Sono molti gli italiani che soffrono di disturbi alimentari: anoressia e bulimia, solo per citare quelli più conosciuti. Fino a qualche decennio fa, queste patologie riguardavano esclusivamente giovani ragazze che sognavano di intraprendere un percorso professionale nel mondo della moda o che non si sentivano a proprio agio in un corpo burroso e femminile. Da un po’ di tempo, il concetto di “magrezza a tutti i costi” è stato stravolto. Bisogna essere perfetti, senza un filo di grasso, muscolosi e perennemente allenati. Il prezzo da pagare può essere molto alto e non è raro che i cosiddetti disturbi alimentari, al giorno d’oggi, riguardino anche gli uomini. E, purtroppo, spesso addirittura i bambini. I modelli valoriali sbagliati, trasmessi soprattutto dai media e dal gruppo dei pari, hanno abbassato notevolmente le difese dei più giovani, che non hanno gli strumenti per difendersi dalle minacce che arrivano sotto molteplici fronti e che vengono assorbite senza avere la possibilità di difendersi, contrastare o rigettare modelli ormai quasi universalmente condivisi e accettati. Ma che, allo stesso modo, sono estremamente pericolosi e possono trasformarsi in serie patologie, difficili da curare per la delicatezza con cui vanno affrontate e per la difficoltà di un rapido riconoscimento delle stesse.Cosa fare dunque, per correre ai ripari e far rientrare un allarme che è diventato a dir poco preoccupante? Il primo passo è stato compiuto dal ministero della Salute, che, istituendo il cosiddetto codice lilla, permetterà all’interno delle strutture di pronto soccorso di indirizzare al meglio i pazienti che soffrono di quella che è stata definita una vera e propria epidemia sociale, che potrebbe diventare nel giro di poco tempo, un’emergenza sanitaria. Il tavolo di lavoro, insediato in seno al ministero della Salute, ha dunque elaborato un duplice documento, rivolto a due tipi di utenze differenti, sulle “Raccomandazioni per interventi in Pronto Soccorso per un Codice Lilla” e le “Raccomandazioni per i familiari”. Il primo documento è stato redatto per coloro che lavorano nelle strutture di pronto soccorso e che, pertanto, si pongono come i primi operatori che vengono a contatto con persone affette da disturbi alimentari. Il secondo testo vuole, invece, aiutare i familiari dei pazienti, per supportarli nel percorso di cura e guarigione e per informarli su quanto sta accadendo, a livello pratico, ai loro cari. Questa guida appare particolarmente utile proprio per la valenza di supporto al cittadino, che può ricevere gli strumenti adeguati per affrontare un percorso certamente accidentato, ma di possibile risoluzione.
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Il servizio informativo per i pazienti del centro “L’Incontro” a Teano (CE).
Ultimamente parlare di vaccini è come attraversare un campo minato: i dibattiti su questo tema avvengono spesso con toni molto accesi e le argomentazioni a favore e contro disorientano tanti genitori e tante persone che cercano di farsi un’idea su un tema così attuale quanto delicato. E’ vero che le vaccinazioni possono essere fatali? O che possono essere responsabili dell’autismo? O che i vaccini contengono il mercurio, pericoloso per la salute? Per rispondere a queste e a tante altre domande è stato redatto l’opuscolo “Vaccini – un vademecum contro la disinformazione”. «Nato dalla collaborazione tra Siti Apulo Lucana, Osservatorio Epidemiologico Regione Puglia, Società Italiana di Pediatria, Federazione Italiana Medici Pediatri e Associazione Culturale Pediatri, il vademecum – come riportato sul portale SIP – contiene al suo interno tutte le informazioni necessarie per rispondere univocamente sulla base di argomentazioni scientifiche alle 58 domande diffuse dagli antivaccinisti nei centri vaccinali». L’opuscolo contiene anche tanti riferimenti scientifici e referenze bibliografiche da leggere per potersi informare sul tema con la dovuta completezza.
Il testo integrale del documento è consultabile a questo link (link esterno).
