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Rumore e salute umana: quali effetti e conseguenze?

Il rumore è una componente dell’ambiente in cui si vive, soprattutto in contesti urbani e industrializzati. La sua presenza costante può non essere percepita come un rischio immediato per la salute, tuttavia, studi scientifici hanno dimostrato che l’esposizione prolungata a livelli di rumore elevati può avere effetti deleteri sul benessere dell’individuo. Tali effetti possono manifestarsi in diverse forme, da disturbi del sonno a problemi cardiovascolari, incidendo sulla qualità della vita. L’esposizione continua a suoni di alta intensità può portare a conseguenze a lungo termine tra cui la perdita dell’udito, con la possibilità di sviluppare una condizione permanente nota come ipoacusia. Il rumore può essere un fattore di stress cronico, influenzando negativamente il sistema nervoso e contribuendo all’insorgenza di patologie legate allo stress.

Impatto del rumore sul sistema cardiovascolare e sul sonno

Oltre agli effetti sull’udito e sullo stato psicologico, l’esposizione a rumori può avere ripercussioni sul sistema cardiovascolare. Studi hanno evidenziato un’associazione tra inquinamento acustico e aumento del rischio di ipertensione, infarti, e altre malattie cardiache. Il meccanismo alla base di questa correlazione è attribuibile all’aumento dello stress e della produzione di ormoni dello stress, come il cortisolo, che possono avere effetti negativi sulla salute del cuore. Un altro aspetto rilevante è l’interferenza del rumore con il sonno. Un riposo notturno di qualità è essenziale per il recupero fisico e mentale, ma il rumore può causare risvegli frequenti e ridurre le fasi di sonno profondo, compromettendo la qualità del riposo. Ciò può portare a sensazioni di affaticamento durante il giorno, riduzione della concentrazione e della performance lavorativa, nonché un generale peggioramento dello stato di salute.

Consigli per la protezione dell’udito

Per mitigare gli effetti negativi del rumore è possibile adottare l’isolamento acustico degli ambienti dove si vive e lavora. Si tratta di una soluzione per ridurre l’impatto del rumore esterno. L’uso di dispositivi di protezione dell’udito, come tappi o cuffie, è utile in ambienti particolarmente rumorosi. È importante anche promuovere politiche urbane che limitino l’inquinamento acustico, attraverso la regolamentazione dei livelli di rumore e la creazione di zone a basso impatto sonoro. La consapevolezza dei rischi associati all’esposizione al rumore e l’adozione di misure preventive sono fondamentali per preservare la salute dell’udito e il benessere generale. Si raccomanda di consultare un farmacista o un medico specialista per ricevere consigli personalizzati sulla protezione dell’udito e sulla gestione dell’esposizione al rumore. È utile ricordare che le informazioni fornite in questo articolo hanno lo scopo di sensibilizzare sull’impatto del rumore sulla salute e non intendono sostituire il parere del medico curante. In caso di persistenza dei sintomi o per ulteriori approfondimenti, è necessario rivolgersi al proprio medico curante o al medico specialista di riferimento.

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Diabete di tipo 2: se gestito bene, minore rischio di demenza

Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Jama Network Open ha messo in luce l’importanza di una gestione ottimale del diabete di tipo 2 per la prevenzione della demenza. La ricerca ha rivelato che un controllo glicemico accurato può portare a una diminuzione del 28% nel rischio di demenza per tutte le cause. Inoltre, si è osservata una riduzione del 15% nel rischio di malattia di Alzheimer e un calo del 39% nel rischio di demenza vascolare. I ricercatori hanno mostrato come i pazienti con livelli più elevati di Emoglobina A1C (HbA1C), indicatore del controllo glicemico a lungo termine, presentino un rischio aumentato di demenza, che varia dal 17% al 54%. Ciò sottolinea l’importanza del mantenimento di livelli ottimali di glucosio nel sangue per la salute cognitiva.

Gestione multidisciplinare del diabete e declino cognitivo

L’indagine ha inoltre dimostrato l’efficacia di programmi multidisciplinari di gestione del diabete nel modificare la traiettoria del declino cognitivo. I partecipanti ai programmi hanno mostrato risultati migliori rispetto a coloro che ricevevano cure standard. Per garantire l’affidabilità dei risultati, oltre 27.809 pazienti con diabete di tipo 2 che ricevevano servizi di assistenza primaria sono stati accuratamente abbinati in rapporto uno a uno con individui sottoposti a trattamento standard.

