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Qualità dell’aria in casa: come mantenerla anche in inverno

Mantenere una buona qualità dell’aria nelle mura domestiche è fondamentale per il benessere e la salute di tutti i membri della famiglia. Anche durante la stagione invernale – quando si tende a trascorrere più tempo in casa e a tenere le finestre chiuse per preservare il calore – è importante adottare alcune accortezze per garantire un ambiente salubre e prevenire l’accumulo di sostanze nocive.

Corretta ventilazione degli ambienti

Una delle principali vie per mantenere l’aria di casa pulita e salubre consiste nel garantire adeguato ricambio d’aria, anche durante l’inverno. Si consiglia di aprire le finestre per alcuni minuti più volte al giorno, preferibilmente durante le ore più assolate, per permettere all’aria viziata di uscire e a quella fresca di entrare. È opportuno assicurarsi che eventuali sistemi di ventilazione siano puliti e liberi da ostruzioni.

Ridurre le fonti di inquinamento indoor per un’aria più sana

È bene identificare e limitare le potenziali fonti di inquinamento presenti in casa. Tra queste, il fumo di sigaretta, i prodotti chimici per la pulizia, i materiali edili e i mobili che possono rilasciare composti organici volatili (Cov). Optare per prodotti naturali o a basso contenuto di sostanze chimiche, evitare di fumare in casa e scegliere arredi e materiali a basse emissioni può contribuire significativamente a migliorare la qualità dell’aria interna. L’uso di purificatori d’aria e di piante da interno può favorire il mantenimento di un ambiente domestico sano. I purificatori d’aria sono in grado di filtrare e rimuovere particelle inquinanti, pollini e allergeni presenti nell’aria, mentre alcune piante da appartamento, come la sansevieria e il pothos, hanno dimostrato capacità di assorbire sostanze nocive e purificare l’aria circostante.

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Appello alla Cop29: proteggere i bambini dall’inquinamento ambientale

Durante la conferenza europea “Salute dei bambini e ambiente”, tenutasi a Sansepolcro (Ar), un gruppo di esperti di pediatria, ambiente e salute pubblica ha rivolto un appello ai leader globali che parteciperanno alla Cop29 di Baku. L’obiettivo è sottolineare l’urgenza di adottare misure concrete per proteggere i bambini dai rischi legati all’inquinamento ambientale e ai cambiamenti climatici, con particolare attenzione alle conseguenze sullo sviluppo neurocognitivo e fisico delle giovani generazioni. L’evento, organizzato dall’Associazione medici per l’ambiente (Isde Italia), ha visto la partecipazione di esperti nel campo della pediatria e della sanità pubblica, che hanno evidenziato come i bambini rappresentino il gruppo più vulnerabile alle conseguenze dell’inquinamento ambientale.

L’impatto delle sostanze tossiche sullo sviluppo dei bambini

La Dott.ssa Vitalia Murgia di Isde e la Dott.ssa Laura Reali dell’Associazione europea dei pediatri (Ecpcp) hanno dichiarato che l’esposizione a sostanze tossiche come Pfas, piombo e pesticidi può avere effetti devastanti e irreversibili sullo sviluppo neurologico dei bambini. In qualità di medici pediatri, hanno sottolineato il dovere di promuovere politiche che tutelino il futuro dei più piccoli, riducendo al minimo l’esposizione a queste sostanze nocive. L’appello si basa su evidenze scientifiche che hanno dimostrato l’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute infantile, con temperature crescenti ed eventi meteorologici estremi che aggravano condizioni respiratorie e infettive. L’inquinamento atmosferico aumenta i rischi di asma, disfunzioni cognitive e ritardi nello sviluppo, mentre la contaminazione dell’acqua da parte di sostanze chimiche compromette le risorse idriche, con conseguenze sullo sviluppo cognitivo e fisico dei bambini.

