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La gentilezza fa bene alla salute

L’essere altruisti, mettere il benessere degli altri davanti al proprio senza aspettarsi nulla in cambio, gratifica le persone perché stimola i centri di ricompensa del cervello. Chi fa volontariato, per esempio, “compensa” i propri livelli di stress e migliora eventuali stati depressivi, secondo un recente studio dell’Università del Michigan, USA.

Chi è gentile vive più a lungo.

Fare qualcosa per gli altri, l’essere solidali, aiutare il prossimo può perfino ridurre il rischio di deterioramento cognitivo e aiutarci a vivere più a lungo. Perché? Gli esperti statunitensi dell’Università di Brigham, Utah, spiegano che la gentilezza contribuisce ad alimentare il nostro senso di appartenenza e di comunità, fattore molto importante nella conduzione di una più vita sana, più serena e più lunga.

Dare agli altri ci fa soffrire meno.

Un recente studio dell’Università di Princeton sul rapporto tra altruismo e dolore fisico ha rilevato come le persone in procinto di fare una donazione in denaro fossero meno sensibili a una scossa elettrica di coloro che invece si erano rifiutati di donare. Anzi, più le persone erano convinte che la loro donazione sarebbe stata utile, meno dolore provavano. Lo studio ha dimostrato che le regioni del cervello interessate dallo stimolo del dolore fossero in qualche modo “disattivate” dagli atti di altruismo.

La gentilezza porta alla felicità.

Uno studio britannico ha messo in relazione gli atti di gentilezza al grado di soddisfazione nella vita. I ricercatori inglesi hanno scoperto che l’essere gentili potrebbe aumentare la felicità personale in soli tre giorni. Per constatarlo hanno coinvolto 3 gruppi di volontari assegnando loro compiti diversi: il primo gruppo doveva compiere un’azione gentile ogni giorno, il secondo doveva impegnarsi in una nuova attività, il terzo non doveva fare nulla di diverso dalla propria routine. I risultati dell’esperimento dimostrano che coloro che erano stati gentili ogni giorno e quelli che avevano fatto qualcosa di nuovo erano diventati più felici. E quando si parla di atti di gentilezza valgono davvero tutti: anonimi o pubblici, spontanei o programmati, semplici come un complimento o aprire una porta a qualcuno.

Gentilezza: suggerimenti pratici.

Come praticare, in sintesi, la gentilezza? Per esempio, durante la guida, lasciando spazio all’auto che sta aspettando di immettersi nella nostra corsia. Oppure facendo un complimento sincero a un familiare, a un amico, a un collega. Si può esercitare gentilezza lasciando evaporare rancori e ostilità, perdonando chi ci ha fatto un torto (ammesso che questa scelta non peggiori le cose). Essere gentili significa anche ascoltare un amico che sta attraversando un brutto periodo, senza necessariamente dirgli cosa fare. A volte, basta semplicemente ascoltare per dimostrarsi vicini e gentili. Le opportunità di praticare gentilezza sono pressoché infinite. Fra queste, ultime ma non meno importanti, anche le azioni gentili nei confronti di sé stessi, qualunque cosa ciò significhi per noi.

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Mal di testa: quale può essere la causa del dolore?

Un gruppo di scienziati di Farmacologia Clinica dell’Università di Firenze in collaborazione con il Centro Cefalee dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi ha scoperto che il mal di testa ha sede nel sistema nervoso periferico. Tuttavia i risultati di questa ricerca, pubblicati su Nature Communications, evidenziano come i meccanismi all’origine del dolore periferico siano ancora poco chiari.

I numeri dell’emicrania.

Un miliardo e duecento milioni di persone nel mondo soffrono di emicrania, in particolare le donne dai 15 ai 50 anni. Il mal di testa frequente o cronico condiziona pesantemente la qualità della vita, sia a livello lavorativo che famigliare ed affettivo, al punto che per l’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità è uno dei disturbi più disabilitanti in quella fascia di età.

Perché l’emicrania non colpisce il cervello.

