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Farmaci e integratori: un’accoppiata non sempre vincente

Gli integratori sono utilizzati da persone che spesso assumono anche farmaci. Ecco alcuni usi combinati da evitare.

A molti sarà capitato di acquistare integratori alimentari per trattare una specifica problematica, migliorare lo stato di salute o cercare di mantenerlo. Non tutti sanno che l’assunzione contemporanea di supplementi dietetici e farmaci può alterare l’effetto di questi ultimi. Il problema cresce se il paziente ha patologie croniche e i farmaci sono molteplici. Prima di iniziare un ciclo di integrazione sarebbe buona cosa chiedere il parere del medico o del farmacista: entrambi sapranno consigliare il rimedio più adatto tenendo conto di vari fattori, tra cui età, sesso, stile di vita e – aspetto da non trascurare – eventuali terapie in atto.

La direttiva europea 2002/46/CE definisce gli integratori come prodotti alimentari. Occorre prestare attenzione non soltanto a ciò che introduciamo come supplemento, ma anche ai cibi che portiamo in tavola. Il succo di pompelmo che beviamo a colazione, per esempio, causa un incremento dell’effetto di farmaci appartenenti a tantissime classi diverse. Per questo motivo, in via precauzionale è bene fare a meno di consumare questo agrume quando si assumono medicinali. Altro alimento da cui, in certi casi, è ragionevole stare alla larga è la liquirizia che, alzando la pressione arteriosa, rischia di vanificare gli effetti dei farmaci antipertensivi. Inoltre, se si fa uso di cortisonici ne riduce gli effetti e determina un aumento dell’escrezione di potassio per via renale, provocando astenia e predisponendo al rischio di aritmie cardiache. L’alcol, che per il nostro organismo non è un alimento ma una sostanza tossica, interferisce con numerosi farmaci e ne potenzia gli effetti negativi. Dunque, evitare di consumarlo sempre e comunque, ma soprattutto se si assumono farmaci che esplicano la loro azione a livello del sistema nervoso.

Tra gli antidepressivi naturali uno dei più utilizzati è l’iperico o erba di San Giovanni. Mai assumerlo insieme ai contraccettivi ormonali, in quanto ne riduce l’efficacia, esponendo al rischio di gravidanze indesiderate. Questa pianta officinale riduce gli effetti terapeutici di tanti altri farmaci, dal momento che induce l’attività degli enzimi deputati al loro metabolismo. Se si vuole scegliere un rimedio fitoterapico che agisca sul tono dell’umore, meglio optare per gli estratti di rhodiola rosea, griffonia, biancospino. Il panax ginseng, come evoca il nome, nella medicina tradizionale cinese è considerato una sorta di panacea. Questo “rimedio universale” viene impiegato soprattutto come adattogeno, termine che si riferisce a una sostanza in grado di stimolare il sistema immunitario e, più in generale, le capacità di resistenza del corpo umano a fattori stressanti fisici e mentali. Proprietà analoghe si riscontrano nel ginkgo biloba. Bisogna astenersi dai rimedi che contengono derivati di queste due piante se è in corso una terapia antiaggregante o anticoagulante, poiché potrebbero causare pericolosi fenomeni emorragici.

Per quanto concerne i sali minerali, gli integratori contenenti potassio vanno evitati da coloro che sono in terapia con alcune classi di antipertensivi, dato che potrebbero portare ad un accumulo di potassio con affaticamento muscolare, crampi addominali, diarrea e, nei casi più gravi, aritmie. No alla somministrazione contemporanea di antibiotici appartenenti alle classi delle tetracicline e dei fluorochinoloni con integratori in cui, tra gli ingredienti, figuri il calcio. Vietata anche l’associazione con latte e succhi di frutta addizionati di questo minerale.

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