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Il ruolo dei fisioterapisti nella cessazione del fumo

Un recente studio mette in luce l’importanza del fisioterapista nell’aiuto ai pazienti intenzionati a smettere di fumare.

I consigli e il supporto offerti dai professionisti sanitari giocano un ruolo di estrema importanza nel motivare i fumatori di tabacco ad interrompere una consuetudine dannosa per la salute. Sin dagli anni ’90 esistono linee guida cliniche sulla cessazione del fumo che includono il cosiddetto modello delle 5 A: chiedere informazioni sulla situazione del fumatore (Ask), consigliare brevemente di smettere (Advise), stabilire il livello di dipendenza dal tabacco e la motivazione a cessare l’abitudine (Assess), assistere con supporto psicologico e farmacoterapia (Assist), organizzare un follow-up (Arrange).

Interventi intensivi di cessazione del fumo, come il modello citato, sono ampiamente riconosciuti come i metodi migliori per aiutare a sostenere l’astinenza a lungo termine, ma anche brevi consigli da parte di operatori sanitari risultano efficaci per coinvolgere i pazienti nel tentativo di smettere. In un editoriale pubblicato sulla rivista scientifica Journal of physiotherapy, le ricercatrici australiane Nia Luxton e Julie Redfern hanno discusso come modelli semplici di intervento breve costituiti da tre fasi possano essere d’aiuto in particolare per la figura del fisioterapista nell’implementazione degli interventi di cessazione.

I metodi di intervento breve in tre fasi sono numerosi ma simili nel contenuto e sono stati ideati per fornire ai professionisti della salute uno strumento per aiutare i pazienti nella cessazione del fumo. Il tutto senza la necessità di conoscenze approfondite riguardo agli interventi di trattamento della dipendenza da nicotina, vale a dire consulenze psicologiche e terapie farmacologiche. In Australia, le linee guida per smettere di fumare sono state recentemente aggiornate e prevedono il modello AAH (Ask, Advise, Help).

Nel primo step (chiedere), il fisioterapista raccoglie informazioni sull’abitudine al fumo del paziente e la documenta in maniera costante. Nel caso in cui il paziente dichiari di essere un ex fumatore, risulta utile domandargli quando abbia smesso di fumare, in quanto se la cessazione fosse avvenuta negli ultimi sei mesi potrebbe avere bisogno di aiuto per mantenere la volontà di astenersi dal fumo e prevenire una ricaduta. Non è invece necessario chiedere al paziente quanto fumi, poiché è frequente una sottostima legata alla paura di una disapprovazione da parte dell’operatore.

Il secondo passo (consigliare) contempla il consiglio, che deve essere personalizzato e collegato ai vantaggi derivanti dalla cessazione del fumo a seconda delle condizioni di salute del paziente. Per esempio, in caso di Bpco, cancro e patologie cardiovascolari, occorre ricordare il miglioramento della funzionalità polmonare, l’aumento dell’efficacia di radio- e chemioterapia e la riduzione del rischio di eventi cardiovascolari.

Con il terzo ed ultimo passo (aiutare), il fisioterapista mette il paziente in contatto con il personale specializzato, rinviandolo a servizi telefonici gratuiti, incoraggiando l’adozione di strategie di supporto comportamentale, sostenendo l’uso della farmacoterapia, come la terapia sostitutiva con nicotina. In questa fase è importante parlare anche della funzione delle sigarette elettroniche: nonostante nessuna e-cig sia stata approvata come aiuto terapeutico per smettere di fumare tabacco e vi siano dubbi circa la sicurezza, per alcuni pazienti il passaggio alle sigarette elettroniche ha un razionale, soprattutto per coloro che abbiano ottenuto risultati fallimentari con le terapie farmacologiche tradizionali, ma che siano ancora motivati a smettere.

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