Per la salute del cuore sono necessari prevenzione e impegno di ognuno. Per sconfiggere le patologie cardiovascolari, responsabili in Italia del 44% dei decessi, è necessario trovare nuove strategie e strumenti di prevenzione. Il tema della “Giornata mondiale per il cuore” sono le promesse e i buoni propositi che ogni persona dovrebbe fare al proprio cuore, e anche quelle che le amministrazioni sanitarie dovrebbero fare ai cittadini, in particolare alle donne, ai giovani e ai futuri genitori.
La campagna sulla prevenzione delle malattie cerebro-cardio-vascolari, è promossa dalla World Heart Federation e in Italia dall’Associazione “Fondazione italiana per il cuore” (FIpC), insieme a Conacuore, e quest’anno in collaborazione con Regione Lombardia.
«Adottare e promuovere scelte di vita salutari per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari è una priorità di Regione Lombardia, da sempre impegnata nella promozione di uno stile di vita sano attraverso suoi professionisti, campagne mirate e l’adozione di specifici piani di prevenzione – afferma Giulio Gallera, Assessore al Welfare, Regione Lombardia. Perché se è vero che ogni anno le malattie cardiovascolari sono responsabili di 17,5 milioni di morti premature nel mondo, è d’obbligo ricordare che queste patologie sono in buona parte prevenibili adottando ogni giorno scelte di salute, come smettere di fumare, fare esercizio fisico, mangiare e bere in modo sano, cioè prevenendo i fattori di rischio modificabili. La prevenzione è dunque fondamentale, per questo Regione Lombardia, attraverso programmi che fanno capo al Piano Regionale della Prevenzione, ha come obiettivo quello di rendere sempre più consapevoli i cittadini».
È ormai consolidato che la prevenzione o le cattive abitudini si trasmettono attraverso i geni da una generazione all’altra. E in questo i genitori sono responsabili sia della propria salute sia di quella dei loro figli. «Sedentarietà, dieta e tabacco sono i tre principali fattori che causano oltre il 50% delle morti a livello mondiale per patologie non trasmissibili. Da alcuni anni si presta sempre maggiore attenzione alla teoria “Origini dello Sviluppo della Salute e delle Malattie”, la DOHaD (Developmental Origins of Health and Diseases). Studi epidemiologici condotti a partire dagli anni ‘80 hanno evidenziato come la nostra salute si prepara ed è programmata nei nostri “primi mille giorni” di vita – spiega Sergio Pecorelli, Università degli Studi Brescia; Giovanni Lorenzini Medical Foundation – Milano, New York – e che l’origine di molte malattie trasmissibili complesse va ricercata nelle influenze che l’ambiente esercita sul nostro genoma già dal concepimento e fino al compimento dei primi due anni. È da qui, dunque, che parte la prima linea della prevenzione». I primi 1000 giorni sono il momento in cui si ha la massima plasticità dell’individuo, se si fanno le cose giuste nei primi mille giorni diminuiscono i rischi da adulti.
«Tra le promesse che vogliamo mantenere c’è l’obiettivo di ridurre del 25% l’incidenza delle malattie non trasmissibili, il cosiddetto “25 by 25” goal, come richiesto dall’Organizzazione mondiale della sanità nel 2011. Ormai mancano solo 2.655 giorni per raggiungere questo importante traguardo. – Informa Emanuela Folco, Presidente, Associazione Fondazione Italiana per il Cuore – Con la Giornata mondiale per il cuore vogliamo sottolineare l’importanza della responsabilità di ciascun cittadino, della classe medica e delle istituzioni a mantenere e promuovere le buone pratiche e i corretti stili di vita, come dice il motto della Giornata mondiale per il cuore di quest’anno: facciamo delle promesse al nostro cuore e manteniamole».
Siamo ancora lontani dal raggiungere l’obiettivo “25 by 25”, che infatti è stato spostato in avanti. La riduzione del 25 per cento delle malattie non trasmissibili sarà raggiunta nel 2035 per gli uomini e addirittura del 2055 per le donne. Questo spostamento evidenzia come la prevenzione dovrà riguardare e parlare sempre più alle donne.
Nel primo semestre 2018 vi è stato un discreto incremento del numero di Tessere Sanitarie emesse, soprattutto ai fini dell’assistenza pediatrica, aumentate del 9%.