Meccanismi fisiopatologici che collegano il diabete alla demenza

L’eccesso di zuccheri nel sangue, tipico del diabete non gestito in modo ottimale, può influenzare lo sviluppo della demenza attraverso diversi meccanismi fisiopatologici, compresa la formazione di prodotti finali di glicazione avanzata, che possono alterare la funzione delle proteine e promuovere lo stress ossidativo e l’infiammazione, contribuendo alla patogenesi della demenza. L’iperglicemia cronica può inoltre aumentare lo stress ossidativo e accelerare l’aterosclerosi, incrementando il rischio di demenza vascolare. Il diabete di tipo 2 è comunemente associato alla resistenza all’insulina, che può avere effetti diretti sul cervello, influenzando la neurotrasmissione, la plasticità sinaptica e la sopravvivenza neuronale. Questi meccanismi non agiscono isolatamente ma interagiscono tra loro, aumentando la complessità della relazione tra diabete e demenza. La ricerca è dunque fondamentale per sviluppare strategie preventive e terapeutiche più efficaci.

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Bonus psicologo 2023, dal 18 marzo l’invio delle domande all’Inps

«Contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia». Il cosiddetto bonus psicologo è destinato ai cittadini richiedenti con Isee non superiore ai 50mila euro. Come osservato dall’Agenzia delle entrate «le domande per la richiesta del contributo potranno essere presentate fino al 31 maggio 2024. Alla scadenza saranno elaborate le graduatorie degli aventi diritto in base alle risorse disponibili. Il contributo sarà erogato prioritariamente alle persone con Isee più basso, in base all’ordine di arrivo della domanda». Le istruzioni per la presentazione delle domande per l’accesso al beneficio sono contenute nella Circolare Inps n. 34 del 15 febbraio 2024. Per inoltrare la domanda è necessario disporre delle credenziali Spid, Cie o Cns. Rispetto alla precedente annualità, sono stati innalzati gli importi del contributo ed è stato esteso a 270 giorni il tempo per il suo utilizzo.

Bonus psicologo 2023: come presentare la domanda

La domanda per accedere al Bonus psicologo 2023 deve essere presentata esclusivamente in via telematica accedendo al servizio «Contributo sessioni psicoterapia» attraverso diverse modalità. In particolare, sul «portale web, utilizzando l’apposito servizio on line raggiungibile sul sito dell’Istituto www.inps.it direttamente dal cittadino tramite Spid di livello 2 o superiore oppure tramite Carta di identità elettronica (Cie) 3.0 o tramite Carta Nazionale dei servizi (Cns) dalla sezione «Prestazioni e servizi» > «Servizi» > «Punto d’accesso alle prestazioni non pensionistiche». In alternativa, è possibile fruire del Contact center integrato, «contattando il numero verde 803.164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06 164.164 (da rete mobile a pagamento, in base alla tariffa applicata dai diversi gestori)».

Requisiti Isee per accedere al Bonus psicologo 2023

Con riferimento ai requisiti per aver diritto al Bonus psicologo 2023, i beneficiari inclusi hanno «Isee inferiore a 15.000 il beneficio, fino a 50 euro per ogni seduta, è erogato a concorrenza dell’importo massimo stabilito in 1.500 euro per ogni beneficiario» oppure «Isee compreso tra 15.000 e 30.000 euro il beneficio, fino a 50 euro per ogni seduta, è erogato a concorrenza dell’importo massimo stabilito in 1.000 euro per ogni beneficiario». Inoltre «Isee superiore a 30.000 e non superiore a 50.000 euro il beneficio, fino a 50 euro per ogni seduta, è erogato a concorrenza dell’importo massimo stabilito in 500 euro per ogni beneficiario».

