Il domperidone è un principio attivo presente in vari farmaci usati per attenuare i sintomi di nausea, vomito, gonfiore dello stomaco, dolori addominali e rigurgito gastro-intestinale. Può essere usato negli adulti, ma, con le dovute accortezze e limitazioni, anche dai bambini per alleviare nausea e vomito. In una nota diramata il 2 maggio 2019, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), autorità che in Italia ha varie finalità tra cui quella di verificare la sicurezza dei farmaci, ha rinnovato la necessità di avere massima attenzione nell’uso del domperidone. Ciò per minimizzare i possibili rischi cardiaci. Nella stessa comunicazione, l’Aifa ha ricordato che i farmaci a base del principio attivo domperidone non possono essere usati nei bambini al di sotto dei 12 anni o di peso inferiore ai 35 kg.
Nello specifico, «l’uso di domperidone è associato ad un aumento del rischio di eventi avversi cardiaci gravi, tra cui prolungamento dell’intervallo QTc, torsioni di punta, grave aritmia ventricolare e morte cardiaca improvvisa». Tutti i medicinali contenenti domperidone, si legge nella nota, «sono controindicati nei pazienti con insufficienza epatica da moderata a grave, nei pazienti che presentano un prolungamento noto degli intervalli nel sistema di conduzione cardiaco (QTc in particolare) e nei pazienti con disturbi elettrolitici significativi o malattie cardiache quali ad esempio l’insufficienza cardiaca congestizia, in caso di somministrazione concomitante dei farmaci che inducono il prolungamento del QT», ed infine «in caso di somministrazione concomitante di potenti inibitori di CYP3A4 (a prescindere dai relativi effetti di prolungamento del QT)».
Per questo motivo, evidenzia l’Aifa, «Domperidone deve essere usato alla minima dose efficace per il minor tempo possibile. La durata massima del trattamento solitamente non deve eccedere una settimana». Per quanto concerne la somministrazione nei bambini, l’Aifa ha ribadito che «a seguito di nuove evidenze sull’uso di domperidone in pediatria, l’indicazione nei bambini di età inferiore a 12 anni o peso inferiore a 35 kg è stata eliminata» e che «il rapporto beneficio/rischio di domperidone rimane positivo per alleviare i sintomi di nausea e vomito negli adulti e adolescenti a partire dai 12 anni di età e dai 35 kg di peso».
Parte delle informazioni contenute in questo articolo sono un estratto delle informazioni riservate agli operatori sanitari, tra cui medico e farmacista. Ne consegue che la terminologia utilizzata potrebbe essere di non semplice comprensione ad un pubblico che cerca informazioni in rete e che si imbatte in questo articolo attraverso un motore di ricerca. Per questo motivo, si raccomanda in ogni caso di consultare il medico di medicina generale o il farmacista di fiducia qualora si avessero dubbi in merito. In ogni caso, non bisogna assumere mai farmaci prescritti ad altri familiari, già presenti nell’armadio dei farmaci domestico. Infine, è bene ricordare che non è possibile assumere farmaci senza che il medico abbia dato il proprio consenso. Con riferimento alla nota diramata, è disponibile la versione integrale sul sito ufficiale dell’Aifa al link www.aifa.gov.it.
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Il servizio informativo per i pazienti del centro “L’Incontro” a Teano (CE).
Con l’ingresso nella stagione invernale ci si avvicina anche al picco di freddo tipicamente previsto nella maggior parte delle località italiane. A causa dell’abbassamento delle temperature, tuttavia, è più facile essere esposti a mal di gola e raffreddore che se non presi per tempo potrebbero costituire un fastidio di non facile risoluzione. Ciò soprattutto in presenza di eventuali complicazioni o problemi di salute già presenti. Circa 6 milioni di italiani saranno colpiti da influenza. Mentre, 8 milioni contagiati da virus parainfluenzali. Nell’ottica di prevenzione, Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione che fa parte di Federchimica, ha diramato una serie di consigli utili ad evitare mal di gola e raffreddore.
A fornire informazioni in merito è Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore del Dipartimento di scienze biomediche per la salute presso l’Università degli studi di Milano e direttore sanitario dell’Istituto Ortopedico Galeazzi. Nel dettaglio, l’esperto sottolinea che «un consiglio semplice quanto valido per evitare mal di gola e raffreddore è senz’altro quello di proteggere sempre gola e naso quando ci si trova all’esterno, soprattutto in caso di sbalzi di temperatura, e in luoghi caldo-umidi e affollati, come negozi, locali e mezzi pubblici». Dunque, «ricordarsi – suggerisce Pregliasco – di lavare spesso le mani e vestirsi a cipolla, proprio per adattarsi velocemente a sbalzi repentini di temperatura».
«Anche il fumo andrebbe abolito – puntualizza l’esperto -. Tra le numerose controindicazioni del fumo per la nostra salute, va ricordato che la sigaretta ha un’azione irritante diretta sulle alte vie respiratorie, rendendole più facilmente vulnerabili e soggette all’insorgenza di infiammazioni». E ancora, «oltre agli sbalzi di temperatura, che mettono a dura prova il meccanismo di difesa delle mucose nasali dall’attacco dei virus presenti nell’aria, anche l’affollamento di mezzi pubblici e negozi rappresenta un potenziale pericolo per la nostra salute. Il classico mal di gola, infatti, è legato alla faringite ovvero a un’infiammazione che per lo più ha origine virale».
