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Retinopatia e diabete: si rischia l’infarto

Il messaggio lanciato a margine dell’XI Convegno Nazionale Amd dal titolo “Amd per la diabetologia: crescita, comunità e partecipazione”.

“La retinopatia diabetica, al di là del grado della patologia, costituisce uno dei principali parametri del rischio cardiovascolare. Il soggetto diabetico colpito da retinopatia è come se avesse avuto un infarto, dal punto di vista del rischio per la sua salute. Prevenzione e controlli periodici sono fondamentali: il paziente diabetico ha una vista perfetta ma da un giorno all’altro improvvisamente non vede più. La retinopatia nel frattempo ha progredito e ha causato la perdita della vista”. Questo è il messaggio lanciato all’Adnkronos dal prof. Edoardo Midena, membro della Società italiana della retina (Sir) e direttore della Clinica oculistica dell’Università degli Studi di Padova, a margine dell’XI Convegno Nazionale Amd dal titolo “Amd per la diabetologia: crescita, comunità e partecipazione”.

Oculisti e diabetologi hanno evidenziato due aspetti: i pazienti affetti da retinopatia diabetica in genere non si lamentano della perdita della vista, rischiando di accorgersene troppo tardi. Inoltre, è stato appurato che la retinopatia diabetica non è soltanto una malattia della circolazione sanguigna della retina ma anche di tipo infiammatorio. Di conseguenza l’oftalmologo dovrà analizzare gli occhi del paziente tramite una OCT – Tomografia Ottica Computerizzata (un esame approfondito delle varie parti dell’occhio), così da poter adottare la terapia più adatta. Sono quasi 4 milioni gli italiani diabetici, dei quali circa 1,2 milioni è affetto da retinopatia diabetica. Di questi, il 6-7% perde la facoltà visiva a causa della malattia. Midena: “La retinopatia può avere due forme: non proliferante e proliferante.

In entrambi i casi ci può essere la complicanza più pericolosa ai fini della capacità visiva: l’edema maculare diabetico. La forma proliferante si cura ancora con il laser, tecnica che negli Stati Uniti è considerata superiore ad altre terapie. L’edema maculare, che determina la perdita visiva, viene attualmente trattato con iniezioni intravitreali di due categorie diverse di farmaci. La prima è quella degli anti-Vegf, somministrati mensilmente per almeno 5 mesi e poi a distanza di due mesi, per un totale di 8 iniezioni nel primo anno di trattamento. Negli anni successivi si valuta a seconda della risposta che si è avuta dal primo ciclo terapico. La seconda tipologia di farmaci comprende quelli cortisonici, dal rilascio lento e progressivo. Il loro effetto ha una durata media di 4 mesi e vengono ripetuti qualora l’edema maculare ricomparisse.

Grazie a questi farmaci intravitreali possiamo gestire meglio e tenere sotto controllo la malattia, senza troppe limitazioni per i nostri pazienti”. Il paziente curato con terapie intravitreali “è quello”- afferma Midena – “al quale è stata diagnosticata la malattia perché si sottopone regolarmente a una procedura di screening o perché si è accorto che la sua capacità visiva è diminuita e quindi si rivolge a un oculista per fare l’esame Oct. Quest’esame oculare studia specificatamente la macula, l’area centrale della retina, rivelando la presenza di liquido, cioè l’edema”. Evidenziato il problema, il paziente “inizia il percorso di cura. Un trattamento che non dura per tutta la vita: la retinopatia diabetica è una malattia curabile in un arco temporale che va da da 1 a 3 anni”, conclude Midena.

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