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Smartphone e salute, i pediatri: «Rischio per gli adolescenti»

La Società italiana di pediatria mette in guardia i genitori sulle conseguenze dell’uso smodato dei dispositivi smart da parte degli adolescenti.

Si chiamano “nativi digitali”, usano gli smartphone quotidianamente e navigano su Internet almeno una volta al giorno. Sono l’86% degli adolescenti italiani, di età compresa tra gli 11 e i 17 anni. Una relazione molto stretta con le nuove tecnologie, che però non è senza conseguenze. All’aumentare dell’uso degli strumenti digitali, sembra infatti crescere anche il numero di disturbi psicofisici ad essi correlati. L’allarme lanciato dalla Società italiana di pediatria (Sip) è volto a mettere in guardia genitori e pediatri su quello che sta gradualmente diventando un problema sempre più diffuso. «La dipendenza da smartphone è la malattia del nostro secolo», spiega Elena Bozzola, consigliere Sip, intervistata durante il 75emo Congresso dell’omonima società. Per molti giovani le nuove tecnologie finiscono dunque per rappresentare un rifugio confortevole dal quale diventa progressivamente più difficile uscire, e questo a scapito della salute.
Le ore passate chini sullo schermo fanno aumentare i problemi legati alla carenza di sonno così come quelli oculari o della postura. Tuttavia, i disturbi non sono esclusivamente di natura fisica: l’uso smodato degli smartphone è strettamente correlato a problemi psichici. Tra questi, la diminuzione della soglia dell’attenzione.
È in questo quadro clinico che entra in gioco la nuova posizione della Società italiana di pediatria. Nello specifico, vengono definite le soglie di pericolo ed i campanelli d’allarme ai quali prestare attenzione per cogliere in tempo i segnali dell’insorgenza di comportamenti patologici. «Il documento, afferma Nicola Zamperini, giornalista esperto in comunicazione digitale, chiama alla responsabilità due categorie di persone direttamente coinvolte sul tema: i genitori e i pediatri». A questi ultimi viene chiesto di prestare particolare attenzione al fenomeno, inserendo all’interno della visita domande che facciano emergere il rapporto dei pazienti con il mondo digitale al fine di individuare in tempo casi di dipendenza.
Oltre 120mila sono in Italia i giovani che vivono in una sorta di ritiro sociale filtrando la realtà attraverso uno schermo. È quella che viene chiamata la sindrome di Hikikomori, vera e propria malattia che si traduce nell’incapacità di uscire da casa e nell’utilizzo di Internet come unica finestra sul mondo.

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