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L’aspirina a basso dosaggio può ridurre il rischio di parto prematuro

Un nuovo studio pubblicato evidenzia come l’aspirina a basso dosaggio può ridurre il rischio di parto prematuro nelle giovani madri.

L’aspirina giornaliera a basso dosaggio, già dalla sesta settimana di gravidanza fino alla 36a settimana, può ridurre il rischio di parto pretermine tra le giovani madri. È il risultato di uno studio finanziato dal National Institutes of Health americano, tra i centri di ricerca medica più importanti al mondo. Lo studio clinico, che ha coinvolto più di 11.000 donne in diversi paesi a basso e medio reddito, ha scoperto che le donne che assumevano aspirina a basso dosaggio giornaliero avevano l’11% di probabilità in meno di partorire prima della 37a settimana di gravidanza, rispetto a quelle a cui era stato somministrato un placebo, ovvero una sostanza priva di attività terapeutica intrinseca.
Come è noto, la nascita pretermine è la causa più comune di morte infantile e la principale causa di disabilità neurologica a lungo termine nei bambini. Secondo gli autori dello studio, i progressi nella cura dei neonati hanno migliorato la sopravvivenza dei neonati pretermine, ma questa cura è limitata o non disponibile in molte parti del mondo. Precedenti studi hanno suggerito che l’aspirina a basso dosaggio può ridurre il rischio di parto pretermine e preeclampsia, un disturbo della pressione sanguigna potenzialmente letale in gravidanza. Tuttavia, questi studi non erano abbastanza sufficienti da determinare statisticamente l’efficacia della terapia nel ridurre la nascita pretermine. «I nostri risultati – puntualizza  Marion Koso-Thomas, principale autore dello studio – suggeriscono che la terapia con aspirina a basso dosaggio nelle prime fasi della gravidanza potrebbe fornire un modo economico per abbassare il tasso di natalità pretermine nelle madri per la prima volta».

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