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Perché il farmacista chiede la prescrizione del medico per alcuni farmaci?

Per erogare determinate tipologie di farmaci, il farmacista non solo è tenuto ad applicare la normativa di riferimento, ma anche a salvaguardare la salute delle persone.

«Dottore mi può dare questo farmaco senza ricetta?». O ancora, «Dottore me lo dia senza ricetta tanto io lo prendo sempre». Quante volte sono stata pronunciate questa frasi in presenza del farmacista, per chiedere che venisse consegnato un farmaco di cui non si possedeva la prescrizione. Domande a cui il farmacista, tranne le diverse occasioni in cui la normativa prevede chiaramente la possibilità di consegnare farmaci senza ricetta, il farmacista ha risposto con un: «Signora (o Signore) mi dispiace ma non posso darle questo farmaco». Scena che se può essere vista come un fastidioso rifiuto da parte del farmacista, dall’altro invece nasconde un mondo ben diverso e che spesso è sconosciuto ai non operatori del settore.
Come previsto dalla normativa, oltre ai farmaci da banco, vale a dire i farmaci di automedicazione utilizzati per curare piccole patologie transitorie che non richiedono il consulto del medico, esistono migliaia di medicinali che richiedono la prescrizione del medico curante o dello specialista, a causa della loro particolare complessità. Medicinali che non possono essere dispensati dal farmacista sulla base di una semplice richiesta verbale del paziente. Tra i documenti necessari che il paziente deve esibire, vi è la ricetta medica ripetibile e la ricetta medica non ripetibile. Ne consegue che, alla luce della normativa di riferimento, il farmacista è impossibilitato per legge ad erogare un farmaco senza l’eventuale presentazione necessaria.
Ma c’è anche un altro aspetto da considerare, che spesso passa inosservato, non meno importante del primo. Vale a dire la funzione di “protezione” che il farmacista assolve nei confronti del paziente nel momento in cui si trova di fronte alla richiesta di un farmaco senza la relativa prescrizione del medico. In pratica, il farmacista non consegna un farmaco al paziente sprovvisto di prescrizione solo in osservanza della legge, ma anche e soprattutto per salvaguardare la salute del paziente da quei farmaci che, se utilizzati in maniera scorretta – sulla base del libero arbitrio personale -, potrebbero certamente influenzare negativamente la salute provocando forti effetti nocivi a carico dei principali organi come stomaco, fegato, reni ed altri distretti. Altri farmaci, degli ansiolitici e antidepressivi, mettono in condizione il paziente da farne un uso non controllato a causa della dipendenza ed abitudine che provocano sull’organismo.
Dunque, quando il farmacista si “rifiuta” di consegnare un farmaco al paziente non provvisto dell’opportuna prescrizione del medico, non è da vedere come un rifiuto ma come un gesto del farmacista non solo per il rispetto della normativa nell’esercizio della sua funzione sul territorio, a protezione della salute della persona stessa.

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