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Gonfiore addominale persistente: quali soluzioni?

Il gonfiore addominale è una sensazione di tensione e pienezza a livello dello stomaco e dell’intestino. È un disturbo molto frequente che interessa un molte persone. La condizione è un sintomo che può manifestarsi in modo sporadico o con una certa persistenza. Spesso si è portati a pensare che la causa principale sia da ricercare in un pasto particolarmente abbondante o in alimenti specifici che provocano gas intestinale. Sebbene le abitudini alimentari siano di primaria importanza, vi sono fattori che portano all’insorgenza del disagio, rendendo necessari approfondimenti alla situazione. Trascurare un gonfiore che si presenta con regolarità non è consigliabile, in quanto potrebbe celare dinamiche fisiologiche che meritano attenzione.

Le possibili origini del disturbo

Il gonfiore addominale può essere legato allo stile di vita sedentario che rallenta i processi digestivi. L’ingestione di aria durante i pasti, fenomeno noto come aerofagia, può causare la sensazione di tensione. In alcuni casi, il sintomo è correlato a condizioni temporanee, mentre in altre situazioni potrebbe essere espressione di intolleranze alimentari non diagnosticate, come quella al lattosio. L’alterato equilibrio della flora batterica intestinale, p una ridotta motilità del tratto gastrointestinale, possono portare all’accumulo di gas. È importante osservare se il gonfiore è associato ad altri segnali, come alterato transito intestinale, per poter fornire al medico o al farmacista un quadro più completo della situazione.

Quando rivolgersi a un medico

Sebbene spesso il gonfiore addominale sia un fenomeno transitorio, la sua persistenza nel tempo richiede il parere medico. Il consulto è necessario quando il fastidio si presenta con intensità elevata, quando interferisce in modo con le normali attività, o quando è accompagnato da altri sintomi: dolore acuto, perdita di peso non volontaria, o modifiche delle abitudini intestinali. Il medico, con l’anamnesi accurata ed eventuali esami, potrà escludere cause più complesse e indicare la strada più appropriata da seguire.

Quando rivolgersi al farmacista

In assenza di condizioni che richiedono un intervento medico specifico, il farmacista può suggerire soluzioni per alleviare il disagio, come l’utilizzo di prodotti da banco che contrastano la formazione di gas o che favoriscono l’equilibrio intestinale. ciò nonostante, i consigli forniti dai farmacisti hanno scopo puramente informativo e non intendono sostituire il rapporto con il medico curante. Qualora la problematica persista o si aggravi, è necessario consultare il proprio medico di medicina generale o lo specialista di riferimento.

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Resistenza agli antibiotici: una sfida globale da affrontare

La Settimana mondiale della consapevolezza antimicrobica è una campagna per miglioraare la conoscenza del fenomeno dell’antibioitico-resistenza. L’iniziativa si propone di promuovere le migliori pratiche in diversi ambiti, coinvolgendo figure professionali sanitarie, agricoltori, responsabili politici e cittadini, considerati attori fondamentali per contrastare la proliferazione di patogeni resistenti ai farmaci. Nella settimana vengono organizzati a livello internazionale eventi istituzionali, conferenze tecniche e iniziative divulgative per discutere le strategie di contrasto alla problematica. La ricorrenza viene osservata ogni anno dal 18 al 24 del mese di novembre.

Rilevanza del fenomeno e le azioni preventive

L’antibiotico-resistenza si verifica quando microrganismi come batteri, virus e funghi sviluppano la capacità di resistere ai farmaci progettati per debellarli. Ciò rende le infezioni difficili o impossibili da trattare, incrementando il rischio di diffusione di malattie, di complicanze gravi e di decesso. L’uso eccessivo o inappropriato di antimicrobici in ambito umano, veterinario e agricolo accelera l’insorgenza e la diffusione della resistenza. Adottare misure preventive risulta pertanto cruciale. Semplici accorgimenti, come un’accurata igiene delle mani durante la preparazione degli alimenti e la pulizia degli ambienti domestici, possono limitare la trasmissione di germi resistenti. Allo stesso modo, garantire l’accesso ad acqua sicura e a servizi igienici adeguati aiuta a ridurre la necessità di ricorrere a terapie antibiotiche.

Importanza di un intervento tempestivo

Per il 2025 è stato scelto lo slogan “Agire ora: proteggere il nostro presente, garantire il nostro futuro”. Le organizzazioni internazionali che si occupano di salute e ambiente sottolineano la necessità di un approccio coordinato tra diversi settori per far fronte a una minaccia che interessa la salute pubblica, i sistemi alimentari e le economie globali. La resistenza agli antibiotici è un pericolo concreto, caratterizzato dall’aumento delle infezioni farmaco-resistenti, al quale non corrisponde un adeguato livello di consapevolezza.

