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Arresto cardiaco e infarto: che differenze ci sono?

Spesso nel linguaggio comune arresto cardiaco e infarto sono impiegati come termini sinonimi. Tuttavia non sono propriamente la stessa cosa.

A chiarirne sinteticamente le differenze tra arresto cardiaco e infarto sono Francesca Fumagalli e Giuseppe Ristagno del Laboratorio di Fisiopatologia Cardiopolmonare dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano. L’arresto cardiaco si verifica quando s’interrompono bruscamente il battito cardiaco e l’attività respiratoria, causando perdita di conoscenza dell’individuo. Il cervello, non ricevendo ossigeno dal sangue, può subire danni seri, talvolta irrimediabili, fino all’epilogo più drammatico: il decesso del paziente. L’arresto cardiaco, dunque, comporta la completa interruzione dell’attività del cuore nella sua interezza.

Le differenze tra infarto e arresto cardiaco.

L’infarto riguarda invece lo scompenso di una singola parte del cuore, non dell’intero organo vitale, a causa dell’occlusione di un’arteria coronaria che veicola il sangue al muscolo cardiaco. Il tessuto cardiaco che non riceve flusso sanguigno risulta danneggiato ma la persona colpita da infarto resta comunque cosciente. Molto probabilmente ha avvertito sintomi specifici e premonitori dell’infarto: forti fitte al petto con eventuale irradiazione del dolore al braccio sinistro e alla regione parte sinistra del corpo; dolore alle spalle; dolore alla bocca dello stomaco; dolore alla mandibola; nausea; vomito; ipersudorazione; affanno. A sua volta l’infarto può però essere causa di un arresto cardiaco, come accade nel 70% dei casi.

Quali sono i fattori di rischio che predispongono all’arresto cardiaco?.

Primo fra tutti l’età: di solito l’arresto cardiaco colpisce più gli uomini delle donne e dai 45 anni in su. Altri fattori di rischio sono l’ipertensione arteriosa, l’obesità, il colesterolo alto, il diabete, il tabagismo, lo stress, precedenti casi di infarto, patologie cardiache, aterosclerosi. Non mancano altresì fattori scatenanti l’interruzione cardiaca, come sforzi fisici eccessivi e sollecitazioni emotive particolarmente intense.

Esistono rimedi efficaci contro l’arresto cardiaco?.

Ad oggi sono soltanto due: il primo soccorso con manovre di rianimazioni salvavita e la defibrillazione precoce. Ciò nonostante, meno del 10% delle persone colpite da arresto cardiaco riesce a superarlo restando in buone condizioni di salute. La maggior parte dei pazienti che è riuscita a sopravvivere e ad essere dimessa dall’ospedale riscontra danni neurologici di vario genere: insufficienze cognitive, deficit mnemonici,… fino ad arrivare ai casi più gravi di stato vegetativo irreversibile e morte cerebrale. All’Istituto di ricerca Mario Negri è in fase di validazione clinica l’impiego di un gas nobile, l’argon, per il trattamento delle anomalie neurologiche successive alla fase di rianimazione del paziente.

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