Le richieste dei pediatri ai partecipanti della Cop29

I partecipanti della Cop29 sono chiamati a intervenire urgentemente per proteggere la salute dei bambini, introducendo regolamentazioni più rigorose per migliorare la qualità dell’aria e dell’acqua. Si richiede un impegno concreto per limitare le emissioni di sostanze chimiche tossiche e per eliminare progressivamente quelle dannose per il sistema neurologico, immunitario ed endocrino dai prodotti di consumo. Tra le altre proposte, si evidenzia la necessità di attuare politiche di resilienza climatica, adattando le infrastrutture alle sfide poste dai cambiamenti climatici, e di finanziare programmi di screening precoce e ricerca sugli effetti degli inquinanti sullo sviluppo neurocognitivo dei bambini. Roberto Romizi, presidente dell’Isde Italia, ha sottolineato l’impossibilità di ignorare ulteriormente l’impatto ambientale sulla salute dei bambini, definendo la Cop29 un’occasione unica per promuovere politiche globali che salvaguardino il loro futuro.

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Uso consapevole degli antibiotici: l’impegno di tutti per la salute della collettività

Ogni anno si svolge la settimana di consapevolezza sull’uso degli antibiotici. Gli antibiotici sono farmaci per il trattamento delle infezioni di natura batterica. Il loro uso eccessivo e inappropriato porta all’aumento dell’antibiotico-resistenza, fenomeno che si verifica quando i batteri sviluppano la capacità di resistere all’azione dei farmaci antibiotici, rendendo difficile il trattamento delle infezioni. L’antibiotico-resistenza, per quanto potrebbe apparire un tema complesso e lontano dalla vita di tutti i giorni, è una minaccia per la salute pubblica poiché potrebbe compromettere la capacità di curare malattie comuni.

L’uso responsabile degli antibiotici

Per contrastare l’antibiotico-resistenza è necessario promuovere l’uso consapevole e responsabile degli antibiotici. Ciò significa usarli solo quando prescritti dal proprio medico curante o specialista di fiducia, e seguire attentamente le indicazioni fornite sulla posologia e durata del trattamento. È importante non interrompere la terapia antibiotica prima del termine previsto, anche se i sintomi sembrano migliorare: ciò potrebbe favorire lo sviluppo di batteri resistenti.

Il contributo di ogni individuo nella lotta all’antibiotico-resistenza

Ogni individuo può fare la propria parte per contrastare l’antibiotico-resistenza. È necessario evitare l’autodiagnosi e l’automedicazione con antibiotici. A ciò si aggiunge la necessità di adottare misure preventive come il lavaggio delle mani. Gli operatori sanitari, dal canto loro, hanno il compito di prescrivere gli antibiotici in modo appropriato ed educare i pazienti sul loro corretto utilizzo. Con l’impegno di tutti è possibile preservare l’efficacia degli antibiotici per le future generazioni. È utile ricordare che il consiglio dei farmacisti non intende sostituire il consulto con i medici curanti, ove la problematica presentata dovesse perdurare. In caso di dubbi o persistenza dei sintomi, è necessario contattare il proprio medico di fiducia o gli specialisti di riferimento.

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Antibiotico-resistenza in Italia: una pandemia silente da contrastare

L’antibiotico-resistenza è una delle più gravi minacce per la salute pubblica a livello globale. In Italia, la situazione appare particolarmente critica, con il Paese che si posiziona ai primi posti in Europa sia per consumo di antibiotici che per diffusione di batteri resistenti alle cure. Secondo l’ultimo rapporto di sorveglianza dell’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), nel 2024 si sono verificate in Europa oltre 670mila infezioni da germi antibiotico-resistenti, causando più di 35mila decessi, di cui quasi un terzo in Italia.

L’impatto sul Servizio sanitario nazionale

Nel biennio 2022-2023, ben 430mila ricoverati hanno contratto un’infezione durante la degenza, l’8,2% del totale dei pazienti contro una media Ue del 6,5%. Gli antibiotici vengono somministrati al 44,7% dei degenti italiani, a fronte di una media europea del 33,7%. L’uso massiccio di antimicrobici favorisce la nascita di superbatteri resistenti agli stessi farmaci, generando un circolo vizioso. L’impatto sul Servizio sanitario nazionale è notevole, con 2,7 milioni di posti letto occupati a causa di queste infezioni e un costo che raggiunge i 2,4 miliardi di euro l’anno.

