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Il rumore notturno: effetti sul riposo e sulla salute cardiaca

Il riposo di notte è fondamentale per il benessere fisico e mentale. A volte a presenza di rumori durante le ore dedicate al sonno può alterarne la qualità. Fonti di disturbo acustico possono essere esterne, come il traffico o i vicini, o interne all’abitazione, come elettrodomestici o dispositivi elettronici. L’organismo, durante il sonno, necessita di un ambiente silenzioso per completare i processi rigenerativi.

Le conseguenze sulla salute cardiovascolare

Studi scientifici evidenziano una correlazione tra l’esposizione prolungata a rumori notturni e l’aumento del rischio di problematiche cardiache. Il sistema cardiovascolare può subire alterazioni a causa di un sonno frammentato o insufficiente. In particolare, è stato osservato un incremento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca in soggetti esposti a fonti di disturbo acustico. Fattori che, se protratti nel tempo, possono contribuire all’insorgenza di condizioni più gravi.

Strategie per ridurre l’impatto del rumore

È possibile usare finestre con doppi vetri. L’applicazione di materiali fonoassorbenti può attenuare i suoni provenienti dall’esterno. Nell’abitazione è consigliabile spegnere dispositivi elettronici non necessari e preferire ambienti lontani da fonti di disturbo. In alcuni casi, l’impiego di tappi per le orecchie può rappresentare una soluzione temporanea efficace. Le informazioni fornite non sostituiscono il parere del medico curante. In caso di disturbi persistenti, è necessario rivolgersi a un professionista sanitario di riferimento.

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Perché le zanzare pungono alcune persone più spesso?

La puntura di zanzara è un fenomeno che dipende da diversi fattori, tra cui la composizione chimica della pelle, il livello di anidride carbonica emessa durante la respirazione e la temperatura corporea. Alcune sostanze prodotte naturalmente dal corpo, come l’acido lattico e alcuni composti volatili, possono attirare maggiormente tali insetti. Anche il gruppo sanguigno sembra influenzare la probabilità di essere punti, con alcune ricerche che indicano una maggiore attrazione verso determinati tipi.

Come ridurre il rischio di punture

Esistono accorgimenti pratici per limitare le punture di zanzare. Indossare abiti chiari e coprenti, soprattutto nelle ore serali, può ridurre l’esposizione della pelle. L’utilizzo di repellenti cutanei, preferibilmente a base di principi attivi come il Deet o l’icaridina, danno protezione efficace, sebbene siano prodotti che hanno delle controindicazioni essendo la natura di origine chimica. È importante applicare i repellenti seguendo le indicazioni riportate sulla confezione, per la sicurezza e per garantire la massima efficacia. L’ambiente in cui ci si trova può essere reso meno favorevole alle zanzare evitando ristagni d’acqua e usando zanzariere.

Soluzioni per alleviare il fastidio delle punture

Nel caso in cui una puntura si verifichi, è possibile intervenire per ridurre prurito e gonfiore. Prodotti a base di ammoniaca o antistaminici topici possono fornire un sollievo immediato. Anche il freddo, applicato con ghiaccio avvolto in un panno, può attenuare l’infiammazione. Se la reazione cutanea è particolarmente intensa o persistente, è consigliabile consultare un farmacista o un medico per valutare soluzioni più specifiche. I consigli forniti dai farmacisti non sostituiscono il parere del medico curante. In caso di sintomi persistenti o reazioni anomale, è necessario rivolgersi a un professionista sanitario.

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Giornata della neurologia: 5 consigli per proteggere la salute del cervello in vacanza

La Società Italiana di Neurologia (Sin) ha acceso i riflettori sull’importanza della prevenzione neurologica anche durante il periodo estivo. In occasione della Giornata nazionale della Neurologia, che coincide con la Giornata mondiale del cervello il 22 luglio 2025, la Sin ha presentato un vademecum con cinque consigli per mantenere il cervello sano e in forma durante le vacanze. L’iniziativa si inserisce nella Strategia Italiana per la Salute del Cervello 2024-2031, ispirata al principio “One Brain, One Health”, che riconosce il legame tra salute cerebrale, salute mentale, ambiente e società.

Idratazione, sonno regolare e attività fisica

Il vademecum della Sin comprende cinque punti per la salute del cervello in vacanza. La Sin raccomanda un’idratazione adeguata e un’alimentazione neuroprotettiva, ricca di frutta, verdura, cereali integrali, pesce azzurro e grassi insaturi. Segue l’importanza di un sonno regolare e di qualità, che favorisce il benessere neuronale, la memoria e la stabilità emotiva. L’attività fisica quotidiana, come camminate, nuoto o escursioni, stimola la neurogenesi e migliora il flusso sanguigno cerebrale, riducendo il rischio di demenza e depressione. La stimolazione cognitiva attraverso attività come lettura, gioco e apprendimento, unita alle relazioni sociali, rafforza la riserva cognitiva e protegge da declino cognitivo e depressione.

