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Stress e salute, in Italia ne soffre il 90% degli uomini

Il lavoro, ma anche l’evoluzione sociale, i nuovi stili di vita ed il ruolo dell’uomo all’interno della famiglia, sono parte della causa dei disturbi di salute derivanti dallo stress sofferto dal 90% degli uomini in Italia. A dimostrare questa condizione è uno studio condotto dall’Associazione nazionale farmaci di automedicazione (Assosalute), presentato alla vigilia della festa del papà, che evidenzia come il 90% degli uomini italiani soffre di un qualche disturbo di salute derivato dallo stress.
«L’attività a cui gli uomini dedicano la maggior parte delle energie – si legge nel rapporto – è senza dubbio il lavoro (56%), seguito da famiglia e figli (52%) e vita di coppia (46%), mentre al tempo libero e all’esercizio fisico vengono dedicate le energie residuali. Inoltre, la maggioranza degli uomini dichiara che se potesse cambiare la gestione del proprio tempo, lo dedicherebbe agli affetti: il 64% alla vita di coppia, il 61% a figli e famiglia, ma anche ad attività culturali e relax (60%). A differenza di quanto si potrebbe pensare, anche le donne confermano totalmente questa visione e riconoscono come gli uomini dedichino la maggior parte del tempo al lavoro anche se vorrebbero passarne di più con i propri cari».
Inoltre, spiega il rapporto, «uomini e donne non hanno dubbi anche su quale sia la maggiore fonte di stress per gli uomini: il lavoro. Per 6 uomini su 10 l’attività lavorativa è la principale causa di stress e disturbi, situazione che si protrae fino alla pensione». Venendo ai dati, «tra gli uomini intervistati, sono proprio ansia e nervosismo (45,5%), seguiti da tensioni muscolari (36,2%), mal di testa (34,1%) e disturbi del sonno (27,3%), i disturbi più indicati». Disturbi risolvibili non solo con i farmaci, ma con il cambiamento degli stili di vita alla base di queste condizioni.

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Apnea notturna, se presente può dare problemi di memoria

L’apnea notturna è una condizione che si verifica quando il respiro di una persona viene interrotto durante il sonno. Essa si verifica quando i muscoli delle vie aeree superiori collassano durante il sonno, bloccando le vie aeree in prossimità delle corde vocali. Si stima che più di 936 milioni di persone in tutto il mondo siano colpite da questa condizione. Tale problematica, oltre a deteriorare la qualità del sonno, può causare in coloro che ne soffrono un’eccessiva sonnolenza diurna. In aggiunta a ciò, una nuova ricerca ha dimostrato che le persone con apnea del sonno hanno maggiori difficoltà nel ricordare i dettagli dei ricordi delle loro vite, rendendoli potenzialmente vulnerabili alla depressione, sebbene non sia del tutto chiaro in che modo questi problemi siano collegati allo sviluppo della malattia.
Lo studio, pubblicato sul Journal of International Neuropsychology Society, ha esaminato in che modo la condizione dell’apnea notturna colpisce la memoria autobiografica, scoprendo che le persone con apnea ostruttiva del sonno non trattata hanno avuto problemi nel ricordare dettagli specifici della loro vita. La ricerca ha esaminato il ricordo della memoria semantica, ovvero quella relativa a fatti e concetti tratti dalla storia personale, come i nomi degli tuoi insegnanti scolastici, e la memoria episodica, riferita ad eventi o episodi, come il primo giorno di scuola superiore. Ebbene, mentre le persone con apnea ostruttiva del sonno hanno faticato a ricordare la memoria semantica, quella episodica è stata preservata. Ciò è probabilmente dovuto al loro sonno frammentato. In questi termini, la ricerca ha dimostrato che un buon sonno è essenziale per il consolidamento della memoria autobiografica semantica.

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Tiocolchicoside, l’Aifa: «Non va usato da donne in gravidanza o in allattamento, o potenzialmente fertili»