Strategie per un impegno condiviso

La risposta all’antibiotico-resistenza richiede investimenti di lungo periodo e azioni strategiche nei settori della salute umana, animale e ambientale. Sono essenziali il potenziamento dei sistemi di sorveglianza, la garanzia di accesso a medicinali e diagnostica di qualità, nonché la promozione dell’innovazione e la costruzione di sistemi sanitari resilienti. Ogni passo è importante: dall’implementazione di programmi per un uso appropriato degli antimicrobici nelle strutture sanitarie all’adozione di pratiche agricole sostenibili. L’invito ad agire è una responsabilità collettiva, che coinvolge i decisori politici, gli operatori sanitari, i produttori alimentari e la società civile, per preservare l’efficacia degli antimicrobici per le generazioni future.

I consigli forniti dai farmacisti non intendono sostituire il parere del medico curante. Qualora i sintomi o le problematiche persistano, è necessario consultare il proprio medico di base o lo specialista di riferimento.

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Tiroide: i segnali del corpo da non sottovalutare

Situata alla base del collo, la tiroide produce ormoni che regolano processi vitali come il metabolismo, il battito cardiaco e la temperatura corporea. Quando la sua attività non è equilibrata, l’intero sistema ne risente, manifestando segnali che possono essere il campanello d’allarme di una condizione da approfondire. I segnali, talvolta, sono aspecifici e comuni a diverse situazioni, pertanto la loro comparsa non implica automaticamente una patologia tiroidea, ma suggerisce la necessità di una valutazione approfondità.

Dalle variazioni di peso alle alterazioni dell’umore

Uno dei segnali più noti legati all’alterato funzionamento della tiroide è la variazione di peso non giustificata da cambiamenti nell’alimentazione o nell’attività fisica. Un aumento di peso può essere associato alla produzione ormonale insufficiente, mentre la diminuzione può correlarsi alla produzione eccessiva. Le alterazioni del tono dell’umore e delle funzioni cognitive sono frequenti. Si possono riscontrare stati di affaticamento, apatia e difficoltà di concentrazione, o, al contrario, nervosismo e irrequietezza. Anche la termoregolazione corporea può subire modifiche, con una persistente sensazione di freddo o, in casi opposti, di calore e sudorazione.

Ulteriori manifestazioni fisiche e cutanee

Altri segnali coinvolgono aspetti più direttamente osservabili. La pelle può subire cambiamenti, diventando secca, ruvida o inspessita, così come i capelli possono apparire fragili e soggetti a caduta. Anche le unghie possono risultare deboli e sfaldarsi con facilità. A livello gastrointestinale, si possono presentare stitichezza o, al contrario, un aumento della motilità intestinale. La comparsa di gonfiore al viso, in particolare alle palpebre, e la percezione di una voce più rauca sono ulteriori elementi da tenere in considerazione. Anche le irregolarità del ciclo mestruale e le sensazioni di tensione o gonfiore a livello del collo completano il quadro dei possibili segnali.

Quando ricorrere all’aiuto di un medico

La presenza di uno o più segnali, specialmente se persistenti nel tempo, rende opportuno un confronto con professionisti sanitari qualificati. Il percorso diagnostico prevede solitamente un colloquio approfondito e semplici esami del sangue per misurare i livelli ormonali. La gestione delle condizioni tiroidee, quando identificate, è spesso efficace e consente di condurre una vita normale. La consapevolezza dei segnali del proprio corpo è uno strumento prezioso per la salute, ma l’interpretazione e la diagnosi devono sempre essere affidate a professionisti. I consigli dei farmacisti non intendono sostituire il consulto con i medici curanti, ove la problematica presentata dovesse perdurare, ed è necessario contattare i medici curanti o i medici specialisti di riferimento.

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Vertigini da cervicale: sintomi, cause e soluzioni

Le vertigini sono un disturbo frequente che può generare una sensazione di instabilità o di moto rotatorio. In numerosi casi, il problema viene attribuito in modo automatico a un malfunzionamento dell’apparato uditivo, in particolare dell’orecchio interno. Esiste però una percentuale di episodi in cui l’origine del disturbo non è da ricercarsi a livello auricolare, bensì in una condizione di discomfort a carico del rachide cervicale. La condizione – che interessa le strutture muscolari e ossee del collo – può essere all’origine di sintomi vertiginosi, i quali vengono pertanto definiti come cervicogenici. La correlazione tra la zona cervicale e le vertigini è un aspetto clinicamente riconosciuto, sebbene non sempre sia immediatamente identificato.

Differenziare le vertigini cervicali da altre forme

La caratteristica principale delle vertigini di natura cervicale risiede nella loro stretta associazione con i movimenti del capo e del collo. Spesso, la sensazione di sbandamento o di rotazione si manifesta o si intensifica in seguito a specifiche rotazioni, estensioni o flessioni del collo. Altre manifestazioni sono la percezione di instabilità durante la deambulazione, rigidità a livello della nuca e, in alcuni casi, dolore localizzato. La durata degli episodi è variabile, potendo persistere per periodi brevi o prolungati. È fondamentale osservare che, a differenza di vertigini di altra natura, quelle legate alla cervicale generalmente non provocano disturbi uditivi, come ronzii o cali dell’udito, elementi che invece sono tipici di problematiche a carico dell’orecchio interno.

