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Malattie croniche, i litigi peggiorano i sintomi

“Mens sana in corpore sano”, dicevano i latini. Ma da oggi è vero anche il contrario: avere buone relazioni sociali (mens sana) influenza positivamente anche la salute e la forma fisica. È quanto emerso da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Annals of Behavioral Medicine, rilanciato da Ansa Salute.
Quante volte litighiamo o siamo in collera con il partner? Se in passato precedenti studi avevano dimostrato una relazione tra soddisfacimento a seguito del matrimonio e migliore salute, in questo è stato dimostrato il contrario. I ricercatori del Penn State Center for Healthy Aging hanno infatti dimostrato che un cattivo umore può avere ripercussioni fisiche, peggiorando sintomi di patologie croniche come l’artrite o il diabete.
Sono stati considerati i dati relativi a due gruppi di partecipanti, il primo di 145 persone affette da osteoartrite al ginocchio e rispettivi coniugi, il secondo di 129 persone affette da diabete di tipo 2 e rispettivi coniugi. In entrambe i casi i partecipanti hanno descritto per 22 e 24 giorni dettagliatamente i loro stati quotidiani di salute, tenendo un diario, compresi stati d’animo e condizioni di salute in generale.
Ebbene, il dato che è emerso è che in tutti e due i gruppi l’umore peggiore era associato ad una maggiore tensione con il partner, che di conseguenza portava un peggioramento dei sintomi e un maggior dolore. Nel caso dell’artrite non solo nel giorno stesso, ma anche nel giorno successivo.
I ricercatori hanno concluso quindi che avere un buon umore, a parità di problemi, e guardare oltre la malattia, porta un impatto positivo sullo stato di salute.

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Obesità e sviluppo del QI, studio evidenzia possibile correlazione

L’obesità di una madre in gravidanza può influenzare gli anni di sviluppo del suo bambino. È quanto scoperto da un team di ricercatori di nutrizione e salute ambientale presso l’Università del Texas ad Austin e la Columbia University. Nel dettaglio, i ricercatori hanno trovato abilità motorie compromesse nei bambini in età prescolare e QI inferiore nella mezza infanzia per i ragazzi le cui madri erano gravemente in sovrappeso in attesa di loro. Il gruppo di lavoro ha studiato 368 madri e i loro bambini, tutti provenienti da circostanze economiche e quartieri simili, durante la gravidanza e quando i bambini avevano 3 e 7 anni.
All’età di 3 anni, i ricercatori hanno misurato le capacità motorie dei bambini e hanno scoperto che l’obesità materna durante la gravidanza era fortemente associata a minori capacità motorie nei ragazzi. All’età di 7 anni gli studiosi hanno nuovamente analizzato i bambini e scoperto che i ragazzi le cui madri erano in sovrappeso o obese in gravidanza avevano punteggi di 5 o più punti in meno nei test del QI su larga scala, rispetto ai ragazzi le cui madri avevano avuto un peso normale. Non è chiaro il motivo per cui l’obesità in gravidanza potrebbe colpire un bambino in un secondo momento, anche se ricerche precedenti hanno trovato collegamenti tra la dieta di una madre e lo sviluppo cognitivo, come punteggi più alti di QI nei bambini le cui madri hanno più di alcuni acidi grassi trovati nei pesci.

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Farmaci a base di domperidone, le informazioni per una migliore sicurezza

Il domperidone è un principio attivo presente in vari farmaci usati per attenuare i sintomi di nausea, vomito, gonfiore dello stomaco, dolori addominali e rigurgito gastro-intestinale. Può essere usato negli adulti, ma, con le dovute accortezze e limitazioni, anche dai bambini per alleviare nausea e vomito. In una nota diramata il 2 maggio 2019, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), autorità che in Italia ha varie finalità tra cui quella di verificare la sicurezza dei farmaci, ha rinnovato la necessità di avere massima attenzione nell’uso del domperidone. Ciò per minimizzare i possibili rischi cardiaci. Nella stessa comunicazione, l’Aifa ha ricordato che i farmaci a base del principio attivo domperidone non possono essere usati nei bambini al di sotto dei 12 anni o di peso inferiore ai 35 kg.
Nello specifico, «l’uso di domperidone è associato ad un aumento del rischio di eventi avversi cardiaci gravi, tra cui prolungamento dell’intervallo QTc, torsioni di punta, grave aritmia ventricolare e morte cardiaca improvvisa». Tutti i medicinali contenenti domperidone, si legge nella nota, «sono controindicati nei pazienti con insufficienza epatica da moderata a grave, nei pazienti che presentano un prolungamento noto degli intervalli nel sistema di conduzione cardiaco (QTc in particolare) e nei pazienti con disturbi elettrolitici significativi o malattie cardiache quali ad esempio l’insufficienza cardiaca congestizia, in caso di somministrazione concomitante dei farmaci che inducono il prolungamento del QT», ed infine «in caso di somministrazione concomitante di potenti inibitori di CYP3A4 (a prescindere dai relativi effetti di prolungamento del QT)».
Per questo motivo, evidenzia l’Aifa, «Domperidone deve essere usato alla minima dose efficace per il minor tempo possibile. La durata massima del trattamento solitamente non deve eccedere una settimana». Per quanto concerne la somministrazione nei bambini, l’Aifa ha ribadito che «a seguito di nuove evidenze sull’uso di domperidone in pediatria, l’indicazione nei bambini di età inferiore a 12 anni o peso inferiore a 35 kg è stata eliminata» e che «il rapporto beneficio/rischio di domperidone rimane positivo per alleviare i sintomi di nausea e vomito negli adulti e adolescenti a partire dai 12 anni di età e dai 35 kg di peso».
Parte delle informazioni contenute in questo articolo sono un estratto delle informazioni riservate agli operatori sanitari, tra cui medico e farmacista. Ne consegue che la terminologia utilizzata potrebbe essere di non semplice comprensione ad un pubblico che cerca informazioni in rete e che si imbatte in questo articolo attraverso un motore di ricerca. Per questo motivo, si raccomanda in ogni caso di consultare il medico di medicina generale o il farmacista di fiducia qualora si avessero dubbi in merito. In ogni caso, non bisogna assumere mai farmaci prescritti ad altri familiari, già presenti nell’armadio dei farmaci domestico. Infine, è bene ricordare che non è possibile assumere farmaci senza che il medico abbia dato il proprio consenso. Con riferimento alla nota diramata, è disponibile la versione integrale sul sito ufficiale dell’Aifa al link www.aifa.gov.it.