I medicinali a base di tiocolchicoside sono comunemente usati, soli o in associazione, per il trattamento delle contratture muscolari, grazie all’effetto miorilassante. Questi farmaci, se assunti per bocca o mediante iniezione, potrebbero provocare dei rischi della salute a causa del potenziale rischio di genotossicità, nelle donne in gravidanza, in allattamento o potenzialmente fertili, a meno che adottino metodi contraccettivi efficaci. A rendere noti questi dettagli è una nota informativa diramata dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e dall’Agenzia europea dei medicinali (Ema), in accordo con le aziende produttrici dei farmaci contenenti tiocolchicoside.
In proposito, le agenzie spiegano che «i risultati preclinici hanno mostrato un rischio di genotossicità associato all’uso sistemico di giocolchicoside, vale a dire per la soluzione iniettabile per uso intramuscolare, le capsule rigide e le compresse orodispersibili». Pertanto, evidenziano le autorità, «l’uso di tiocolchicoside è controindicato e non deve essere prescritto a donne in gravidanza o in allattamento, e a donne potenzialmente fertili, a meno che adottino metodi contraccettivi efficaci». Inoltre, «le donne potenzialmente fertili devono essere attentamente allertate della necessità di una contraccezione efficace durante l’assunzione del medicinale, così da evitare una gravidanza e qualsiasi conseguente rischio per il feto». Aifa ed Ema sottolineano in aggiunta che gli operatori sanitari non possono prescrivere tali farmaci agli adulti ed adolescenti al di sotto dei 16 anni, ed il loro uso per via sistemica «è limitato al trattamento adiuvante a breve termine di contratture muscolari dolorose nelle patologie acute della colonna vertebrale negli adulti e negli adolescenti dai 16 anni in poi».
Infine, quando consentito, «le dosi massime giornaliere e la durata del trattamento raccomandate devono essere rispettate, ovvero 16 mg al giorno fino a 7 giorni per l’uso orale e 8 mg al giorno per un massimo di 5 giorni per via intramuscolare». Le informazioni contenute in questo articolo possono essere consultate direttamente sul sito ufficiale dell’Agenzia italiana del farmaco, al link www.aifa.gov.it. In ogni caso, prima di somministrare questi farmaci, magari già presenti nell’armadietto dei medicinali a casa, è bene chiedere sempre supporto al proprio farmacista di fiducia o al medico di famiglia. In ogni caso, è assolutamente sconsigliato somministrare farmaci in maniera del tutto volontaria ed autonoma, se questi non sono stati preventivamente prescritti dal medico.

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Social card (carta acquisti), rinnovata convenzione per il 2019

Come è noto, la Social card (carta acquisti), consente all’utilizzatore di poter fruire di benefici aggiuntivi a seconda degli esercizi convenzionati. Con riferimento alle farmacie, quelle espongono la relativa vetrofania, vale a dire quelle le oltre 5.000 in Italia che hanno attivato la possibilità di ricevere i pagamenti anche attraverso la Social card, concedono all’utente una serie di benefici agli utilizzatori della carta. Nello specifico, come specificato dal ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), «ai titolari della Carta Acquisti è riconosciuto dalle farmacie convenzionate che supportano il programma uno sconto del 5 percento». Tale sconto, si legge, «è riconosciuto solo per acquisti effettuati esclusivamente mediante la Carta Acquisti e non è applicabile all’acquisto di specialità medicinali o per il pagamento di ticket sanitari».
Pertanto, «le farmacie, se attrezzate in tal senso, assicurano ai beneficiari della Carta Acquisti che effettuano un acquisto di qualsiasi importo mediante la Carta medesima, la misurazione gratuita della pressione arteriosa e/o del peso corporeo». In aggiunta a ciò, il ministero specifica che «lo sconto è cumulabile con altre iniziative promozionali o sconti applicati in favore della generalità della clientela, nonché con quelle del medesimo genere garantite ai titolari di carte fedeltà rilasciate dai negozi stessi (es. dai supermercati)». Infine, «a seconda dei negozi, lo sconto può essere riconosciuto tramite deduzione immediata dal conto di spesa, oppure riconoscendo un “buono” utilizzabile per effettuare acquisti».

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Studio: «Le statine incrementano il rischio di diabete»

Come è noto, le statine sono quei farmaci che inibiscono la sintesi del colesterolo endogeno. Essi sono usati per il trattamento di diversi tipi di ipercolesterolemia, oltre che per la prevenzione di danni cardio-cerebro-vascolari causati dall’aterosclerosi, nei soggetti a rischio, ed in tutti quei soggetti che hanno avuto un evento come infarto o ictus. Una recente analisi pubblicata sul British Journal of Clinical Pharmacology ha evidenziato che le persone che assumono statine possono essere a maggior rischio di sviluppare alti livelli di zucchero nel sangue, quindi insulino-resistenza ed infine diabete di tipo 2, detto anche diabete mellito non insulino-dipendente. L’analisi ha esaminato i dati provenienti da 9.535 individui di età superiore a 45 anni che erano esenti dal diabete all’inizio dello studi.
Ebbene, rispetto ai partecipanti che non hanno mai usato le statine, coloro che hanno usato le statine tendevano ad avere concentrazioni più elevate di insulina a digiuno e a sviluppare resistenza all’insulina. Inoltre, i partecipanti che hanno usato le statine hanno avuto un rischio maggiore del 38% di sviluppare il diabete di tipo 2 durante lo studio. Questo rischio era più evidente nei soggetti con compromissione del bilancio glicemico e in individui sovrappeso/obesi. «Tali risultati – spiega Bruno Stricker, principale autore dello studio del Erasmus Medical Centre, in Olanda – suggeriscono che nei pazienti che iniziano la terapia con statine, strategie preventive come il controllo della glicemia e la perdita di peso possono essere giustificate per ridurre al minimo il rischio di diabete».