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Coronavirus, quando smettere di fumare può essere utile come non mai

Il ministero della Salute ricorda che fumare fa male sempre ma ancor più in tempo di coronavirus.

Sperando in una imminente risoluzione della diffusione del coronavirus nel mondo gran parte degli stili di vita sono ormai stravolti e probabilmente cambieranno per sempre. Che dire però di quelle pratiche che esse stesse, per loro natura, potrebbero nuocere ulteriormente in caso di contagio? A fare un quadro chiaro sui pericoli del fumo è il ministero della Salute il quale in un documento pubblicato sul proprio portale istituzionale ha evidenziato che «recenti studi condotti in Cina – spiega il dicastero – hanno evidenziato un aumento di almeno tre volte del rischio di sviluppare polmonite severa da Covid-19 in pazienti con storia di uso di tabacco rispetto a non fumatori. Inoltre, un terzo in più dei fumatori positivi al Covid-19 presentava all’atto del ricovero una situazione clinica più grave dei non fumatori, con rischio più che doppio di aver bisogno di terapia intensiva e ventilazione meccanica».

Lo stesso ministero della Salute evidenzia che «tra i fumatori sono diverse le malattie a trasmissione aerea più frequenti e spesso di maggiore gravità: non solo Tubercolosi e Influenza, ma anche SARS (Sindrome Acuta Respiratoria Severa), MERS (Sindrome Respiratoria Mediorientale) e infezioni da Coronavirus». Ciò considerato che «il fumo facilita le infezioni respiratorie veicolando più volte al giorno nell’apparato respiratorio 7000 e più sostanze tossiche e favorendo la paralisi delle ciglia vibratili, uno dei principali meccanismi di difesa della mucosa bronchiale. Il conseguente ristagno di muco e la riduzione delle difese immunitarie causata dal fumo, facilitano infezioni da parte di virus e batteri».

Quale buon momento se non questo, dunque, per valutare di spegnere l’ultima sigaretta?

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