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Mal di gola e raffreddore, i consigli per la prevenzione

Con l’ingresso nella stagione invernale ci si avvicina anche al picco di freddo tipicamente previsto nella maggior parte delle località italiane. A causa dell’abbassamento delle temperature, tuttavia, è più facile essere esposti a mal di gola e raffreddore che se non presi per tempo potrebbero costituire un fastidio di non facile risoluzione. Ciò soprattutto in presenza di eventuali complicazioni o problemi di salute già presenti. Circa 6 milioni di italiani saranno colpiti da influenza. Mentre, 8 milioni contagiati da virus parainfluenzali. Nell’ottica di prevenzione, Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione che fa parte di Federchimica, ha diramato una serie di consigli utili ad evitare mal di gola e raffreddore.
A fornire informazioni in merito è Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore del Dipartimento di scienze biomediche per la salute presso l’Università degli studi di Milano e direttore sanitario dell’Istituto Ortopedico Galeazzi. Nel dettaglio, l’esperto sottolinea che «un consiglio semplice quanto valido per evitare mal di gola e raffreddore è senz’altro quello di proteggere sempre gola e naso quando ci si trova all’esterno, soprattutto in caso di sbalzi di temperatura, e in luoghi caldo-umidi e affollati, come negozi, locali e mezzi pubblici». Dunque, «ricordarsi – suggerisce Pregliasco – di lavare spesso le mani e vestirsi a cipolla, proprio per adattarsi velocemente a sbalzi repentini di temperatura».
«Anche il fumo andrebbe abolito – puntualizza l’esperto -. Tra le numerose controindicazioni del fumo per la nostra salute, va ricordato che la sigaretta ha un’azione irritante diretta sulle alte vie respiratorie, rendendole più facilmente vulnerabili e soggette all’insorgenza di infiammazioni». E ancora, «oltre agli sbalzi di temperatura, che mettono a dura prova il meccanismo di difesa delle mucose nasali dall’attacco dei virus presenti nell’aria, anche l’affollamento di mezzi pubblici e negozi rappresenta un potenziale pericolo per la nostra salute. Il classico mal di gola, infatti, è legato alla faringite ovvero a un’infiammazione che per lo più ha origine virale».

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Diabete gestazionale e fumo, ricercatori evidenziano possibile correlazione

Il fumo durante la gravidanza è uno dei fattori di rischio più significativi per scarsi esiti della gravidanza. Nei soli Stati Uniti, il 10,7% di tutte le donne fuma durante la gravidanza o è esposto al fumo passivo. In tal modo, le future mamme mettono i loro bambini a un rischio più elevato di parto prematuro, basso peso alla nascita e ritardi nello sviluppo rispetto alle loro controparti non fumatori. Un gruppo di ricerca internazionale guidato dal Dott. Yael Bar-Zeev presso la Braun School of Health Health and Community Medicine dell’Università di Gerusalemme, in collaborazione con il Dr. Haile Zelalem e la Professoressa Ilana Chertok dell’Università dell’Ohio, ha messo in luce che fumare durante la gravidanza può anche aumentare il rischio di una donna di sviluppare il diabete mellito gestazionale. Il diabete gestazionale porta a maggiori rischi di gravidanza e complicazioni alla nascita come macrosomia (bambini più grandi della media) e parto cesareo.
Per questo studio, i ricercatori hanno esaminato 222.408 donne che hanno partorito nel periodo 2009-2015, di cui 12.897 (5,3%) sono state diagnosticati con diabete gestazionale. Ebbene, hanno scoperto che le donne in gravidanza che fumano lo stesso o un più elevato numero di sigarette al giorno, rispetto a prima della gravidanza, hanno quasi il 50% in più di probabilità di sviluppare diabete gestazionale. Le donne in gravidanza che riducono il numero di sigarette hanno ancora un rischio superiore del 22% rispetto alle donne che non hanno mai fumato o che hanno smesso di fumare due anni prima di rimanere incinta.