Possibili cause e approcci per la gestione

Le cause che possono condurre all’insorgenza di vertigini cervicali sono riconducibili a stati di tensione e contrattura dei muscoli del collo. Le condizioni possono essere la conseguenza di traumi pregressi, come il colpo di frusta, di posture scorrette mantenute per lungo tempo, ad esempio durante le ore lavorative, o di patologie degenerative che interessano le vertebre cervicali. L’infiammazione e la rigidità muscolare possono interferire con i segnali nervosi che dalla zona del collo vengono inviati al sistema dell’equilibrio, generando così la percezione di vertigine. Un approccio al disturbo si concentra pertanto sulla riduzione della tensione muscolare e sul miglioramento della mobilità articolare. Possono essere utili interventi di fisioterapia mirata, esercizi di stretching delicati e, in alcuni casi, l’applicazione di calore locale per favorire il rilassamento muscolare. È sempre raccomandabile una valutazione professionale per escludere altre origini del sintomo e per ricevere indicazioni terapeutiche personalizzate.

I consigli forniti dai farmacisti hanno uno scopo puramente informativo e non intendono sostituire il rapporto con il medico curante. Ove i sintomi persistano, è necessario consultare il proprio medico di medicina generale o lo specialista di riferimento per una diagnosi precisa e un trattamento appropriato.

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Diabete: conoscerlo per prevenirlo e gestirlo

La Giornata mondiale del diabete, che si tiene annualmente il 14 novembre, è centrale per fare informazione su una condizione che interessa una parte esigua della popolazione. Il diabete mellito è una patologia cronica caratterizzata dall’eccesso di glucosio nel sangue. La situazione, definita iperglicemia, consegue alla carenza di insulina, l’ormone prodotto dal pancreas essenziale per regolare l’ingresso dello zucchero nelle cellule, o alla sua inefficace azione. Nelle fasi iniziali, la manifestazione della malattia può essere del tutto priva di segnali evidenti, aspetto che ne rende complessa la identificazione precoce. L’assenza di sintomi nelle prime fasi può protrarsi per un periodo anche lungo, durante il quale, tuttavia, l’eccesso di glucosio può iniziare a esercitare i suoi effetti negativi sull’organismo.

Dall’assenza di segnali alla comparsa dei primi campanelli d’allarme

Con il perdurare dello stato iperglicemico, l’organismo inizia a mostrare i primi segni di sofferenza. I sintomi iniziali sono spesso comuni sia al diabete di tipo 1, che insorge generalmente in età giovanile, sia al diabete di tipo 2, più frequente in età adulta. Tra le manifestazioni più ricorrenti si riscontra un aumento della quantità di urina prodotta nelle ventiquattro ore. Il corpo, tentando di eliminare l’eccesso di glucosio attraverso i reni, richiama acqua, determinando minzione più abbondante e frequente. Di conseguenza, si sviluppa una sensazione di sete intensa e persistente, meccanismo fisiologico per compensare la perdita di liquidi. Un altro segnale frequente è la stanchezza insolita e sproporzionata rispetto alle attività svolte, poiché le cellule, private del loro principale combustibile, non riescono a produrre energia in modo efficiente. Possono presentarsi anche calo ponderale non ricercato, nonostante l’appetito conservato o aumentato, e visione offuscata.

L’importanza della diagnosi precoce e degli stili di vita

Il riconoscimento tempestivo dei segnali è di fondamentale importanza. La diagnosi di diabete viene confermata attraverso specifici esami del sangue che misurano i livelli di glucosio, come la glicemia a digiuno o il valore dell’emoglobina glicata. Intervenire precocemente permette di avviare le opportune strategie di gestione della condizione e di ridurre il rischio di complicanze a carico di diversi organi, come cuore, reni, occhi e nervi. La gestione del diabete di tipo 2, la forma più diffusa, si basa su un approccio multifattoriale. Il ruolo primario è ricoperto dall’adozione di uno stile di vita adeguato, con alimentazione equilibrata, povera di zuccheri semplici e grassi saturi, e regolare attività fisica. In molti casi, gli accorgimenti possono essere sufficienti per un controllo ottimale della glicemia, mentre in altre situazioni può rendersi necessario l’impiego di farmaci per via orale o, in seguito, la somministrazione di insulina, sempre sotto stretto controllo medico.

I consigli e le informazioni forniti dai farmacisti hanno scopo divulgativo e non intendono sostituire in alcun caso il parere del medico curante. In presenza di sintomi o se una problematica dovesse perdurare, è necessario contattare il proprio medico di medicina generale o lo specialista di riferimento.