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Nuove indicazioni sull’uso del valproato in pazienti maschi

Il 19 febbraio 2024 l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), in accordo con l’Agenzia europea dei medicinali (Ema), ha emesso un comunicato per informare su nuove evidenze relative all’uso del valproato, farmaco comunemente prescritto per il trattamento dell’epilessia e del disturbo bipolare. Un’indagine osservazionale retrospettiva, condotta in tre paesi nordici, ha suggerito l’incremento del rischio di disturbi del neurosviluppo (Ndd) nei bambini nati da padri che hanno assunto valproato in monoterapia nei tre mesi antecedenti il concepimento. Tali dati, sebbene non confermati a causa di limitazioni metodologiche, hanno portato all’introduzione di nuove misure precauzionali.

Raccomandazioni per la prescrizione del valproato

Le nuove direttive stabiliscono che il trattamento con valproato in pazienti maschi debba essere iniziato e monitorato da specialisti con esperienza nel trattamento dell’epilessia o del disturbo bipolare. È fondamentale che i medici prescrittori informino i pazienti maschi del rischio potenziale e discutano con loro l’opportunità di adottare misure contraccettive efficaci. Inoltre, è necessario che il trattamento con valproato sia sottoposto a periodiche revisioni per valutare se rimane l’opzione terapeutica più idonea per il paziente. Nel caso in cui un paziente maschio desideri avere un figlio, è essenziale considerare e discutere alternative terapeutiche più sicure e, se ritenuto appropriato, consultare uno specialista. Ai pazienti è inoltre richiesto di astenersi dalla donazione di sperma durante e per almeno tre mesi dopo la cessazione del trattamento con valproato. Le raccomandazioni fornite dal farmacista hanno lo scopo di integrare e non sostituire il dialogo con il medico curante. In caso di persistenza dei sintomi o dubbi, è imperativo contattare il proprio medico di base o lo specialista di riferimento.

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Giornata mondiale dell’epilessia: verso un futuro senza barriere

Il 12 febbraio 2024 si è tenuta la Giornata mondiale dell’epilessia, giorno in cui l’attenzione è rivolta all’attuazione del Piano d’azione globale intersettoriale sull’epilessia e altri disturbi neurologici (2022-2031), noto come Igap, promosso dall’Organizzazione mondiale della sanità. L’Igap è un percorso strategico di dieci anni volto a potenziare l’approccio di sanità pubblica nei confronti dell’epilessia, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone affette da tale disturbo neurologico. Il piano si articola in due obiettivi globali principali. Il primo mira a incrementare del 50% la copertura dei servizi per l’epilessia entro il 2031, rispetto ai livelli di copertura rilevati nel 2021. Il secondo obiettivo prevede che l’80% dei paesi sviluppi o aggiorni la propria legislazione per promuovere e tutelare i diritti umani delle persone con epilessia entro lo stesso anno.

Lotta contro l’ignoranza sul tema dell’epilessia

Nonostante la presenza di obiettivi ben definiti, la strada verso il loro raggiungimento è ostacolata da numerose complessità. Tra queste, l’alto livello di incomprensioni e pregiudizi che circondano l’epilessia. Tale carenza di informazioni accurate si traduce in uno stigma sociale che porta alla discriminazione delle persone affette da epilessia in diversi ambiti della vita quotidiana, come il lavoro, la scuola e la comunità in generale. La discriminazione ostacola l’assegnazione di risorse adeguate per il trattamento dell’epilessia e il riconoscimento dell’importanza di politiche e programmi specifici.

Condividere esperienze per abbattere le barriere

Per contrastare le problematiche, è fondamentale migliorare la conoscenza sull’epilessia in tutti i settori della società. Si invita pertanto le persone affette da epilessia e i loro caregiver a condividere le proprie esperienze, per educare il pubblico e promuovere una maggiore comprensione della condizione. Attraverso la condivisione di storie personali, si spera di ridurre lo stigma e di incoraggiare un approccio più inclusivo e informato nei confronti dell’epilessia. La Giornata mondiale dell’epilessia del 2024 è stata un’occasione per rinnovare l’impegno verso il miglioramento delle condizioni di vita delle persone con epilessia. Le informazioni fornite in questo articolo sono a scopo informativo e non intendono sostituire il parere del medico curante. In caso di persistenza dei sintomi o per ulteriori consigli, si raccomanda di contattare il proprio medico curante o lo specialista di riferimento.