Gestione dello stress e prevenzione dei traumi

La gestione dello stress attraverso tecniche di rilassamento e la protezione dai traumi, ad esempio proteggendo il capo durante le attività sportive, completano il quadro della prevenzione neurologica estiva. La Sin sottolinea come la prevenzione dello stress sia una priorità anche in vacanza, alla luce dell’aumento dei disturbi psicologici registrato nel 2024. I consigli si inseriscono in un più ampio impegno della Sin per promuovere una cultura della prevenzione neurologica, in linea con gli obiettivi dell’Oms e dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Il consiglio dei farmacisti non intende sostituire il consulto con i medici curanti, ove la problematica presentata dovesse perdurare. È necessario contattare i medici curanti o gli specialisti di riferimento per una valutazione approfondita e un trattamento adeguato.

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Bere molta acqua ma sentirsi assetati: quando consultare un medico

La sensazione di sete è un meccanismo fisiologico che regola l’equilibrio idrico dell’organismo. Tuttavia, quando il bisogno di bere diventa costante e insaziabile, potrebbe indicare la presenza di condizioni mediche sottostanti. Tra le cause più comuni vi sono il diabete mellito – che altera la capacità del corpo di gestire gli zuccheri –, e il diabete insipido, patologia rara legata alla regolazione dei liquidi. Anche disidratazione, assunzione di farmaci diuretici o diete ricche di sodio possono contribuire a tale sintomo.

Quando la sete eccessiva diventa un campanello d’allarme

Se il bisogno di bere persiste nonostante un’adeguata idratazione, è opportuno valutare la presenza di altri segnali correlati. Perdita di peso immotivata, affaticamento o minzione frequente potrebbero suggerire la necessità di approfondimenti diagnostici. In tali casi, è consigliabile rivolgersi a un medico per escludere patologie come iperglicemia, squilibri elettrolitici o disfunzioni renali. Gli esperti sottolineano di non sottovalutare il sintomo, soprattutto se associato a ulteriori anomalie.

L’approccio diagnostico e la gestione del sintomo

Un’anamnesi accurata e esami mirati, come analisi del sangue e delle urine, possono aiutare a identificare la causa della sete eccessiva. In base alla diagnosi, il trattamento potrà variare: dalla modifica dello stile di vita alla terapia farmacologica. In assenza di condizioni patologiche, potrebbe essere sufficiente regolare l’apporto idrico o ridurre il consumo di alimenti salati. Il farmacista può svolgere un ruolo chiave nel consigliare soluzioni temporanee e nell’indirizzare il paziente verso un consulto specialistico quando necessario.

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Agevolazioni fiscali per le spese sanitarie nella dichiarazione 2025

Le spese sanitarie sostenute nell’anno d’imposta possono essere portate in detrazione nella dichiarazione dei redditi, con benefici fiscali per i contribuenti. È importante conoscere le regole per accedere alle agevolazioni, evitando errori che potrebbero compromettere il diritto alla detrazione.

Quali spese sanitarie sono detraibili?

Le spese sanitarie detraibili includono prestazioni mediche generiche, acquisto di farmaci con o senza prescrizione, visite specialistiche, analisi diagnostiche, interventi chirurgici e ricoveri. Sono compresi anche dispositivi medici, protesi e ausili per persone con disabilità. La detrazione è calcolata al 19% sull’importo che supera la franchigia di € 129,11. Per i farmaci, è necessario che lo scontrino riporti il codice fiscale del contribuente, la natura del prodotto (es. “medicinale”) e il codice Aic (Autorizzazione all’immissione in commercio). Le spese veterinarie per animali da compagnia sono detraibili entro un limite massimo di € 550, sempre con franchigia di € 129,11.

Documentazione necessaria e pagamenti tracciabili

Come dimostrare le spese sostenute? Dal 2020, per fruire della detrazione, le spese sanitarie devono essere pagate con metodi tracciabili (bonifico, carta di credito, Pos), tranne per l’acquisto di farmaci e dispositivi medici. È fondamentale conservare fatture, ricevute fiscali e scontrini “parlanti”, che riportino i dati richiesti dalla legge. Per le prestazioni rese da strutture pubbliche o private accreditate, non è obbligatorio il pagamento tracciato. In caso di spese all’estero, la documentazione deve essere tradotta in italiano se redatta in lingue diverse da inglese, francese, tedesco o spagnolo.

Agevolazioni per persone con disabilità e patologie croniche

I portatori di handicap hanno diritto a detrazioni aggiuntive per sussidi tecnici, veicoli adattati e spese di assistenza specifica. Le patologie croniche che danno diritto all’esenzione dal ticket sanitario permettono di detrarre le spese correlate anche per familiari non a carico, entro un limite di € 6.197,48 annui. Per i veicoli acquistati da persone con disabilità, la detrazione del 19% si applica su un massimo di € 18.075,99 in 4 anni. È possibile rateizzare il beneficio in quote annuali.

Le informazioni fornite hanno scopo divulgativo e non sostituiscono il parere del medico o del farmacista. In caso di sintomi persistenti o dubbi, consultare sempre un professionista sanitario. Per questioni fiscali specifiche, è consigliabile rivolgersi a un commercialista o all’Agenzia delle entrate.