La tesi più diffusa è sempre stata quella di ritenere che il mal di testa avesse origine nel sistema nervoso centrale. “A lungo si è creduto che l’origine dell’emicrania fosse da ricondurre al sistema nervoso centrale – spiega il responsabile scientifico dello studio Pierangelo Geppetti –. Questa convinzione è venuta meno con l’introduzione di farmaci come gli anticorpi monoclonali che, pur non intervenendo sul cervello, si sono rivelati molto efficaci nel bloccare il Calcitonin Gene Related Peptide (CGRP) o il suo recettore. La sede del dolore dell’emicrania doveva essere ricercata altrove”.

Come agisce il mal di testa.

In base agli studi condotti dai ricercatori fiorentini il CGRP – catena di amminoacidi vasodilatatori e veicolo di trasmissione del dolore – agisce all’interno delle cellule di Schwann, ovvero di quello strato cellulare che ricopre e protegge le fibre nervose periferiche. Ed è qui che provocano quel dolore battente e prolungato tipico dell’emicrania, per poche ore o alcuni giorni.

Centri Cefalee ed efficacia delle cure.

Nei Centri Cefalee presenti in tutta Italia l’emicrania viene curata con anticorpi monoclonali anti-CGRP. Nonostante gli ottimi risultati assicurati da simili trattamenti, circa il 30% dei pazienti non ottiene i benefici sperati. Pertanto i ricercatori italiani, insieme a colleghi statunitensi e australiani, stanno studiando una nuova “nanomedicina” più potente di quelle utilizzate finora. Questo progetto apre nuove possibilità (e speranze) di cura a tutti quei pazienti che non rispondo alle cure per l’emicrania attualmente disponibili.

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Piante d’appartamento e benessere mentale

Ricercatori dell’Università di Reading e della Royal Horticultural Society hanno scoperto che piante da interno trascurate, malate o morenti possono avere effetti peggiori sulla salute mentale che il non avere affatto piante in casa. Lo studio, pubblicato sulla rivista Building and Environment, ha verificato l’effetto di 12 piante d’appartamento sul benessere mentale di 502 adulti nel Regno Unito.

Piante d’appartamento e benessere mentale.

Questo studio ha scoperto che le persone si sentivano più sollevate e rilassate intorno a piante che percepivano belle e interessanti. Ad esempio, il Ficus Benjamin, la Calathea e la Monstera Deliciosa sono quelle che hanno riscontrato il maggiore successo, ovvero quelle che hanno avuto gli effetti più positivi sulla psiche dei partecipanti. Le piante dal fogliame palmato ricordavano le vacanze e i momenti felici trascorsi durante le ferie dal lavoro. Quelle con fogliame più morbido e rigoglioso erano considerate esteticamente più belle. Al contrario, le piante malate o trascurate hanno influito negativamente sulla percezione dell’ambiente domestico o di lavoro.

Piante d’appartamento ed estetica.

“La nostra ricerca ha dimostrato che quando si scelgono le piante d’appartamento l’aspetto è importante”, ha affermato Jenny Berger, ricercatrice presso l’Università di Reading e autrice principale dello studio. “Le piante che le persone trovano attraenti e interessanti probabilmente stimoleranno positivamente la loro mente mentre le piante verdi e rigogliose doneranno una preziosa nota di benessere all’ambiente circostante. Per mantenere le piante attraenti e in salute, bisogna scegliere quelle più facilmente gestibili in base al proprio stile di vita e alla propria quotidianità”.

Piante da interno e riduzione dello stress.

Secondo quanto raccolto dai ricercatori inglesi, una pianta di palma trascurata ha fatto sentire i partecipanti significativamente più stressati rispetto a tutte le altre piante. Inoltre, alcuni partecipanti dimostravano segnali d’ansia in presenza di piante dalle foglie danneggiate, poiché le associavano ad insetti, parassiti o altri animali in qualche modo pericolosi e minacciosi anche per se stessi. “Questo studio aggiunge peso all’importante ruolo che le piante d’appartamento possono svolgere nel migliorare la salute mentale e il benessere offerto da un ambiente interno (casa, ufficio,…). Non tutti hanno un giardino, ma la maggior parte di noi può trovare spazio per una pianta d’appartamento”, ha affermato la dott.ssa Tijana Blanusa, scienziata in orticoltura presso la RHS.

Come scegliere le piante d’appartamento.

