il ciclo mestruale. Soprattutto coloro che già abitualmente soffrono della sindrome premestruale vedranno accentuarsi il dolore addominale, l’irritabilità e l’insonnia. Fortunatamente la natura e la chimica farmaceutica forniscono diversi rimedi utili per attenuare la fastidiosa sintomatologia che accompagna il ciclo femminile.

Per il benessere sia fisico che psichico, si suggerisce a tutte di praticare attività fisica con regolarità. Anche ginnastiche dolci come lo yoga, il pilates e il qi gong sono di grande aiuto poiché, oltre a rilassare la muscolatura contratta e ridurre in questo modo alcuni dolori localizzati, hanno un effetto distensivo e dunque benefico sull’umore.

Se prevale uno stato ansioso e si ha difficoltà a prendere sonno, è bene escludere dalla dieta gli alimenti contenenti caffeina, come caffè, tè, cacao, e le bevande energizzanti. Oltre a numerose piante che facilitano l’addormentamento e promuovono un sonno ristoratore, quali valeriana, tiglio, camomilla, griffonia, ve ne sono alcune dall’azione antidepressiva, come passiflora, biancospino, lavanda, melissa, iperico. Quest’ultimo è controindicato se si assume un estroprogestinico per prevenire gravidanze indesiderate, poiché può interferire col suo assorbimento, riducendone l’efficacia anticoncezionale.

Vitamine del gruppo B e magnesio sono indicati sia per il tono dell’umore, che per il riposo notturno, che per la tensione mammaria. I frutti essiccati dell’agnocasto contengono un pool di molecole che, in sinergia, regolarizzano il ciclo mestruale e riducono la mastodinia.

Per mitigare gli spasmi, possono essere d’aiuto integratori a base di finocchio, che contrasta anche il gonfiore addominale provocato da un eccesso di gas. Per la ritenzione idrica e la stasi linfatica sono utili invece la linfa della betulla, dall’azione diuretica, la centella asiatica, che supporta il microcircolo e attenua la sensazione di gambe pesanti, la pilosella, drenante e depurativa. Occorre ricordarsi di bere tanta acqua, almeno 2 litri al giorno, preferibilmente con un basso contenuto di sodio.

Se il dolore fosse molto intenso e i rimedi naturali non si dimostrassero sufficienti, si può ricorrere ai farmaci antinfiammatori non steroidei, molti dei quali acquistabili senza l’obbligo di presentare la prescrizione del medico. Per alleviare cefalea e dolori pelvici si possono assumere medicinali a base di ibuprofene, naprossene, ketoprofene, acido acetilsalicilico. Questi hanno un’azione antidolorifica maggiore rispetto al paracetamolo, ma possono provocare gastralgia. Per questo motivo se ne consiglia sempre l’assunzione a stomaco pieno.