La procedura di emissione è stata resa più snella, con un taglio del 10% dei tempi di attesa. Infatti, appena ricevuta la richiesta da parte del cittadino, il processo di produzione del supporto magnetico si mette in moto entro 24 ore. Da questo momento entro otto giorni viene emessa la tessera che poi viene ceduta alla società incaricata alla distribuzione che la recapita al diretto interessato in almeno dieci giorni.
«I dati – secondo un comunicato dell’Agenzia delle Entrate – dicono che, dal 2015 a giugno 2018, l’Agenzia ha emesso 1,5 milioni di tessere per neonati: 450mila nel 2015, 438.910 nel 2016, 425.744 nel 2017 e circa 232mila nel primo semestre 2018, evidenziando un aumento tendenziale del 9 per cento».
L’Agenzia delle Entrate ricorda che «ai neonati, dopo l’attribuzione del codice fiscale da parte del Comune o di un ufficio dell’Agenzia delle entrate, viene inviata automaticamente una tessera sanitaria valida per un anno. Alla sua scadenza, acquisiti i dati di assistenza sanitaria dalla Asl competente, arriverà una nuova tessera con scadenza standard ovvero a sei anni».
Chi invece non ha ancora ricevuto il tesserino,«può rivolgersi alla propria Azienda sanitaria locale di appartenenza, mentre per richiedere il codice fiscale basta recarsi in qualunque ufficio delle Entrate. Tutte le informazioni sull’argomento, comunque, sono a disposizione dei cittadini nell’apposita sezione del sito web dell’Agenzia delle entrate».
Per richiedere un duplicato è possibile collegarsi al sito web dell’Agenzia delle Entrate ed effettuare la richiesta o mediante l’inserimento del proprio Codice Fiscale o dei propri dati anagrafici. Il servizio permette di richiedere on-line il duplicato della Tessera Sanitaria (Ts) o del tesserino di codice fiscale indicando il codice fiscale o, in alternativa, i dati anagrafici completi del richiedente.
Clicca qui per richiedere il duplicato tessera sanitaria (link esterno) [https://telematici.agenziaentrate.gov.it/RichiestaDuplicatoWeb/ScegliModalita.jsp]
Quale è l’elisir di lunga vita? Esiste la “pillola magica” che ci consente di essere quanto più longevi? Sappiamo tutti che non esiste un farmaco miracoloso che ci consenta di vivere a lungo, ma dai ricercatori arriva la conferma che possiamo fare qualcosa per migliorare la nostra longevità.
In uno studio pubblicato sul Journal of Internal Medicine è stato visto che seguire una dieta antinfiammatoria potrebbe diminuire il rischio di ammalarsi di ogni causa, tra cui problemi cardiovascolari, ma anche di cancro.
Nello studio dal titolo “Influence of anti‐inflammatory diet and smoking on mortality and survival in men and women: two prospective cohort studies”, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Internal Medicine edita da Wiley, 68.273 uomini e donne di età compresa tra i 48 e gli 83 anni sono stati seguiti per 16 anni. Queste persone, durante tutto il periodo di analisi, hanno seguito una dieta antinfiammatoria.
Ebbene, le persone interessate hanno avuto il 18% di rischio più basso di ammalarsi, il 20% di rischio più basso di mortalità cardiovascolare e il 13% di rischio più basso di cancro, paragonati a coloro che non avevano seguito una dieta simile. Anche i fumatori che seguivano la dieta antinfiammatoria, hanno avuto più benefici di coloro che non seguivano la dieta.
Un regime alimentare cosiddetto “antinfiammatorio” consiste nell’assunzione di frutta e legumi, te’, caffè, pane integrale, cereali integrali, formaggi con pochi grassi, olio di oliva, nocciole, cioccolato e piccole quantità di vino e birra. Mentre, una dieta proinfiammatoria, al contrario, è costituita da carne rossa, carni di organi, patatine fritte e bevande gassate.
Il responsabile dello studio, Dr. Joanna Kaluza, professoressa associata all’università di Varsavia, in Polonia, ha detto che «l’analisi dose-risposta ha dimostrato che anche l’adesione parziale alla dieta anti-infiammatoria può fornire un beneficio per la salute».