Quando si tratta di scegliere una pianta da interno, gli esperti raccomandano di scegliere piante che richiedono poca acqua per sopravvivere, come le Zamioculcas_. _In alternativa, si può investire in un contenitore autoirrigante per piante particolarmente assetate come i gigli della pace (Spathiphyllum), in modo da assicurare loro buone condizioni di salute. Altre piante a bassa manutenzione per la casa e l’ufficio includono la lingua della suocera (Sanseveria), una delle piante d’appartamento più forti e facili da gestire (quindi più difficili da trascurare e, in definitiva, da uccidere). La pianta ragno (Clorofito o Clorophytum_)_ è un’altra scelta indicata per gli ambienti interni poiché cresce meglio se esposta indirettamente alla luce, sebbene richieda un’irrigazione regolare.

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Controllo del peso, le strategie per compensare gli eccessi delle Feste

Natale è alle porte e la tradizione impone tavole imbandite a non finire. Trattenersi è quasi impossibile, considerato il clima di festa, la convivialità e le pietanze ricercate che non si mangiano ogni giorno. Per non rovinare un momento gioviale con le preoccupazioni alimentari, è bene elaborare qualche strategia prima di iniziare le feste, così da arrivare preparati per godersi i pranzi e le cene in allegria, senza pentirsi troppo dopo. Le regole fondamentali sono tre: conoscere quello che c’è in tavola, alternare i pasti ricchi con quelli più leggeri e, naturalmente, fare un po’ di movimento tra un pasto e l’altro. Alla fine delle feste, poi, è sempre utile una dieta disintossicante.

Mangiare consapevolmente.

Darsi delle limitazioni in vista dei pasti natalizi non significa stare a dieta. Bisogna solo godersi le portate più sfiziose, rinunciando per esempio ad accompagnarle con grandi quantità di pane o fiumi di alcolici, che contribuiscono da soli a innalzare non poco il conteggio finale delle calorie di un pasto. Altra regola fondamentale è quella di assaggiare tutto, ma in quantità moderata. Solitamente le portate delle feste sono numerose e non ha senso fare il bis di antipasti, sapendo che seguiranno molti altri piatti. Se poi siamo in grado di fare qualche distinzione anche tra le pietanze, evitando quelle troppo ricche a favore di quelle più light, riusciremo senza dubbio ad alzarci da tavola ragionevolmente sazi ma non troppo appesantiti.

Più attenzione tra un pasto e l’altro.

Se proprio non si riesce a trattenersi durante i pasti delle feste, è molto importante impegnarsi a mangiare in modo sano, depurativo e moderato nei giorni che intervallano i pranzi e le cene più importanti. In tal modo si andranno a smaltire gli eccessi senza aggiungere ulteriori calorie. È inoltre sempre raccomandato fare movimento ogni giorno. Passeggiare, correre, fare esercizi o, vista la stagione, sciare per chi ama questo sport e si trova vicino alle piste. Ogni forma di attività contribuisce non solo ad aiutare le lente digestioni dei pasti abbondanti ma anche a bruciare i grassi accumulati, velocizzando il metabolismo anche a favore dei pasti delle feste successive.

Disintossicarsi dopo le Feste.

Quando si riprende la routine quotidiana è utile fare qualche giorno di dieta disintossicante. Mai però compensare le abbuffate con digiuni o diete drastiche. Come spiega la dottoressa Chiara Boscaro, biologa nutrizionista all’Istituto Clinico San Siro, agli Istituti Clinici Zucchi di Monza e alla Smart Clinic di Cesano Boscone (Mi) – saltare i pasti, per compensare il fatto di aver esagerato con le calorie durante le Feste, comporta il rischio di un aumento della fame e di un rallentamento del metabolismo, che va in modalità risparmio energetico. I pasti vanno consumati tutti, a partire dalla prima colazione, importante perché fornisce almeno il 20% delle calorie giornaliere. Non dimentichiamo gli spuntini da consumare poco e spesso nell’arco della giornata come, ad esempio qualche galletta di riso integrale, frutta fresca, yogurt magro, verdura cruda, frutta secca». Tra gli alimenti da preferite per i pasti principali, la dottoressa Boscaro suggerisce pesce azzurro, legumi, frutta e verdura di stagione, alimenti ricchi di potassio come legumi, frutta secca, patate, banane; avocado, in grado di fronteggiare la ritenzione idrica; uova, da consumare 1-2 volte a settimana per il contenuto di vitamina B12. Tassativo poi bere due litri di acqua al giorno.