Prevenzione e uso appropriato degli antibiotici

Secondo gli esperti, l’impatto delle infezioni antibiotico-resistenti potrebbe essere ridotto del 30% con maggiore prevenzione negli ospedali e un uso più appropriato degli antimicrobici. Si stima che tra le 135mila e le 210mila infezioni nosocomiali sarebbero evitabili con migliori accorgimenti igienici. Il consumo di antibiotici in Italia è aumentato del 6,4% nel 2023 rispetto all’anno precedente, rendendo urgenti azioni di sensibilizzazione e controllo. È utile ricordare che il consiglio dei farmacisti non intende sostituire il consulto con i medici curanti, ove la problematica presentata dovesse perdurare. È necessario contattare i medici curanti o i medici specialisti di riferimento per una valutazione approfondita della situazione individuale.

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Insonnia in Italia: problema crescente con conseguenze sulla salute

In un’epoca caratterizzata da ritmi frenetici e iperconnessione, il sonno sembra essere diventato un bene sempre più prezioso e difficile da ottenere. Giovani e adulti sono sempre più colpiti dai disturbi del sonno, con l’insonnia che rappresenta uno dei principali ostacoli a una vita sana e produttiva. Secondo i dati, il 20% delle persone soffre di insonnia in modo episodico nel corso della vita, mentre il 6-7% della popolazione convive con l’insonnia cronica. Per fare chiarezza sul tema di attualità, il Prof. Piero Barbanti, docente di Neurologia presso l’Università Irccs San Raffaele di Roma, ha condiviso la sua esperienza sull’insonnia all’evento organizzato da Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica, intitolato: «Insonnia e stili di vita: quali impatti sulla salute?».

Distinguere tra disturbi del sonno e insonnia

Il Prof. Barbanti chiarisce che i disturbi del sonno e l’insonnia non sono necessariamente sinonimi. I disturbi del sonno comprendono parasonnie come il sonniloquio, il sonnambulismo o il disturbo comportamentale del sonno Rem. L’insonnia, invece, si riferisce a una cattiva qualità del sonno, indipendentemente dalle ore dormite. Si parla di insonnia cronica quando il soggetto ha una cattiva qualità del sonno notturno per almeno tre volte a settimana, e da almeno tre mesi. Le cause dell’insonnia possono essere molteplici, tra cui iperveglia, malattie psichiatriche, parasonnie, apnee notturne, malattie internistiche e farmaci o sostanze da abuso.

Il “social jet lag” e la “generazione zombie”

Il Prof. Barbanti evidenzia come la popolazione italiana stia progressivamente riducendo le ore destinate al sonno, con una considerevole parte degli adulti in età lavorativa che dorme meno di 7 ore. I giovani, in particolare, soffrono maggiormente del problema, dormendo raramente 8 ore a fronte di una necessità fisiologica di 9-10 ore a notte. Il fenomeno ha portato alla definizione di “generazione zombie”, dovuta a orari scolastici poco consoni ai ritmi fisiologici, alla mancanza di socialità vera e all’uso eccessivo di dispositivi elettronici. Inoltre, il “social jet lag”, ovvero la distanza tra il momento in cui il corpo richiede il sonno e quello in cui si decide di andare a letto, contribuisce a peggiorare la situazione.

I fattori che influiscono sull’insonnia

Le cause più comuni dell’insonnia sono legate a problemi dello stile di vita, come stress, ansia, depressione e uso improprio di sostanze stimolanti. Fattori ambientali come l’inquinamento luminoso e acustico possono ostacolare un sonno ristoratore, aumentando il rischio di patologie neurodegenerative, ictus e infarti del miocardio. L’insonnia diventa un reale problema di salute quando i sintomi della cattiva qualità del sonno non sono più occasionali e il soggetto si sente stabilmente stanco e deconcentrato. Per favorire un riposo rigenerante, il Prof. Barbanti suggerisce alcuni consigli per una corretta “igiene del sonno”, tra cui evitare l’uso di dispositivi luminosi prima di dormire, preferire una buona illuminazione e il silenzio, seguire una dieta equilibrata, creare un ambiente di riposo adeguato e allentare le tensioni nervose attraverso l’uso di precursori della serotonina, ioni come il magnesio o sostanze di derivazione vegetale come valeriana e passiflora. È utile ricordare che il consiglio dei farmacisti non intende sostituire il consulto con i medici curanti, ove la problematica presentata dovesse perdurare. È necessario contattare i medici curanti o i medici specialisti di riferimento per un adeguato supporto medico.