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Computer, sole, vento: possibili cause dell’occhio secco

L’uso del computer e fattori ambientali concorrono a far evaporare il film lacrimale dalla superficie dell’occhio. Si suggeriscono corretti stili di vita e appositi colliri per contrastare il disturbo.

In questo periodo molte persone si ritrovano a lavorare in modalità di smart working, trascorrendo parecchie ore davanti allo schermo di un pc. Se in ufficio risulta più facile distogliere lo sguardo dal monitor e rilassare gli occhi, perché si viene interrotti da una telefonata, ci si alza dalla scrivania per confrontarsi con un collega, si abbandona la propria postazione per fare una fotocopia, a casa si rischia di dimenticare di concedersi una benefica pausa per riposare la vista. Si finisce per arrivare a sera con irritazioni, arrossamenti, bruciori, pruriti oculari, accompagnati magari da una fastidiosa sensazione di corpo estraneo nell’occhio e lacrimazione eccessiva o, al contrario, scarsa. Sono tutti sintomi di secchezza oculare. Il disagio non è causato esclusivamente dall’esposizione prolungata ai videoterminali, ma anche da fattori climatici e ambientali quali sole, vento, inquinamento, polveri, aria condizionata d’estate e riscaldamento nella stagione invernale, così come dall’uso protratto nel tempo di lenti a contatto e dall’impiego di alcuni farmaci. Esistono inoltre condizioni patologiche in cui la qualità e la quantità delle lacrime sono scarse, come nella sindrome di Sjögren o sindrome sicca.

Nel caso dell’uso frequente di schermi video, è buona regola distogliere spesso lo sguardo per osservare oggetti lontani, così da ridurre l’affaticamento, ammiccare per far sì che la superficie dell’occhio venga costantemente lubrificata dal liquido lacrimale e concedersi pause di quindici minuti indicativamente ogni due ore. Anche l’illuminazione ha la sua importanza: la sorgente luminosa dovrebbe essere naturale, non creare riverbero sullo schermo, provenire da sinistra se si è destrorsi e da destra per i mancini ed essere posizionata sopra il computer anziché frontalmente, onde evitare abbagliamenti. Lo schermo va inclinato in maniera tale da minimizzare i riflessi, la luminosità e il contrasto vanno regolati a seconda della luce presente nel luogo di lavoro e la distanza degli occhi dal monitor deve essere di almeno 50 centimetri, meglio ancora 70.

Se il problema è un fattore meteorologico, come l’esposizione alla luce solare e a correnti d’aria, si consiglia di proteggere la zona oculare con occhiali da sole. In tutti i casi, possono essere d’aiuto colliri dall’azione lubrificante e lenitiva, acquistabili senza obbligo di ricetta medica, su consiglio del farmacista. La maggior parte dei prodotti formulati per alleviare la xerosi oculare contiene acido ialuronico, ipromellosa, acetilcisteina, paraffina ed estratti di camomilla, eufrasia, calendula, amamelide. Se privi di conservanti, possono essere utilizzati anche dai portatori di lenti a contatto. Sono disponibili in flaconcini usa e getta o in flaconi multidose, che però devono essere eliminati, se il contenuto non è stato interamente utilizzato, di solito dopo 30 giorni dalla data di prima apertura. Questo perché l’area di applicazione è molto delicata e le preparazioni per uso oftalmico devono essere sterili. I gel e gli unguenti sono caratterizzati da una consistenza più densa che conferisce una maggiore permanenza del preparato sulla cornea e possono essere applicati alla sera prima di coricarsi. Se si fa impiego di colliri medicati, meglio attendere almeno un quarto d’ora tra la loro instillazione nel sacco congiuntivale e quella del collirio idratante.

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