Il fumo durante la gravidanza è uno dei fattori di rischio più significativi per scarsi esiti della gravidanza. Nei soli Stati Uniti, il 10,7% di tutte le donne fuma durante la gravidanza o è esposto al fumo passivo. In tal modo, le future mamme mettono i loro bambini a un rischio più elevato di parto prematuro, basso peso alla nascita e ritardi nello sviluppo rispetto alle loro controparti non fumatori. Un gruppo di ricerca internazionale guidato dal Dott. Yael Bar-Zeev presso la Braun School of Health Health and Community Medicine dell’Università di Gerusalemme, in collaborazione con il Dr. Haile Zelalem e la Professoressa Ilana Chertok dell’Università dell’Ohio, ha messo in luce che fumare durante la gravidanza può anche aumentare il rischio di una donna di sviluppare il diabete mellito gestazionale. Il diabete gestazionale porta a maggiori rischi di gravidanza e complicazioni alla nascita come macrosomia (bambini più grandi della media) e parto cesareo.
Per questo studio, i ricercatori hanno esaminato 222.408 donne che hanno partorito nel periodo 2009-2015, di cui 12.897 (5,3%) sono state diagnosticati con diabete gestazionale. Ebbene, hanno scoperto che le donne in gravidanza che fumano lo stesso o un più elevato numero di sigarette al giorno, rispetto a prima della gravidanza, hanno quasi il 50% in più di probabilità di sviluppare diabete gestazionale. Le donne in gravidanza che riducono il numero di sigarette hanno ancora un rischio superiore del 22% rispetto alle donne che non hanno mai fumato o che hanno smesso di fumare due anni prima di rimanere incinta.
Sono circa venti i professionisti sanitari che a breve, in aggiunta a quelli attuali, dovranno comunicare al Sistema tessera sanitaria i dati relativi alle spese sanitarie, per l’elaborazione della dichiarazione dei redditi precompilata. Ciò dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze del 22 novembre 2019. Nello specifico, dovranno effettuare l’invio gli iscritti all’albo della professione sanitaria di tecnico sanitario di laboratorio biomedico, tecnico audiometrista, tecnico audioprotesista, tecnico ortopedico, dietista, tecnico di neurofisiopatologia, tecnico fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, igienista dentale, fisioterapista, logopedista, podologo, ortottista e assistente di oftalmologia, terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, tecnico della riabilitazione psichiatrica, terapista occupazionale, educatore professionale, tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, assistente sanitario, ed infine gli iscritti all’albo dei biologi.
Ne consegue che, alla luce di quanto evidenziato, dopo l’erogazione della prestazione il professionista sanitario, al momento del rilascio della ricevuta, sarà tenuto anche all’invio dei al sistema predisposto dal ministero. Tali informazioni verranno poi raccolte ed aggregate nell’apposita piattaforma presente sul portale dell’Agenzia delle entrate, ove il contribuente potrà, solo o mediante delega, verificare i dati inseriti, al fine di confermarli in via definitiva. È utile sottolineare che l’invio dei dati delle spese sanitarie degli esercenti professioni sanitarie appena pubblicati in Gazzetta ufficiale si aggiunge a quello delle attività che ad oggi inviano ai fini dell’elaborazione della dichiarazione dei redditi. Più nel dettaglio, le aziende sanitarie locali, le aziende ospedaliere, gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, i policlinici universitari, le farmacie, pubbliche e private, i presidi di specialistica ambulatoriale, le strutture per l’erogazione delle prestazioni di assistenza protesica e di assistenza integrativa, gli altri presidi e strutture accreditati per l’erogazione dei servizi sanitari e gli iscritti all’albo dei medici chirurghi e degli odontoiatri, nonché le strutture autorizzate per l’erogazione dei servizi sanitari e non accreditate.
Le persone che consumano molto latte, formaggio e yogurt, potrebbero non vivere più a lungo di quelle che non lo fanno. È il risultato di un reente studio pubblicato sulla rivista BMJ, edita dalla British medical association. I ricercatori hanno esaminato i dati sul consumo totale di prodotti lattiero-caseari per oltre 168.000 donne e oltre 49.000 uomini senza alcuna storia di cancro o malattie cardiache. Durante circa tre decenni di osservazione, 51.438 persone sono morte. Ebbene, rispetto alle persone con il consumo lattiero-caseario totale più basso – una media di 0,8 porzioni al giorno – coloro che consumavano più latticini – una media di 4,2 porzioni al giorno – avevano il 7% di probabilità in più di morire durante il periodo di studio. Inoltre, coloro che consumavano una o tre porzioni al giorno, invece, avevano probabilità di sopravvivenza simili a quelle che consumavano la minima quantità di latte. «L’assunzione totale di prodotti lattiero-caseari – spiega Ming Ding, principale autore dello studio – non è stata associata a un minor rischio di mortalità totale». Infine, «gli effetti sulla salute dei prodotti lattiero-caseari – evidenzia Ding – potrebbero dipendere dagli alimenti di confronto utilizzati per sostituire i prodotti lattiero-caseari».