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Stress da lavoro: che cos’è e quali sono i rischi

Lo stress generato da un’attività lavorativa è la risposta che il nostro organismo esprime quando si presentano richieste e pressioni operative non corrispondenti alle nostre capacità o conoscenze, testando così la nostra abilità ad affrontarle. Eppure questa è solo una delle possibilità in cui lo stress da lavoro può manifestarsi, spesso confondendosi con la pressione o la sfida esercitata da superiori e colleghi nei nostri confronti.

Quando la pressione diventa stress sul posto di lavoro.

La pressione sul posto di lavoro è pressoché inevitabile, dati i ritmi e le dinamiche in essere in qualsiasi luogo di lavoro ci si trovi ad operare. La pressione percepita come accettabile può perfino agire come leva incentivante e motivante a fare sempre meglio, a fare di più. Tuttavia, quando quella pressione diventa un peso eccessivo, soffocante o ingestibile, degenera in stress da lavoro. Forma di stress, quello da lavoro, che, se non arginato in tempo, può danneggiare la salute al pari delle prestazioni lavorative dell’individuo.

Cause dello stress da lavoro.

Lo stress da lavoro può dipendere da una cattiva organizzazione del lavoro, da un’inefficace gestione dei processi aziendali, da condizioni lavorative insoddisfacenti, da una mancanza di supporto da parte di colleghi e figure manageriali, dalla scarsa possibilità di scelta, ecc. Al contrario, è meno probabile che i lavoratori soffrano di stress lavorativo se le richieste e le pressioni esercitate nei loro confronti sono adeguate alle loro conoscenze e capacità, se hanno un margine di controllo sul loro operato e sul modo in cui lavorano, se ricevono sostegno da parte degli altri e se possono partecipare alle decisioni che riguardano la loro mansione.

Stress da lavoro: fattori di rischio connessi alla mansione.

I rischi correlati allo stress da lavoro si possono suddividere tra quelli connessi all’attività svolta e quelli collegati al contesto in cui si opera. I primi concernono aspetti come la monotonia, la sotto-stimolazione, la mancanza di significato dei compiti svolti, e così via. Sono rischi che comprendono anche il carico di lavoro e il ritmo con cui lo si svolge (troppo o troppo poco da fare, lavoro sotto pressione,…). Altri fattori di rischio possono interessare gli orari (turni severi o poco flessibili, turni troppo lunghi, turni imprevedibili, turni male organizzati).

Stress da lavoro: fattori di rischio connessi al contesto.

Il contesto lavorativo nel quale si è inseriti può produrre stress se, a lungo andare per esempio, sfumano le opportunità di crescita professionale, di sviluppo della propria carriera, di un miglioramento del proprio status e della retribuzione. Se, ancora, si manifestano chiari segnali di incertezza del proprio posto di lavoro, di impossibilità di essere promossi o di ricevere un premio produzione, oppure di ricevere riconoscimenti adeguati. Il contesto lavorativo generatore di stress può riguardare anche il valore sociale della professione svolta, il regime di pagamento (a cottimo, per esempio), un sistema di valutazione delle prestazioni poco chiaro o iniquo, l’essere poco o eccessivamente qualificati per svolgere una certa mansione.

Rapporti interpersonali e stress da lavoro.

Nel ventaglio delle cause all’origine di una condizione di stress da lavoro rientrano altresì i rapporti interpersonali (supervisione inadeguata, sconsiderata o poco solidale, cattivi rapporti con i colleghi, bullismo, molestie, violenze, isolamento forzato, ecc.). Talvolta a ciò si aggiunge una pessima comunicazione interna aziendale, l’assenza o la scarsità di leadership, un certo autoritarismo delle figure quadro, l’assenza di regole comportamentali, la mancanza di obiettivi e strategie chiari. Infine, ma non meno importante, nell’insorgere di stress da lavoro può pesare il difficile bilanciamento tra vita privata e vita professionale, laddove emergano situazioni di forte disequilibrio tra le due sfere, ignorate o mal supportate dall’azienda.